Crash test spagnolo:
il passeggero non ha la cintura. L’impatto avviene a 50 km/h (foto DGT)
(ASAPS) ROMA – Ha fatto scalpore, è vero: però ha anche
fatto molta chiarezza e porta finalmente la questione su un piano di
discussione diverso, più concreto. Stiamo parlando della sentenza n° 30065 emessa dalla Quarta sezione
penale della Corte di Cassazione, secondo la quale il conducente del veicolo
non può limitarsi ad invitare i passeggeri che porta con sé ad allacciare la
cintura, ma deve obbligarli a farlo. Le conseguenze di una sua “omissione” in
questo senso, potrebbero poi tradursi – in caso di sinistro stradale con
lesioni – in una responsabilità colposa delle sue conseguenze: lesioni o morte.
I giudici della Suprema corte hanno liquidato così il ricorso presentato da una
donna piemontese, condannata nei precedenti gradi di giudizio al pagamento di
200 euro per le conseguenze patite proprio da una sua compagna di viaggio, che
al momento dell’impatto – lo aveva accertato l’organo di polizia stradale che
effettuò i rilievi di legge – non aveva indossato le cinture. Insomma, un bel
colpo alla coscienza di chi, al volante, poteva contare sul fatto che, in
fondo, aveva “avvertito” i propri passeggeri. Destinato all’archivio, pare,
anche il riadattamento dell’adagio “passeggero avvisato, mezzo salvato”, se poi
le colpe di quest’ultimo ricadono sul “capitano” di vettura. La Corte ha riesaminato con
puntiglio tutto la questione: Elisa, questo il nome di battesimo della
ricorrente, stava riaccompagnando Valentina, una sua amica, a casa con la
propria auto. Una sbandata e il veicolo finì fuoristrada, andando a sbattere
contro un ostacolo. Niente di grave, per fortuna, però Valentina riportò alcune
ferite ed il processo per lesioni colpose – sempre intrapreso in presenza di
eventi infortunistici che comportino lesioni a carico di qualcuno per i quali
un organo di polizia giudiziaria stili poi un’informativa di reato – si è
celebrato. In sede d’appello, a carico della conducente, venne emessa una
sentenza di condanna a carico di Elisa, ritenuta responsabile delle lesioni
patite da Valentina, perché non si era assicurata che le cinture della propria
passeggera fossero regolarmente allacciate. Il verdetto è stato impugnato dalla
condannata, che in sede di ricorso in Cassazione ha argomentato la propria
innocenza affermando che non poteva essere sua la colpa per la negligenza
dell’amica. Ma la Suprema Corte
ha ribadito quanto deciso in precedenza dai giudici dell’Appello, secondo i
quali “è il conducente ad avere l’obbligo di verificare che i trasportati facciano
uso delle cinture di sicurezza è […] e che comunque l’imputata neppure si era
preoccupata di invitare la passeggera ad allacciarle”. Ad Elisa non è rimasto
che tornare a casa, con la conferma della sentenza, della pena (200 euro di
multa), l’addebito delle spese processuali e 1.000 euro in favore della Cassa
delle ammende. (ASAPS)
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