Notte Bianca senza alcool, scatta
il divieto
Conto alla rovescia per la Notte Bianca, l’evento
organizzato per il terzo anno dal Comunale che ha affidato la gestione delle
manifestazioni alla “Comconcerto” di Eric Bagnarelli. Oltre venti tra
spettacoli ed iniziative che coinvolgeranno la città dalle ore 16 (tornei di
minivolley in piazza Pertini e Festival degli Indiani d’America al parco del
Cardeto) fino all’alba, con un concerto conclusivo di musica classica al
Passetto. E per l’ocacsione resteranno aperti anche molti negozi, bar e locali:
le attività economiche, per l’occasione, possono infatti derogare dall’obbligo
della chiusura notturna, con divieto assoluto, però, di vendita di bevande alcoliche
per asporto su vetro per tutta la notte fino alle ore 6. E in previsione
dell’arrivo di tante persone anche dall’hinterland, come già annunciato
resteranno aperti dalle ore 20 i parcheggi Stamira e degli Archi, il primo con
tariffa oraria di 80 centesimi fino alle 4.30 e il secondo gratuito fino alle
5. Tra piazza della Repubblica e piazza Ugo Bassi sarà attivato un bus navetta
gratuito che farà la spola ogni dieci minuti circa con il centro facendo tappa
davanti alla stazione ferroviaria. La zona pedonale sarà in corso Garibaldi: da
piazza Cavour a piazza della Repubblica. Piazza Roma sarà il cuore della Notte. Prima e dopo le vibrazioni ska e rockesteady di Giuliano Palma e i Bluebeaters a mezzanotte, è il dj set di Macca e Deli alle 22 e poi dalle 2, a mantenere bianca la notte. A meno di sorprese, per restare svegli fino alle 6 c’è la festa di chiusura del Lazzabaretto alla Mole. Intorno alle 5, l’alba si può ammirare dalla scalinata del Passetto con il concerto del Fournosia Saxophone Quartet. Aperti fino all’una il museo della città, fino a mezzanotte la pinacoteca, la biblioteca e il museo archeologico sulla cui terrazza inizia il percorso di commedia dell’arte a cura dello Stabile delle Marche. Per informazion 222.4343-2491. IL MESSAGGERO (CIVITAVECCHIA) REGIONE/1 Educazione alla legalità e sicurezza stradale: il progetto
itinerante fa tappa a Tuscania Un progetto itinerante pluriennale di due anni che farà
tappa nelle prossime settimane anche nella Tuscia, ovvero a Tuscania. Temi:
educazione alla legalità e lezioni di sicurezza stradale. Il pacchetto completo
è contenuto in una delibera della Regione Lazio, adottata su proposta
dell’assessore agli Affari istituzionali, Regino Brachetti, che contiene una
serie di misure con un comune denominatore, la sicurezza dei cittadini. Lotta
alla criminalità comune e organizzata e sensibilizzazione sul tema di reati
come usura, racket, traffico di droga : far conoscere proprio questo genere di
situazioni è lo scopo dell’iniziativa. «La manifestazione - dice Brachetti - si propone di educare gli studenti alla sicurezza stradale, informandoli sui pericoli e sulle conseguenze della guida in stato di ebbrezza, tra le cause maggiori degli incidenti». Si va dunque a puntare sulla formazione. «Nei paesi dove questo tipo di attività è stata potenziata l’indice di mortalità si è sensibilmente abbassato. Mi fa piacere che ad ospitare per la prima volta questo evento sia Tuscania - conclude Brachetti - che si trasformerà dunque in una sorta di campus della legalità. Ci saranno iniziative formative, momenti di studio, attività ricreative alle quali parteciperanno anche importanti personaggi dello spettacolo, che inviteranno i ragazzi a evitare comportamenti a rischio». IL GAZZETTINO (ROVIGO) COSTA DI ROVIGO Cresce il numero di interventi a
sostegno delle famiglie per contrastare alcol e droghe Servizi sociali più attenti alla scuola
Costa di RovigoSono stati numerosi gli interventi a favore
della famiglia e dei minori da parte dell’assessorato ai servizi sociali
costense. In collaborazione con le amministrazioni comunali di Arquà Polesine,
Villamarzana e Frassinelle Polesine assieme all’Istituto comprensivo di Costa,
si è dato vita a diversi progetti nell’ambito del piano regionale finanziato
dalla legge numero 285 del 1997.Tramite il "Progetto non uno di meno"
sono stati realizzati due laboratori dedicati allo studio dell’immagine e dei
diritti umani, attraverso la macchina fotografica e la telecamera; in
"Family care" è stato organizzato un ciclo di incontri dedicati al
tema della comunicazione fra genitori e figli.Per quanto riguarda i giovani il
comune costense ha aderito ai progetti "A ruota libera",
"Contaminazione" elaborato dalla Provincia, "A tu per tu"
proposto dal comune di Villanova del Ghebbo.«Al fine di limitare il dilagante
abuso di alcool fra gli adolescenti si è inoltre aderito al progetto "Un
locale per amico" realizzato in collaborazione con amministrazione
provinciale e azienda Ulss 18 - afferma l’assessore ai servizi sociali Adriano
Menardi -. È stato infatti riscontrato che l’abuso di alcool è in crescente
aumento soprattutto tra i giovani. Tra tutte le province del Veneto, quella di
Rovigo risulta essere al primo posto nel consumo di alcool fra i giovani,
superando così Belluno che da anni deteneva questo triste primato». Menardi
sottolinea come gli utenti che si rivolgono al Sert dell’Ulss 18 siano sempre
più numerosi, così come sono sempre più in aumento i genitori che si rivolgono
al pronto soccorso dell’ospedale civile per far effettuare ai figli gli esami
di verifica del tasso di alcolemia e uso di droghe. «È aumentato l’uso di
cocaina fra i giovani di età compresa tra i 20 i 30 anni, mentre è diminuito
negli ultratrentenni - conclude Menardi - Fra i giovanissimi dilagano sostanze
quali l’ecstasy; gli utenti tossicodipendenti e alcooldipendenti presi in
carico nell’anno 2004 dai Sert di Rovigo e Lendinara sono stati 1.891, di cui
608 per uso di droghe e 1.283 per abuso di alcool». Marco Scarazzatti BRESCIA OGGI LA MISSIONE. Il gruppo di volontari della Valtrompia è
tornato da un campo di lavoro a sostegno dei giovani africani Una speranza per i bimbi del Kenia
Restaurato un edificio che sarà adibito a ostello e
scuola: accoglierà otto orfani
di Francesco Apostoli L’Africa e le sue contraddizioni: povere missioni,
cattedrali incompiute, bambini orfani abbandonati a se stessi, alcolismo,
degrado e miseria si nascondono dietro a volti sorridenti e ad una profonda
cultura dell’ospitalità. Tra malinconia e un po’ di mal d’Africa, il ritorno da
un lungo viaggio è sempre una piccola tragedia. Così è stato per il gruppo di
12 volontari bresciani guidato da Antonella Zanardini di Tavernole che da dieci
anni si occupa di progetti di sostegno rivolti ai giovani keniani. Le montagne attorno ad Egoji (prima tappa del viaggio)
lasciano spazio alle rigogliose pianure di Mitunguu, piccolo centro artigianale
compreso tra le città di Nkobu e Meru. Rosse e polverose, le mulattiere che
conducono in città sono percorse per lo più da camion e furgoni stracarichi di
uomini che viaggiano aggrappati ai bordi delle vetture. Cittadina artigianale
ed agricola, Mitunguu si sviluppa attorno al mercato, variegato insieme di
bancarelle in legno, posto al centro dell’agglomerato. Martedì è giorno di compravendita e i contadini della zona
vengono in paese per rivendere i propri prodotti. Montagne di verze, pomodori,
banane, avocado e papaia impilate su teli di iuta in una variopinta
composizione vegetale si affiancano a banchi di apparecchi radiofonici di
vent’anni fa e vestiti a buon prezzo solo per i «musungu» (uomini bianchi)
europei. Il conto è presto fatto: la paga giornaliera di un
muratore è duecento scellini (due euro circa), mentre un paio di jeans costa
cento scellini. Il sindaco di Mitunguu vive a Nairobi (per molti è lì ad
«ingrassare in compagnia di gran parte della classe politica keniana»),
l’ufficio postale ha appena comprato due computer per connettersi alla rete
internet, ma (chiusi nei loro imballaggi) attendono di essere installati da
diverse settimane. LA CATTEDRALE INCOMPLETA. A pochi minuti dal centro
abitato sorge la missione cattolica di San Francesco d’Assisi gestita da padre
Frensis Gaciata, vecchia conoscenza tavernolese e amico della famiglia
Zanardini. Si tratta dei primi mesi di servizio nella zona per il prelato
keniano (fresco di laurea in filosofia). L’edificio, a croce latina, presenta
tutte le caratteristiche delle chiese europee. Manca solo un piccolo
particolare: il tetto. Il cantiere è fermo da un anno per mancanza di fondi, i
muri dell’edificio (alti quasi cinque metri) sono circondati da pile di blocchi
di pietra e calcinacci. Mentre i fedeli si stringono tra le panche della
vecchia chiesa, qualcosa comincia a muoversi. Sembra infatti che il parroco di
Tavernole, don Francesco Monchieri, abbia donato mille euro a padre Gaciata per
la ripresa dei lavori. L’IMPEGNO BRESCIANO. A Mitunguu le priorità sono altre ed
è necessario procedere a piccoli passi per non farsi spiazzare dal quadro
d’insieme: povertà, istruzione, sanità, lotta all’alcolismo e alle malattie
sono le prime voci di una lunga lista. L’ultima settimana di volontariato
africano per il gruppo di bresciani si è svolta (come la precedente)
all’insegna del restauro di locali. Quattro stanze e due bagni (sul retro della
canonica) in condizioni disastrose, in preda a tarme e topi, sono state rimesse
a posto, tinteggiate e dotate di nuovi impianti di illuminazione. La missione
non è connessa alla rete elettrica per cui è stato anche necessario creare (ex
novo) un locale per il generatore a benzina che si affianca (in caso di
necessità) ai mezzi di fortuna esistenti: un piccolo pannello solare rifornisce
la cucina e la batteria di un’automobile collegata al lampadario illumina la
sala da pranzo. Le nuove stanze serviranno per uno dei progetti di padre
Gaciata: fornire un tetto ai numerosi orfani dei quartieri limitrofi. I BAMBINI DI STRADA. Poco distante dalla sede della
missione francescana sorge infatti l’agglomerato di Gakoromone che conta circa
un migliaio di abitanti. La mancanza di prospettive e il degrado sociale hanno
contribuito ad accrescere il già alto tasso di alcolismo. Uomini e donne
spendono i pochi soldi in alcolici di ogni genere: birra, ma anche «Changaa»
(distillato casalingo con acqua, zucchero, fertilizzanti e miglio). L’unico
edificio scolastico presente è un istituto secondario che, paradossalmente, si
chiama «Good hope» (Buona speranza) e ospita cento ragazzi dai dodici ai
diciotto anni. Il resto dei bambini (i più piccoli, circa 400) vivono allo
sbando, senza possibilità di istruzione. Le strade coperte di rifiuti e
immondizia sono il biglietto da visita di Gakoromone. I bambini passano qui la
maggior parte del tempo. A piedi nudi, vestiti di stracci gironzolano senza
meta fino a sera. Non si può parlare di vere e proprie famiglie, molti
ragazzini sono orfani o vengono abbandonati dai genitori. Spesso dormono in
diverse decine in una stessa stanza, i più fortunati riescono a vedere i
genitori solo quando tornano a casa ubriachi. Frequenti sono i casi di abusi sessuali, i contraccettivi
non esistono e la malaria diventa la migliore delle alternative all’aids. Il
gruppo dei bresciani tocca con mano il peso della miseria: un quartiere senza
speranza diventa il riflesso di un continente senza speranza. «Molto dipende
anche dall’ignoranza delle persone - dice padre Gaciata -. La gente non ha
possibilità di studiare, spesso non conosce nemmeno i propri diritti ed è
facile vittima dei raggiri dei più ricchi». Qui come in molte zone del Kenia è più che mai necessario favorire la nascita di scuole (elementari e professionali) ed è proprio da questo punto che padre Gaciata intende partire. Il piccolo edificio restaurato dai volontari valtrumplini servirà da ostello e scuola per i primi otto orfani di Gakoromone. Un primo piccolo passo in attesa di nuove sovvenzioni. L’idea dovrebbe trovare altri finanziatori proprio nelle valli bresciane, se è vero che il «Lions Club» di Gardone (dopo un incontro con il prete keniano lo scorso mese di luglio) intende sostenere il progetto di Gaciata. SALUTE (LA REPUBBLICA) Disturbi alimentari, i passi dell’auto-aiuto
Come per gli Alcolisti Anonimi,
una ricerca Usa segnala l’efficacia di questa terapia di gruppo di Alessia Ciani * I disturbi del del comportamento alimentare colpiscono in
forme diverse dal 20% al 50% di soggetti di sesso femminile anche se il numero
di uomini affetti da questi disturbi è in forte crescita. La bulimia è caratterizzata dall’ingestione di grosse
quantità di cibo in poco tempo, seguita da vomito auto-indotto. Spesso la
bulimia è frammista all’anoressia in cui l’aspetto più tipico è rappresentato
dall’alterazione dell’immagine del sé e del proprio corpo, unito a una grande
paura di aumentare di peso. Da ciò deriva l’aspetto comportamentale disfunzionale più
eclatante: diete rigidissime accompagnate da vomito auto-indotto e uso di
lassativi o diuretici nel tentativo di non prendere peso. Negli ultimi tempi si è d’accordo nel ritenere che esista
uno "spettro" dei disturbi del comportamento alimentare, per il quale
nello stesso soggetto possono coesistere aspetti anoressici e bulimici insieme.
Il "Binge Eating" è, infatti, un disturbo
caratterizzato dall’alternarsi di periodi prolungati di astinenza o regime
ipercontrollato nel rapporto con il cibo, e periodi, più o meno lunghi di
trasgressione, in cui la persona si abbandona completamente al piacere delle
abbuffate. All’abbuffata, generalmente, concentrata in un periodo limitato di
tempo, segue poi un più o meno lungo periodo punitivo di digiuno e il ciclo
ricomincia Una volta instaurata una sindrome di questo tipo dunque il
problema non è più il controllo del peso ma la compulsione al mangiare e
disfarsi del cibo che assume le caratteristiche proprie di uno stato di
dipendenza. Arrestare il ciclo, e cioé la ricerca del piacere, diventa
impossibile con le note conseguenze fisiche e psicologiche. È su queste basi che si fonda l’approccio motivazionale
dei "12 Passi" basato sul modello degli Alcolisti Anonimi, una
fratellanza che affronta il problema dell’alcolismo nel mondo dal 1935 e che è
stato adattato ad altri comportamenti con le caratteristiche tipiche della
dipendenza. La validità scientifica di questo approccio è stata
testata in un grosso progetto di ricerca dell’Università del Connecticut il
cosidetto "project MAT#CH" in cui sono stati comparati tre tipi
diversi di terapie e a cui hanno partecipato 9 istituti di ricerca su tutto il
territorio statunitense. Il progetto sponsorizzato dalla NIAAA ( National Institute
on Alcohol Abuse and Alcoholism) ha chiaramente dimostrato l’efficacia di
questa terapia e la sua superiorità a terapie comportamentali nelle sindromi da
dipendenza. Un recente studio publicato sul "The Journal of
Treatment & Prevention" (Wasson & Jackson 2004) conferma
l’efficacia di questa terapia nei Binge Eaters. Il principio si basa sul modello del disturbo alimentare
come malattia, e che la bulimia o l’anoressia è una malattia che colpisce il
corpo, la mente e lo spirito. Il compito dello psicologo è di identificare 1) se esiste un problema con il cibo; 2) se è quello il problema che il cliente vuole
affrontare. E infine di aiutare il paziente a riconoscere da solo i
meccanismi che possono portare al recupero totale e alla guarigione. I "12
Passi" sono un percorso di crescita individuale che avviene durante e dopo
la terapia attraverso la frequenza a riunioni di recupero, l’uso di uno
sponsor, cioè un membro della fratellanza che sia in recupero da più tempo e
svolga il ruolo di guida nel lavoro dei Passi, l’identificazione con altri
"overeaters" in recupero, e la pratica quotidiana ("Solo Per
Oggi") di alcune semplici azioni ("non abbuffarsi nelle prossime 24
ore, chiedere aiuto e accettarlo") e di alcuni principi "spirituali"
(onestà, apertura mentale, buona volontà, disponibilità, ecc). Negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, inclusa
l’Italia, questa pratica è una valida risorsa: in alcuni casi è sufficiente
dare al cliente gli indirizzi delle riunioni, in altri e necessario un intenso
lavoro di sostegno e facilitazione, per permettere al cliente di porsi nella
condizione di astenersi dal comportamento un giorno alla volta. * Consultant in Adult Psychiatry - Charing Cross Hospital, London IL MESSAGGERO (FROSINONE) CECCANO Cerchi una comunità terapeutica? Un sito internet sarà al
tuo fianco di CLEMENTE RINALDI Una mano tesa in aiuto di chi vive momenti difficili; un
"filo di Arianna" per districarsi nel labirinto dei servizi sanitari
in modo da scegliere il più adatto alle proprie esigenze e necessità. Questo
(ma non solo) è "www.comunitaterapeutiche.com" , il portale
Internet ideato e messo on-line da una società di Ceccano, la
"Vanservice". L’iniziativa sta conoscendo un clamoroso successo. In
appena tre mesi di attività, infatti, il sito ha già registrato circa 6000
contatti, con la media giornaliera di visitatori che attualmente è di 350
unità. Merito di un innovativo software che facilita enormemente la ricerca e
la scelta delle residenze socio-sanitarie italiane. L’utente ha quindi la
possibilità, con pochi click del mouse e in maniera del tutto gratuita, la
"mappa" (continuamente aggiornata) delle comunità terapeutiche
regione per regione, provincia per provincia, distinte per tipologia:
psichiatria, tossicodipendenza, alcolismo, violenza sessuale, riabilitazione
motoria e altro. In un’apposita area riservata, le strutture stesse possono inserire in tempo reale la disponibilità dei posti letto, testi, note informative su convegni o appuntamenti di pubblico interesse. Nello spazio di qualche secondo, dunque, il navigatore grazie alla banca-dati riesce a trovare la "carta d’identità" di una residenza socio-sanitaria, pubblica o privata convenzionata: nome, indirizzo, sito Internet, e-mail, telefono, tipologia delle prestazioni, numero di posti liberi. «Lavoriamo in stretta collaborazione con ASL e Regioni - fanno sapere dalla "Vanservice" - Siamo riusciti registrarci a con vari prefissi, non solo "com" ma anche "net", "org", "info", "eu" proprio per raggiungere la maggior parte degli utenti Internet. Nel nostro sito c’è pure l’angolo dell’esperto che risponde alla domande della gente e il panorama legislativo in materia di sanità». IL GAZZETTINO (PORDENONE) SACILE La musica notturna, il chiasso nei locali e le
bevute eccessive potrebbero avere le ore contate. Un vertice intercomunale Comune, lotta dura ai rumori
molesti
Il sindaco Cappuzzo annuncia un giro di vite. Strategie
comuni tra Polizia comunale e carabinieri (mi.sc.) Disturbo della quiete: il sindaco, dopo il
vertice in Prefettura del Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la
sicurezza, s’incontrerà oggi con il comandante della Compagnia dei carabinieri,
il capitano Alessandro Di Stefano, e domani con gli esercenti per mettere a
punto nuove strategie. «Va risolto - dice Roberto Cappuzzo - il problema che
assilla diversi comuni della provincia, che a Sacile si è andato acuendo negli
ultimi mesi, con lettere di protesta che giornalmente giungono sul mio tavolo».
Il sindaco rileva che da parte del prefetto sono state indicate due strade:
«Innanzitutto attivare il progetto che prevede il coordinamento delle Polizie
municipali per garantire maggiori servizi sul territorio. Per quanto ci
riguarda, prevede una convenzione che comprenda Sacile, Brugnera, Caneva,
Fontanafredda e Porcia, con una richiesta d’entrata anche di Budoia e
Polcenigo, per i quali si dovrà verificare una convenzione particolare». «Ciò dovrebbe consentire una maggiore presenza sui
territori dei comuni - prosegue - grazie a programmi di pattugliamento che
dovranno essere concordati tra le varie amministrazioni». C’è stato quindi
l’invito a far osservare i Regolamenti comunali in materia di quiete. «Per
quanto ci riguarda - aggiunge Cappuzzo -, il nostro già prevede il divieto
d’estendere la propagazione esterna ai locali pubblici della musica dopo le
22.30. Purtroppo, dalle segnalazioni accumulatesi in questi ultimi mesi nei
nostri uffici, nonostante i continui e assidui controlli dei nostri agenti,
questa norma regolamentare non viene osservata. Intensificheremo comunque i
controlli e non mancheremo di sanzionare i trasgressori. Come è già avvenuto,
del resto, in diversi casi». Se anche questo non dovesse bastare andranno percorse
altre strade che potrebbero portare a provvedimenti più restrittivi, come il
divieto assoluto di "fare musica", un diverso utilizzo delle
piattaforme esterne concesse a diversi pubblici esercizi o dei giardinetti
attigui ai locali dopo le 24, fino al possibile divieto della vendita
"esterna" di bevande alcoliche dopo le 22.30. «Se anche questi provvedimenti dovessero risultare insufficienti - è ancora Cappuzzo a parlare - mi vedrei costretto a emettere un’ordinanza di chiusura dei locali a partire dalle 24. Naturalmente prima di adottare qualsiasi provvedimento mi riservo d’incontrarmi, spero già nelle prossime ore, con il capitano Di Stefano, che comanda la Compagnia dei carabinieri, per concordare azioni comuni». Più complesso per il sindaco è il discorso con gli esercenti del centro storico interessati al problema. «Con loro - sono le conclusioni - fisserò un incontro (domani,ndr) per affrontare insieme il problema, ma soprattutto per far capire che la quiete pubblica va salvaguardata. Quindi c’è la necessità di adeguarsi alle normative prima di costringermi ad adottare provvedimenti restrittivi. Per i casi specifici segnalatimi promuoverò incontri singoli». LA SICILIA Tra Fontane Bianche e il Gange
Estate 2006, riesco a racimolare quindici giorni di ferie
e vado a Siracusa «Patrimonio dell’umanità», mi munisco di macchina fotografica
per godere del patrimonio artistico e naturale di questa decantata cittadina.
Giunto in loco, mi chiedo se «per caso» sia finito in una favelas brasiliana e
se quella che spacciano per mare sia in realtà il Gange nei suoi giorni
peggiori. E’ ferragosto e nella ridente località balneare di Fontane Bianche,
un enorme esercito armato di fiaccole, tende, birre, salsicce e spinelli
stanzia a bivaccare in spiaggia. Il vigile urbano, mitica figura introvabile, è
irreperibile quanto un unicorno o una ninfa dei boschi. Risultato? La spiaggia
è invasa da migliaia di persone che tutta la notte del 14 e per l’intero 15
agosto, bevono alcolici, rompono bottiglie, urlano, sporcano e fanno i loro
«bisogni» ovunque. La timida processione della Madonna che dovrebbe benedire il
mare, si arresta a metà percorso perché la spiaggia è impraticabile. I vigili
urbani non vedono, non sentono ma percepiscono lo stipendio. Cumuli di
immondizie ricoprono l’intera spiaggia, un fetore di fogna ammorba l’aria ed il
mare sembra una cloaca putrescibile. Nei paesi civili il campeggio selvaggio è
vietato e chi porta una divisa effettua gli opportuni controlli per evitare che
simpatiche tendopoli sorgano dal nulla. Il vigile urbano si azione solo per
elevare multe solo nei casi di sosta vietata (il taccuino di cui è munito
prevede solo quel tipo di sanzione) al fine di fatturare "il
più«possibile». Tornando a Fontane Bianche, poiché nessuna disinfestazione è
stata fatta (desidererei sapere a cosa serve l’ufficio igiene urbana con tutti
i vigili ecologici ed il relativo staff dirigenziale lautamente pagato) le
zanzare, gli insetti di ogni tipo pullulano e fanno strage di villeggianti.
Risultato? Dopo essere stato punto, mi avvio alla ricerca di un
pronto soccorso e, sorpresa... la guardia medica non è ubicata al centro (pur
esistendo i locali comunali idonei a fungere da «pronto soccorso») ma in una
villa sperduta, per l’affitto della quale il Comune o l’Asl sborsa in favore di
qualche amico un congruo canone. Trovare il medico è una impresa titanica, dopo
aver girato una dozzina di viuzze arrivo stremato al pronto soccorso. Il
medico, una giovane dottoressa che, poiché la villetta è ubicata in mezzo al
nulla, per motivi di sicurezza, viene accompagnata dal padre. Vorrei sapere chi
è il proprietario della villetta sperduta e quanto sia amico del sindaco., Le
autovetture posteggiate sui marciapiedi, la sporcizia, gli abusi edilizi
(stanno costruendo anche sulla spiaggia - zona Camomilla) e l’assenza assoluta
delle forze dell’ordine, mi fanno orrore. Ma dov’è il riscatto del Sud? I
finanziamenti della Cee sono serviti solo a speculare sulle case di Ortigia,
acquistate da politici per quattro soldi e ristrutturate con soldi altrui
Patrimonio dell’umanità? Ma dove... il prossimo anno parto come volontario in
Africa. Troverò la stessa sporcizia e non spenderò nulla... il mare sarà più
pulito. Turista Deluso LA SICILIA Asti
Un brivido di terrore
Un brivido di terrore ha percorso stamattina il corpo di
una mamma astigiana di 32 anni, Daniela Furlan, che con la figlia di tre anni,
Giulia, stava facendo la spesa in un supermercato di piazza Statuto, ad Asti.
Nonostante la presenza di commesse ed altri clienti, uno slovacco di 47 anni,
Ladislav Varadi, originario di Starna-Revuca, avrebbe cercato di rapirle la
figlia, ma la pronta reazione della donna ha sventato il sequestro. L’ uomo ha
cercato di fuggire, ma i carabinieri lo hanno bloccato. Portato in caserma,
Varadi non ha voluto fornire nessuna spiegazione sull’ episodio. Tutto è
accaduto poco prima delle 11 nel supermercato «Di per Di» e ha fatto tornare in
mente casi analoghi accaduti negli ultimi tempi in Italia. Daniela Furlan stava facendo acquisti tenendo con una mano Giulia e con l’ altra il carrello quando, all’ improvviso, lo slovacco ha preso la bambina per un braccio stringendola a lui nel tentativo di prenderla in braccio. La madre ha subito reagito urlando, ha inseguito l’ uomo, si è ripresa con la disperazione la piccola e, mettendosi Giulia tra le gambe per resistere allo sconosciuto, si è nascosta dietro il bancone dei salumi. L’uomo ha tentennato, forse non si aspettava la reazione della mamma: quando ha visto che intorno a lui stavano per arrivare altre persone, si è avviato velocemente verso le casse all’uscita. Il direttore del supermercato ha cercato di fermarlo, ma senza riuscirci. Raggiunto l’ esterno del supermercato, Varadi è stato bloccato dai carabinieri del nucleo radiomobile che erano arrivati pochi secondi prima dopo l’allarme arrivato dal supermercato. L’ uomo è stato trasferito nel carcere di Asti. Secondo alcune testimonianze, nei giorni scorsi l’ uomo era stato notato nella zona di piazza Statuto, sempre ubriaco. LA PADANIA Aveva ammazzato di botte una
donna, preso romeno
Roma - Si aspettava l’incontro con una giovane, invece
c’era la polizia. E’ stato preso così ieri mattina a Roma un rumeno, indiziato
per l’uccisione di una sua connazionale, H. G. di 45 anni, avvenuta il 14
agosto in seguito a violente percosse. Fondamentale la collaborazione della
figlia della vittima, che ha organizzato l’appuntamento con il rumeno. La donna era stata trovata in coma il 7 agosto in via Laurentina all’altezza del civico 900. Le bestiali percosse ricevute non le lasciarono scampo. La poveretta aveva una figlia che viveva in Italia: fu proprio la giovane, una 22enne, a raccontare agli agenti che sua madre a Roma le aveva raccontato di frequentare un uomo, che, in più occasioni, l’aveva picchiata. La figlia della vittima avrebbe aiutato gli investigatori a rintracciare l’uomo e organizzato con lui un appuntamento con la scusa di dovergli restituire degli effetti personali. All’appuntamento c’erano anche gli agenti, che lo hanno bloccato. L’uomo ha ammesso di aver massacrato di botte la donna per un banale motivo: del vino che la sua vittima gli avrebbe bevuto. LA SICILIA carabinieri. Maltrattamenti in famiglia: arrestato marocchino 21enne
Ubriaco picchia madre e padre
Un giovane marocchino di 21 anni, Mohamed Siadi, residente
ad Avola, con precedenti per reati contro la persona, è stato arrestato, la
notte scorsa, dai carabinieri del nucleo opesativo e radiomobile della
compagnia di Noto. L’arresto è scattato perchè il giovane si è reso
responsabile di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e danneggiamento
ed anche perchè all’arrivo dei militari intervenuti per calmarlo, si è
scagliato contro di loro minacciandoli e opponendo resistenza, ed inoltre
colpendo e provocando lesioni agli operatori di polizia. L’intervento dei Cc era scattato, presso l’abitazione del
marocchino, a seguito di accorata richiesta di aiuto lanciata con una
telefonata al 112 dai familiari del giovane, il quale in preda ad evidente
stato di ebbrezza alcolica aveva aggredito, percuotendoli,i propri genitori, provocando
loro lesioni In preda ai fumi dell’alcol il giovane marocchino aveva
picchiato il padre di 61 anni, che ha difficoltà di deambulazione per cui si
regge all’impiedi con le stampelle e la madre di 45 anni, provocando loro
lesioni che sono state refertate all’ospedale Di Maria. Rincasando, già ubriaco, Mohamed Siadi, prima di aggredire
i genitori, che stavano dormendo, aveva scaricato la sua violenza su
suppellettili, danneggiando mobili e lanciando un piatto contro lo schermo di
un televisore. Svegliati di soprassalto per il trambusto, i due genitori hanno
tentato di rabbonire il giovane ubriaco. Ma, come detto, sono stati a loro
volta aggrediti e picchiati. I carabinieri, nel frattempo intervenuti, con
difficoltà sono riusciti ad interrompere l’azione violenta del giovane
marocchino. E’ in carcere, per smaltire la sbnornia e poi andrà dal Gip. Saretto Leotta IL GAZZETTINO (VENEZIA) Finito in manette per molestie alla gente e lesioni ai poliziotti
Un anno e sei mesi al chioggiotto
"ribelle"
Chioggia (l.l.) Chioggiotto condannato a un anno e sei mesi di
reclusione. J.P., 27 anni, residente in Rione Duomo, ieri mattina è stato
processato per direttissima presso il Tribunale del giudice monocratico a
Mestre per resistenza, violenza, minacce, lesioni e danneggiamento a pubblico
ufficiale e per essersi rifiutato di dichiarare la sua identità ai poliziotti.
L’uomo sabato scorso era stato fermato dalla polizia in zona Diga a Chioggia,
nei pressi di un chiosco, mentre molestava dei passanti. Ieri ha patteggiato un
anno e sei mesi da scontare. Sono le 13 di sabato e il giovane, ubriaco, in base a
quanto riferito da testimoni, dà in escandescenza nei pressi della diga. Armato
di una bottiglia tagliata, a petto nudo, il ragazzo molesta i passanti
lanciando vetri contro di loro. È evidente che il giovane ha qualcosa che non
va e pertanto si comporta in maniera aggressiva. A un tratto inizia a dare
fastidio a una coppia, agitando la bottiglia rotta contro i due. Tanto che
alcune persone che si trovano da quelle parti, spaventate, chiamato la polizia.
Sul posto giungono agenti del commissariato di Chioggia che tentano di far
calmare J.P., ma la sua reazione è violenta e la situazione peggiora. Il 27enne
inizia a insultare e minacciare i poliziotti.l Si scaglia contro di loro
ferendone uno a mano. Durante il tragitto verso il commissariato il giovane non si placa e continua a inveire contro il poliziotti. Viene quindi arrestato. Non è la prima volta che il giovane ha a che fare con le forze dell’ordine: ha infatti vari precedenti tra l’altro per navigazione senza abilitazione e lesioni a pubblico ufficiale. IL MESSAGGERO Aggredito e ferito a coltellate da
due ragazzi
Il coltello ormai spunta con estrema facilità. Martedì
sera l’ennesima aggressione. Un giovane di 23 anni, Andrea S., è stato ferito a
una coscia a Ponte Milvio da due ragazzi probabilmente ubriachi. Negli ultimi
giorni gli episodi si sono ripetuti con una puntualità ormai inquietante. Il 27
agosto la tragedia di Focene, quando Renato Biagetti, ingegnere, 26 anni, è
stato ucciso a coltellate all’uscita da un chiosco sul lungomare nel corso di
una lite. Il 1° settembre un’altra lama è stata tirata fuori all’Eur, dove una
banalissima rivalità tra due gruppi, uno di Roma ’70, un altro di viale Europa,
ha portato in ospedale un ragazzo con una gravissima ferita all’addome. Il ragazzo ferito a Ponte Milvio fortunatamente non è in
gravi condizioni. È stato portato al Pronto Soccorso dell’ospedale Villa San
Pietro e, secondo i medici, guarirà in una decina di giorni. I primi a
soccorrerlo sono stati gli uomini di una volante. Le indagini sono state
affidate al commissariato Ponte Milvio. «Non so cosa avessero quei due ha detto
la vittima Fatto sta che dopo qualche parola brutta, sono passati subiti al
coltello». La vicenda di Biagetti è quella che più ha scosso la città negli ultimi giorni. Gli assassini sono stati feroci. Il giovane ingegnere è stato ucciso con diverse coltellate al petto, una delle quali al cuore. Uno degli arrestati per il delitto è il figlio diciannovenne di un brigadiere dei carabinieri della zona. Le esatte responsabilità nell’omicidio ovviamente sono ancora da stabilire e saranno chiare soltanto al termine del processo. La lite che ha portato alla morte di Biagetti era esplosa al termine di una festa di musica reggae. Focene, nei giorni successivi alla tragedia, ha rifiutato l’immagine di «borgata segnata dal degrado e frequentata da delinquenti». Ma il coltello, anche lì, lungo il mare, è saltato fuori molto in fretta. IL MESSAGGERO (LATINA) Ubriaco devasta un bar e danneggia
auto
In preda all’ubriachezza, un uomo devasta un bar alla periferia di Formia e danneggiando le auto parcheggiate all’esterno, aggredendo quindi un medico del 118 che era intervenuto per prestargli le cure del caso. E’ stato infine bloccato dagli agenti del commissariato e denunciato per danneggiamento, minacce e resistenza a pubblico ufficiale. L’episodio, di cui è stato protagonista M.D., 35 anni, nativo di Napoli e residente a Formia, è avvenuto nella tarda serata nelle adiacenze di un bar di via Condotto. (…) LA PROVINCIA DI CREMONA Castelvetro. Al volante potrebbe non esserci stato, come
sembrava, il 48enne ma uno dei due ragazzi. Indagini e interrogatori «Chi guidava quel sabato sera?» Morte di Niccolò, la procura ha dubbi sul
conducente dell’auto
di Mauro Cabrini CASTELVETRO — La voce circolava in paese già dalla scorsa domenica pomeriggio, dal giorno dopo l’incidente costato la vita al 16enne Niccolò Rigoni. Ma da ieri, quella voce non è più solamente una ‘chiacchiera da bar’: procura della Repubblica di Piacenza e agenti della polizia stradale stanno infatti indagando, concretamente, sulla possibilità che al volante della Opel Astra station wagon con il ragazzo a bordo, finita contro il guard-rail all’imbocco del sovrappasso dell’A21 in località Avalli, non ci fosse, come stabilito dai poliziotti dopo i primi rilievi, il 48enne Massimo Ferrari, proprietario dell’auto poi denunciato per guida in stato di ebbrezza e indagato per omicidio colposo. In sostanza, secondo l’ipotesi emersa nelle ultime ore, sulla macchina ci sarebbero stati solo i tre ragazzini: Niccolò, deceduto sul colpo, e i 19enni Franco Ferrari e Matteo Robuschi, feriti in modo non grave. Il 48enne, padre di Franco, potrebbe essere arrivato sul cavalcavia di San Pedretto solo a schianto avvenuto: allertato dal figlio con il cellulare, si sarebbe poi assunto, di fronte agli investigatori, responsabilità che non avrebbe avuto. A costringere gli inquirenti a rivalutare completamente l’iniziale ricostruzione della tragedia sarebbero stati elementi raccolti successivamente ai primi accertamenti, durante un’inchiesta che di fatto non si è mai fermata. Evidentemente, che qualcosa non quadrasse era stato chiaro da subito. Poi, i dubbi sarebbero aumentati considerando che il 48enne era del tutto illeso (nemmeno un graffio a dispetto della violenza dell’urto e della Opel disintegrata) e in conseguenza di qualche rivelazione, forse di un testimone o forse, addirittura, proprio di uno dei due giovani che si trovavano sulla Opel. Al momento, quella che potrebbe essere una svolta clamorosa nelle indagini sul dramma, è stata definita dal sostituto procuratore che si occupa del caso, Gilberto Casari, «solo un’ipotesi che stiamo seguendo e valutando con attenzione ma non ancora una certezza». Di sicuro, nelle prossime ore saranno interrogati i ragazzini. E, di sicuro, la polizia stradale sta verificando anche che non siano stati rallentati i soccorsi. Di più: pare si stia già cercando una macchina precisa. Se ne conoscono modello e colore e si tratterebbe di una utilitaria che, sempre secondo la supposizione di chi indaga, avrebbe accompagnato Massimo Ferrari sul cavalcavia. Insomma, il quadro investigativo sul fuori strada fatale potrebbe cambiare radicalmente, a cominciare dalle accuse mosse al 48enne. E se davvero non era lui al volante della station wagon, si dovrà anche capire chi, tra i ragazzini, stava guidando. Di sicuro non Niccolò: che era sul sedile dietro e che per questo è morto. Trafitto dal guard-rail. IL GIORNALE DI CALABRIA TENTA DI INVESTIRE
UN UOMO CATANZARO. Tentato omicidio, tentata evasione, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, inosservanza delle prescrizioni della sorveglianza speciale e guida in stato di ebbrezza: sono le accuse dalle quali dovrà difendersi un uomo di 40 anni, Domenico Monteleone, nato a Catanzaro ma residente a Cardinale, dove è stato arrestato dai Carabinieri in contrada “Cuccumella”. L’uomo, che è sottoposto al regime della sorveglianza speciale, sottrattosi agli obblighi impostigli, in evidente stato di ebbrezza alcolica, a bordo della propria moto Ape, in pieno centro di Cardinale, aveva tentato, per futili motivi, di investire un cittadino del luogo, alla presenza di numerosi testimoni. L’immediato intervento del personale dell’arma ha consentito di bloccare e di trarre in arresto l’uomo che, nel corso delle concitate fasi dell’arresto, si è scagliato con violenza contro i militari, alcuni dei quali hanno riportato delle lesioni e sono stati costretti a ricorrere alle cure mediche del pronto soccorso dell’ospedale civile di Chiaravalle Centrale. L’uomo è stato trasferito nel carcere di Catanzaro. LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (BRINDISI) A Fasano da domani la «Festa della
birra»
FASANODa domani a domenica prossima ecco la «Festa della
birra» (alla sua prima edizione). Organizzata dal pub «Mac Kenzie» con il
patrocinio del Comune, che ha subito accolto positivamente la proposta degli
organizzatori per la novità insita nella manifestazione, come sottolinea il
sindaco Vito Ammirabile, la kermesse si avvierà domani, alle ore 18, in piazza
Ciaia, dalla quale partirà, in corteo, la band «Birra e Sound» di Leverano con
la sua musica popolare. Il gruppo attraverserà le principali vie della città
per raggiungere l’area «167» (nei pressi della chiesa Salette) ed il suo parco
dove si terrà la tre-giorni. Alle 19, l’apertura degli stand gastronomici e
birrari (si potranno degustare molte birre di diversa provenienza ed anche la
famosa birra Oktoberfest), mentre seguiranno l’esibizio
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