(ASAPS) Noi non sappiamo perché ha deciso di andarsene.
Non lo sappiamo davvero, ma la sua scelta di rivolgersi contro l’arma che lo
accompagnava ogni giorno nel suo difficilissimo compito di Ufficiale di Polizia
Giudiziaria presso la
Questura di Firenze, ci lascia senza fiato, senza respiro.
“Il Calosci”, il sovrintendente che lavorava come un matto alla divisione
anticrimine, non c’è più. Lascia molti di noi con gli occhi sbarrati, con
l’angoscia di chi lo conosceva e non ha saputo o potuto aiutarlo. Solo nella
sua auto, davanti al piccolo cimitero di paese, ha messo il colpo in canna e
tutto è finito lì. Mentre il sole batte incerto sulla spianata di Montevarchi,
ci flagelliamo con la domanda destinata a restare senza risposta: perché? Noi
che ti abbiamo conosciuto, noi che ci onoriamo di aver seduto con te sui banchi
della scuola di polizia, noi che hai accolto e istruito spiegandoci gli angoli
più reconditi della Norma e che speravamo ancora una volta di rivederti con gli
stivali, ti salutiamo per sempre. Ciao Calosci, ci mancherai davvero. (ASAPS)
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