Mentre in Piemonte infuria la polemica sulla decisione di procedere all’abbattimento di un numero considerevole di ungulati, l’Asaps ha predisposto uno studio-inchiesta, che sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista “Il Centauro”. Il lavoro prende in esame il fenomeno dell’investimento di animali da parte di veicoli e che provoca – praticamente ignorato – un altissimo numero di vittime e danni, per una cui stima non esistono cifre ufficiali. Animali, abbandonati o selvatici, vagano per le nostre strade e provocano migliaia di impatti, ma nessuno tiene il conto: l’investimento di un cane è classificato nelle statistiche ufficiali come “urto contro ostacolo accidentale”, facendo confluire la fattispecie in un settore che non ha niente a che fare con esso. Nella sola provincia di Cuneo, secondo i dati diffusi dalla Provincia, tra il 1998 ed il 2005 si sono verificati 1.101 incidenti stradali di questo tipo, in danno di caprioli (337) e cinghiali (764), ma il fenomeno – dato in forte crescita – è senz’altro sottostimato e in generale non viene assolutamente investigato. L’analisi dell’Asaps mette in confronto la situazione italiana con quella di altri paesi, come il Canada, dove avviene un investimento di animale ogni 38 minuti (1 incidente stradale su 18) L’analisi di questa nicchia di sinistrosità, potrebbe incidere in maniera determinante sulla complessità del fenomeno infortunistico in Italia, paese dove investire un cinghiale o un capriolo è tutt’altro che raro: se capita ad un motociclista, poi, le conseguenze sono sempre gravissime. Nel L’inchiesta de il Centauro comprende anche una serie di istruzioni per l’uso, su come affrontare cioè una guida che tenga conto di certi imprevisti e di come fare per limitare i danni. Come comportarsi in presenza di un animale in strada Possiamo soltanto suggerire alcuni comportamenti, che devono essere sempre tenuti a mente e che dovrebbero diventare una “reazione controllata” da parte del conducente, troppo spesso condizionato dal semplice istinto di evitare l’ostacolo improvviso: ciò dipende dal fatto che l’uomo non è nato per andare in macchina e muoversi ad una velocità superiore a quella del proprio passo di corsa. Ecco perché l’istinto diviene panico, e perché la visione è a tunnel, purtroppo per niente lungimirante.
Finiamo sempre per dire la stessa cosa, vero? Andate piano… Forlì, lì 24.8.2006
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