LA PROVINCIA DI CREMONA La tragedia di Castelvetro. Denunciato per omicidio
colposo e guida in stato di ebbrezza il conducente dell’auto Sotto accusa il guard-rail killer Ha trafitto l’auto su cui viaggiava il 16enne Niccolò
Rigoni di Mauro Cabrini CASTELVETRO — La procura della Repubblica di Piacenza, e
nello specifico il sostituto procuratore Gilberto Casari, ha aperto
un’inchiesta sullo schianto costato la vita, lo scorso sabato notte, al 16enne
Niccolò Rigoni. L’ipotesi di reato è omicidio colposo e l’unico indagato è il
conducente della vettura su cui il giovane viaggiava, il 48enne di Castelvetro
Massimo Ferrari. Sottoposto a alcol test, e risultato positivo, è anche
stato denunciato dagli agenti della polizia stradale di Piacenza per guida in
stato di ebbrezza. E gli è stata ritirata la patente. Accertato che il
piacentino al volante era ubriaco, gli inquirenti che si sono occupati dei
primi rilievi stanno comunque continuando a compiere accertamenti. E’ stata
ricostruita ormai con sufficiente precisione la dinamica dell’incidente
mortale: la Opel Astra condotta da Ferrari, con a bordo il figlio 19enne
Franco, il coetaneo Matteo Robuschi e Niccolò, viaggiava dalla frazione San
Pedretto verso Castelvetro ed è finita fuori strada all’imbocco del sovrappasso
dell’A21 in località Avalli. Secondo la prima impressione, in attesa dei
risultati dell’autopsia, ad uccidere il 16enne, che stava sul sedile
posteriore destro della station wagon, non sarebbe stata la violenza dell’urto
ma invece l’impatto con il guard-rail, che si è infilato come una lama
nell’abitacolo e ha colpito proprio il ragazzo. Ammazzandolo sul colpo (*).
Resta da stabilire se quella porzione di barriera protettiva diventata killer a
mezzanotte e mezza del sabato sia, o meno, a norma: l’iniziale percezione dei
poliziotti è che la lista di zinco fosse troppo sporgente e troppo alta. Ma,
ovviamente, non basta una sensazione maturata ad occhio nudo: servono
misurazioni, bisogna valutare il progetto, verificare se l’installazione lo ha
rispettato. Insomma, per avere certezze sarà necessario eseguire una perizia
tecnica. Che al momento non è stata disposta ma che non è escluso venga
commissionata nelle prossime ore visto che gli investigatori hanno informato il
magistrato di quella ‘apparente anomalia’ riscontrata durante il primo
sopralluogo. La stessa magistratura ha posto sotto sequestro anche la vettura
della morte. Potrebbe essere sottoposta a un controllo per evidenziare
eventuali guasti meccanici causa del fuori strada ma l’orientamento di chi
indaga è già preciso e non sembra bisognoso di ulteriori conferme: Ferrari ha
sbandato, e poi perso il controllo del veicolo, per una personale
disattenzione, forse unita alla velocità troppo sostenuta. Restano, per il
momento, il dolore enorme dei famigliari e il lutto di tutto il paese. Colpito
al cuore da una nuova tragedia nei giorni della sagra. (*) Nota: il guard rail serve per
la sicurezza, se ci sono state irregolarità è una cosa gravissima. Ma in questo incidente il guard rail non è il solo killer: è del tutto probabile che se l’autista fosse stato sobrio, quel guard rail sarebbe rimasto lì, intatto, e nessuno avrebbe mai messo in discussione il suo posizionamento. IL MATTINO (SALERNO) Travolto in moto e ucciso… Travolto in moto e ucciso, da due ucraini ubriachi a bordo di un’auto, che non si fermano a soccorrerlo. Francesco De Michele, 18 anni, salernitano, studente del liceo scientifico «Severi», residente in via Picarielli n.2, è spirato poco dopo il ricovero in ospedale, nella notte tra domenica e ieri. Le gravi lesioni interne non gli hanno lasciato scampo. Quaranta giorni di prognosi per l’amico, Paolo De Angelis, che era con lui sullo scooter e ha riportato lesioni multiple e fratture, ora ricoverato in ortopedia, sotto choc. I due stranieri, individuati e fermati poco dopo dalla polizia, sono stati denunciati per omissione di soccorso e perchè sprovvisti di documenti che attestano il permesso di soggiorno. Il reato puù grave, di omicidio colposo, non è stato ancora attribuito. Gli ucraini, durante l’interrogatorio in questura, hanno infatti ripetuto di non essere alla guida dell’auto, riferendo di un terzo uomo che sarebbe scappato. Intanto oggi, nella chiesa di S.Margherita a Pastena, sono previsti i funerali del giovane, figlio di un noto commerciante di abbigliamento. IL MATTINO (SALERNO) Investito da ucraino ubriaco, muore a 18 anni LUCIANA MAURO Un rumore assordante, nel cuore della notte. La Volkswagen Golf, con a bordo due ucraini, giunge in via Ugo Foscolo, al quartiere Santa Margherita di Pastena, a tutta velocità. Alla guida c’è una persona visibilmente ubriaca, che non si avvede dello scooter, un Beverly Piaggio 250, che all’incrocio della strada, non ha il tempo di frenare. L’impatto con l’auto è violentissimo. I due ragazzi sul mezzo, Francesco De Michele, 18 anni, e Paolo De Angelis di 17, entrambi studenti al liceo scientifico Severi e residenti al rione Picarielli, vengono sbalzati dalla sella. Il primo è catapultato sul parabrezza dell’auto, poi contro un albero, l’altro finisce a terra dopo un volo di diversi metri. Intanto la Golf procede la sua folle corsa, danneggiando alcune auto in sosta e una cabina elettrica. Nessuno degli occupanti si ferma a soccorrere i due giovani, a terra agonizzanti. Sono le due di notte, il quartiere Santa Margherita, nel cuore della zona orientale, è sveglio. Qualcuno scende in strada per prestare i primi soccorsi ai feriti, in attesa delle ambulanze dell’Humanitas, che giungono con i rianimatori a bordo, dopo pochi minuti. Francesco e Paolo sono a terra sanguinanti. Il primo, che appare più grave, ha perso coscienza. Era alla guida dello scooter, quando l’auto è sopraggiunta come un bolide. «Aiutateci», supplica Paolo, l’unico che, malgrado gravemente ferito, riesce a parlare con i soccorritori. L’ambulanza riparte a sirene spiegate, verso il pronto soccorso del San Leonardo. Francesco è il primo ad entrare in sala tac. I medici osservano il quadro clinico, preoccupante. Ha gravi lesioni interne, difficilmente potrà farcela. Si lotta con la morte, nel reparto di rianimazione, fino alle 3,30, quando il cuore del giovane studente si ferma. Paolo, il suo amico più caro, è vivo per miracolo, ma si dispera, chiede di lui. Ha lesioni multiple e una gamba fratturata. I sanitari lo trasferiscono in ortopedia, dove resta ricoverato con una prognosi di quaranta giorni. La salma di Francesco De Michele viene portata in obitorio. Poco prima dell’alba, inizia l’andirivieni di familiari e amici. Lo strazio dei genitori, Ciro De Michele, commerciante all’ingrosso di biancheria intima, e Marta Guida, casalinga, dei due fratelli del giovane, è incommensurabile. Nessuno vuole credere che in quella notte d’estate che sembrava serena, si sia consumata la tragedia. Più tardi arriva il medico legale, Giovanni Zotti, per l’esame esterno. Le cause della morte sono chiare: spappolamento degli organi interni, causato dall’urto violentissimo. A questo va aggiunto un trauma cranico inevitabile, poichè al momento dell’urto, pare che entrambi i ragazzi fossero senza casco. Anche i rilievi sul luogo dell’incidente sono chiari: nessun segno di frenata della moto, che procedeva a velocità regolare. Nei guai invece i due ucraini, N.M. di 22 anni e P.B. di 30, rintracciati dalle volanti poco dopo l’incidente e sottoposti a fermo. Saranno denunciati in stato di libertà per omissione di soccorso e perchè sprovvisti di documenti di riconoscimento e del permesso di soggiorno. Ancora incerta l’attribuzione del reato più grave, di omicidio colposo. Durante l’interrogatorio, i due stranieri, infatti, negano di essere stati alla guida dell’auto. Parlano di una terza persona, ma non ne rivelano l’identità, sono confusi e la loro versione appare più una scusa per autoscagionarsi. Nelle prossime ore, rivelano in questura, il quadro delle responsabilità sarà più chiaro. IL MATTINO (SALERNO) Aveva già acquistato i quaderni per la scuola Sgomento e incredulità, nella mattinata di ieri, in via
Ugo Foscolo, nel quartiere Santa Margherita di Pastena. Qui, al civico 2, abita
da anni la famiglia De Michele. Molto conosciuto il capo famiglia, Ciro,
commerciante e proprietario di una piccola azienda di abbigliamento intimo,
sulla zona industriale. La moglie, Marta, è casalinga. Hanno tre figli, il
secondo, Francesco, non c’è più. È spirato in piena notte, in rianimazione, al
Ruggi D’Aragona. «Un incidente assurdo - commentano i residenti nei negozi
vicini - quell’auto correva all’impazzata, ha travolto i due giovani sullo
scooter ed è sfrecciata via. Il rumore fortissimo ha svegliato tutto il quartiere».
Popoloso e attento, il rione della zona orientale dove Francesco era nato e
cresciuto. Aveva frequentato la scuola media «Gatto», al Paradiso di Pastena,
poi si era iscritto al liceo scientifico «Severi», a due passi da casa, dove
quest’anno avrebbe frequentato l’ultimo anno, per conseguire la Maturità. «Un
ragazzo serio, molto studioso e appassionato di computer - raccontano di lui
nel quartiere Santa Margherita - frequentava anche la chiesa, la sua è una
famiglia di persone piene di fede, di onesti lavoratori. I genitori non
meritavano questo dispiacere». Domenica scorsa, Francesco era stato con Paolo,
suo amico del cuore, iscritto al quarto anno al suo stesso liceo, ad una festa
di amici comuni. Di solito, entrambi, non si attardavano mai in strada, neanche
d’estate. L’allegria, la buona compagnia, li aveva però contagiati. Quando si è
giovani il tempo scorre velocemente, soprattutto in una serata di festa.
All’una circa avevano lasciato il gruppo di amici e si erano diretti verso
casa. L’abitazione di Francesco dista poco da quella dell’amico e, giunti
all’incrocio di via Ugo Foscolo, bisognava solo percorrere un viale per essere
alla meta. Ma il destino non ha voluto così. In quel bivio maledetto, l’auto
con a bordo gli stranieri ubriachi, è giunta come un razzo e li ha travolti. In
pochi minuti si è consumato un dramma che ora investe l’intera zona, dove le
famiglie dei due studenti sono molto conosciute. Paolo, sopravvissuto alla
tragedia, piange nel letto d’ospedale la morte del suo più caro amico. Non
vuole credere che tutto sia successo in modo tanto veloce e incredibile. Anche
se privi dell’elmetto di sicurezza, i due ragazzi procedevano a velocità
regolare e così hanno imboccato l’incrocio. Una dinamica emersa chiaramente dai
rilievi svolti sul luogo dell’incidente. Duri e amari i commenti della gente
del posto, sugli investitori. «Non siamo razzisti, ma non è la prima volta che
questi stranieri guidano ubriachi e investono le persone - si sfoga il titolare
di un supermercato - per me è gente pericolosa, perchè non ha niente da
perdere». Il dolore prende il sopravvento, anche tra gli amici più cari di
Francesco, che ieri mattina hanno affollato l’ingresso dell’obitorio, al Ruggi
d’Aragona. «Non si può morire così, per la scelleratezza di altre persone -
urla piangendo un giovane alto e biondo - sta accadendo tropo spesso, la nostra
è una città con troppi rischi». Poche certezze, per i giovani come Francesco e
Paolo, oltre le insidie di una strada che, dopo ore trascorse in allegria, li
ha catturati nel buio. Dei due, uno non è sopravvissuto, non vedrà più la luce,
ma in quella strada mani pietose depositeranno un fascio di fiori. E anche
quella, come tante altre strade dove resta il simbolo di una vita che se ne va,
drammaticamente, ricorderà quel ragazzo esile, con gli occhi grandi e il volto
da bambino. Un cartolaio della zona racconta che, pochi giorni prima, Francesco
aveva acquistato un pacco di quadernoni. A giorni sarebbe rientrato nel suo
liceo, per diplomarsi. Anche sul suo banco, gli amici lasceranno un fiore (*).
l.m. (*) Nota: speriamo che oltre a
lasciare un fiore imparino ad indossare sempre il casco quando vanno in moto. E a non guidare mai dopo aver
bevuto. Sarebbe il modo più intelligente
per cercare di dare un senso ad una tragedia che senso non ne ha. Queste tragedie non sono inevitabili. IL MATTINO (SALERNO) AL QUARTIERE EUROPA Barbone pestato, forse una ritorsione «indiretta» Si sono avventati sul barbone ucraino, sdraiato su una panchina di via Raffaele Guariglia, al quartiere Europa, e lo hanno massacrato di botte. Responsabili del gesto, disumano e inspiegabile, sono cinque ragazzini, tutti minorenni, che sono poi scappati senza lasciare tracce. Solo due, sospettati di far parte della gang, sono stati fermati dai poliziotti, ma non è ancora certo si tratti delle stesse persone. Lo straniero è stato lasciato in un lago di sangue, e soccorso da alcuni passanti che, alle 13 di ieri, hanno assistito alla terribile scena, ma troppo tardi per intervenire e fermare la furia della baby gang. Pugni e calci sul barbone ucraino, che inutilmente ha urlato, cercando di sfuggire ai selvaggi ragazzini, che hanno continuato a colpire con inaudita ferocia. L’uomo è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di San Leonardo, dove i medici gli hanno riscontrato la rottura del setto nasale e di una mandibola. Pare che alcuni componenti la gang fossero addirittura armato di bastone. Lo straniero, che dovrà restare ricoverato per trenta giorni, non ha saputo raccontare di più, agli agenti delle volanti che lo hanno ascoltato in ospedale. Non conosceva i suoi aggressori e non ha avuto con loro alcun alterco. Al vaglio degli inquirenti c’è anche l’ipotesi che a scatenare la ferocia dei ragazzini, di sicuro residenti nella stessa zona, sia stato il grave incidente notturno nel quale ha perso la vita Francesco De Michele, travolto in moto da due ucraini, che procedevano ubriachi a bordo di una Golf. L’episodio ha suscitato sgomento e sdegno nel popoloso quartiere, poco distante dal rione Santa Margherita, dove si è verificato il terribile incidente. I commenti degli abitanti sono stati molto severi, riguardo alla ”presenza indiscriminata di stranieri che invadono le strade”. E qualcuno ha anche evidenziato la pericolosità di persone ”senza lavoro, nè casa, abbandonate a sè stesse”. L’aggressione appare comunque ingiustificata e bestiale, anche perchè subita da un uomo malconcio che si è visto assalito nel sonno da un gruppo di ragazzi inferociti, senza avere nessuna possibilità di difendersi. Ora è caccia ai responsabili. l.m. IL MATTINO (CITY) Uno dei sanitari è tornato al lavoro Ercolano. Tre medici in stato di ubriachezza nella sede
del 118 (*): era il 26 agosto 2005, ma la vicenda non si è ancora conclusa. Due
mesi dopo l’Asl 5 deliberò la revoca degli incarichi ma i medici presentarono
ricorso al collegio arbitrale e dopo sei mesi di sospensione uno di loro -
trasferito però in un altro presidio del 118 - ha potuto riprendere a lavorare.
Il 3 luglio 2006, invece, l’ordine dei medici ha aperto il processo
disciplinare. I tre sanitari si dovranno difendere dall’accusa di illecito
deontologico. Ai giudici hanno detto di aver bevuto fuori servizio, ricordando
anche le condizioni di degrado in cui versava la loro sede di lavoro. Al
momento prosegue l’indagine penale da parte della magistratura, così come resta
aperto il fascicolo disciplinare istruito dall’ordine dei medici che potrebbe
prevedere anche la radiazioni dei camici bianchi coinvolti. Si attende comunque
la conclusione dell’azione giudiziaria per chiarire le responsabilità dei
sanitari, nella notte tra il 25 e il 26 agosto dello scorso anno. Uno dei
dottori denunciati a seguito dell’alto tasso di alcol elevati aveva dichiarato
al Mattino che «con questa vicenda si era voluto colpire chi aveva, in più
occasione, lamentato la carenza di personale paramedico qualificato e di mezzi
idonei a svolgere un servizio di emergenza». Un’accusa sempre contestata dai
vertici sanitari. (*) Nota: chi conosce i problemi
alcolcorrelati sa bene che colpiscono “a pioggia” ogni categoria di persone,
naturalmente anche i medici del 118. Recentemente un volontario del 118
mi ha raccontato di avere visto personalmente autisti uscire, per portare
soccorso, guidando l’ambulanza del 118 in evidente stato di ebbrezza. Numerosissime in questi anni sono
state le segnalazioni di conducenti di mezzi pubblici che guidavano ubriachi. Non solo è necessario fare molti più controlli alcolemici, nel nostro paese, ma è bene estenderli ad ogni categoria di guidatore, senza fare sconti a nessuno. IL TEMPO LATINA — È stato sospeso dal
servizio un secondino della casa circondariale del capoluogo pontino. Si tratta di un 51enne che da anni lavora nella struttura. Il provvedimento sarebbe scattato in seguito ad una denuncia per minacce presentata da un cittadino del capoluogo. Pare infatti che, mercoledì scorso, l’uomo abbia urtato con la sua bicicletta un’auto che transitava - intorno alle 8.30 del mattino - in via Amaseno. Il 51enne, caduto a terra, in divisa, è stato soccorso dal conducente, ma a quel gli avrebbe puntato contro la pistola d’ordinanza. A detta dell’automobilista, l’uomo - ubriaco, forse per via di una problematica legata da tempo all’alcolismo, la quale gli sarebbe anche costata in passato la sospensione della patente per guida in stato di ebbrezza - lo avrebbe minacciato di morte, in caso non se ne fosse andato via immediatamente. A quel punto sarebbe scattata la denuncia, che come conseguenza ha portato per l’agente la sospensione dal servizio. Ste.Bel. IL MESSAGGERO (Pesaro) Cambio di programma Carmen Consoli annulla i concerti del tour Morto il bassista e ferito il violinista della band in un
incidente stradale, la cantante era attesa a Pesaro venerdì SARA’ cancellato con ogni probabilità il concerto di Carmen Consoli doveva tenere a Pesaro per venerdì al Bpa Palas. La performance della cantante siciliana, uno degli spettacoli di punta in programma alla Festa nazionale de l’Unità , salterà come il resto del tour in conseguenza alla morte del bassista della band Leandro Misuriello e al grave ferimento del violinista, Adriano Muraria , conseguenza di un investimento all’uscita di una discoteca avvenuto l’altra notte a Cagliari subito dopo un concerto. Anche se nella tarda serata di ieri non era arrivato dal managment della cantante nessun comunicato ufficiale sulla cancellazione della data pesarese, la Festa de l’Unità di Milano - dove l’esibizione della Consoli è prevista invece per domenica sera - ha già comunicato ufficialmente la sospensione del concerto. Facile prevedere un’analoga decisione degli organizzatori (Romagna concerti), per quel che riguarda la data di Pesaro. D’altra parte la Consoli, letteralmente sconvolta per quanto avvenuto, aveva già deciso di annullare gli altri impegni di questa settimana e, pare, dell’intero tour. Non è ancora dato sapere dunque quando e come saranno rimborsati i biglietti già staccati dalle prevendite. Mentre si cercano di appurare altri particolari sull’incidente di Cagliari causato da un automobilista che è risultato positivo all’etilotest, destano ancora preoccupazione le condizioni del violinista del gruppo della Consoli. A quanto riferiscono fonti mediche, infatti, il musicista potrebbe rischiare la paralisi. Sgomento e incredulità ha suscitato la scomparsa di Misuriello che dopo il concerto di Cagliari aveva di passare qualche ora in discoteca assieme al collega lasciando il resto del gruppo e la stessa Consoli che invece avevano optato per andare a cena. IL SECOLO XIX Inseguito, nudo, con il machete CENTRO STORICO Il giovane salvato dall’intervento dei
carabinieri. L’uomo denunciato per minacce aggravate Padre sorprende la figlia a letto
con il fidanzatino che scappa in strada Ha pizzicato la figlia a letto con
un ragazzo e, travolto dalla gelosia, ha inseguito il giovane - che era
scappato in strada nudo e coperto solo da un lenzuolo - prima con un coltello
da macellaio dalla lama lunga una ventina di centimetri e poi con un machete
che usano gli indios della foresta amazzonica. Una scena divertente per chi legge, non certamente per il
co-protagonista della vicenda, un ragazzo dominicano di 19 anni, che è riuscito
a salvarsi dal "suocero" infuriato, grazie all’intervento dei
carabinieri. Eppure aveva pianificato tutto,
con la sua fidanzatina, una equadoregna di 19 anni. Un appuntamento cheek to
cheek in casa di lei, con i genitori - naturalmente - assenti. E così sono
entrati nell’appartamento, in uno stabile del centro storico, per trascorre una
torrida notte d’amore. E cosìè stato. Solo che alle quattro del mattino, con i
due piccioncini teneramente abbracciati a letto, è arrivato l’imprevisto: l’ira
funesta del padre di lei. L’uomo, 46 anni, deve aver subdorato qualcosa. Deve
aver intuito che qualcuno mirava alle virtù della figlia e così ha deciso di
fare una sorpresona. E’ entrato in casa come una furia e ha trovato i due
giovani amanti a letto. Il sangue latinos my caliente ha fatto il resto. Il
papà tradito ha preso fra le mani un grosso coltellaccio da cucina ed ha
inseguito il ragazzo per tutta la casa. Il giovane è stato talmente colto alla
sprovvista dall’irruzione del "suocero" che non è riuscito neppure a vestirsi:
ha afferrato il lenzuolo si è cinto i fianchi alla meno peggio ed ha tentato di
scappare mentre l’Otello caraibico brandiva l’arma a mo’ di scimitarra. Fortunatamente la figlia ha momentaneamente placato la sua furia, dando modo all’innamorato di guadagnare l’uscio e scappare in strada dove ha attirato l’attenzione - e come non avrebbe potuto, in quelle condizioni - di una guardia della Lince che ha chiamato il 113. Nel giro di pochi minuti sono giunte due auto di carabinieri che hanno soccorso il giovane, spaventatissimo. Poi si sono messi a cercare l’uomo che, ancora furente, era andato a prendere l’auto per mettersi alla caccia del fuggitivo. Si era portato co n sè una sorta di avvocato di fiducia: un machete dalla lama lunga 50 centimetri. E’ stato bloccato mentre stava avviando il motore. Dopo essere stato placato, i militari gli hanno presentato il conto: è stato denunciato per minacce aggravate, porto abusivo di armi da taglio e, per sovrappiù, anche guida in stato di ebbrezza: si era messo al volante con un tasso alcolico nel sangue quasi da doppia cifra . VIRGILIO NOTIZIE TEDESCA MORTA/ SENTENZA, NESSUNA PROVA VERA IN BARACCA
TEVERE Benyahya non responsabile morte Heizl" Roma, (Apcom) -
"Non appaiono significative le escoriazioni riscontrate sul volto di
Benyahya la sera del suo arresto, atteso che, da un lato, non risulta appurato
con certezza che lo stesso, a prescindere dall’inverosimiglianza della versione
da lui fornita al riguardo (le ferite sarebbero state causate da una caduta dagli
scogli, ndr), si fosse prodotto quelle lesioni nella notte fra il 19 e il 20
agosto". Inoltre, secondo i giudici, non vi sono riscontri rispetto
all’ipotesi formulata dai consulenti della Procura e cioè che quelle
escoriazioni erano dovute al cinturino metallico di un orologio, del tipo di
quello indossato dalla vittima: il confronto diretto fra la morfologia delle
lesioni e gli oggetti metallici rinvenuti ai polsi di Vera, al momento del
recupero del cadavere" non ha portato a una prova certa. Si rimane a
"livello di ipotesi" e le "conclusioni dei periti, pur se
apprezzabili sul piano scientifico e convincenti anche sul piano della logica
comune, non consentono di desumere con ogni possibile certezza che i graffi
fossero la conseguenza di una colluttazione e, comunque, di una colluttazione
intervenuta tra il Benyahya e la Heinzl". Inoltre, sempre a parere dei magistrati, non c’è "indizio inequivoco" della presenza di Vera nella baracca di Nabil: "Essendo rimasto accertato che la distanza di questa (scrivono riferendosi alla baracca, ndr) dal luogo in cui veniva ritrovato il corpo era di circa 2 chilometri". Riguardo alle accuse mosse nei confronti di Nabil, i giudici sottolineano che "rispetto all’evento morte, nella condotta illecita posta in essere dall’imputato - condotta costituita unicamente dalla cessione di sostanza stupefacente e non anche dall’induzione all’assunzione di alcool, non essendo emerso che sia stato Nabil a offrire a Vera vino o altra bevanda alcolica - così da non potersi considerare quell’evento come conseguenza non voluta ma in concreto prevedibile di altro delitto, non sembra possibile attribuire, sotto questo profilo, al Benyahya la responsabilità della morte di Vera Heinzl". LA SICILIA Non bisogna «cantare vittoria». Antonio Fiasconaro Palermo. Non
bisogna «cantare vittoria». I dati alle volte fanno soltanto statistica, ma non
rispecchiano in pieno la realtà che si presta sempre a numerose
interpretazioni. È il caso del consumo di eroina che è in flessione, mentre
aumenta quello di cocaina. È quanto emerge nel «report» regionale sull’utenza dei
servizi per le tossicodipendenze elaborato dall’Osservatorio epidemiologico,
dipartimento dell’assessorato regionale alla Sanità. Rispetto al 2004, la percentuale di soggetti che utilizzano
l’eroina come sostanza d’uso primaria, scende nel 2005, di 2,5 punti
percentuali passando da 70,1 al 67,6. Aumenta, invece, l’uso di cocaina,
assunta prevalentemente per via inalatoria, mentre si conferma la flessione
iniettiva dell’eroina -4,22 per cento. Tra le sostanze d’abuso secondarie la cannabis continua a
detenere il primato della frequenza d’uso seguita soprattutto dalla cocaina che
è scelta come sostanza alternativa all’eroina in una maggiore percentuale di
casi rispetto al 2004 (+0,72). E ancora aumenta leggermente anche l’utilizzo dell’eroina
– dal 2,6 per cento del 2004 al 3,2 del 2005, mentre diminuisce, rispetto al
2004, la percentuale d’uso secondario di tutte le altre sostanze. Altro dato è relativo al numero di nuovi utenti che si
sono rivolti nel 2005 nei Sert della Sicilia. Sono stati 3.828, leggermente
superiore a quella del 2004 quando i nuovi utenti erano stati 3.205. «Attraverso la collaborazione tra Regione e Asl – si legge
in una nota dell’assessorato regionale alla Sanità – il progetto per la
realizzazione di un Osservatorio epidemiologico regionale delle dipendenze
prevede oltre che l’adeguamento dei sistemi informatici per la rilevazione dei
flussi secondo gli standard europei, anche la realizzazione di postazioni Aziendali
facenti capo ai Dipartimenti dipendenze patologiche delle Asl che partecipano
ai principali protocolli nazionali per la stima dell’impatto del problema e
dell’efficacia degli interventi in corso». Il «report» è uno strumento per la sorveglianza e il monitoraggio
della diffusione delle tossicodipendenze in Sicilia, aggiornato al 31 dicembre
2005. Nel censimento emerge come in Sicilia, nel 2005, sia cresciuto il numero
dei soggetti assistiti attestandosi a dicembre dell’anno scorso a 2.004 unità.
Nell’ultimo quinquennio risulta come il rapporto uomo/donna si sia mantenuto
abbastanza costante, con un numero di soggetti di sesso maschile mediamente 9
volte superiore a quello femminile. Gli uomini che nel 2005 hanno fatto domanda
di trattamento ai Sert per la prima volta sono stati 3.393, le donne 135. Rispetto al 2004, l’età media di chi si è rivolto ai
Servizi si mantiene sostanzialmente immutata, sia tra i soggetti che vi hanno
avuto accesso per la prima volta (30 anni) che per quelli già in carico (32 anni). Interessanti anche i dati che riguardano altri tipi di
dipendenze come ad esempio l’alcool con il vino bevanda d’uso prevalente
soprattutto tra le donne, birra e vino tra gli uomini. Per quanto riguarda, infine, i test sierologici, da non sottolineare è la percentuale di soggetti di cui non si conosce con certezza lo stato sierologico ritorna nuovamente, nel caso dell’Hiv, a valori superiori al 50 per cento dopo la seppur lieve flessione del 2004. Lo stesso accade per i test relativi ai virus epatici, per i quali la percentuale di non testati o non noti sale sia per l’epatite B dal 42,7 del 2004 al 47,8 del 2005 che per l’epatite C dal 37,6 del 2004 al 46,4 del 2005. LA SICILIA I Nomadi e la loro storia intramontabile Ribera. Superconcerto del complesso musicale «I Nomadi» a Ribera in programma
per domani sera, alle 21, in piazza Giovanni XXIII. Si tratta di un avvenimento
musicale importante per la città delle arance che negli ultimi anni non ha mai
ospitato grossi nomi della musica leggera italiana. Si prevede che la cittadina
sarà meta di tanti curiosi e amanti della band italiana. Per questa ragione,
l’Amministrazione comunale ha voluto ospitare nella piazza principale della
città il concerto perché vi è più spazio a disposizione del pubblico e dei fans
che arriveranno anche dai paesi vicini. L’evento musicale con uno dei complessi più tradizionali
della musica leggera italiana nella cittadina era atteso da tutta l’estate. Il
gruppo ha tanti fans, tra i giovani e i meno giovani, se si considera che I
Nomadi sono nati nel 1963 con la prima formazione composta da Augusto Daolio,
Beppe Carletti, Franco Midili, Leonardo Manfredini, Gualberto Gelmini, Antonio
Campari. Poco dopo, Gelmini, Campari e Manfredini abbandonarono e
furono sostituiti da Bila Coppellini e Gianno Coron. L’odierna formazione è composta da Beppe Carletti, Danilo
Sacco, Cico Falzone, Danile Campani, Massimo Vecchi e Sergio Reggioli. Con
circa mezzo secolo di storia musicale sulle spalle, il complesso nel 2006 ha
preso parte il 28 febbraio scorso al Festival di Sanremo con il brano «Dove si
va», classificandosi primo nella categoria gruppi e ricevendo il premio «Sala
stampa radio e tv». I Nomadi hanno al loro attivo, oltre a migliaia di
concerti in Italia e all’estero, anche una serie di gare di solidarietà umana e
sociale. Nel gennaio scorso Beppe Carletti si è recato a Meulabho nell’isola di
Sumatra, in Idonesia, per l’ultimazione dei lavori del centro medico realizzato
anche con i contributi di altre associazioni. Il 4 settembre «I Nomadi» erano a Capizzi, domani sera
saranno a Ribera, il 7 a Baucina, l’8 a Palma di Montechiaro e dal 13
ritorneranno al Nord con concerti a Pisa e Modena per il 13 e 14 settembre. Il
loro carnet di spettacoli all’aperto e al chiuso è pieno fino a tutto dicembre.
L’amministrazione comunale di Ribera ha mobilitato le forze dell’ordine e con
un’ordinanza ha invitato i bar a non commercializzare bibite alcoliche e in
bottiglie di vetro. ENZO MINIO IL GAZZETTINO (NORDEST) GLI ESPERTI È molto difficile trovare situazioni tollerate da sembrare
quasi normali È un ambito delicato quello nel quale ci si muove,
equilibri fragili all’interno di un tessuto familiare e in un contesto sociale
di cui (di solito) poco si conosce, che ben si difende per celare un segreto
che non verrebbe capito e che potrebbe anche provocare l’allontanamento dalla
comunità. Un’emarginazione pubblica nell’autoemarginazione silente e quotidiana
del proprio contesto familiare. L’incesto (anche se in questo caso il giudice ha ritenuto che il
reato non sussistesse) si consuma di prassi sempre nell’alveo di un ambiente
degradato, famiglie problematiche, dove spesso si innescano psicopatologie
latenti o manifeste, dove l’alcol finisce con il rappresentare il filo
conduttore di esistenze ai margini. Ambienti che è difficile giudicare, che
vivono dolori e soprusi con pudore, quasi per difenderli dagli sguardi (ma
soprattutto dai commenti) degli altri. A provocare le ferite sono di solito
genitori su figli minorenni, dolori che difficilmente si rimarginano e
riemergono quando paiono sepolti, dimenticati. Più raro che l’atto si consumi
fra fratelli e sorelle, quando le età sono così vicine ed emozionalità ed
affettività vivono gli stessi tempi. Rapporti che finiscono, alla fine, con il
vederli entrambi consenzienti, ma che raramente sono il viatico di famiglie,
come quella di cui si parla, che per l’esterno e per l’interno paiono poggiare
le loro radici sulla normalità. «È questa una storia che stravolge tutti i valori di una
società civile ed occidentale - sottolinea Eleonora Capovilla, psicologa e
psicoterapeuta - Non sono stati prevaricati solo i valori di moralità e di
etica, o quelli religiosi. Si è creata, almeno per quello che ci è dato di
sapere, un’idea di famiglia normale che però poggia le sue fondamenta su un
substrato che di normalità non ha nulla». La storia dell’uomo, di qualsiasi latitudine esso sia, è
piena di stupri conosciuti e misconosciuti, di convivenze fuori dalle
convenzioni. «Spesso questo atto viene rifiutato a livello sociale e quindi
viene camuffato - spiega il professor Giuseppe Borgherini, neuropsichiatra - Ci
sono molte ragazze madri che vengono sposate da uomini che mai verranno a
sapere che i figli erano il frutto di un abuso maturato all’interno di un
ambiente domestico. Molte persone soffrono di disturbi psichici anche gravi
legati a traumi subiti nell’infanzia, madri che abusano per gioco o per
piacere, padri che considerano le figlie una proprietà di cui poter disporre a
comando. È molto più difficile trovare situazione di apparente normalità, un
rapporto sicuramente fuori dagli schemi, magari cercato da entrambi, ma
patologico e cosi ben mascherato e tollerato da sembrare quasi normale». Questo non toglie, e gli psicoterapeuti ne sono convinti,
che queste situazioni nascondano comunque problemi psicologici e di
disadattamento sociale. Spesso, e questa è una nota che apporta ancora maggior
dolore alle vicende, mascherano anche abusi subiti. Una caduta di valori così globale trova sempre nel passato
una chiave di lettura. Daniela Boresi IL GAZZETTINO (TREVISO) POVEGLIANO Opuscoli del comune per la sicurezza in casa e sulla
strada Grosso impegno dell’amministrazione comunale per il
rispetto del codice della strada e per la sicurezza di pedoni, ciclisti, motociclisti
ed automobilisti e per la sicurezza del territorio contro la criminalità
organizzata. Vari volantini contenenti consigli preziosi sono stati recapitati
a tutti i cittadini del territorio per prevenire incidenti di ogni genere ed
evitare sanzioni causate da facili violazioni per mancata osservanza delle più
semplici ed elementari regole della viabilità. Il dèpliant "alcool e guida" è particolarmente
ricco di esempi con dettagli che nulla lasciano al caso per quanto riguarda i
limiti di rischio, i tempi ed i livelli di reazione e le sanzioni previste.
Anche per i motociclisti - dopo l’entrata in vigore della nuova legge che
prevede l’obbligo del patentino - gli addetti ai servizi della sicurezza sulla
strada mettono in risalto ciò che è assolutamente vietato fare, quando è
possibile o meno trasportare passeggeri tenendo conto dell’età di chi guida e
dei trasportati. Un terzo avviso contiene invece varie regole sulla
sicurezza dei cittadini e del patrimonio. La vigilanza da parte di persone
autorizzate riguarda il controllo di edifici ed impianti vari con ispezioni
soprattutto nelle ore notturne e con interventi di televigilanza per i casi di
attivazione di allarmi preinstallati. Sicuramente tutto ciò contribuisce a dare
ai cittadini un più alto grado di sicurezza tanto da farli sentire meno soli e
in qualche modo protetti dalla delinquenza comune. Per questo ultimo
"Progetto Sicurezza" vi è già un ufficio addetto per la raccolta
delle domande di adesione con i relativi dati di spesa per abitazioni private
televigilanza ed aziende. P. Polon IL GAZZETTINO (PORDENONE) AZZANO DECIMO La Polstrada
recupera il denaro e lo sottopone ad alcoltest Cade in moto e semina soldi Singolare incidente ieri, intorno alle 15, in centro ad
Azzano Decimo. Un piccolo imprenditore di Pramaggiore - per cause all’esame
degli investigatori della Stradale di Pordenone - ha perso il controllo della
motocicletta sulla quale viaggiava, ruzzolando pesantemente sull’asfalto. Nella
caduta l’uomo ha seminato in strada il denaro, alcune migliaia di euro, che -
da quanto si è appreso - stava andando a depositare in un vicino Istituto di
credito. L’uomo, che ha riportato escoriazioni e contusioni multiple, è stato
subito soccorso dal personale del "118" che, seppure a scopo
precauzionale, ne ha disposto l’immediato ricovero in ospedale. Nel frattempo il denaro è rimasto in mezzo alla strada.
Nessuno dei presenti ha però fatto il furbo o lo sciacallo. Hanno atteso,
vigilando i contanti, l’arrivo degli investigatori della Polizia Stradale di
Pordenone. A quel punto il denaro è stato affidato ai tutori dell’ordine che,
dopo aver chiarito cause e dinamica dell’incidente (caduta accidentale dalla
moto), hanno raggiunto l’ospedale di Pordenone. Hanno poi fatto visita
all’artigiano di Pramaggiore, che i medici del pronto soccorso si accingevano a
dimettere, dandogli prima la bella notizia. «Gli azzanesi hanno trovato i suoi
soldi - hanno spiegato gli agenti - e ce li hanno consegnati». Dopo aver
consegnato il denaro, i poliziotti sono passati alla parte meno lieta della
missione. Nella sostanza hanno chiesto di sottoporre l’imprenditore ad
alcoltest, trovandolo positivo. Inevitabile la denuncia in stato di
libertà per guida in stato d’ebbrezza, con contestuale ritiro della documento. Ro IL GAZZETTINO (TREVISO) QUESTURA Ubriaco si addormenta in macchina Lo hanno trovato addormentato nella sua automobile, in pieno giorno, completamente stordito dai fumi dell’alcol. A incappare in questa disavventura è un 57enne di Bassano che, domenica mattina, tra le 9 e le 10, è stato visto da alcuni passanti, apparentemente privo di sensi, all’interno della sua Volkswagen Passat parcheggiata in via Appiani. Sul posto sono intervenuti gli agenti del Commissariato. L’uomo, accortosi della Pantera della polizia, ha tentato di allontanarsi. L’auto, però, zigzagando è riuscita a compiere pochi metri. In pronto soccorso è stato effettuato l’alcol-test, che ha dato esito positivo. Il mezzo è stato sequestrato. IL GIORNALE DI VICENZA.IT A S. Michele Sembrava senza vita ma la colpa era dell’alcol (ca. b.) Intorno alle 9,10 di domenica, alcuni passanti
avevano notato un’auto ferma in mezzo alla carreggiata in via Appiani, a San
Michele. Il conducente, seduto sul sedile di guida, pareva esanime. |