(Asaps) - Brescia La notizia è trapelata quasi per
caso, in una caserma di Piazza Tebaldo Brusato in subbuglio per il delitto di
Hina Saleem. I carabinieri hanno inviato alla procura di Brescia un fascicolo
ampio e dettagliato nel quale spiccano i nomi di cinque giovani residenti nel
bresciano, tutti accusati di tentato omicidio. Sono i presunti responsabili del
raid notturno di inizio aprile. Quattro lanci in piena notte da un’auto in
corsa, tutti effettuati nello stesso tratto di strada, tra il Lago d’Iseo e la
Valcamonica. Quattro colpi andati a segno, con altrettante auto danneggiate, ma
ciò che è più grave è che un ragazzo di soli 24 anni, Nicola Recaldini, di
Piancamuno, per questo gioco assurdo ha rischiato di morire. I sassi sono stati
lanciati da un’auto di colore scuro: gli investigatori avevano in mano soltanto
questo labile indizio, ma alla fine sembra che il cerchio si sia stretto
intorno a chi, quella terribile notte, ha partecipato alla macabra scorribanda.
Secondo indiscrezioni, la banda di indiziati è composta soltanto da giovani
maggiorenni, tutti con un lavoro, tutti con una vita apparentemente normale,
tutti amici “da bar”. Dei cinque, due sembra abbiano più di altri la
responsabilità dei lanci: ciò non toglie che erano tutti insieme e che nessuno
ha fatto qualcosa per fermare il massacro. Il fascicolo è stato depositato in
procura già da qualche tempo, e non sono escluse svolte importanti nelle
indagini, durante le quali sono stati presi provvedimenti significativi. I
carabinieri hanno affittato per tre mesi 48 telecamere e le hanno disposte lungo
tutta la statale in cui si è verificato il raid notturno. Alla fine della
locazione, il proprietario ha deciso di lasciarle dove sono, di regalarle agli
investigatori, sperando che possano ancora servire a qualcosa. “In effetti da
allora in quella zona non ci sono più state rapine – spiega il Colonnello Mauro
Valentini, comandante del nucleo operativo di Brescia – e sembra anche che gli
automobilisti vadano più piano. Comunque sia, sono un ottimo deterrente”. Non
si sa se quelle telecamere abbiano ripreso qualcosa di importante al fine delle
indagini, e nemmeno con quali modalità gli inquirenti siano riusciti ad
individuare i presunti responsabili di quei lanci. Ma sembra che ci sia più di
un indizio contro quei ragazzi apparentemente normali e già al corrente di
avere addosso tutte le attenzioni degli investigatori. Una notizia che forse
non basterà a far sentire meglio Nicola Recaldini. Il ragazzo, che ha rischiato
di morire ed è stato a lungo in coma, ha dovuto smettere di lavorare e tuttora
è sottoposto a pesanti sedute di fisioterapia, molte delle quali non rimborsate
dal Servizio Sanitario Nazionale. E’ molto dimagrito ed ha il volto sfigurato,
l’intera famiglia sta soffrendo per questo, così come la sua fidanzata Erminia,
che quella notte era in macchina con lui. Tornavano da una festa di matrimonio,
Nicola stava accompagnando la fidanzata a casa, a Borno, lungo la statale 42,
che corre sopraelevata verso il Tonale. All’altezza di Artogne, il giovane
viene abbagliato dai fari di un’auto proveniente dalla corsia opposta.
All’improvviso, il parabrezza dell’auto viene forato da un grosso sasso, che
colpisce Nicola in pieno volto e lo fa accasciare sul sedile privo di
conoscenza. La fidanzata, con molto sangue freddo, riesce ad afferrare il
volante: solo il guard rail evita che la macchina finisca fuori strada. Passano
appena cinque minuti e, tra Piancamuno e Gratacasolo, tocca a un automobilista
di 57 anni di Sovere (Bergamo): resta illeso, ma non riesce a vedere niente
quando sente la gran botta contro il paraurti anteriore. Mezz’ora più tardi, la
banda incrocia Fabio Borghesi, 23 anni, di Sale Marasino, che viaggia con due
amici: un blocco di calcestruzzo sfonda il radiatore e lo costringe a una
frenata d’emergenza. È lui che nella penombra scorge qualcosa di più: una
grossa auto, forse blu. Un indizio importantissimo. Ma non è finita: i
lanciatori tornano indietro, verso la Valcamonica, quasi sicuramente verso
casa. Sono le 6 quando nel bersaglio finisce una donna, 37 anni, di Costa
Volpino. Danni solo alla vettura. E c’è di più: da tempo erano stati denunciati
lanci in quella zona, anche se non era ancora chiara la dinamica e si poteva
pensare a sassi schizzati casualmente dal pneumatico di un auto in corsa.
Adesso tutto sembra ricondursi a quei cinque “bravi ragazzi” di paese, che
dovranno rispondere di tentato omicidio: non è escluso che, visto il reiterarsi
dei lanci, si vedano anche imputare tutte le aggravanti. Un passo importante
che, tuttavia, rischia di restare una goccia nel mare. Le persone che sono
state colpite dai sassi, Nicola Recaldini compreso, non hanno la possibilità di
essere risarciti da nessuna assicurazione. Nicola, in particolare, non può
nemmeno accedere al Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada ed avere un
aiuto per le cure cui si deve ancora sottoporre. I tempi della giustizia
italiana li conosciamo: per rivalersi sui cinque presunti lanciatori, ammesso
che abbiano di che risarcire, ci vorrà un bel po’ ed ancora tanta, tanta
pazienza. (Asaps)
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