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Articoli 13/09/2006

Il Centauro intervista il Ministro Antonio Di Pietro

“Darò tutto il mio sostegno per affrontare il problema della sicurezza sulle strade”

 

Il ministro Antonio Di Pietro e il presidente dell’Asaps Giordano Biserni


Il “Centauro” intervista Antonio Di Pietro, neoministro per le Infrastrutture del governo Prodi, non nuovo per la verità a questo incarico che aveva già ricoperto in passato.

Allora, signor ministro, partiamo da questo scorporamento tra il ministero delle Infrastrutture e quello dei Trasporti. Era proprio necessario?

“Politicamente la divisione dei due ministeri è stata considerata un errore da noi dell’Italia dei Valori e continuiamo a considerarla tale. Tuttavia, per dovere di lealtà nei confronti dell’esecutivo che ha deciso questo provvedimento a maggioranza, rispettiamo la decisione e cerchiamo di fare camminare ugualmente la macchina delle infrastrutture e dei trasporti, anche attraverso un contatto quotidiano che coinvolge i due ministeri e gli enti che ne fanno parte.”

Di recente il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, si è detto favorevole alla ricostituzione dell’ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale, quale organismo che sovrintende ogni strategia operativa. Cosa ne pensa?

“Tocca al ministero dei Trasporti decidere a tale riguardo. Certamente da rappresentante di Governo e responsabile di un partito della coalizione, darò tutto l’appoggio possibile al ministro Bianchi affinché i problemi di sicurezza sulle strade possano affrontarsi al meglio. Il mio ministero intende essere una porta aperta al collega che si occupa di queste problematiche, che coinvolgono in maniera massiccia e talvolta drammatica tutta la popolazione.”

Infrastrutture: lei ha dichiarato che bisogna cominciare a costruire senza cadere in quella metodologia tipicamente italiana che vuole, accanto alle strade, opere complementari che spesso non hanno nulla a che fare con le strade stesse. Riuscirà in questo intento?

“In realtà bisogna saper costruire solo  la strada e tutto ciò che è esclusivamente connesso ad essa: lo svincolo, i raccordi, i ponti e così via. Tutto ciò non ci azzecca con la costruzione di un campanile nel vicino paese di attraversamento o del campo da calcio comunale o con iniziative pubblicitarie di vario genere. Ecco perché bisognerà valutare di volta in volta la necessità di queste opere e il loro concreto utilizzo, senza caricare sulla spesa interventi di altra natura che necessitano invece di fondi provenienti da capitoli ben diversi.”

Parliamo del tanto famigerato corridoio 5 che dovrebbe unire Lione con Parigi. Dopo le violente proteste riuscirà questo Governo a portare a termine l’opera?

“Corridoio 5 vuole dire collegare Lisbona con Kiev anche attraverso Lione e Torino, ma anche in uscita da Trieste e proseguendo per l’est europeo. Per questo motivo esistono tanti pezzi di collegamento già realizzati, altri che si stanno facendo, altri ancora che si stanno soltanto progettando. Per quanto riguarda l’Italia, credo che dobbiamo necessariamente prevedere un insieme di collegamenti viari e ferroviari che da nord vanno a sud e da est ad ovest; in questo ambito è necessario che vi sia una strada e una ferrovia che da Torino giungano a Venezia, così da poter contenere tutte le merci che necessitano di viaggiare lungo questo itinerario come le stesse persone.

Se fare la galleria più in profondità o in un modo piuttosto che in un altro, è una questione prettamente tecnica che nulla ha a che vedere con la necessità di far raggiungere Lisbona con Kiev.”

La prossima finanziaria è vissuta con preoccupazione anche da alcuni componenti del Governo, che ravvisano la necessità di reperire quanti più fondi possibili per mandare avanti le attività dei propri dicasteri. A questo proposito, quali sono gli intendimenti del ministro delle Infrastrutture?

“Se dovessi pensare esclusivamente al mio angolo di riferimento, dovrei chiedere al ministro Padoa Schioppa di destinare tutte le risorse preventivate per gli investimenti, cioè 14 miliardi di euro, al solo ministero delle Infrastrutture per poter onorare le fatture in scadenza l’anno prossimo. Infatti, sono 8 i miliardi di euro in scadenza per le ferrovie, 4 per l’Anas e 3,5 per la legge obiettivo, a scapito dei quali si rischia di chiudere i cantieri. Ecco perché non si può pretendere che la legge finanziaria  risolva i problemi dei ministeri o delle fatture che risultano di prossima scadenza. Credo invece che una coalizione di centrosinistra come la nostra, abbia il dovere in questo particolare momento di comportarsi come un buon padre di famiglia, cioè facendo quadrare i conti, stabilendo delle priorità, anche a costo di mangiare pane e cicoria, come si suol dire…”

Non sappiamo quale sapore abbia la cicoria, ma da tanto tempo gli italiani sono abituati a mangiare solo il pane, anche se il più delle volte il boccone resta piuttosto amaro. Speriamo che non sia più così, nemmeno per quanto riguarda le infrastrutture…


© asaps.it

A cura di Roberto Rocchi

Mercoledì, 13 Settembre 2006
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