Stava conducendo
cinquanta pellegrini veronesi al santuario della Madonna Nera di Czestochowa.
Ma a causa di un incidente sulla statale che porta al celebre santuario mariano
che fu tanto caro a papa Wojtyla, un autista di pullman è in pratica tenuto
prigioniero da cinque giorni in un posto di polizia polacco.
L’incredibile vicenda dovrebbe concludersi nel primo pomeriggio di oggi, dopo
la consegna al procuratore generale di Varsavia da parte dell’avvocato dell’autista
- di cui omettiamo le generalità per motivi di sicurezza - di una super
cauzione di 50 mila euro.
Il fatto risale a mercoledì. Erano circa le 9.30. La corriera con i turisti
veronesi aveva da poco lasciato Varsavia. Ad una quarantina di chilometri dalla
capitale polacca, il mezzo, a causa della manovra imprevista da parte di un
furgone che lo precedeva, tamponava un’automobile che per il colpo finiva sulla
carreggiata opposta. La vettura, quindi, veniva travolta da un Tir che
sopraggiungeva in quel momento. Nel violentissimo impatto, uno dei passeggeri
ha perso la vita e altri due sono rimasti seriamente feriti.
Insieme alle ambulanze e ai vigili del fuoco, sul posto giungeva anche la
polizia stradale che, dopo aver compiuto i rilievi, metteva sotto sequestro il
pullman. L’autista, i quattro passeggeri che si trovano sui sedili anteriori e
l’accompagnatrice italiana venivano portati al posto di polizia più vicino.
Intanto, il resto dei pellegrini raggiungeva a piedi l’autogrill che si trovava
a pochi chilometri di distanza dal luogo del tragico incidente. Da lì un
secondo pullman, di una ditta polacca, veniva a prelevarli solo intorno alle
20. In albergo giungevano alle prime ore del giorno successivo. La loro odissea
si è conclusa soltanto sabato, quando i turisti sono tornati a casa a bordo di
un mezzo inviato dalla compagnia di viaggi veronese.
Ma torniamo a quella maledetta notte. Autista, testimoni e accompagnatrice
vengono interrogati fino a tarda sera dalla polizia, che in un primo momento li
minaccia, perfino, di trattenerli fino al mattino successivo. Le loro versioni
sulla dinamica del sinistro, tuttavia, combaciano perfettamente e alla fine,
tutti, tranne il conducente, vengono rilasciati.
Da allora, il dipendente di una compagnia di viaggi scaligera, che fin da
subito gli ha assicurato la necessaria assistenza legale, è in pratica
prigioniero delle autorità polacche e in stato di stretto isolamento, alla
stregua di un pericoloso delinquente. Da allora non ha potuto né cambiarsi, né
lavarsi e in questi giorni non l’ha potuto incontrare neppure la moglie, giunta
appositamente a Varsavia con una valigetta contenente quasi cento milioni delle
vecchie lire in banconote. Una cifra esorbitante, pretesa dalla procura polacca
per lasciar partire per l’Italia lo sfortunato autista veronese. La donna, tra
l’altro, con l’aiuto dell’avvocato, ha dovuto provvedere a cambiare i 50 mila
euro in zloty, la divisa polacca. Un’impresa non facile da portare a termine
nel fine settimana e con le banche chiuse.
La consegna del denaro e la contemporanea liberazione del prigioniero, così ha
stabilito la procura di Varsavia, dovrà avvenire entro le 13 di oggi. Poi, la
coppia prenderà il primo aereo diretto in Italia, lontano da quell’incubo.
Questa almeno è la speranza dei familiari dell’autista i quali, oltre che nella
bravura degli avvocati, confidano nell’aiuto dall’alto della Madonna di Jasna
Gora, nel cui santuario il gruppo di turisti veronesi non ha potuto pregare.
Enrico Santi
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