Venerdì 16 Agosto 2024
area riservata
ASAPS.it su

Rassegna stampa "Alcol e guida" del 24 agosto 2006

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

ASAPS
Firenze
Premiata “La vita è tua non perderla per strada”
Campagna di comunicazione articolata in tre fasi presentata nel 2005

“La vita è tua non perderla per strada” è stata premiata come migliore campagna di comunicazione pubblica del 2005. Promossa dall’assessorato alla sicurezza e vivibilità urbana, e sponsorizzata da Fondiaria-Sai, la campagna è stata premiata dall’ADEE (Ad European Events) nell’ambito della Rassegna Internazionale della comunicazione sociale pubblica e d’impresa (AD Spot Award). L’importanza di questo riconoscimento è stato sottolineato anche da Graziano Cioni, Assessore alla sicurezza e vivibilità urbana, che ha ricordato che “nonostante l’impegno quotidiano delle forze dell’ordine per rendere le strade più sicure, c’è ancora molto da fare. Da gennaio sino ad oggi sulle strade fiorentine si sono verificati 3.500 incidenti con 14 decessi. Ed è proprio per far diminuire sensibilmente queste cifre che si sta lavorando a una nuova campagna di sensibilizzazione e ad un piano di intensificazione dei controlli”. La pubblicità vincitrice era articolata in tre fasi presentate durante l’arco del 2005. Ognuna di queste era indirizzata a un target specifico utilizzando un linguaggio adatto al tipo di pubblico che si voleva raggiungere. La prima si è svolta in gennaio-febbraio ed era dedicata al problema della sicurezza dei bambini all’interno dei veicoli. Sui manifesti le foto di due bambini contusi e baciati da genitori e/o nonni e lo slogan “Baci, baci...e le cinture?”. Ad aprile-maggio poi è stata lanciata la seconda fase riprendendo tematiche già affrontate l’anno precedente: la guida in stato di ebbrezza e il superamento dei limiti di velocità. Sui cartelloni le foto dei parenti di giovani vittime della strada con lo slogan “Era mio figlio-mio fratello”, sugli stendardi invece le fotografie di ragazzi deceduti in incidenti stradali. Realizzato anche un breve filmato con le immagini della campagna che in aprile è stato proiettato in 38 sale cinematografiche. Stesse tematiche anche per la terza fase uscita a ottobre-novembre che si è focalizzata sulle conseguenze delle trasgressioni delle regole della sicurezza stradale. I poster di questa fase ritraevano una bella ragazza vicino ad una moto sportiva, solo che la giovane era menomata: era senza una gamba dal ginocchio in giù. Un’immagine forte sottolineata dallo slogan “Reality shock”, proprio per evidenziare come il non rispettare le regola possa avere conseguenze gravi. Alla campagna era stata abbinata anche una serie di iniziative educative per i ragazzi delle scuole superiori fiorentine.


IL MESSAGGERO (ABRUZZO)

Hanno manifestato grande interesse…

e partecipazione i giovani presenti alle iniziative della campagna anti alcol lanciata da Asl, Comune, assessorato alla sanità della Regione, società italiana di alcologia (Sia), istituto superiore di Sanità, Aci e forze dell’ordine pubblico. Con un testimonial d’eccezione, Vitantonio Liuzzi, pilota pescarese di Formula Uno. Fuori dei locali Le Canarie, Marni beach e Tabacchi jazz c’è stata tanta sensibilizzazione. La gioventù si è affollata davanti ai maxi cartelloni del percorso informativo, si è stretta intorno ai volontari, 15 tra ragazzi e ragazze che, senza sosta, hanno dispensato informazioni e consigli, consegnando oltre 5 mila tra opuscoli e palloncini per il dosaggio del tasso alcolico. E’ stato questo il bilancio della campagna antialcol "per una guida sicura".
Le fasce di età maggiormente coinvolte sono andate dai 15-16 anni agli oltre 30 e mentre i più giovani si sono mostrati incuriositi dalla novità, i ragazzi dai 20 anni in su hanno evidenziato un’attenzione più consapevole perché timorosi delle ripercussioni delle sanzioni per guida in stato di ebbrezza sull’utilizzo di auto e moto in particolare per motivi di lavoro. Soddisfatta di questa iniziativa la dirigente del servizio di alcologia della Ausl, Splendora Rapini: «Il problema dell’abuso di alcolici tra giovani e giovanissimi, e sempre più tra le ragazze, appare veramente in espansione. Si registra una mancanza di consapevolezza sui rischi di eccesso di assunzione di alcol che spiega la totale irresponsabilità di molti giovani alla guida». La dirigente è consapevole, in particolare dopo questa campagna, che i giovani vanno contattati nei luoghi di aggregazione «ed è bene - aggiunge - che a contattarli siano coetanei addestrati al compito. Con i ragazzi bisogna essere propositivi non funziona mettere genericamente in guardia o vietare e basta». E lo slogan era chiaro: "Se guidi non bere, se bevi non guidare! Puoi divertirti senza mettere a rischio la tua vita e quella degli altri per un bicchiere di troppo". Come? Disponendo di informazioni corrette e semplici per una guida consapevole, designando "il pilota" che a turno tra i componenti del gruppo si asterrà dal bere e si farà carico della guida per il rientro.
Ora i giovani sanno che prima di mettersi in auto, se non hanno scelto chi si asterrà dal bere, devono aspettare almeno un’ora per ogni bicchiere di alcol bevuto sia che si tratti di vino, birra, superalcolico o aperitivo.
Le statistiche diramate parlano chiaro. Sono oltre quattromila i giovani che ogni anno muoiono sulle strade del nostro Paese per guida in stato di ebbrezza. Il primo bicchiere d’alcol viene assunto all’età di 11-12 anni, contro i 14 dell’Europa, il consumo di bevande alcoliche aumenta nelle fasce più vulnerabili, cioè tra i 14 e i 17 anni. Il consumo di alcol nei luoghi di divertimento anche a detta dei gestori sembra aver soppiantato l’uso di droghe. Così per venire incontro alle esigenze dei giovani e soprattutto informarli in modo corretto è scattata la campagna di prevenzione alcologica. «In un periodo in cui molti reparti riducono le attività - prosegue la dottoressa Rapini -, il servizio di alcologia moltiplica le iniziative a testimonianza della preoccupazione degli operatori per un fenomeno in crescita». Così gli incontri succedutesi a Le Canarie, Marni Beach e Tabacchi jazz non sono stati vani.


IL GAZZETTINO (NORDEST)

«Curve killer? No, troppi incoscienti» 

Il procuratore Fojadelli invoca maggiore repressione per i "male-educati" del volante

Treviso

«Insensibilità e mala-educazione: queste sono le ragioni per cui non si riesce a mettere un freno alle morti per incidente stradale».
Parla il Procuratore della Repubblica di Treviso, Antonio Fojadelli, che si trova da sempre in prima fila in questa "guerra" per la sensibilizzazione. Il quale ammette che - a suo parere - è una guerra perduta in partenza, soprattutto per colpa di certa «mentalità italiana».
Proprio perchè è sempre stato in prima fila nel tentare di punire chi guida in stato di ebbrezza (per esempio sequestrandogli il mezzo), la Regione l’ha chiamato alla presidenza dell’Osservatorio che riunisce tutti coloro i quali hanno a che fare con circolazione e trasporto.
Il 16% dei morti nel trevigiano ha un’età tra i 19 e i 24 anni: gli incidenti sono colpa delle strade o colpa delle persone?«Non esistono le strade killer, esistono i cervelli che non funzionano. Se anche esistono curve a gomito, è il cervello di chi guida che deve saperle affrontare, che deve conoscere il suo mezzo: le norme e la segnaletica esistono per aiutare ad affrontare anche percorsi difficili. Del resto basterebbe ricordarsi sempre che le strade non sono delle piste».


Spieghi meglio la "mala-educazione" a cui faceva riferimento prima.

«La mala-educazione consiste nel fatto che in Italia esiste nel guidatore un’incoscienza che non si riesce a far sparire. In Italia è una moda, quella di sfidare le regole, è una filosofia di vita: viviamo nella società della sfida alle regole. Mala-educazione è anche il fatto di mandare in giro i giovanissimi con auto che si è in grado di portare con sufficiente sicurezza e padronanza dopo almeno dieci anni di esperienza alla guida. È il non valutare che per guidare in maniera sicura una moto di grossa cilindrata non servono solo i soldi per comprarla, ma una testa che sappia valutare il mezzo».


Perchè ha accettato di presiedere l’Osservatorio?

«Perchè ho la speranza di poter contribuire alla sensibilizzazione, per riuscire a dare una svolta al "rispetto per la vita", che non viene insegnato. Della consulta, ad esempio, fanno parte Carabinieri, Polizia, Finanza, Polizia municipale, Vigili del Fuoco, Istat, province, la sanità, i comuni, gli incaricati dell’istruzione, la Motorizzazione: così siamo riusciti a creare un rapporto "interforze" nello scambio dei dati. Quando la sanità viene a sapere per esempio di una mancanza di idoneità alla guida, lo segnala; nella gran parte d’Italia ogni ente fa capo a se stesso».

È un impegno gravoso per un Procuratore della Repubblica gestire l’Osservatorio?

«L’intero osservatorio si riunisce due volte l’anno, ma la consulta al suo interno (una quindicina di persone al massimo) viene convocata ogni 15 giorni. Abbiamo studiato un sistema per le rilevazioni statistiche, anche sugli aspetti comportamentali e l’osservazione ci ha portato a considerazioni sconfortanti: l’automobilista italiano è il peggio del peggio. È questo che è gravoso».

Qual è il punto su cui vuole maggiore attenzione da parte del legislatore?

«La repressione. In questo campo non può funzionare altro: se si guida male si deve smettere di guidare. Se si guida ubriachi anche, almeno per un lungo periodo. Invece qui dicono "ma io l’alcool lo reggo bene, anche se bevo posso guidare": ecco la mancanza di coscienza e di intelligenza. Ma in Italia c’è la cultura della "performance": guardi le signore che vanno al mercato con il Porsche "Cayenne". Ogni sforzo merita di essere fatto per impedire la morte sulla strada: ma so benissimo che noi che diciamo queste cose siamo considerati solo dei rompiscatole».

Antonella Federici


L’ARENA.IT

I volontari dell’Acat
«Difficile trovare un lavoro per chi fa abuso di alcol»

È difficile per chi è schiavo dell’alcool, trovare e soprattutto mantenere un lavoro. Lo spiega Bruno Masconale, dell’Acat, l’associazione alcolisti in trattamento, che è capofila del «Progetto Ismaele per l’inserimento sociale e lavorativo delle persone senza fissa dimora con problematiche di dipendenza e alcolcorrelate».
«Vorrei mettere in chiaro subito che non c’è una emergenza alcool tra gli immigrati, perché la percentuale di alcolisti è analoga a quella degli italiani» dice «e che l’alcolismo non è legato necessariamente alla marginalità, perché è diffuso anche nelle persone inserite socialmente. È vero però che tra i senza fissa dimora, che oggi sono in maggior parte immigrati, l’alcol è una presenza pesante. Per questo abbiamo realizzato un opuscolo in sei lingue, con numeri e indirizzi dove rivolgersi, e informazioni sulla sostanza e i problemi conseguenti all’abuso. L’obiettivo del progetto, che mette in rete regionale molte associazioni ed enti, è lo stesso che sta alla base dei nostri club: la protezione della salute per chi vuole uscire dal tunnel e reinserirsi nel lavoro e socialmente. Finora avevamo solo un rapporto con le istituzioni, ci mancava un rapporto con la strada, che è quello che fanno associazioni come la Ronda della carità o Il Corallo, per intercettare anche le persone che altrimenti resterebbero ai margini e superare la loro diffidenza».
«Il fenomeno dei senza fissa dimora non è certo destinato a decrescere» aggiunge Gilberto Corazza presidente del Corallo, «ed è quindi fondamentale che le comunità locali, cui fanno riferimento i club Acat, si mettano in collegamento con istituzioni e associazioni, per creare reti allargate di autoaiuto anche istituzionale». (d.b.a.)


IL MESSAGGERO (UMBRIA)

DOPO GLI SOS 

Contro l’alcolismo ci prova l’Anca 

L’associazione aprirà una sede in città. Intanto offre aiuto per telefono 

L’allarme è stato indiretto, ma decisamente forte. E’ venuto proprio in queste settimane a cavallo del Ferragosto ed è venuto da autorevolissime persone. Sono infatti stati gli agenti della Polizia Stradale del distaccamento di Foligno ha segnalare che l’alcolismo, almeno quello che può essere rilevato dai controlli stradali, è al massimo livello. E che, vittime della dipendenza dall’alcol, non sono soltanto gli stranieri che soffrono di solitudine e vivono in condizioni precarie ma anche cittadini folignati benestanti. E per giunta anche relativamente giovani.
Insomma, il quadro del fenomeno alcol a Foligno non si discosta da quello ormai chiaro in altre città, vicine o più lontane. E, come in altre città, è opportuno intervenire anche a Foligno. L’Anca, cioè l’associazione nazionale contro l’alcolismo che è presente da qualche anno a Spoleto e che svolge la sua azione in tante altre paeti della regione, ha annunciato la volontaà di aprire un punto di ascolto anche a Foligno. Un luogo, cioè, dove può rivolgersi chi sente il peso di una condizione di vita che diventa sempre più complicata e problematica a causa dell’alcol. Qui troverà aiuto. Ma soprattutto in una sede dell’Anca si lavora per sensibilizzare la popolazione sulle tematiche dell’alcolismo attraverso iniziative che coinvolgono la scuola e le altre strutture organizzate della società. Un lavoro non facile, sia perchè essere vittime dell’alcol è erroneamente ritenuto un problema banale o non è nemmeno ritenuto un problema e quindi non è necessario chiedere aiuto, sia perchè chi è arrivato in fondo al burrone dell’alcolismo per vergogna preferisce tenere chiuso in casa il problema. Lo sanno bene gli operatori dell’Anca che trovano spesso tante difficoltà a contattare chi ha bisogno di aiuto.

“Il vostro problema è un nostro problema, parliamone” è lo slogan dell’associazione che si riunisce periodicamente due volte alla settimana a Spoleto. Al momento, a Foligno, è a disposizione solo un numero telefonico (lo 0742-352009) attraverso il quale si può prendere contatto con un esponente dell’Anca.


 

IL MESSAGGERO (ABRUZZO)

Roseto. C’è molta curiosità e l’attesa è alta, commercianti e operatori turistici aderiscono con entusiasmo all’iniziativa

Notte Bianca, stop ai superalcolici 

Ordinanza del sindaco: vietate le bevande sopra i 21 gradi dopo l’una e trenta 

di SARA ROCCHEGIANI

ROSETO - Cresce l’attesa e fervono i preparativi per la prima Notte Bianca rosetana in programma per sabato. Così, proprio in questi giorni, il sindaco Franco Di Bonaventura ha partecipato a una riunione per la sicurezza, promossa per approntare i servizi necessari allo svolgimento della manifestazione, al termine della quale ha firmato un’ordinanza relativa agli esercizi commerciali in base alla quale nella notte compresa appunto tra sabato e domenica non ci sarà «nessuna limitazione di orario per ristoranti, attività commerciali e artigianali e locali di intrattenimento». Allo stesso modo il primo cittadino ha sottoscritto anche un’altra ordinanza per disciplinare la somministrazione di bevande. I superalcolici (bevande sopra i 21 gradi) saranno dunque vietati dopo l’una e mezza di notte, ora a partire dalla quale sarà anche proibito vendere qualsiasi bevanda in vetro, per cui bibite analcoliche e alcolici sotto i 21 gradi potranno essere serviti solo in bicchieri di plastica. (*) Roseto rimarrà dunque aperta fino all’alba per accogliere il pubblico di quella che si annuncia come una grande festa per salutare l’estate 2006. E la città si sta preparando per il grande evento con un imponente servizio in grado di assicurare la migliore fluidità di traffico e la massima cura per la sicurezza. Saranno infatti in campo squadre di carabinieri, polizia, guardia di finanza e vigili del fuoco. La parte relativa alla viabilità sarà curata in particolare dalla polizia municipale e dalle squadre di protezione civile, mentre la croce rossa assicurerà la propria presenza su tutto il territorio attraverso numerose postazioni mobili. «C’è molta curiosità e l’attesa per la prima Notte Bianca di Roseto è altissima - dice l’assessore al Turismo Ferdinando Perletta -. Infatti ricevo continuamente telefonate di commercianti e operatori turistici che mi annunciano la loro adesione all’evento con attività di contorno a quelle promosse dall’amministrazione». Tanti, infatti, gli esercizi che si stanno organizzando per offrire sconti particolari ed offerte speciali alla folla che, per quell’unica notte, animerà Roseto come non mai. E anche se non mancano gli scettici, dubbiosi circa la buona riuscita del progetto sia per il poco tempo che l’amministrazione comunale ha potuto dedicare alla sua pianificazione, sia per il ridotto budget disponibile che ha precluso la possibilità di inserire in cartellone un grande nome, certamente tra i rosetani prevalgono l’ottimismo e l’entusiasmo per quello che si preannuncia come l’evento dell’estate 2006. E intanto da lunedì notte è partita anche la distribuzione, in tutto l’Abruzzo e nelle regioni limitrofe, del pieghevole con il programma dell’evento, che riporta una mini cartina per aiutare i visitatori a orientarsi nella ricerca degli spettacoli sparsi su tutto il territorio comunale. «Stiamo distribuendo oltre 60 mila pieghevoli - continua Perletta - e abbiamo avviato già da una settimana una campagna di affissioni molto massiccia, per garantire una copertura promozionale in grado di raggiungere un vasto pubblico».

 

(*) Nota: vietare solo i superalcolici non serve a nulla. Unitamente al divieto di usare contenitori di vetro, è di solito il primo provvedimento che prendono le amministrazioni comunali per limitare i danni correlati al consumo di alcol. Purtroppo a volte si deve passare da problemi di ordine pubblico e vittime per approdare a interventi più incisivi.


IL GAZZETTINO (PADOVA)

Sabato prossimo riapriranno le ...

Sabato prossimo riapriranno le porte del bar birreria pub "Dal don", in via Colotti, a San Carlo, il tanto discusso locale gestito da don Marino e da un gruppo di amici che formano il consiglio direttivo dell’omonima associazione. La riapertura post ferie porterà qualche novità: ad un euro e mezzo, ad esempio, ecco pronto lo spritz analcolico, un aperitivo fatto da un mix di bevande appunto senza alcol, simili per caratteristiche a quelle con gradazione e che proprio per questo lo differenziano da un cocktail. E’ per coloro, e non sono pochi, che sono completamente astemi o per tutti quelli che devono guidare.
Non è finita: il "Dal don", in qualità di club biancoscudato, procura i biglietti per tutti i tifosi che vogliono assistere alle partite di calcio del Padova, in casa allo stadio Euganeo e in trasferta. Inoltre organizza su prenotazione tutti i viaggi verso gli stadi delle partite in trasferta.
A fine settembre, contemporaneamente con l’Oktoberfest di Monaco, festa della birra con tutte le caratteristiche di quella della località Bavarese, dalla birra alla musica e agli addobbi. Il ricavato degli incassi andrà a favore degli scavi per realizzazione di alcuni pozzi d’acqua in Eritrea.
Partiranno a breve, inoltre, i corsi di yoga, primo soccorso e ballo latino-americano ed una serie di incontri dal titolo "Così è la vita" con ospiti di fama nazionale su vari temi di estrema attualità.


LA PROVINCIA DI CREMONA

Partita a rischio. E’ stato inviato anche un reparto speciale da Milano

Pergo-Pizzi, nessuna tensione

Venti uomini fra quelli del commissariato di Polizia di Crema e i dieci di un reparto speciale di Milano, per la partita considerata a rischio fra Pergocrema e Pizzighettone, la prima del girone di qualificazione della Coppa Italia che si è disputata ieri al Voltini. Fortunatamente tutto è filato liscio. Malgrado fra le opposte fazioni di ultras non scorra buon sangue, sia prima che dopo l’incontro non ci sono stati tafferugli. Nemmeno momenti di tensione. Il vigile controllo delle forze dell’ordine e sapere che lo stadio è sorvegliato da diverse videocamere ha fatto desistere anche i più facinorosi. All’interno del Voltini (che ricordiamo è separato in quattro ben distinti settori) qualche sfottò e i soliti cori. Gli unici a protestare sono i baristi dell’area vicino allo stadio che, come obbliga un’ordinanza del sindaco di un anno fa’ non possono somministrare a nessuno alcolici un’ora prima e un’ora dopo la partita. «Per noi è un danno grave — ha detto il titolare di un locale nei pressi del Voltini — se io servo un caffé corretto anche a una persona a cui non interessa nulla della partita, oppure a un mio cliente abituale che so essere una persona mite, rischio una multa: non è giusto».


 LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (CAPITANATA)

l’interrogatorio Ha raccontato che era con il genero, la difesa chiedeva la scarcerazione 
«Ero ubriaco, non ricordo più nulla»

Il presunto sequestratore si difende ma il giudice non gli crede: resta in carcere

TORREMAGGIORE «Ricordo solo che ero in compagnia di mio genero: stavamo passando davanti una casa dove c’erano alcune bambine per raggiungere un mio parente; ma da quel momento in poi non rammento più nulla perchè ero completamente ubriaco, ma certo non volevo sequestrare nessuno». E’ quanto raccontato al giudice da Jon Nita, il romeno di 52 anni, arrestato domenica sera a Torremaggiore da un brigadiere dei carabinieri della compagnia di Foggia che aveva sedato una colluttazione tra l’indiziato e il padre della bambina intervenuto per sventare il tentativo di rapimento della figlia di sei anni, verosimilmente a sfondo sessuale secondo quanto ipotizzano gli investigatori. Il gip del Tribunale di Foggia Rita Curci ieri mattina ha verbalizzato le dichiarazioni d’innocenza dell’indiziato interrogato nella casa circondariale del capoluogo dauno. Il magistrato ha disposto la detenzione in carcere per il presunto sequestratore come chiesto dal pm Alessandra Fini, pur se ha ritenuto che si tratti di tentativo di sequestro di persona e non di sequestro di persona consumato come sostenuto dall’accusa. L’avvocato difensore Pietro Gatto ha replicato che non sussiste il reato di sequestro di persona perchè di fatto la bambina non s’è mai allontanata dalla sua abitazione, ma tutt’al più si tratta di violenza privata: ha quindi chiesto la scarcerazione dell’indagato. Il gip Curci nel convalidare l’arresto e disporre la detenzione in carcere di Nita, ha anche trasmesso gli atti per competenza alla Procura di Lucera in quanto il tentativo di sequestro di persona è avvenuto a Torremaggiore che ricade nella giurisdizione del Tribunale lucerino (il pm di Lucera informato dai carabinieri al momento dell’arresto, aveva detto che la competenza spettava alla Procura di Foggia perchè formalmente l’arresto era stato eseguito nella caserma del capoluogo dauno). Jon Nita è arrivato a Torremaggiore, dove vivono tre figlie, da aprile scorso. Secondo quanto raccontato a carabinieri e pm dalla bambina aggredita, da due amiche e dal padre della piccola, l’uomo l’ha afferrata per una mano dicendole: «vieni con me». Le grida della bambina avevano richiamato l’attenzione del genitore intervenuto a salvarla e bloccare il presunto sequestratore. Insieme a Jon Nita c’era il genero, un romeno di 25 anni che lunedì sera s’è presentato spontaneamente in caserma a Torremaggiore per scagionare il suocero e sostenere che quanto successo era probabilmente conseguenza di un equivoco col padre della bambina che si era scagliato contro loro per averli visti passare davanti alle bambine. L’uomo è stato espulso.


LA PADANIA

Il doppio volto della giustizia

Scarcerato l’algerino che ha stuprato la diciassettenne a Chieti

Chieti - In carcere c’è rimasto solo 48 ore. Il tempo necessario al gip di Chieti, Marco Flamini, di non convalidare il fermo della squadra mobile guidata da Egidio Labbro Francia. Le motivazioni: «Non sussiste il pericolo di fuga». Abderramane Lazerec, studente algerino di 22 anni accusato di aver violentato una ragazzina di 17 anni nei bagni della discoteca “Lo Stellario”, è nuovamente a piede libero. Dentro e fuori, come se niente fosse. Nessuna custodia cautelare dal momento che non c’è motivo di credere nella possibilità di reiterazione del reato e di occultamento delle prove. Impietrita, la famiglia della ragazza osserva impotente il susseguirsi degli eventi: «Il ministro Mastella deve intervenire...». Il Guardasigilli non lo farà, ma al fianco della famiglia abruzzese si sono schierati diversi politici del centrodestra: «La decisione del gip è sbalorditiva».
La spietata cronaca dello stupro si consuma nei bagni di una discoteca abruzzese. Un sabato notte come tutti gli altri. Qualche bicchiere di troppo, l’allegria estiva, la compagnia degli amici. Poi, la violenza, l’abuso sessuale, la graffiante impotenza di una ragazzina ancora minorenne. L’algerino viene inchiodato dopo poche ore: è l’alba di domenica. La ragazza è in ospedale per le visite di controllo: i segni di abuso sono evidenti, la consulenza ginecologica parla di «violenza sessuale» ai danni di una ragazza che, prima di sabato sera, non aveva mai avuto rapporti sessuali. Non solo. L’analisi delle tracce di vomito trovate sui vestiti dell’algerino dimostrano che la giovane era sotto forte effetto dell’alcol. Le prove sono schiaccianti. Il processo stabilirà se Abderramane è colpevole o no. «Nessuna violenza, la ragazza era consenziente», cerca di difendersi in qualche modo l’algerino. Ma gli inquirenti non ci stanno: «era sotto gli effetti dell’alcol, non era capace di intendere e volere». Ma il gip Famini lo ha comunque rimesso in libertà. Gli ha aperto le porte del carcere perché, a suo avviso, non sussiste il pericolo di fuga. Non è d’accordo la squadra mobile di Chieti che domenica mattina ha effettuato l’arresto: il giovane è stato ritrovato a casa di alcuni suoi amici e non nel convitto dove vive e dove avrebbe dovuto ritrovarsi. Il gip ribatte: non è sufficiente, se avesse voluto fuggire non si sarebbe rifugiato presso persone conosciute.
Fra pochi giorni l’immigrato dovrà far ritorno in Algeria. Il permesso di soggiorno è quasi scaduto. Iscritti presso l’Istituto Agrario, Abderramane e altri venti connazionali rientrano nel progetto “Mediterraneo”, un’attività di integrazione culturale patrocinato dal ministero dell’Istruzione. Il preside dell’Istituto Manfredi Tricca fa di tutto per difendere il “suo” ragazzo: «Si applica nello studio, ha sempre preso buoni voti». Tanto di cappello, ma non è sufficiente a scagionarlo dalla pesante accusa. Al preside si potrebbe far notare l’innocenza strappata a una ragazza in una notte di fine estate, magari qualcuno potrebbe anche spiegargli il dolore di una ferita che rimane indelebile sul corpo di una donna. Ma sarebbe fiato sprecato. Lo struggimento della vittima, chiusa in camera sua, e l’impotenza dei genitori si fanno sentire nell’accorato appello al Guardasigilli Clemente Mastella. Un soffocato grido d’aiuto. Un appello di giustizia che non serve a riportare le lancette dell’orologio indietro a sabato sera ma che suona come un campanello d’allarme. E l’allarme è sociale. Disattese le aspettative riposte nella magistratura, la famiglia si rivolge direttamente al titolare del dicastero di via Arenula: «Deve intervenire...». Il Guardasigilli non lo fa. Risponde con una lettera: «Mi rendo conto che sta vivendo un’esperienza dolorosa e da padre la comprendo. Ma l’ordinamento liberale assicura l’indipendenza dell’attività giurisdizionale da quella politica».
Ma l’appello della famiglia è immediatamente accolto dal vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, che ha prontamente ricordato come «il gip non abbia tenuto conto che, nel reato di violenza sessuale, il rischio di recidiva è la regola». «Lasciare ancora libero e in circolazione, in attesa di un processo, un soggetto che si è macchiato di un crimine così abbietto - ha sottolineato l’esponente leghista - non solo rimette in condizione la società e la donna di essere nuovamente offesa, ma mette anche a rischio il soggetto stesso perché non vorrei mai che qualcuno si sognasse di farsi giustizia da solo con un bel colpo di forbici e a questo punto i rischi della reiterazione del reato verrebbero meno per sempre».
Probabilmente Abderramane farà ritorno in Algeria. Probabilmente sarà condannato (oppure prosciolto). Ma quante altre ragazzine dobbiamo ancora sacrificare per aver il buon gusto di aprire gli occhi?

A.I.


IL GAZZETTINO (NORDEST)

Verona

Voleva bruciare vivi nel sonno una coppia di ...

Voleva bruciare vivi nel sonno una coppia di fidanzati, suoi conoscenti. E per farlo, in preda all’alcol, nella notte tra il 16 e il 17 agosto a Verona, in zona Porta Vescovo, ha svuotato una tanica di quattro litri di benzina dentro la bocca di lupo che dava luce e aria al monolocale seminterrato in cui dormivano una veronese di 22 anni e il suo compagno marocchino di 32. E poi ha dato fuoco a tutto. Fortuna ha voluto che la ragazza fosse ancora sveglia e, dopo aver svegliato il fidanzato, è riuscita a fuggire con lui. All’ospedale, alla fine, è finito proprio l’attentatore, colpito al volto, alle braccia e alle gambe dal ritorno di fiamma: Fouad Mottaqui, 37 anni, marocchino residente a Povegliano, dove lavora come autotrasportatore, con precedenti penali. Una vicenda incredibile che ha scoperchiato, però, anche un altro drammatico aspetto: quello di chi affitta a poveri extracomunitari ma anche a veronesi in disgrazia catapecchie o seminterrato abusivi. Il proprietario dello stabile è stato segnalato alla Polizia Municipale, ha detto Marco Odorisio, capo della Squadra Mobile scaligera, precisando che dall’affitto dei 4 monolocali ricavati nel seminterrato, ricavava 400 euro al mese. Tutti in nero.
L’episodio è iniziato verso le due della notte in un bar a due passi dal centro di Verona. Mottaqui è già sbronzo e fuori controllo: se l’è presa con la sua compagna moldava e con il padrone del bar. Uscito dal locale l’extracomunitario lancia un sasso contro la porta d’ingresso del locale, mandandola in frantumi. In quel momento, passano i due fidanzati. Mottaqui li conosce anche se loro cercano di evitarlo. Il marocchino inizia ad inveire contro. Ma i due non replicano e se ne vanno. È allora che il 30enne grida "Adesso vengo a bruciarvi in casa". La frase la sentono i due fidanzati, la giovane moldava e altre persone presenti in piazza, ma nessuno gli dà peso. Mottaqui sale sulla auto assieme alla ragazza moldava e si dirige verso Porta Vescovo, dove abita la coppia. Poi si ferma davanti ad un distributore e riempie di benzina una tanica. I suoi piani, però, finiscono con lui all’ospedale, dove viene ricoverato nel reparto Grandi ustionati. Ai poliziotti racconta una storiaccia a cui nessuno crede: di essere stato vittima di un gruppo di connazionali che l’avrebbero cosparso di benzina e bruciato per aver difeso la moldava. Solo che gli agenti della Squadra Mobile trovano nella tasca dei suoi jeans la ricevuta del distributore, che lo incastra. La denuncia presentata dai due veronesi viene confermata il mattino dopo dalla giovane moldava. L’accusa di cui dovrà rispondere il marocchino, che è piantonato all’ospedale Borgo Trento, è di duplice tentato omicidio e di istigazione a rendere false dichiarazioni sotto minaccia.

Massimo Rossignati


IL GAZZETTINO (PADOVA)

Montegrotto

"Siediti a bere ...

"Siediti a bere con noi altrimenti ti pestiamo a sangue". Una proposta decisamente poco invitante soprattutto se ad avanzarla sono due moldavi già completamente sbronzi. Il titolare del pub "Ai Scavi" martedì notte si è dovuto impegnare non poco per destreggiarsi in una risposta con la quale declinare l’invito ma al contempo non offendere i due ceffi. Tutto inutile. Il pub di via Scavi si stava avviando all’orario di chiusura quando hanno varcato la soglia del locale due moldavi, il primo, si è poi scoperto, di 24 anni, il secondo di 37. Dal tavolo dove si erano seduti hanno poi urlato: "Tre birre e mezzo litro di vodka liscia!". Una manciata di minuti più tardi i fumi dell’alcol avevano già iniziato a fare il loro effetto e con loro erano comparse anche le prime battutacce, i primi apprezzamenti fino all’esplicita minaccia lanciata contro il titolare del locale. Un garbato rifiuto e apriti cielo. I due hanno iniziato a dare in escandescenza, a gettare a terra tavoli e sedie. Tra i moldavi e i dipendenti del locale ne è nata una colluttazione e uno dei dipendenti ha rischiato di prendersi un pugno in faccia per aver cercato di placare gli animi dei due esagitati. Non contenti del caos combinato i due hanno iniziato a menare le mani anche tra di loro. I due moldavi pochi secondi dopo la scazzottata con i dipendenti del locale sono fuggiti verso viale Stazione, dove, al civico 116, hanno trovato il portone aperto. E via con una nuova scazzottata su per le scale del condominio con i residenti barricati per la paura dietro allo spioncino per cercare di capire cosa stesse accadendo. I bollenti spiriti dei due si sono finalmente stemperati solo quando il più piccolo dei due ha perso i sensi nell’androne del terzo piano, vittima dei colpi del suo "amico" di bevuta e dello stesso alcol. All’arrivo dei carabinieri, chiamati dai dipendenti del pub e dai condomini svegliati dal trambusto della rissa, il 24enne era ancora lì, svenuto nel pianerottolo del terzo piano del condominio. A terra ancora i vetri del lucernario rotto nella colluttazione e di una sedia, anch’essa sventrata nella foga della lotta. Dopo un breve pattugliamento i militari sono riusciti anche ad acciuffare l’altro moldavo che si aggirava, non pago, ancora nei dintorni del pub "Ai Scavi". Entrambi sono stati portati in caserma per accertamenti. Si tratta di moldavi irregolari, senza documenti né permesso di soggiorno. Alle pratiche per l’espulsione si andranno ad aggiungere nei prossimi giorni anche le denunce per danneggiamento e ubriachezza molesta.

Riccardo Bastianello


IL GAZZETTINO (PORDENONE)

Con il martello in un bar 

(Ro) Ingiurie, minacce aggravate, molestie, disturbo delle persone, ubriachezza molesta e porto illegale di armi proprie e improprie: questa le ipotesi d’accusa che i carabinieri di Meduno hanno contestato all’operaio, attualmente disoccupato, N.R., 47 anni, di Tramonti di Sotto. Alcuni giorni fa l’uomo - da quanto ricostruito dai militari dell’Arma - è entrato in un bar di Tramonti, annebbiato dall’alcol, e ha iniziato a disturbare e minacciare i clienti. Avrebbe poi estratto un coltello, esibendolo, e rimettendoselo poi in tasca. A quel punto si sarebbe scagliato - sempre i carabinieri - contro un avventore, che lo ha però bloccato. Durante la colluttazione gli è però caduto il coltello di tasca. Tutto finito? Nemmeno per sogno. Dieci minuti più tardi M.R. sarebbe tornato nel bar con un martello, scagliandosi contro l’uomo che lo aveva disarmato. Anche questa volta è stato però bloccato e "disarmato". Poi la segnalazione ai carabinieri, che hanno bloccato subito denunciato il disoccupato.


LA SICILIA

Un intervento di una pattuglia della polizia di Stato

Un intervento di una pattuglia della polizia di Stato, in via Milano, si è concluso, alla fine, con l’arresto di un soggetto in evidente stato di ebbrezza alcolica. Le manette sono scattate per il trentacinquenne Marco Faraone, perchè si è reso autore dei reati di resistenza e lesioni. a pubblico ufficiale. Gli agenti si erano recati, a seguito di accorata richiesta di intervento, in una abitazione di via Milano, dove era in corso una accesa lite familiare. Giunti sul posto, gli agenti hanno scoperto che Marco Faraone era preda dei fumi dell’alcol ed aveva perduto ogni controllo. Portato nei locali del pronto soccorso, Marco Faraone ha tenuto un comportamento violento, scagliandosi contro gli operatori di polizia e colpendoli con calci e pugni. Bloccato è finito in carcere, dove smaltirà anche la sua sbornia.


LA SICILIA

Alzare il gomito più del dovuto fa male alla salute ed è causa di grossi guai quando ad attendere i "beoni" dietro l’angolo ci sono le forze dell’ordine impegnate in capillari controlli del territorio atti a garantire l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini. Ne sa qualcosa un giovane di 23 anni, Fabio A., finito nei meandri della giustizia per essere stato sorpreso al volante della sua autovettura completamente ubriaco.
A "pizzicarlo" sono stati gli agenti del locale distaccamento della polizia stradale nel corso dei servizi di pattugliamento istituiti nel territorio in concomitanza con il fine settimana.
Fabio A. è stato individuato a notte fonda mentre, a bordo della sua Fiat "Brava" transitava lungo la strada statale 115 Gela-Licata. Ai poliziotti non è sfuggito il fatto che il giovane fosse sbronzo: così lo hanno fermato e sottoposto al test dell’etilometro che ha poi dato esito positivo.
Fabio A. è stato perciò denunciato a piede libero all’autorità giudiziaria per guida in stato di ebbrezza.


IL GAZZETTINO (UDINE)

LATISANA

Denunciato un sorvegliato

Alcuni giorni fa lo hanno sorpreso in un bar di Latisana, in stato di ebbrezza, quando in realtà doveva essere a casa, come previsto dalla sorveglianza speciale applicata dal Tribunale di Udine. F.C., 46 anni, di Latisana, è stato denunciato dai carabinieri per inosservanza degli obblighi relativi alla misura di prevenzione e per ubriachezza.


IL MESSAGGERO (ABRUZZO)

Roseto. Gli agenti di polizia di Roseto... 

Roseto. Gli agenti di polizia di Roseto hanno effettuato, l’altro giorno, posti di controllo per verificare la guida in stato di ebbrezza di giovani, a tarda ora, riscontrando che due ragazzi, uno di Morro D’Oro e l’altro di Giulianova, risultavano positivi al test e pertanto sono stati contravvenzionati e verranno segnalati all’autorità giudiziaria


IL MESSAGGERO (UMBRIA)

STRADALE 

Guidava a zig zag con l’ auto lungo la E45, in piena notte. Protagonista dell’impresa un napoletano di 45 anni che è stato denunciato dalla polizia per guida in stato di ebbrezza alcolica. La volante stava procedendo lungo la stessa strada, quando è stata superata a forte velocità dall’ auto guidata dall’ uomo, che procedeva a zig- zag. La polizia ha raggiunto la vettura e l’ ha bloccata con difficoltà. L’ alcol-test al quale il conducente è stato sottoposto ha evidenziato che aveva un tasso alcolemico nel sangue molto superiore al consentito. All’ uomo è stata anche ritirata la patente.


IL MESSAGGERO (ANCONA)

Scarcerato per l’indulto si ubriaca e malmena le due figlie 

FALCONARA - Uscito dal carcere per l’indulto, si ubriaca e picchia le figlie. E accaduto ieri pomeriggio a Palombina Vecchia. L’uomo, visibilmente ubriaco, stava malmenando le due figlie in strada. Le grida delle giovani hanno allarmato i vicini che hanno dato l’allarme. Sono intervenuti sul posto gli uomini della Polizia municipale che hanno bloccato l’ex detenuto. Riportata la calma gli agenti hanno tranquillizzato anche le ragazze scosse per il comportamento del padre. Si intensificano gli interventi della Municipale nelle operazioni di monitoraggio e controllo del territorio. Sempre ieri, intorno alle 13, ha sventato un furto in via del Consorzio mettendo in fuga i ladri al loro arrivo.


CORRIERE ROMAGNA

“Zona del porto, luogo del degrado sociale”

RIMINI - “Non possono un pugno di locali gestiti da irresponsabili avventurieri sporcare l’immagine che Rimini si è faticosamente costruita con il lavoro onesto di molti imprenditori”. Confesercenti si scaglia contro i gestori dei locali pubblici mettendo in dubbio una gestione sulla quale “siamo proprio sicuri che non abbiamo responsabilità nel’attirare giovani dagli spiriti troppo bollenti, balordi e bulletti senza scrupoli in cerca di guai?”. La “riflessione” avviene ovviamente dopo la recente chiusura del Coconuts sul quale però Clementino Ripa, presidente di Confesercenti Rimini - afferma di “non volere entrare nel merito”.“E lo stile di divertimento adottato da certi locali, non c’entra niente con i problemi di ordine pubblico? - prosegue Ripa -. Non si possono riempire i giovani di alcol e chissà cos’altro, per tutta la notte e poi pensare che questi ultimi, dentro o fuori dal locale si comportino bene. Tutti gli auspici e i richiami al divertimento dolce diventano solo chiacchiere. Ci sono alcuni locali che per il genere di musica e libertà all’indecenza, attirano ormai solo extracomunitari e italiani inclini alla violenza. La zona del porto, che alcuni vorrebbero eleggere a ramblas nostrana, si sta affermando come luogo del degrado sociale, in cui non è raro vedere bande di giovani che cercano lo scontro fisico. Non vi è da stupirsi quindi se la cronaca parla di automobili danneggiate. Occorre porre rimedio a questa situazione prima che sia troppo tardi. Vogliamo mettere freno a queste degenerazioni o vogliamo continuare su questa strada? Rimango stupito dalle dichiarazioni di coloro che si preoccupano del danno d’immagine che può subire Rimini per la chiusura di un locale di tendenza e non si preoccupa del danno devastante che può venire dalla cronaca nera nazionale. Credo che in generale una comunità economica possa affermarsi quando gli imprenditori che la compongono si ispirano a principi di responsabilità sociale, quando si sentono parte di un sistema che bisogna proteggere e non sfruttare. In questo senso trovo utile l’invito del Prefetto alla collaborazione”.


LA STAMPA
TORINO

ORGANISMI MISTERIOSI LA REGIONE ESPLORA UNA GIUNGLA CHE IN TRENT’ANNI È CRESCIUTA A DISMISURA

Facciamoci un Osservatorio e poi ce lo Dimentichiamo

Monitorare la viticoltura per un milione di Euro. Infanzia e adolescenza s’accontentano di 48 mila

di Alessandro Mondo

Quanti sono gli Osservatori regionali impegnati sui fronti più diversi e talora curiosi, vedi quello sull«Immaginario», molti dei quali titolari di risorse e personale «ad hoc»? Tanti, persin troppi. Ne è convinta anche la Regione. Basta dire che per censire le strutture più o meno operative, nate da trent’anni a questa parte, l’assessorato alla «Semplificazione amministrativa» ha dovuto varare una singolare ricognizione «basata sull’esame della produzione legislativa e dei documenti dell’ente (Giunta e Consiglio) attraverso la ricerca di parole chiave». Obiettivo: mettere un po’ di ordine, recuperando risorse umane e soldi da impiegare in maniera più efficace.
Anche così, l’impresa - il terzo «repulisti» in ordine di tempo dopo l’abrogazione di 640 norme regionali ed un numero ancora maggiore di regolamenti inutili o superati - si è rivelata più ardua del previsto. A marzo 2006, il censimento terminerà a dicembre, erano stati rintracciati 56 osservatori. Di questi, 36 hanno risposto ai questionari dando informazioni dettagliate sulla loro attività. Altri 19 risultavano «desaparecidi». Si sa che ci sono, ma non è stato possibile ottenere informazioni su obiettivi, personale e fondi. Emblematico l’elenco d

Venerdì, 25 Agosto 2006
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK