(ASAPS) COMO – La notizia è arrivata in redazione dal nostro referente presso la città lombarda. Alcune settimane fa, una postazione fissa per la rilevazione della velocità, allestita da un comando di Polizia Locale del circondario, aveva fotografato una potente Yamaha R1: per intenderci, la versione commerciale del bolide giapponese con cui Valentino Rossi ha stravinto l’ultimo motomondiale. Nel cuore della notte, la dueruote aveva superato di oltre 60 km orari il limite imposto in quel tratto di strada. L’immagine, scattata dall’autovelox aveva permesso agli agenti della municipale di accertare – seppur presa da dietro – che al manubrio c’era una persona apparentemente maschile, ma al momento di declinare le proprie generalità, il proprietario della moto – un uomo – aveva dichiarato che alla guida c’era in realtà la madre, una signora di 67 anni, che aveva confermato. Gli agenti, insospettiti, hanno inoltrato un primo rapporto alla Procura della Repubblica, che ha deciso di aprire un procedimento penale delegando le indagini alla Sezione Polizia Stradale comasca. Gli investigatori della specialità hanno cominciato gli accertamenti, prima acquisendo agli atti il verbale di contestazione e il discusso fotogramma, confermando ovviamente il dubbio sollevato dai colleghi della Polizia Locale. Il Pubblico Ministero competente ha deciso di andare fino in fondo, disponendo alla Stradale una perquisizione e ordinando il sequestro della moto, arrivando persino a richiedere l’esecuzione di un esperimento giudiziario: in sostanza, gli agenti hanno verificato se la donna fosse in grado di condurre un veicolo così particolare, ottenendo l’ammissione delle proprie responsabilità del proprietario della moto, denunciato per false attestazioni. Il difensore di fiducia ha già chiesto il patteggiamento, chiedendo nel contempo l’assoluzione della signora. Negli ultimi tempi, secondo alcuni approfondimenti dell’Asaps presso i suoi referenti sparsi in tutta Italia fra tutte le forze di polizia, sarebbe in atto da parte dei multati per eccesso di velocità, un massiccio ricorso ad arzilli vecchietti o a prestanome, che si assumerebbero la responsabilità delle violazioni al codice della strada, con le conseguenti decurtazioni di punti. In alcuni casi sono stati accertati addirittura addebiti di punti a persone decedute. L’Asaps coglie l’occasione per ricordare che dichiarare il falso costituisce un reato penale, punibile con pene fino a due anni di reclusione. (ASAPS) Cosa si fa per non perdere i punti della patente. La gente di 30 o 40 anni, ricorda
senz’altro i pomeriggi al mare nei burrascosi anni ’70, quando sulla battigia,
da ragazzini che eravamo, divoravamo gli albetti popolari di Braccio di Ferro e
Geppo, di Topolino e Nonna Abelarda. Ora, non vorremmo dare della nonna alla
“centaura” di 67 anni, che nel cuore di una notte del terzo millennio sarebbe
stata immortalata da un’autovelox in sella ad una potentissima Yamaha R1, una
delle moto più veloci e performanti disponibili sul mercato. Ma torniamo per un
attimo a Nonna Abelarda: la ricordate? Era una simpatica eroina in
controtendenza del fumetto in bianco e nero e vinavil, un’arzilla signora
ultracentenaria disegnata da un grande maestro del comics italiano, Giovan
Battista Carpi. In quelle tavole, la nonnina con il mento sporgente e il porro
sul naso, salvava il nipote Soldino, sovrano dello stato di Bancarotta, dalle
cattiverie del ministro Scartoffia, alternando azioni e scazzottate da
Charlye’s Angels a puntate nelle cucine di palazzo, ove sfornava squisitezze a
forma di torta. Proprio a Nonna Abelarda devono aver pensato i colleghi della
Polizia Locale di un comando nel comasco, quando si sono visti recapitare una
dichiarazione di una signora di 67 anni, che si assumeva la responsabilità di
un eccesso di velocità nel cuore della notte, in sella a quella poderosa Yamaha
(del figlio) di cui si diceva poc’anzi. Eppure, la foto, indicava tutt’altre
fattezze del centauro che la dominava, con spalle poderose e abbigliamento
decisamente maschile. Quanto basta per scrivere due righe al magistrato, che ha
delegato la Polizia Stradale ad approfondire l’arcano: perquisizione, sequestro
della velocissima moto ed esperimento giudiziario, con la sfida di Scartoffia
al giovane sovrano Soldino: se la signora sa guidare la moto, ci faccia vedere.
Stavolta, però, Nonna Abelarda non l’ha spuntata, perché in moto non ci sapeva
proprio andare: il giovane motociclista ha chiesto il patteggiamento e il
legale di famiglia ha chiesto l’assoluzione della madre. Ironia a parte, la
ricerca di una scappatoia, stavolta, è costata cara al furbo di turno,
rimediando – oltretutto – davvero una brutta figura, più consona ai panni del
simpatico “Nerone bandito pasticcione”, piuttosto che quelli di Soldino, quasi
sempre salvato in extremis dall’amorevole Nonna Abelarda. Meglio Nonna Papera e
il suo pigro fattore Ciccio, che anche sul trattore preferiva andare piano,
evitando così le multe del commissario Basettoni e dell’ispettore Manetta. Dire
bugie alla Polizia, è un reato, e non sempre – per quanto furbi – si riesce a
farla franca. Farsi beccare può costare fino a due anni di prigione. Una volta
dentro, non ci sarà certo Paperinik, a tirarvi fuori. Meditat. |
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