Un curioso incidente
stradale in Argentina Un istruttore della
Polizia al lavoro mentre insegna “merci pericolose”
(ASAPS) BUENOS AIRES (ARGENTINA) – Le strade argentine restano pericolosissime: infatti, nonostante le drastiche misure intraprese nell’ultimo anno, che comprende anche l’uso di cinture di sicurezza sui minibus, il livello della sinistrosità resta altissimo. Ogni 6 ore, in questo stato, muore una persona in un incidente in cui sia coinvolto un veicolo da trasporto pubblico o commerciale. Cifre da far paura davvero, ed alle quali il governo federale sta cercando di porre rimedio. L’associazione civile “Lottiamo per la Vita” si è presa la briga di analizzare il terrificante bollettino di questa grossa fetta di sinistrosità, scoprendo che nel 2005 (dunque dati freschi rispetto all’Italia, dove disponiamo per ora del solo 2004) sono morti in incidenti stradali ben 1.790 passeggeri. I dati, in realtà, erano già stati elaborati alcune settimane fa, ma sono tornati prepotentemente alla ribalta dopo una serie di incidenti mortali sulla strada provinciale di Santa Fe, dove in 16 giorni sono morte 17 persone, mentre 40 hanno riportato ferite gravissime. Alberto Silveira, presidente di “Luchemos por la Vida”, ha parlato di dati pazzeschi, ed ha esaminato la situazione di altri paesi occidentali, facendo scoprire al paese che è possibile fare qualcosa: “… nei paesi sviluppati – ha detto – gli incidenti con il coinvolgimento di veicoli da trasporto pubblico riguardano percentuali molto basse, tra l’1 ed il 2%. Qui in Argentina siamo a livelli folli, con un dato che supera il 25%. Questo perché gli autisti professionisti del nostro paese – ha aggiunto Silveira – sembrano incapaci di diminuire la velocità, nemmeno quando c’è la nebbia. Un comportamento diverso, da parte loro, cambierebbe le cose”. C’è dunque un problema di mentalità, di scarsa coscienza, di fronte al quale nemmeno la durissima azione repressiva decisa dal governo federale ed affidata alla polizia stradale ed a quella locale, sembra sortire effetti. Si consideri che dal gennaio 2005 al giugno 2006, sono stati confiscati su strada 2.278 pullman di lunga distanza – uno dei principali mezzi di trasporto del paese, perché non avevano superato la revisione della Commissione Nazionale di Regolazione del Trasporto (CNRT), una sorta di motorizzazione civile. Il 40% dei veicoli sequestrati erano truccati, capaci cioè di raggiungere velocità automobilistiche, mentre il 60% sono risultati praticamente clandestini. C’è poi da considerare che gli autobus regolarmente autorizzati a circolare su percorsi extraurbani, in Argentina, sono relativamente pochi: in tutto risultano attive 4.100 licenze (ad ogni licenza corrisponde un veicolo), delle quali 2.300 appartenenti ad una compagnia con sede a Buenos Aires che effettua ogni giorno collegamenti con tutte le province. È così che i dati diffusi dall’associazione di Silveira fanno letteralmente rabbrividire, perché significa che un terzo del trasporto pubblico in Argentina era affidato ad abusivi, e le operazioni sono ancora in corso. Le associazioni di consumatori tuonano ed a loro risponde il capo della motorizzazione federale, di evidenti origini italiane. “Il nostro compito è quello di verificare lo stato delle licenze – risponde il capo della CNRT Alejandro Rusconi – ma il compito di intervenire su strada ed impedire che le organizzazioni criminali, senza alcun scrupolo, continuino in questa concorrenza omicida spetta alle forze di polizia in termini operativi ed allo stato in termini di educazione stradale. In questo paese ne serve molta”. Il codice della strada argentino prevede che i veicoli da trasporto pubblico vengano sottoposti a revisione ogni 6 mesi, mentre le licenze commerciali sono rivalutate almeno una volta al mese. “Il fatto è che non si tratta di un problema tecnico – aggiunge Rusconi – ma di incoscienza. Quasi tutti gli incidenti che vedono coinvolti i pullman sono dovuti al comportamento imprudente degli autisti”. In effetti, le revisioni periodiche sembrano molto severe e il veicolo viene sottoposto semestralmente ad un controllo su 12 postazioni: si va dalla verifica del cronotachigrafo all’efficienza delle cinture di sicurezza (qui obbligatorie per i passeggeri), alla presenza di martelli frangivetri egli estintori di bordo, dallo stato dei pneumatici fino al limitatore di velocità, spesso dotato di pulsanti nascosti per la sua disattivazione. Nell’ultimo anno sono state contestate 7.443 multe. Gli italiani che si recano in quel paese sono avvertiti. (ASAPS) |
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