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Lancio sassi 21/08/2006

CINQUE INDAGATI PER IL LANCIO DEI SASSI IN VALCAMONICA

48 telecamere posizionate dai carabinieri sulla statale


(Asaps) - Brescia La notizia è trapelata quasi per caso, in una caserma di Piazza Tebaldo Brusato in subbuglio per il delitto di Hina Saleem. I carabinieri hanno inviato alla procura di Brescia un fascicolo ampio e dettagliato nel quale spiccano i nomi di cinque giovani residenti nel bresciano, tutti accusati di tentato omicidio. Sono i presunti responsabili del raid notturno di inizio aprile. Quattro lanci in piena notte da un’auto in corsa, tutti effettuati nello stesso tratto di strada, tra il Lago d’Iseo e la Valcamonica. Quattro colpi andati a segno, con altrettante auto danneggiate, ma ciò che è più grave è che un ragazzo di soli 24 anni, Nicola Recaldini, di Piancamuno, per questo gioco assurdo ha rischiato di morire. I sassi sono stati lanciati da un’auto di colore scuro: gli investigatori avevano in mano soltanto questo labile indizio, ma alla fine sembra che il cerchio si sia stretto intorno a chi, quella terribile notte, ha partecipato alla macabra scorribanda. Secondo indiscrezioni, la banda di indiziati è composta soltanto da giovani maggiorenni, tutti con un lavoro, tutti con una vita apparentemente normale, tutti amici “da bar”. Dei cinque, due sembra abbiano più di altri la responsabilità dei lanci: ciò non toglie che erano tutti insieme e che nessuno ha fatto qualcosa per fermare il massacro. Il fascicolo è stato depositato in procura già da qualche tempo, e non sono escluse svolte importanti nelle indagini, durante le quali sono stati presi provvedimenti significativi. I carabinieri hanno affittato per tre mesi 48 telecamere e le hanno disposte lungo tutta la statale in cui si è verificato il raid notturno. Alla fine della locazione, il proprietario ha deciso di lasciarle dove sono, di regalarle agli investigatori, sperando che possano ancora servire a qualcosa. “In effetti da allora in quella zona non ci sono più state rapine – spiega il Colonnello Mauro Valentini, comandante del nucleo operativo di Brescia – e sembra anche che gli automobilisti vadano più piano. Comunque sia, sono un ottimo deterrente”. Non si sa se quelle telecamere abbiano ripreso qualcosa di importante al fine delle indagini, e nemmeno con quali modalità gli inquirenti siano riusciti ad individuare i presunti responsabili di quei lanci. Ma sembra che ci sia più di un indizio contro quei ragazzi apparentemente normali e già al corrente di avere addosso tutte le attenzioni degli investigatori. Una notizia che forse non basterà a far sentire meglio Nicola Recaldini. Il ragazzo, che ha rischiato di morire ed è stato a lungo in coma, ha dovuto smettere di lavorare e tuttora è sottoposto a pesanti sedute di fisioterapia, molte delle quali non rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale. E’ molto dimagrito ed ha il volto sfigurato, l’intera famiglia sta soffrendo per questo, così come la sua fidanzata Erminia, che quella notte era in macchina con lui. Tornavano da una festa di matrimonio, Nicola stava accompagnando la fidanzata a casa, a Borno, lungo la statale 42, che corre sopraelevata verso il Tonale. All’altezza di Artogne, il giovane viene abbagliato dai fari di un’auto proveniente dalla corsia opposta. All’improvviso, il parabrezza dell’auto viene forato da un grosso sasso, che colpisce Nicola in pieno volto e lo fa accasciare sul sedile privo di conoscenza. La fidanzata, con molto sangue freddo, riesce ad afferrare il volante: solo il guard rail evita che la macchina finisca fuori strada. Passano appena cinque minuti e, tra Piancamuno e Gratacasolo, tocca a un automobilista di 57 anni di Sovere (Bergamo): resta illeso, ma non riesce a vedere niente quando sente la gran botta contro il paraurti anteriore. Mezz’ora più tardi, la banda incrocia Fabio Borghesi, 23 anni, di Sale Marasino, che viaggia con due amici: un blocco di calcestruzzo sfonda il radiatore e lo costringe a una frenata d’emergenza. È lui che nella penombra scorge qualcosa di più: una grossa auto, forse blu. Un indizio importantissimo. Ma non è finita: i lanciatori tornano indietro, verso la Valcamonica, quasi sicuramente verso casa. Sono le 6 quando nel bersaglio finisce una donna, 37 anni, di Costa Volpino. Danni solo alla vettura. E c’è di più: da tempo erano stati denunciati lanci in quella zona, anche se non era ancora chiara la dinamica e si poteva pensare a sassi schizzati casualmente dal pneumatico di un auto in corsa. Adesso tutto sembra ricondursi a quei cinque “bravi ragazzi” di paese, che dovranno rispondere di tentato omicidio: non è escluso che, visto il reiterarsi dei lanci, si vedano anche imputare tutte le aggravanti. Un passo importante che, tuttavia, rischia di restare una goccia nel mare. Le persone che sono state colpite dai sassi, Nicola Recaldini compreso, non hanno la possibilità di essere risarciti da nessuna assicurazione. Nicola, in particolare, non può nemmeno accedere al Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada ed avere un aiuto per le cure cui si deve ancora sottoporre. I tempi della giustizia italiana li conosciamo: per rivalersi sui cinque presunti lanciatori, ammesso che abbiano di che risarcire, ci vorrà un bel po’ ed ancora tanta, tanta pazienza. (Asaps)


© asaps.it

Di Maria Teresa Zonca

A inizio aprile era rimasto gravemente ferito Nicola Recaldini
Lunedì, 21 Agosto 2006
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