SANITÀ
Al via l’archivio informatizzato
250 nuovi invalidi al mese E arrivano i primi stranieri Crescono tumori al seno e traumi
stradali
Bassano Fino
a 250 nuove domande di invalidità al mese: è questo il dato più eclatante che
fotografa la situazione sociale della nostra Ulss nonchè il carico di lavoro
che viene svolto dalle 4 commissioni valutatrici che si riuniscono una decina
di volte la settimana. Complessivamente, il 9\% della popolazione bassanese ha
qualche forma di patologia invalidante per un totale di circa 15 mila abitanti:
si può andare dalla banale e parziale sordità fino a forme più gravi di
menomazioni.Ma la novità di questi mesi è rappresentata dal fatto che il dottor
Lorenzo Meloni, dirigente medico legale Asl 3 e presidente delle Commissioni di
invalidità civile, è già arrivato a quasi metà di un un certosino lavoro di
informatizzazione delle cartelle cliniche di quanti hanno ricevuto il
riconoscimento di invalidità. «L’obiettivo
- segnala Meloni - è quello di dare una organizzazione sistematica a tutti i
dati sanitari in nostro possesso per conoscere la condizione sanitaria e, di
conseguenza, prendere i necessari provvedimenti. Non c’è infatti nulla di
peggio che inseguire voci incontrollabili generate da passaparola fantasiosi.
Abbiamo bisogno di dati e riscontri scientifici, di organizzare cioè in modo
sistematico le informazioni per avviare su essi una riflessione appropriata». Per
il momento, dai dati emersi dalle prime 6 mila cartelle visionate dal dott.
Meloni, appare che percentualmente ci sono più invalidi in Altopiano rispetto
alla pianura, in quanto la popolazione è mediamente più anziana. Non solo, ma
in questi ultimi 15 anni è aumentata la percentuale degli invalidi, in quanto
nel passato mancava l’informazione ma soprattutto c’erano minori difficoltà
economiche. Recentemente sono aumentati anche i genitori che superano le
comprensibili remore e chiedono di far visitare i propri bambini. Rispetto ad
Ulss confinanti, poi, sembrerebbe che la nostra sconti un punto o due di
percentuale in più. Altra novità di questo ultimo decennio arriva dalle
patologie legate all’abuso di alcol, ma il dato più preoccupante è che sono
cresciute a dismisura le conseguenze dei politraumatismi originati dagli incidenti
automobilistici. In particolare questo avviene tra le giovani generazioni.
Mentre tra le neoplasie, la forma più ricorrente è il tumore al seno. (*) Va
ricordato che il pronunciamento della Commissione è collegiale, firmato cioè
dai tre medici e viene ratificato dalla Commissione periferica provinciale di
Vicenza, che di solito respinge meno dell’1\% delle domande, mentre le 200-250
presentate mensilmente a Bassano, vengono accolte quasi nella totalità, in
quanto a monte vi è una valutazione preventiva del medico di base o di uno
specialista. Semmai, dice Meloni, l’interessato si vede riconosciuto una
invalidità inferiore di quella immaginata. Ultimo
elemento: ogni settimana vengono visitati almeno 2-3 cittadini stranieri. Silvio
Scacco (*) Nota: in tutte le cause di invalidità citate nell’articolo l’alcol ha un ruolo importante. A differenza di altre cause, tutte le patologie provocate dall’uso degli alcolici sono evitabili. Questo ci autorizza a immaginare come sarebbe il mondo senza alcol. IL GAZZETTINO (Pordenone) Alcolismo, costituito il sesto
club
Porcia,
molte le famiglie coinvolte nei gruppi Acat. Gli operatori: «Segnale
allarmante»
Trentasei
famiglie, circa un centinaio di persone, ogni settimana si incontrano per
discutere e tentare di risolvere i loro problemi legati all’alcol. Sono questi
i numeri delle vittime dell’alcolismo di Porcia, comune che ha raggiunto il
record di maggior centro di aggregazione dei club Acat (Associazione club
alcolisti in trattamento), in rapporto alla popolazione, nella provincia di
Pordenone. È stata infatti da poco aperta la sesta sede, nel territorio
purliliese, dei club Acat: il Club 42 (La Magnolia), con sede nelle aule delle
ex scuole elementari della località Pieve, si riunisce ogni mercoledì dalle
19.30 alle 21. L’insediamento dell’associazione a Porcia risale al 1984 quando
il primo club prese stanziamento nei locali dell’oratorio San Giorgio: nello
stesso anno venne inaugurato un altro club a Sant’Antonio, segno della corposa
realtà dell’alcolismo tra i purliliesi. Tra
il 1987 e il 1994 sono stati aperti altri tre club a Rorai Piccolo,
Sant’Antonio e Palse; infine da alcune settimane un nuovo centro è attivo a
Pieve. «Il fatto che in una città di quindicimila abitanti vi sono sei unità
Acat è un segnale importante - commenta Fernando Marson, operatore in due dei
club di Porcia ed ex presidente regionale dell’Arcat -. Da un punto di vista
positivo significa che sempre più persone sono consapevoli del loro problema e
disposte a intervenire per risolverlo; da un punto di vista negativo, però, è
evidente che cresce la sofferenza sul territorio». Indispensabile per i club è
la collaborazione con i servizi sociali, che per quanto riguarda Porcia è
giudicata molto positiva; la creazione dei Piani di Zona ha contribuito inoltre
ad una migliore individuazione e segnalazione delle problematiche. Il Comune
contribuisce concedendo le sedi per gli incontri settimanali, mentre per il
resto i club sono autogestiti. «L’obiettivo
dei nostri club - continua - è cercare di far capire e far comunicare
all’alcolista il suo disagio. Solo così lo si può superare». Ma gli incontri,
mediati da alcune figure professionali, i "servitori-insegnanti",
coinvolgono tutto il nucleo familiare: «La famiglia è invitata a identificarsi
con il problema, perché spesso l’alcolista è quello che si rende meno conto del
male, abituato ad affogare i problemi nell’alcol. Ma le conseguenze
dell’alcolismo ricadono sulla solidità familiare». Obiettivo importante è poi
l’apertura dei club alla comunità: spesso gli stessi frequentatori dei club,
una volta guariti, decidono di rimanere al loro interno per aiutare altri ad
uscire dall’alcolismo. Sara Pittonet Gaiarin COMUNITÀ ALCOLISTI Problema molto diffuso (spg) -I Club Acat sono comunità multifamiliari in cui le famiglie con problemi alcolcorrelati e dipendenze in genere si incontrano per cambiare stile di vita; essi si costituiscono nella comunità locale non come circoli chiusi, ma sono aperti alla comunità stessa e la rappresentano. I Club lavorano in sintonia con i Servizi Sociali e con il Dipartimento delle tossicodipendenze (Alcologia) dell’Ass 6. La loro presenza sul territorio, in particolare in quello purliliese, dimostra che il consumo di sostanze alcoliche è alto, e di conseguenza alti sono i disagi per la popolazione in termini di salute e i costi sociali di cui la comunità deve farsi carico. Statistiche regionali descrivono che una famiglia su quattro è toccata dai problemi legati all’alcol; talvolta è l’alcolismo, e la dipendenza che genera, a causare disagio in famiglia, ma altre volte vi sono diversi problemi alla base che portano gli individui a cercare una fuga nel bere, creando in questo modo un circolo vizioso. Pertanto i Club sono impegnati nel territorio per la protezione e promozione della salute e del cambiamento della cultura sanitaria, promuovendo programmi di formazione e sensibilizzazione della comunità. CORRIERE
ADRIATICO La rabbia del gestore del bar Beaurivage: “Avevo
segnalatoi rischi suggerendo soluzionial vicesindaco. Non mi hannoascoltato e i
risultati si sono visti” IL
GIORNALE DI VICENZA Sora (Frosinone). Basta con le scorribande notturne
di giovani che si danno appuntamento nei vicoli del centro storico e ci rimangono
fino all’alba, bevendo alcolici, rompendo vetrine e usando le strade come bagni
a cielo aperto. Per arginare il fenomeno che da tempo scuote una parte del
centro storico di Sora, cittadina del frusinate, il sindaco Cesidio Casinelli
(Margherita) ha deciso di istituire «nei quattro vicoli interessati», tre mesi
di coprifuoco: tutti i giorni, dalle 18 alle 6 del mattino, è fatto «divieto di
circolazione e stazionamento pedonale, fatta eccezione per i cittadini
residenti». L’ordinanza stabilisce anche la pena per i trasgressori: «una
sanzione amministrativa che va da un minimo di 25 a un massimo di 500 euro». Tre giovani le si rivoltano contro
dopo che la donna aveva cercato di sedare una discussione davanti al suo
negozio CORRIERE ROMAGNA Forze dell’ordine in massa per
sedare una gazzarra
CESENATICO - Clienti troppo chiassosi e forse che avevano alzato un po’ troppo il gomito. Servizio di sicurezza pronto ad affrontare la situazione che evidentemente non era di facile soluzione.Una maxi rissa è quella che hanno dovuto sedare in massa le forze dell’ordine nelle ultime ore della notte di ieri al Batija. Per poter calmare la situazione sono dovuti intervenire all’unisono uomini del presidio estivo di polizia di Cesenatico, agenti di polizia municipale e militari dell’Arma cesenaticense.Si sono dovuti impegnare a fondo anzitutto per sedare quella che ormai era una colluttazione degenerata. Con alcuni clienti un po’ troppo in la con l’alcol (di origini magrebine ma residenti in zona da parecchio tempo) e parte del personale del servizio di sicurezza.I contatti tra le parti, da una prima ricostruzione dell’accaduto, dovrebbero essere stati più d’uno. Difficile capire da dove sia nata la scintilla che in questi casi si accende sempre molto facilmente. I risultati sono stati sotto gli occhi di tutti: almeno 5 le persone caricate su un cellulare dalle forze dell’ordine e condotte per le verifiche di rito al presidio estivo di polizia di Cesenatico.Identificazioni personali e tentativi di ricostruzione dell’accaduto sono stati il sale degli inquirenti di polizia fino all’alba. Naturalmente tra le parti la situazione è divergente. Ed ognuno addossa all’altro la colpa.Fino alle 7 una pattuglia ella municipale è rimasta a presidio della zona del locale per monitorare che non si accendessero nuovi focolai di violenza. Starà alle parti, dopo gli eventuali referti in pronto soccorso, a decidere se querelarsi a vicenda. A meno che dopo l’attenta ricostruzione dell’avvenuto, la polizia non decida di procedere in proprio con l’accusa di rissa IL GAZZETTINO (Rovigo) LA TRAGEDIA DI ROSOLINA Le analisi sul corpo del giovane
morto nell’incidente sulla Romea evidenziano un’elevata concentrazione di alcol
Giovanni tradito da un bicchiere
di troppo
Rovigo Tradito
da un livello di alcol quasi doppio rispetto ai limiti consentiti. Sembra
essere questo uno dei responsi delle analisi effettuate per fare chiarezza
sulle cause dell’incidente stradale che giovedì mattina è costato la vita ad
Alice Marangon e Giovanni Ferraris. Il
controllo dell’alcoltest praticato sul corpo del 26enne Giovanni Ferraris pare
indicare che il giovane giovedì notte si sia messo alla guida della sua
motocicletta con un’elevata concentrazione di alcol nel sangue. Questo non
significa che il ragazzo originario di Caserta fosse ubriaco, ma potrebbe
sottolineare che le sue capacità di reazione, al momento del fatale impatto con
il tir che dal parcheggio si stava immettendo sulla strada Romea, non fossero
state ottimali. Un elemento che sembrerebbe alleggerire la posizione del
camionista di Chioggia. L’autista non è stato iscritto sul registro degli
indagati per omicidio colposo: un primo esame della dinamica dell’incidente e
le analisi dell’etilometro potrebbero comportare una notevole diminuzione del
grado di responsabilità avuta nello scontro costato la vita ai due giovani. Si
tratta comunque di aspetti che dovranno essere approfonditi dalla Procura di
Rovigo che ieri mattina ha conferito l’incarico al perito Cesare Roversi (che
ha anche il compito di chiarire la dinamica dell’incidente costato la vita,
alcuni giorni fa ad Adria, ad Egidio Bernardinello) di appurare modalità e
cause dell’incidente. L’impatto
tir-moto era avvenuto all’uscita di una leggera curva verso destra sulla Romea
in territorio di Rosolina. Una prima ipotesi dello schianto sembrava ravvisare
nell’alta velocità della moto una delle possibili cause. Ferraris si sarebbe
accorto troppo tardi della manovra del camion che uscendo dal parcheggio si
stava immettendo sulla strada. Ora si aggiunge il responso delle analisi
alcolemiche sul suo corpo. I
funerali di Alice Marangon, intanto, sono stati fissati per domani alle 17
nella chiesa di Sant’Antonio a Rosolina. Ieri sera alle 19, alla presenza di
amici e familiari, è stata celebrata una cerimonia religiosa per ricordare la
17enne. I funerali di Ferraris si celebreranno martedì pomeriggio nella chiesa
di San Nicola, il suo paese d’origine in provincia di Caserta. Il corpo poi,
che partirà martedì mattina dal Polesine, sarà seppellito nel cimitero di San
Giovanni, in provincia di Napoli. Alberto Garbellini Rissa tra immigrati ubriachi, due
denunciati
Se le sono date di santa ragione. Calci, pugni e colpi a
suon di bottiglie di rotte. Una decina almeno gli immigrati protagonisti di
questa rissa avvenuta in via Tommaseo ma stavolta nessun regolamento di conti.
Romeni, moldavi, algerini, marocchini e tunisini si sono affrontati a muso duro
sotto l’effetto dell’alcol. L’immediato intervento della polizia ha riportato
la calma anche se un paio di contendenti sono stati sorpresi ancora a fare a
cazzotti. Così sono stati riportati alla calma, trasferiti in questura e
denunciati a piede libero per rissa. L’episodio è avvenuto l’altro pomeriggio intorno alle 19 in via Tommaseo. Passanti e residenti hanno iniziato a chiamare il 113 dicendo che vedevano una decina di extracomunitari fare a pugni. Non solo, qualcuno impugnava anche bottiglie rotte. Immediatamente sul posto sono intervenute le Volanti e sentendo le sirene la maggior parte dei contendenti si è allontanata. Quando gli agenti sono arrivati c’erano però un romeno ventisettenne e un tunisino diciottenne che ancora si stavano picchiando. I due sono stati subito divisi e accompagnati in questura per essere identificati. I poliziotti hanno poi passato al setaccio la zona per vedere se c’erano gli altri partecipanti alla rissa. Ma erano già scappati tutti. A terra c’erano solo i cocci delle bottiglie IL GAZZETTINO (Treviso) Animata discussione ieri pomeriggio a Sant’Antonino Dalle parole grosse ai fatti
Scoppia la rissa fra ghanesi
(S.M.) Rissa con una donna ferita ieri pomeriggio attorno alle 19 di fronte alla chiesa di S. Antonino. A scaldare gli animi, pare sia stata qualche parola di troppo occorsa tra due gruppi di ghanesi, in tutto cinque, gli uni residenti nelle case a schiera davanti al campanile, gli altri là convenuti per trascorrere la serata, come accade ogni fine settimana quando gli immigrati si ritrovano a suonare musiche tradizionali e a passare del tempo assieme. A raccontare quanto accaduto è uno dei residenti: "Sono venuti una donna e un ragazzino, già ubriachi. Si sono avvicinati a noi, che li conoscevamo poco. Quando hanno alzato la voce, gli abbiamo detto di andar via, ma la donna soprattutto si è arrabbiata, ci ha spinti e poi ha colpito con un gomito la porta i vetro". Naturalmente il portone si è sfasciato, e la ghanese è rimasta ferita lievemente al braccio. Un’ambulanza del Suem 118 l’ha portata in pronto soccorso per le medicazioni d’urgenza. Sul posto sono intervenuti anche i Carabinieri della Stazione di Treviso, che, sentiti i testimoni che non hanno intenzione di sporgere denuncia, hanno deciso di non procedere d’ufficio viste le lesioni di lievissima entità riportate dalla donna. IL GAZZETTINO (Venezia) ERACLEA Soccorsi dopo l’incidente
aggrediscono i carabinieri
(F.C.) Soccorsi dopo l’incidente, prendono a sputi e spintoni i carabinieri. Se la ricorderanno la loro notte brava, i due ragazzi di Eraclea che i militari dell’arma hanno arrestato all’alba di ieri: oltre alla macchina sfasciata dal botto, per loro anche le manette che li porta a dovere rispondere dei reati di resistenza a pubblico ufficiale, oltre che di guida in stato di ebbrezza e ingiuria aggravata; i singoli carabinieri, inoltre, potranno procedere in sede civile per i danni subiti (il reato di oltraggio a pubblico ufficiale è stato rimosso dal codice penale). Il tutto è accaduto vero le 4.30 di ieri notte. È a quell’ora che la Crysler con a bordo Z.S., 35 anni, e C.D., di 33, è finita contro un palo della luce. Un impatto terribile che ha fatto temere al peggio: quando la vigilanza privata della Civis è giunta sul posto, i due giovani erano stesi sull’asfalto esanimi. Poco dopo iniziavano a dare segni di vita. Ai carabinieri, giunti sul posto, i due si dimostravano poco collaborativi. Anzi, reagivano con offese, sputando contro i militari dell’Arma, spingendoli e colpendoli. Ai carabinieri non è rimasto altro da fare che bloccarli e arrestarli e portarli in carcere, a disposizione del pm Luca Marini. IL GAZZETTINO (Padova) BASSA PADOVANA Controlli anti droga e alcol fuori
dai bar a Piove, Maserà, Monselice e Albignasego Sono
troppi e numerosi gli assembramenti di giovani il venerdì e sabato sera sulle
piazze dei comuni più grandi, come Piove di Sacco, Albignasego, Monselice. E
sono molte anche le segnalazioni che arrivano dai cittadini sia per il rumore,
sia perché pare non "girino" solo spritz e birre. Così i carabinieri
delle stazioni di Piove e della Bassa Padovana venerdì notte hanno effettuato
un controllo ad ampio raggio dei bar e degli esercizi pubblici più "gettonati"
dai giovani, avvalendosi di un’unità cinofila. Due
le patenti ritirate perché il proprietario era alla guida con tasso alcolico
sopra i limiti di legge: una ad un cittadino piovese che si era introdotto con
l’auto all’interno dell’isola pedonale a Piove di Sacco. Per lui, oltre al
ritiro del documento di circolazione, è scattata anche la multa. L’altro
automobilista con una dose di alcol superiore al minimo è stato pizzicato a
Maserà. Nel
bar centrale di Albignasego i militi sono arrivati quando gli spacciatori di
hashish se n’erano già fuggiti, ma hanno trovato tracce dello stupefacente sul
pavimento, segno che nella fretta di scappare qualcuno si era liberato della
droga. In un bar-trattoria di Maserà, invece, un minorenne è stato segnalato
per essere stato sorpreso dai militi con una dose di hashish in tasca. Il
controllo dei carabinieri si è incentrato anche sulla presenza di
extracomunitari. Nella zona di Piove di Sacco e Sant’Angelo, sono stati una
ventina di questi ad essere fermati e invitati a declinare generalità e
permesso di soggiorno. Due sono stati portati in questura perché erano in
Italia in forma irregolare. G.P LA SICILIA drammatica corsa dei carabinieri Marco Faraone, 35 anni, coniugato, disoccupato,
pregiudicato, era ritornato libero, dopo essere stato ammanettato dalla polizia
per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, dopo una permanenza detentiva di
pochi giorni. Appena il tempo di respirare la riconquista libertà, ed ecco, per
Marco Faraone, un’altra disavventura che lo ha portato diritto diritto in
carcere IL GAZZETTINO (Vicenza) MERANO - Da domenica scorsa, per 6
giorni e 6 notti, con guaiti sempre più flebili e avvicinando il suo muso al
volto del padrone come volesse svegliarlo, una cane Collie ha vegliato il corpo
di un uomo morto cadendo in un incidente di montagna. Protagonista
della storia è Alko, un collie bianco e nero dal lungo pelo, di due anni.
Domenica scorsa Alko, nel pomeriggio, era uscito da un albergo di Scena, sopra Merano,
con il suo padrone, U.S. 48 anni. L’uomo, un cittadino tedesco originario del
Baden Wuerttemberg, era da poco arrivato in vacanza nel meranese con la moglie
per un periodo di assoluto riposo. Soffriva, come hanno poi fatto sapere le
forze dell’ ordine, di una sorta di depressione per problemi legati al consumo
di alcol. Cane e padrone domenica scorsa dovevano fare solo un passeggiata in
montagna, una sgambata breve che mettesse appetito. Invece non hanno più fatto
ritorno. La donna, attesa invano l’ora di cena e poi la tarda serata, ha così
dato l’ allarme. Subito si sono messe in moto squadre di soccorso cominciando
le ricerche che sono andate avanti anche il giorno successivo e così ancora per
altri giorni: tutto inutile, nessuna traccia dell’uomo e del suo cane. Ieri
mattina è stata così organizzata una battuta in grande stile con forte
spiegamento di uomini del soccorso alpino, dei vigili del fuoco e delle forze
dell’ordine: 200 persone in tutto che hanno setacciato la montagna. Alla fine,
in fondo ad una strettissima gola dove scorre un torrente, il cane ed il corpo
senza vita dell’uomo sono stati avvistati. Il tedesco era morto con ogni
probabilità già domenica scorsa, caduto nel burrone e tra le rocce per una
dozzina di metri. Il cane Alko era lì, esausto, impotente accanto al corpo del
padrone su cui aveva vegliato per sei giorni e sei notti in attesa di un cenno
di vita che non è mai arrivato. Visitato da un veterinario, il collie è stato
comunque trovato in condizioni accettabili: ha potuto infatti bere l’acqua del
torrente non perdendo così completamente le forze. L’ipotesi
più probabile è che il turista sia finito inavvertitamente in una zona molto
pericolosa, a strapiombo sulla gola rocciosa. Oppure, è un’altra ipotesi,
potrebbe anche essersi trattato di un gesto volontario e disperato di una
persona in difficoltà. Solo Alko sa la verità, ma non può raccontarla. An: «Pagano vieti
l’alcol in strada dopo mezzanotte» ubriaca sull’auto fermata
dai carabinieri impennata di liti,
furti e consumo di alcol ubriaco mentre guida
si scontra con un’auto ubriaco perde il
controllo dell’auto distrugge uno scooter e abbatte un palo alcolismo e violenza
l’islamismo non c’entra troppo alcol, via
cinque patenti Barista rifiuta di
servirli Ubriachi danneggiano locale Raikkonen, piede
pesante e gomito? alto Al volante ubriachi:
tre patenti ritirate Alcol vietato dopo le
21 multato il primo locale |
|
|
© asaps.it |