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Svizzera, “tolleranza zero” per l’alcol al volante nei giovani conducenti.

L’UPI: “la patente in prova una grande occasione, usiamola”.


(ASAPS) – Diciamo la verità: quando pensiamo all’inquinamento del traffico, pensiamo ai fumosi e vecchi Tir che arrancano sulle salite, ai fuoristrada che sgasano ai semafori, agli scooter due tempi che ci sorpassano in città lasciando dietro di sé una cortina fumogena color azzurro che ti prende la gola e non ti fa rifiatare.

Agli altri  rifiuti della strada, invece, la gente pensa meno: qualche pensiero, lo dobbiamo dire, ce lo potevamo fare noi della Stradale, avvezzi a camminare sulle corsie d’emergenza, a scendere rapidi sulle scarpate autostradali dopo aver scavalcato i rail, rese davvero “tristi” come quelle ferroviarie cantate da Francesco Guccini (nemmeno a dirlo nella sua celebre “Autogrill”).

Avanzi di ogni tipo e di ogni età affiorano dall’erbaccia, giacciono sui fondovalle dominati dai viadotti, o svolazzano nelle turbolenze dei veicoli che riprendono velocità tra uno stop forzato e l’altro.

Uno studio pubblicato a fine luglio dal CNA (Consorzio Riciclo Acciaio) ha rivelato particolari che però nemmeno noi immaginavamo e di cui ci sembra giusto parlare.

È una forma di inquinamento alla quale pensiamo poco, e lo dimostriamo ogni giorno, quando (magari anche con mille accortezze per non farsi vedere) apriamo incarti di ogni tipo e gettiamo il primo scartino fuori dal finestrino, consumiamo il bene e poi lanciamo tutta la confezione ormai vuota.

Sigarette, merendine, lattine; perfino sacchi interi della spazzatura, per non parlare poi chi scarica abusivamente di tutto, dal calcinaccio all’amianto, dallo scarto di cisterna alle batterie usate.

Quello dell’inquinamento di scarti che si accumulano proprio nei punti di maggior transito, è dunque un problema serio, affrontato con un’accurata indagine dal CNA, il Consorzio nazionale per il riciclo dell’acciaio. Secondo la ricerca, il 46% di questa montagna immensa di schifezze d’ogni tipo – molte delle quali tornerebbero però utili alla collettività attraverso i processi di riciclo – sarebbero prodotte da chi sta in coda sulle grandi arterie. L’hit parade delle strade più sconce, chiama in causa (manco a dirlo) la famigerata Salerno-Reggio Calabria con il 33% dell’inquinamento e che non è certo un esempio nemmeno in termini di sicurezza e fluidità del traffico, seguita a ruota dalla A14 Adriatica, con il 27%. Segue il tratto appenninico della A1 (17%), l’autostrada A15 della Cisa (Parma-La Spezia) con il 12% e la Firenze Mare (11%). Fra le statali spiccano l’Aurelia, la Pontina e l’Appia, tanto per dissacrare gli antichi romani che ce l’hanno tramandate, e poi SS12 dell’Abetone e del Brennero fino alla celebre via Emilia.

Per arrivare a questa serie di conclusioni, gli esperti del CNA si sono basati sull’analisi del consumo complessivo di rifiuti da giugno a settembre, su scala giornaliera. Nel trimestre analizzato, è risultato che i maggiori consumi coincidono con i fine settimana più trafficati o con i giorni contraddistinti dal bollino rosso. Insomma, quando l’italiano va in vacanza, sporca tutta la strada che percorre.

La marcatura del territorio comincia – nemmeno troppo timidamente – con i primi scorsi d’estate. Al primo weekend concomitante con la chiusura delle scuole, in un botto solo, viene prodotto il 12% dei rifiuti dell’intero trimestre, ma l’italiano medio raggiunge l’apice come inquinatore nel ponte di Ferragosto, quando lascia sulla strada il 38% di mondezza. In pratica nessuna tra le strade che costituiscono il tramite per il raggiungimento della meta, si salva. Le piazzole autostradali raccolgono il 21% dei ricordini inquinanti, le code per traffico sempre in autostrada il 16%, quelle su grande viabilità ordinaria il 18%, mentre il 12% viene poi raccolto ai caselli.

Volete sapere anche chi inquina di più? CNA ha accertato che i più indisciplinati sono i passeggeri dei pullman turistici, che contribuiscono nella misura del 37% all’inquinamento, quelli delle auto Station Wagon (26%) e dei fuoristrada (21%).

Più educati  camperisti e roulottisti (12%), mentre i più rispettosi,  potete anche immaginarlo, sono i motociclisti, che producono solo il 4% dei rifiuti.

E quando si parla di rifiuti, non alludiamo solo a qualche innocua (si fa per dire) cartaccia: abbiamo un ricco menù di sostanze organiche residue di cibi  – che da sole costituiscono il 19% del totale – ed un’ancor più ricca varietà delle confezioni che le mantenevano integre, in particolare plastica (21%) e latta (12%).

Gli operatori ecologici specializzati nel recupero di tutta questa schifezza, hanno permesso di appurare che in coda ci si libera anche di giornali e riviste (11%), cd e musicassette fuori uso (9%), abiti (5%) e quello che probabilmente sarebbe servito in spiaggia ma che si rompe durante il trasporto: sdraio e ombrelloni (8%).

Questo per dire cosa? Ovviamente che siamo un popolo di sporcaccioni, e questo non certo in chiave ironica. Ci manca la lungimiranza, di mantenere intonso il nostro paesaggio, prima risorsa del paese, che attira sempre milioni di turisti ogni anno.

Ma il senso della ricerca del CNA è anche quella di stigmatizzare le gravi carenze infrastrutturali delle nostre arterie. Poco pronte a farci viaggiare in fluidità, certo, ma anche inidonee ad ospitarci durante le lunghe attese da bollino rosso.

Constatazione triste, ma tant’è. (ASAPS)

© asaps.it
Giovedì, 17 Agosto 2006
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