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Notizie brevi 04/09/2006

da Repubblica.it - Una ragazza muore prima di laurearsi al suo posto va la madre e discute la tesi

Pescara, vittima di un incidente. "Era il suo scopo principale"

di GIUSEPPE CAPORALE

PESCARA - Mancavano solo due mesi alla sua laurea in psicologia. Aveva preparato con tanta fatica la tesi su "Watson e lo studio dell’ottimismo". Silvia Luciani, 24 anni, con i suoi studi, sognava di aiutare i bambini in difficoltà. Lei e la sua aspirazione, all’appuntamento con la commissione d’esame, non sono mai arrivati. Silvia è morta in un incidente stradale. Al suo posto, il giorno previsto per la discussione della tesi, l’ultima giorno utile della sessione estiva, si è presentata la madre.

I genitori di Silvia

Lidia, 49 anni, casalinga, ex operaia tessile con licenza elementare, si è seduta davanti alla commissione con una relatrice ed ha consegnato ed illustrato ai docenti, lo studio preparato dalla figlia. Dopo la relazione, attimi di commozione e l’annuncio del presidente: "Complimenti signora, oggi sua figlia si è laureata". A seguire, la consegna della pergamena con una dedica della docente più legata alla ragazza: "Silvia, hai superato con successo il tuo curriculum accademico, la prova finale dedicata a un tema originale. Ti piaceva e avevi già svolto la parte generale. Mi auguro che il tuo lavoro possa essere continuato e dare frutti: penserò sempre a te con grande affetto. La tua professoressa. Claudia Casadio". Una laurea simbolica ma con tutto il crisma dell’ufficialità. Un’ora dopo, amici e parenti, si sono ritrovati davanti alla sua tomba, per una insolita festa di laurea. Tra la gioia e il dolore. Tanti confetti sparsi su quella tomba bianca.
Erano in cinque, sulla Opel Zafira che, la notte del 25 maggio, sbandò in una curva e finì contro un palo della luce. Tutti ragazzi. Silvia fu l’unica vittima. Lo schianto avvenne sul fianco sinistro, lato posteriore, il posto occupato da Silvia che, forse, aveva il finestrino semiaperto. Per lei non ci fu nulla da fare. Morì sul colpo. Gli amici stavano accompagnandola a riprendere la macchina, che aveva lasciato parcheggiata dall’altra parte del paese, Cugnoli, in provincia di Pescara.
La laurea, raccontano, era il suo scopo principale. Aveva ultimato gli esami diverse settimane prima e stava lavorando a una tesi sperimentale, un progetto innovativo: l’ottimismo come medicina. Questo deve aver spinto la madre, ad un mese dalla morte, a presentarsi alla segreteria dell’università. "Voglio capire se è possibile assegnare la laurea a mia figlia" chiede. Ma la legge non lo consente. "Spiacenti, si può solo in caso di guerra" la risposta.
Lidia, però, non si dà per vinta. Chiede aiuto alla relatrice della tesi, Claudia Casadio, docente di Logica. Coinvolge anche Rossella Santoro, una delle migliori amiche della figlia, anche lei laureanda. Ottengono il sostegno della commissione d’esame. La tesi, in via eccezionale e in forma speciale, si può discutere.
Quando, il giorno stabilito, è entrata nella sala stracolma, coi laureandi emozionati e i parenti in attesa della discussione delle tesi, mamma Lidia ha sentito le gambe tremare. "Non sono riuscita a restare in piedi, mi sono dovuta sedere. Ma sono uscita dall’aula con una forza da leone. Sentivo Silvia dentro di me. Spero che questa storia sia di stimolo alle altre mamme che soffrono il mio stesso dolore, perché reagiscano piuttosto che rinchiudersi in casa".
Queste le parole del presidente di commissione alla fine dell’esame. "Facciamole un grande applauso: Silvia è una dottoressa, curerà i pazienti dal cielo". Lidia ringrazia. "Mi sento come la mamma di una figlia che ha avuto 110 e lode. Adesso ho in casa questa pergamena, che per me è molto importante".


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Lunedì, 04 Settembre 2006
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