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Editoriali 25/08/2006

Serve un impulso nuovo per la sicurezza stradale, in stile francese


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Un appello al nuovo Governo e al nuovo ministro (meglio dire ministri)  Non siamo abituati su questo giornale ad affrontare i temi della sicurezza iniziando dalla politica, ma questa è un’occasione speciale, una di quelle che non capitano spesso. C’è un Governo nuovo di zecca. Dove c’era un Ministero competente sulle strade e sulle regole della mobilità, quello delle Infrastrutture, ora ce ne sono due: Infrastrutture e Trasporti (ahi!). Dove c’era un ministro Lunardi, ora ce ne sono due: Di Pietro e Bianchi. Dove in un ministero non c’erano i soldi per la sicurezza stradale invece non è cambiato niente: sembra che i soldi non ce ne siano neanche in due ministeri, anzi… Vogliamo essere subito chiari: non vediamo troppo bene la questione. Noi siamo favorevoli alla nascita di una sorta di Authority che affronti con una sola e competente voce, la violenza stradale (la chiamano così anche i francesi e loro se ne intendono). Tale Authority dovrebbe essere formata attraverso la cooperazione di entità statali, enti territoriali veramente all’altezza e il supporto di voci esterne fortemente competenti, non nate solo per darsi una visibilità sul tema, o per difendere malcelati interessi economici. Noi che siamo stati fra i più tenaci critici di proposte come quella dei 150 in autostrada (argomentando ampiamente), che ci stiamo impegnando senza sosta sul versante dell’abuso dell’alcol alla guida e sullo stragismo fra i motociclisti sulle nostre strade (vedi i servizi su questo stesso numero), non abbasseremo la guardia. Se siamo stati critici prima, lo saremo ancora e di più se le cose non cambiano. La patente a punti e il patentino si sono rivelati misure utili, ma ancora deboli a causa degli scarsi controlli e della facilità con cui i punti si recuperano. L’impegno dell’Ue della diminuzione di almeno il 50% degli incidenti e delle vittime entro il 2010 ci aspetta. Per trovare le giuste ispirazioni non c’è bisogno che andiamo a scomodare la solita diligentissima e seria Inghilterra. Fermiamoci ai nostri confini dove la Francia ci sta facendo vedere cosa si può fare sul tema. Dopo il grido di Chirac del 14 luglio 2002, che poneva la sicurezza stradale fra i problemi più drammatici da affrontare nel suo Paese, le cose Oltralpe sono cambiate considerevolmente. La Francia ha adottato una linea intransigente contro la violenza stradale, tanto da diventare – in ambito comunitario – uno dei paesi più credibili sul fronte della prevenzione. Contrasto all’alcol con 8-9 milioni di controlli l’anno: traffico deviato nelle aree di servizio e verifiche sistematiche per tutti in un Paese fra i maggiori produttori di alcol al mondo (provate a farlo in Italia!); contrasto sistematico alle velocità: la moltiplicazione dei misuratori di velocità, grandi campagne di informazione anche forte. Insomma serietà e fatti. In Francia la sinistrosità del 2005 è sicuramente scesa, guadagnando un nuovo 4.9% rispetto al 2004. Per il ministro dei trasporti Dominique Perben, che ha presentato i dati lo scorso 6 giugno, si è trattato del risultato di “una politica di fermezza”. Così la Francia guarda al 2007 con traguardi ancora più ottimistici, tanto da stupire il resto dell’Unione: si parte da quota 4.975, numero di vittime registrate nel 2005, per scendere ancora. Il trend c’è, e nonostante uno scivolone nel mese di febbraio, il resto delle mensilità per ora analizzate sono addirittura sorprendenti. Un dato tra tutti, quello del mese di maggio: quando sono stati registrati 384 decessi, il 14.7% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E così, con queste bordate che sanno tanto di determinazione, la Francia entra nel quinto anno consecutivo di discesa drastica dei dati, con un 2010 che – stando così le cose – consentirà ai cugini d’Oltralpe il rispetto del diktat europeo di dimezzare la mortalità. “È stata la nostra politica di assoluta fermezza – ha detto Perben – che ci ha consentito di ottenere questi risultati”. Ecco ministri Di Pietro e Bianchi, qual è la chiave del problema: una politica di fermezza, con adeguati finanziamenti per realizzarla. Certo si deve intervenire sullo sconcio di una rete stradale ormai largamente devastata (mentre le concessionarie autostradali realizzano utili appetibili), ma poi sui manufatti resi ben percorribili e fluidi (ne guadagnerà l’economia) servono controlli severi nell’ottica della sicurezza e non solo della cassa. Alcune domande: sarà finanziato il Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale? Sarà finalmente ripianato l’organico della Polizia Stradale? Sì farà sul serio con l’educazione stradale? Si realizzerà una informazione seria e formativa sui temi della sicurezza, non viziata dalle logiche dell’economia e dalle sue potentissime lobby? Sono domande semplici. Anche le risposte signori ministri, basta guardare quello che sta facendo la Francia.

* Presidente Asaps
  


© asaps.it

di Giordano Biserni*

Da "il Centauro" n. 105
Venerdì, 25 Agosto 2006
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