Il
ministro Antonio Di Pietro e il presidente dell’Asaps Giordano Biserni Il “Centauro”
intervista Antonio Di Pietro,
neoministro per le Infrastrutture del governo Prodi, non nuovo per la verità a
questo incarico che aveva già ricoperto in passato. Allora, signor
ministro, partiamo da questo scorporamento tra il ministero delle
Infrastrutture e quello dei Trasporti. Era proprio necessario? “Politicamente la
divisione dei due ministeri è stata considerata un errore da noi dell’Italia
dei Valori e continuiamo a considerarla tale. Tuttavia, per dovere di lealtà
nei confronti dell’esecutivo che ha deciso questo provvedimento a maggioranza,
rispettiamo la decisione e cerchiamo di fare camminare ugualmente la macchina
delle infrastrutture e dei trasporti, anche attraverso un contatto quotidiano
che coinvolge i due ministeri e gli enti che ne fanno parte.” Di recente il
ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, si è detto favorevole alla
ricostituzione dell’ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza
stradale, quale organismo che sovrintende ogni strategia operativa. Cosa ne
pensa? “Tocca al ministero
dei Trasporti decidere a tale riguardo. Certamente da rappresentante di Governo
e responsabile di un partito della coalizione, darò tutto l’appoggio possibile
al ministro Bianchi affinché i problemi di sicurezza sulle strade possano
affrontarsi al meglio. Il mio ministero intende essere una porta aperta al
collega che si occupa di queste problematiche, che coinvolgono in maniera
massiccia e talvolta drammatica tutta la popolazione.” Infrastrutture: lei
ha dichiarato che bisogna cominciare a costruire senza cadere in quella
metodologia tipicamente italiana che vuole, accanto alle strade, opere
complementari che spesso non hanno nulla a che fare con le strade stesse.
Riuscirà in questo intento? “In realtà bisogna
saper costruire solo la strada e tutto
ciò che è esclusivamente connesso ad essa: lo svincolo, i raccordi, i ponti e
così via. Tutto ciò non ci azzecca con la costruzione di un campanile nel
vicino paese di attraversamento o del campo da calcio comunale o con iniziative
pubblicitarie di vario genere. Ecco perché bisognerà valutare di volta in volta
la necessità di queste opere e il loro concreto utilizzo, senza caricare sulla
spesa interventi di altra natura che necessitano invece di fondi provenienti da
capitoli ben diversi.” Parliamo del tanto
famigerato corridoio 5 che dovrebbe unire Lione con Parigi. Dopo le violente
proteste riuscirà questo Governo a portare a termine l’opera? “Corridoio 5 vuole
dire collegare Lisbona con Kiev anche attraverso Lione e Torino, ma anche in
uscita da Trieste e proseguendo per l’est europeo. Per questo motivo esistono
tanti pezzi di collegamento già realizzati, altri che si stanno facendo, altri
ancora che si stanno soltanto progettando. Per quanto riguarda l’Italia, credo
che dobbiamo necessariamente prevedere un insieme di collegamenti viari e
ferroviari che da nord vanno a sud e da est ad ovest; in questo ambito è
necessario che vi sia una strada e una ferrovia che da Torino giungano a
Venezia, così da poter contenere tutte le merci che necessitano di viaggiare
lungo questo itinerario come le stesse persone. Se fare la galleria
più in profondità o in un modo piuttosto che in un altro, è una questione
prettamente tecnica che nulla ha a che vedere con la necessità di far
raggiungere Lisbona con Kiev.” La prossima
finanziaria è vissuta con preoccupazione anche da alcuni componenti del
Governo, che ravvisano la necessità di reperire quanti più fondi possibili per
mandare avanti le attività dei propri dicasteri. A questo proposito, quali sono
gli intendimenti del ministro delle Infrastrutture? “Se dovessi pensare
esclusivamente al mio angolo di riferimento, dovrei chiedere al ministro Padoa
Schioppa di destinare tutte le risorse preventivate per gli investimenti, cioè
14 miliardi di euro, al solo ministero delle Infrastrutture per poter onorare
le fatture in scadenza l’anno prossimo. Infatti, sono 8 i miliardi di euro in
scadenza per le ferrovie, 4 per l’Anas e 3,5 per la legge obiettivo, a scapito
dei quali si rischia di chiudere i cantieri. Ecco perché non si può pretendere
che la legge finanziaria risolva i
problemi dei ministeri o delle fatture che risultano di prossima scadenza.
Credo invece che una coalizione di centrosinistra come la nostra, abbia il
dovere in questo particolare momento di comportarsi come un buon padre di
famiglia, cioè facendo quadrare i conti, stabilendo delle priorità, anche a
costo di mangiare pane e cicoria, come si suol dire…” Non sappiamo quale sapore abbia la cicoria, ma da tanto
tempo gli italiani sono abituati a mangiare solo il pane, anche se il più delle
volte il boccone resta piuttosto amaro. Speriamo che non sia più così, nemmeno
per quanto riguarda le infrastrutture… |
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