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Rassegna stampa Alcol e guida del 12 settembre 2006

a cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 
ASAPS.IT

A proposito dei 3 motociclisti morti dopo aver partecipato al "Motoraduno della Vernaccia" in Sardegna

Il comunicato dell’Associazione Europea Familiari e Vittime della Strada

Da quanto si legge sulla stampa di oggi, dei circa 100 motociclisti che hanno partecipato, in provincia di Oristano, alla 25° edizione del "Motoraduno della Vernaccia", nove sono stati poi protagonisti in diversi incidenti stradali, con un bilancio di 3 morti e 6 feriti.

Non ho notizie sull’alcolemia dei motociclisti coinvolti in questi sinistri, ma nove incidenti su cento moto non possono essere una sfortunata coincidenza.

Che qualcuno organizzi un incontro di motociclisti nel nome dell’alcol, senza scatenare l’indignazione generale, è la dimostrazione della mancanza di informazione e di sensibilità nel nostro paese sui pericoli del bere per chi si mette alla guida: quando l’ignoranza si coniuga con l’indifferenza i risultati non possono essere che disastrosi.

A fronte di un evento così evidentemente immorale, ci si chiede dove è andata a finire la responsabilità.

La responsabilità di chi ha organizzato un raduno di questo genere, la responsabilità di chi ha rilasciato le autorizzazioni, quella di chi ha guidato dopo aver bevuto, e ha pagato così duramente questa sua scelta, la responsabilità di chi, pur informato di questo evento, non ha mandato pattuglie munite di etilometri su quelle strade, la responsabilità di chi non ha saputo gridare l’assurdità di una manifestazione che coniuga la guida al consumo di alcol.

A fronte di tragedie umane così evidentemente prevedibili noi oggi gridiamo con forza tutto il nostro sdegno e il nostro dolore.

Carla Mariani Portioli - vice Presidente
Casoni di Luzzara (Re)
Te.l e fax 0522/836830


 

ASAPS.IT

Oristano

Tre morti e sei feriti in poche ore

Moto-raduno maledetto!

Vino e strada un matrimonio sempre infelice

(ASAPS) – Un moto-raduno in Sardegna si trasforma in una vera ecatombe. Tre morti e sei feriti, di cui uno gravissimo, tra i centauri che vi hanno preso parte. Si tratta della manifestazione dedicata alla vernaccia, vino tipico sardo, a cui era stata dedicata una tre giorni di appuntamenti. Tutti gli incidenti si sono verificati intorno all’ora di pranzo e a poca distanza l’uno dall’altro. Nel primo, avvenuto nella zona turistica di S’Archittu, hanno perso la vita F.M di 54 anni e la sua compagna G.S. di 32. Dai primi accertamenti, sembra che lo scontro frontale con un camioncino sia avvenuto a causa di una manovra azzardata del centauro nell’affrontare una curva. La vittima del secondo incidente, verificatosi sulla superstrada Carlo Felice, è un ragazzo di 25 anni che dopo aver divelto un cartello stradale è finito su una cunetta perdendo il casco. E in un altro incidente è rimasto gravemente ferito sempre un altro motociclista che aveva partecipato al moto-raduno.

Noi preferiamo non commentare l’opportunità di un moto-raduno all’insegna di un vino. Non siamo certi che le due cose siano collegate (*). Tuttavia quello fra le ruote e l’alcol dovrebbe essere un matrimonio da non celebrare mai. Se non altro per scaramanzia. (ASAPS).

 

(*) Nota: comprendiamo la prudenza degli amici dell’ASAPS, in mancanza di dati sull’alcolemia dei protagonisti di questi nove diversi incidenti.

Ma nove incidenti su cento moto, in un motoraduno organizzato nel nome della vernaccia, è un dato così fuori statistica, così evidente, che non servono altre prove.


 

LA NUOVA SARDEGNA

tragedia dopo la festa delle moto

pochi dubbi, la colpa è dei centauri - elia sanna

tragica festa: muoiono tre motociclisti

L’UNIONE SARDA

La tragedia dopo la festa

Strage dopo il motoraduno

i precedenti Dramma anche un anno fa

LA REPUBBLICA

incidenti, tre morti e sei feriti al moto raduno della vernaccia - pier giorgio pinna

 

 VINEALIA.ORG
Motoraduno della Vernaccia:
25a edizione 8, 9 e 10 settembre a Riola Sardo (Oristano)

Puntuale da 25 anni il MOTORADUNO INTERNAZIONALE DELLA VERNACCIA ravviva la provincia di Oristano. Si tratta di una manifestazione motociclistica con partenza da Riola Sardo, comprese escursioni nella Penisola del Sinis, territorio dove nasce la Vernaccia, toccando anche Santulussurgiu e Santa Cristina .

Durante i tre giorni non vi sono solamente momenti sportivi, ma anche visite guidate e intrattenimenti presso le aziende storiche vitivinicole, in particolare Contini, Perra, Iosto Puddu, Produttori riuniti e Silvio Carta.

L’appuntamento annuale richiama numerosi partecipanti provenienti da tutta Europa e anche da altri continenti per un appuntamento con il quale la Vernaccia vive un momento di promozione e di divulgazione.


 
LETTERA APERTA AD ALEX ZANARDI

Dall’Associazione Italiana Club degli Alcolisti in Trattamento

Gentile Alex Zanardi,

i miei complimenti per il suo spot che sta andando per radio contro l’alcol alla guida.

Sono lieto che un nome famoso come il suo si sia prestato a fare uno spot contro una delle passioni nazionali, l’alcol.

Ma la gente deve capire che l’alcol, al massimo, si può consumare fra le mura domestiche (e sempre con moderazone), già al ristorante non si dovrebbe più consumare, non parliamo poi di quelli che promuovono il "turismo del vino" o "le strade del vino", presupponendo che la gente vada in giro a guidare ed assaggiare, poi di nuovo guidare e di nuovo assaggiare. Ma nessuno si rende conto che stiamo scherzando col fuoco ? 

Ci sono migliaia di morti in Italia di "alcol passivo" cioè persone inconsapevoli ed innocenti che vengono uccise da guidatori che avevano bevuto, eppure si fa finta di non saperlo.

Ci sono ovviamente forti interessi commerciali, dai produttori, che hanno purtroppo molti Santi in Paradiso (cioè a Roma), ai ristoratori e gestori di bar, interessi che molti considerano intoccabili, ma proprio per questo il suo spot è efficace, serve a far capire che gli interessi commerciali vengono dopo la sicurezza (e, bisognerebbe aggiungere, dopo la salute).

E’ un  cambiamento culturale quello di cui abbiamo bisogno, e credo che il suo spot servirà a cambiare le convinzioni personali di molte persone.

Grazie !!!!

   Ennio Palmesino - Presidente AICAT


 

IL GAZZETTINO Padova

Lo slavo clandestino che sabato notte, ubriaco, ha causato l’incidente mortale a Chioggia, è scappato ed è stato preso in città 

Scarcerato e subito riarrestato 

Ha precedenti penali e vari alias. Adesso è dentro per violazione della Bossi-Fini

Ieri mattina è comparso in manette davanti al giudice monocratico Sonia Bello con il nome di Boris Parlov. Probabilmente uno dei tanti. Sì, perchè le sue impronte digitali sono legate ad una decine di alias. E forse il suo nome vero è Rifat Mehovic, quarantotto anni, slavo clandestino, senza una fissa dimora. Quando nella notte tra sabato e domenica ha causato l’incidente mortale a Chioggia era ubriaco da non stare in piedi. Ed è scappato. Ha confessato di far uso anche di eroina e di cocaina. E di avere una caterva di procedimenti penali e di precedenti. Poi, in udienza di convalida del suo arresto per guida in stato di ebbrezza, omicidio colposo e lesioni, false generalità e omissione di soccorso, ha detto di essere domiciliato in un campo nomadi a Padova in un via che non esiste. E il giudice Bello lo ha scarcerato. Poi è stato subito riarrestato per violazione della Bossi - Fini.


 

IL GAZZETTINO (PORDENONE)

PINZANO AL TAGLIAMENTO

Festeggiato l’anniversario del primo club. Accolte in un quarto di secolo oltre 600 persone (*)

Alcolisti in trattamento, 25 anni di attività

Pinzano al Tagliamento

(lor.pad.) C’è stata festa grande, nei giorni scorsi, a Pinzano, per il 25. di fondazione del primo club degli Alcolisti in trattamento (sodalizio che non va confuso con gli Alcolisti anonimi) della zona, che ha dato vita nell’83 - all’Acat dello Spilimberghese e Maniaghese. L’iniziativa è stata patrocinata da Regione, Arcat (associazione regionale degli Acat), Comune di Pinzano, Provincia, Centro servizi volontariato Fvg e Ass 6. Nel suo intervento, il segretario dell’Acat Spilimberghese, Tita De Stefano ha ricordato come il club Tignìn dr di Pinzano sia stato aperto nel maggio 1981, grazie al fattivo impegno e interessamento del compianto Livio Brosolo, che fu la prima persona alcolista trattata secondo il metodo del professor Vladimir Hudolin nell’intero mandamento. Da allora i club si sono rapidamente moltiplicati: nell’ottobre 82 nacque Dinsi una man a Spilimbergo.

Prima della costituzione dell’associazione mandamentale dei club degli alcolisti in trattamento sono sorti altri 4 club: Club 87 di Maniago (ottobre ’82); Club 102 Uniz par vivi mior di Spilimbergo (maggio ’83); Club 114 Valcellina di Claut (maggio ’83); Club 117 La Richinvelda di San Giorgio (luglio 83). In seguito, all’associazione si sono uniti altri 21 Club del territorio della montagna e pedemontana pordenonese.

In questi 25 anni di vita, i club sono stati frequentati da oltre 600 alcolisti in trattamento oltre alle loro famiglie, vi hanno operato un’ottantina di servitori/insegnanti, mentre l’Acat ha sempre cercato di lavorare per il bene delle famiglie, visto anche il continuo evolversi della metodologia, cercando di farsi conoscere sempre di più sul territorio facendo gli Interclub zonali, serate di sensibilizzazione, scuole alcologiche informative rivolte alla popolazione e anche ai ragazzi delle scuole medie e superiori.

 

(*) Nota: non 660 persone, ma 600 famiglie: c’è una grande differenza.


 

IL GAZZETTINO Padova

Il caso della donna che qualche sera fa ha recuperato il figlio quindicenne ubriaco nelle piazze, è solo uno dei tanti segnalati.

Il fenomeno dilaga e il dito viene puntato sui baristi 

Spritz a minori, madri in rivolta alla Confesercenti  

Il divieto di servire alcolici a chi ha meno di 16 anni vige già da diversi anni, ma non sempre e non da tutti viene rispettato 

Troppi spritz fanno male alla testa e al fegato. Se poi ad ingurgitarli è un minore, l’effetto è ancora più devastante. Non credeva ai suoi occhi una signora di Padova quando, qualche settimana fa, ha trovato il figlio quindicenne completamente ubriaco davanti a un bar del centro. Imbufalita e non sapendo a che santo votarsi, ha preso in mano la cornetta del telefono ed ha chiamato una nota associazione di categoria per denunciare il comportamento dell’esercente che avrebbe somministrato la bevanda (*). Una telefonata durissima, dettata certamente dall’esasperazione ma pure dall’impotenza nei confronti delle pubbliche istituzioni che non sanno garantire il rispetto della legge. Ma effettuata anche per avanzare una richiesta di aiuto.

«Era veramente disperata - spiega Maurizio Francescon, direttore della Confesercenti, che ha raccolto lo sfogo - Pensava che fossimo noi i responsabili. Abbiamo dovuto spiegarle che i nostri associati hanno da tempo adottato un codice di comportamento molto rigoroso che impedisce la somministrazione di alcolici a minori». L’episodio è accaduto in un locale di una delle tre piazze, che peraltro nulla ha a che fare con la Confesercenti. Il ragazzino, trascinato da alcuni compagni più grandi, è entrato nel bar ed ha iniziato a trangugiare un spritz dietro l’altro. Dopo un’ora non stava più in piedi. A quel punto, qualcuno ha avvertito la madre che si è immediatamente precipitata a riportare a casa il figlio. Un’altra chiamata, riguardava invece un quattordicenne, anche lui nelle stesse condizioni. Ed episodi simili, che vedono protagonisti minori, vengono segnalati con sempre maggiore frequenza. «La situazione è grave - spiega Silvia Serafini, psicologa della Confesercenti- perché, un conto è servire lo spritz agli universitari, un altro a dei ragazzini». Va da sè che i genitori, preoccupati, finiscono con il prendersela con gli esercenti.

P.G.

 

(*) Nota: chi infrange il Codice Penale non va denunciato ad una Associazione di categoria, ma va portato a rispondere del suo comportamento in Tribunale.


 

LA PROVINCIA DI COMO
altri casi a milano e nel varesotto

Ancora violenze: due polacche stuprate

FOGGIa Due ragazze polacche sono state stuprate a Foggia ieri mattina nel giro di poche ore, in due episodi distinti. Uno dei presunti responsabili è stato arrestato dai carabinieri, mentre un altro viene attivamente ricercato. Le due ragazze erano state invitate da un ivoriano e da un marocchino in una scuola abbandonata della periferia del capoluogo. Dopo aver fatto bere alcolici alle ragazze uno dei due ne avrebbe condotta una ragazza nel cortile dove l’avrebbe violentata (*) . Alla scena hanno però assistono due rumeni che hanno avvertito i carabinieri, che sono intervenuti dovendo anche fare i conti con la resistenza di alcuni amici dei violentatori e hanno arrestato il 32enne Mouhamedi Diabx, e un marocchino di 24 anni per resistenza a pubblico ufficiale. Nel frattempo l’altra ragazza polacca veniva aiutata a fuggire da altri presenti e raggiungeva la stazione ferroviaria, ma solo per finire nelle mani di un altro aggressore, pare sempre di origini nordafricane che ha abusato di lei e che non è ancora stato identificato. A Milano Anche a Milano un nuovo caso di violenza sessuale. In questo caso la vittima sarebbe una romena 29enne che lavora come ballerina in un locale di striptease. La donna ha denunciato un connazionale, Cristian B. di 27 anni, anch’egli romeno, che è stato arrestato dalla polizia. La violenza sarebbe avvenuta attorno alle 6.30 nell’androne del palazzo dove abita l’uomo, in via Porpora e dove i due romeni si erano recati dopo una notte passata in discoteca. Lì l’uomo, secondo la denuncia, l’avrebbe picchiata e violentata. La donna, che ha chiamato il 118 e la polizia, è stata trasportata alla clinica Mangiagalli dove gli esami hanno accertato un avvenuto rapporto sessuale con caratteristiche compatibili alla violenza. Secondo quanto si è appreso la giovane, che si trova regolarmente in Italia, lavora come ballerina di striptease in un locale milanese dove l’uomo che l’ha aggredita fa da buttafuori: i due si frequentavano da circa tre mesi. Quando è stato bloccato dagli agenti delle volanti a casa sua, ieri, l’uomo ha ammesso di avere avuto un rapporto con la donna ma ha negato la violenza.

Nel Varesotto

Una quarantenne ha denunciato ai carabinieri di essere stata violentata da un barista pakistano in una camera da letto annessa al locale dove lavora. I militari stanno indagando per verificare l’attendibilità del racconto. Il fatto è avvenuto a Gallarate. In base a quanto detto dalla presunta vittima, l’altra notte la donna, che pare fosse piuttosto alticcia (*), è andata con il pakistano nella stanza del titolare del locale e qui sarebbe stata violentata. Più tardi l’uomo è tornato al bar a servire i clienti, mentre la quarantenne è andata in caserma dai carabinieri. Ha fornito anche un identikit del pakistano che è stato denunciato a piede libero.

 

(*) Nota: quello dei rapporti sessuali non desiderati (e quasi sempre non “protetti”), con le conseguenze del caso, a volte drammatiche, è un problema alcolcorrelato estremamente diffuso, ma poco considerato.

A questo proposito mi viene in mente il modo in cui le bevande alcoliche vengono descritte dagli spot pubblicitari, e quanto differente sappia poi essere, molte volte, la realtà.


 

IL GAZZETTINO Rovigo

Occhiobello

Ha perso il controllo ...

Ha perso il controllo della sua Volkswagen Golf a causa dell’eccessiva velocità. L’uscita di strada gli è costata cara. Ha rimediato infatti due denunce a piede libero. Protagonista della disavventura C.D., ventotto anni, di Occhiobello. All’alba di sabato il giovane si è messo al volante dopo aver ecceduto con le sostanze alcoliche. In condizioni di scarsa lucidità, è incappato in un incidente stradale all’altezza di via del Lavoro. Correva troppo e non è riuscito a tenere il mezzo in carreggiata. La Golf è uscita di strada finendo praticamente distrutta. C.D. è rimasto miracolosamente illeso. Ha però dovuto fare i conti con una pattuglia dei carabinieri del Nucleo radiomobile di Castelmassa, accorsi sul posto per i rilievi di legge. I militari si sono subito resi conto che l’incidente era stato provocato dall’alta velocità. Il ventottenne denotava chiari sintomi di alterazione alcolica. C.D. è stato invitato a sottoporsi all’alcoltest. Ha però opposto un netto rifiuto. I carabinieri hanno così dovuto procedere d’ufficio ad una doppia denuncia, per guida in stato di ebbrezza e per rifiuto a sottoporsi all’alcoltest. C.D. si è ritrovato appiedato e senza patente. La Golf è stata sottoposta al fermo amministrativo.

L.I.


 

LA SICILIA

Picchia a sangue la ex fidanzata

Milano. Picchia a sangue la ex fidanzata e si giustifica dicendo di aver perso il controllo a causa di alcol e droga. L’uomo, un italiano di 29 anni, è stato arrestato per lesioni personali aggravate, l’altra notte, dai carabinieri, in un appartamento in via dei Fiordalisi, a Milano. I militari dell’Arma sono stati chiamati proprio dalla donna, che per sfuggire alle botte era scappata in strada. La ragazza, 34 anni, aveva detto al telefono ai carabinieri di essere inseguita dall’ex fidanzato, e aveva fornito il suo indirizzo. Una pattuglia è giunta sul posto dopo pochi minuti e dopo diversi tentativi è riuscita a farsi aprire la porta di casa. La ragazza, insanguinata e in stato confusionale, è svenuta alla vista dei militari. Movente del pestaggio, la gelosia.


 

IL MESSAGGERO Rieti

Ubriachi al volante, denunciati due giovani e patenti ritirate 

I carabinieri hanno effettuato un servizio di prevenzione per il consumo di sostanze alcoliche ricorrendo all’utilizzo dell’etilometro/alcool - test) in sei locali cittadini, identificando oltre 120 giovani. I controlli straordinari attivati nelle scorse settimane, hanno fatto registrare un calo di danneggiamenti, lamentele o chiamate al 112 per schiamazzi notturni e inoltre, solo due dei giovani, sottoposti ad alcool – test, aveva superato il limite massimo di 0.50 g/l, per cui gli è stata ritirata la patente e denunciati a piede libero per guida in stato di ebbrezza.


 

ROCKOL.IT

Jay Kay dei Jamiroquai arrestato questa mattina

Jay Kay, il frontman dei Jamiroquai, è stato arrestato nel corso della scorsa notte dopo aver colpito un fotografo davanti ad un locale di Londra. Pare, da una prima versione dei fatti, che Jay, dopo abbondanti libagioni alcoliche, abbia prima dato in escandescenze contro i paparazzi riuniti in strada e poi preso a schiaffi un fotografo. L’episodio è accaduto di fronte al Kabaret di Beak Street, nella zona centrale di Soho. La polizia ha ammanettato Kay e lo ha portato presso il commissariato di Saville Row.


 

LA PROVINCIA DI CREMONA

Castelvetro. In giugno avevano messo a ferro e fuoco il paese: danni per 10mila euro. Ora l’Arma presenta il conto
Furia irlandese, 26 denunciati
Individuati quelli che avevano sfasciato due hotel e il Bennet

di Mauro Cabrini CASTELVETRO — Scacco agli irlandesi. Dopo tre mesi di indagine, complicata e minuziosa, i carabinieri di Monticelli hanno chiuso il cerchio sui nomadi che all’inizio dell’estate avevano messo a ferro e fuoco Castelvetro, causando danni per diecimila euro tra l’hotel Parco e l’hotel ‘900’, rubando birre e generi alimentari al Bennet, seminando il panico tra i clienti del centro commerciale e costringendo i militari dell’Arma ad arrivare in forze, con caschi e manganelli, per arginare la furia del gruppo di ‘travellers’. Nelle ultime ore gli inquirenti hanno completato gli accertamenti e inviato il fascicolo alla procura della Repubblica: i denunciati sono 26. Tutti dovranno rispondere di insolvenza fraudolenta, furto, danneggiamenti, molestie e disturbo della quiete pubblica. Raggiungerli per comunicare loro gli avvisi delle incriminazioni non sarà semplice, dal momento che si spostano in continuazione. Sarà comunque interessato il Consolato Italiano. Erano i primi giorni dello scorso mese di giugno, quando gli oltre 150 irlandesi erano arrivati a Cremona a bordo di fuoristrada lussuosi e camper a cinque stelle. Si erano sistemati al camping di via Lungo Po Europa e avevano assicurato che la loro sarebbe stata una ‘friendly invasion’, un’invasione amichevole. Nel giro di poche ore, però, la permanenza del gruppo nella Bassa Padana si era trasformata in un vero e proprio incubo, fatto di giornate di danni e botte, e di nottate all’insegna dell’alcol e del terrore. Ne aveva fatto le spese anche Castelvetro. Una trentina dei nomadi, ricchissimi e di origine celtica, tradizioni segnate da legami di parentela e dall’abitudine di battersi a mani nude dopo aver bevuto fiumi di birra (‘Drink and fighting’), avevano scelto di dormire nei due hotel del paese. Era il 3 giugno, un sabato. E all’alba della domenica, dopo una notte trascorsa in piedi nel tentativo di tenere a bada l’orda barbara e trattenere i clienti infastiditi dal rumore, i titolari degli alberghi si erano trovati le stanze sfasciate. Gli irlandesi, con gli abiti imbrattati di sangue, dopo essersi divertiti massacrandosi di calci e pugni, se n’erano pure andati senza pagare per poi spostarsi al Bennet. Lì, erano finiti nel mirino dei carabinieri. Che, ora, hanno presentato loro il conto.


 

BRESCIA OGGI

Alla Bornata

Un successo per la Festa della Birra

Si è conclusa con successo la Festa della Birra all’Antica birreria della Bornata: dieci giorni di musica, cabaret e divertimento accompagnati da fiumi di birra.

Domenica sera la kermesse si è chiusa con l’applaudito spettacolo di cabaret di Andrea, ma la serata-clou è stata quella di lunedì 4 settembre, quando si sono alternati sul palcoscenico della birreria numerosi gruppi musicali per un concerto benefico a favore della ricerca sulle cellule staminali: il ricavato della serata infatti, pari a 1.900 euro, è andato all’Ospedale San Raffaele di Milano.

Sul palcoscenico all’aperto della birreria si sono esibiti per l’occasione il gruppo reggae afroitaliano Ciakaba, i Two for Six formato dai chitarristi Edoardo Baroni e Davide Rovati, l’Alien Jazz Trio di Luciano Poli, Roberto Ghenone e Pierre Bettoni (ospite anche il saxofonista Angelo Peli) ed infine i Traffika.

Serata riuscita dunque, come pure tutta la rassegna, che quest’anno è tornata in viale Bornata per la seconda edizione. Soddisfazione naturalmente tra gli addetti ai lavori e gli organizzatori, e pubblico soddisfatto: la Festa della Birra sta diventando ormai un tradizionale appuntamento estivo.


 

BRESCIAOGGI

Carabinieri di Verolanuova al lavoro per arginare stragi del sabato e clandestinità

Controlli, due in manette

E in 12 restano senza patente: guidavano dopo aver bevuto

Prevenzione e contrasto. È il binomio chiave dei carabinieri della compagnia di Verolanuova che nel fine settimana hanno impegnato uomini e mezzi per arginare il fenomeno dell’immigrazione clandestina.

I carabinieri hanno effettuato servizi specifici: i militari hanno perquisito appartamenti, controllato campi nomadi e identificato numerosi extracomunitari, alcuni dei quali sono stati accompagnati in caserma per ulteriori approfondimenti.

L’impegno dei carabinieri, come detto, si è anche concentrato sulla circolazione stradale per arginare il fenomeno delle stragi del sabato sera. I controlli sono stati effettuati nella zona di Orzinuovi e i risultati non sono mancati. Alla fine dell’intervento il bilancio è di: 80 persone controllate, di cui 30 stranieri, 70 mezzi controllati, 22 contravvenzioni, 12 patenti di guida ritirate, 12 persone denunciate per guida in stato di ebbrezza alcolica, 3 persone denunciate per altri reati, 2 segnalati alla prefettura per consumo di stupefacenti, una carta di circolazione ritirata e un veicolo sottoposto a fermo amministrativo.

Nell’ambito del controllo sono state arrestate anche due persone.

w.p.


 

L’ARENA Il giornale di Verona

Il presidente provinciale dell’Associazione familiari e vittime della strada sta elaborando un progetto con l’università

Un sostegno per superare il dramma

Pallotti:«Le famiglie spesso restano da sole con la loro disperazione e con pochi aiuti»

di Elena Cardinali

«La gente continua a morire sulle strade ma nessuno pensa a modificare i propri atteggiamenti alla guida. Anzi, c’è chi invoca maggiori liberalizzazioni sulla strada, come l’aumento dei limiti di velocità. Un atteggiamento da sconsiderati in un Paese dove ogni anno si contano oltre ottomila morti e 300.000 feriti, di cui molti con conseguenze gravi e permanenti». Sono parole amare quelle di Alberto Pallotti, presidente provinciale dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada che in Italia conta diecimila soci, di cui 300 a Verona. Tutti hanno avuto un lutto in famiglia a causa di un incidente stradale.

«Sulle scuole si può lavorare fin che si vuole ma si tratta di risultati che si vedranno tra anni», dice Pallotti. «Contro la strage sulle strade bisogna agire subito. E la prima cosa da fare è applicare più severamente le pene per i responsabili di incidenti mortali causati per superficialità, ubriachezza e mancato rispetto delle norme». Ma ci sono anche altri atteggiamenti che Pallotti trova assurdi:«Sono rimasto molto sorpreso nel leggere la notizia che un gruppo di abitanti del Porto ha raccolto centinaia di firme per far innalzare il limite di velocità in zona 30 a 50 chilometri l’ora. A questi signori vorrei dire solo una cosa: un pedone investito a 30 chilometri l’ora ha qualche probabilità di cavarsela, a 50 è già impossibile. È questo che vuole la gente?»

Ricorda, Alberto Pallotti, il dramma dei familiari delle vittime degli incidenti stradali lutto:«Alla disperazione iniziale subentra la solitudine, l’isolamento, talvolta persino la rovina economica. Un incidente non fa mai una sola vittima ma molte di più. Sconvolge la vita delle coppie, dei genitori, dei figli. Persone che da un giorno all’altro si trovano senza la persona cara, in un vuoto difficile da descrivere se non si prova. Bisognerebbe pensare a tutto questo quando si pigia sull’acceleratore, quando si fanno sorpassi azzardati, quando si tira dritto ai semafori rossi e agli stop».

Proprio per dare un aiuto ai familiari delle vittime della strada l’associazione presieduta da Pallotti ha elaborato un progetto di assistenza psicologica in collaborazione con l’Università di Verona, Dipartimento di psicologia e antropologia culturale, per il quale occorre l’approvazione del Dipartimento, della facoltà di Scienze delle formazione e degli organi amministrativi dell’ateneo scaligero. L’associazione finanzierà un assegno di circa 20.000 euro da destinare a uno psicologo specializzato in psicologia clinica o psicoterapia il cui primo compito sarà quello di raccogliere materiale in tema di psicologia delle emergenze e di interventi sui traumi. Contemporaneamente verrà raccolta la storia di un ampio numero di famiglie con congiunti vittime di incidenti stradali, per verificare come sia cambiata la loro vita dopo un evento tanto traumatico. Tutto questo per elaborare, alla fine, dei percorsi di sostegno psicologico da fornire a chi ha sofferto per la perdita traumatica di una persona cara, in vista della formazione di gruppi di auto aiuto e di sedute di psicoterapia.

«Noi intanto stiamo fornendo consulenze alle persone che hanno avuto congiunti deceduti morti in incidenti stradali, anche dal punto di vista legale, e continueremo a costituirci parte civile nei processi per omicidio colposo», conclude Pallotti, che ricorda il sito dell’associazione, www.vittimestrada.org ,

e-mail: vittimestradaverona@tiscali.it .


 

IL SECOLO XIX

Accusato di due omicidi arrestato in stazione 

il BLITZ

Ventimiglia.

Durante un controllo di routine all’interno della stazione ferroviaria, la polizia di frontiera di Ventimiglia ha fermato ed arrestato un polacco di 28 anni, Piotr Chmielowicz accusato di aver barbaramente ucciso due persone. Nel corso dei servizi, intensificati durante il fine settimane gli agenti hanno poi arrestato anche altre quattro persone: un italiano colpito da ordine di carcerazione, un passeur e due stranieri per inosservanza alla legge sull’immigrazione.

Il fermo del giovane polacco, ricercato come altri due connazionali e accusato di aver brutalmente ucciso una giovane polacca ed il suo compagno marocchino, è avvenuto durante un controllo nell’ambito di un servizio alla stazione ferroviaria. La verifica dei dati ha permesso ai poliziotti di accertare che Piotr Chmielowich nato l’11 dicembre 1978 a Jaroslaw, risultava colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Roma. Lo straniero risulta indagato con l’accusa di aver ucciso con calci e colpi di rete metallica, lo scorso gennaio a Roma, in un cortile di un condominio di via di Bravetta, una donna polacca ed il convivente marocchino, probabilmente per il futile ed abietto motivo di non essere d’accordo che un arabo intrattenesse una relazione con una connazionale. Secondo l’accusa, lo straniero ed i suoi complici, dopo aver ucciso la coppia, probabilmente sotto influenza di droga ed alcool, avevano lasciato i due corpi senza vita sul piazzale ed erano andati a rovistare e rubare nell’appartamento delle vittime nel tentativo di far sparire tutto ciò che potesse ricondurre a loro. Sempre in queste ore, presso il Centro di Cooperazione di Polizia e Dogana Ventimiglia, personale della Squadra Giudiziaria della Polizia di Frontiera, ha estradato Pierpaolo Bianco 49 anni di Saluzzo:: deve espiare 9 anni.


 

L’ARENA Il giornale di Verona

Oltre tremila i rumeni «veronesi»

Nel resto del territorio della provincia sono quasi settemila. Moltissime le famiglie

Rispetto agli altri immigrati sono avvantaggiati dalla lingua: discende dal latino e dunque non è lontana dall’italiano Oltre a Veronetta vivono a Borgo Roma, Santa Lucia e Golosine. Altri si sono stabiliti in Lessinia, a Cerro e Roveré

Gli ortodossi hanno un pope e i cattolici un loro sacerdote

I NUOVI SCALIGERI

 di Giancarlo Beltrame

Al secondo posto tra i nuovi veronesi ci sono i rumeni. I dati al 31 dicembre scorso ne censiscono nel nostro Comune oltre tremila, per la precisione 3.040. Sono un po’ meno della metà dell’intera comunità che si è stabilita in provincia, che conta un totale di 6.617 immigrati. Percentualmente il 46% abita entro i confini cittadini e il 54% nei vari paesi. E proprio questa forte presenza a macchia di leopardo colloca i rumeni alla seconda piazza anche a livello provinciale, subito dietro i marocchini. Nella città di Verona essi costituiscono il 13,1% di tutti i veronesi di origine straniera, quasi uno ogni otto.

Essi sono certamente avvantaggiati rispetto agli immigrati da altri Paesi per la lingua. Il rumeno infatti è una lingua neolatina, della sottofamiglia italica, ereditata dagli abitanti dell’antica Dacia quando l’impero romano iniziò a dare ai vecchi legionari piccoli appezzamenti di terreno come una spec

Mercoledì, 13 Settembre 2006
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