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Rassegna stampa Alcol e guida del 22 settembre 2006

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

IL GAZZETTINO (BELLUNO)

Che il problema dell’alcolismo ...

Che il problema dell’alcolismo sia uno dei più forti a livello sociale nel Bellunese è un dato di fatto. Tanto è vero che la Provincia ha istituito un vero e proprio tavolo di lavoro per cercare di trovare una soluzione soprattutto all’eccessiva diffusione del fenomeno fra i giovanissimi. Il gruppo, guidato dall’assessore alle politiche giovanili Ezio Lise, comprende i responsabili dei Sert bellunese e feltrino Alfio De Sandre e Serse Polli, il Csa, l’Ascom, le associazioni impegnate nel sociale. «Vogliamo ribaltare la filosofia alla base della diffusione dell’alcol fra i minori - spiega Lise - il nostro messaggio, affidato soprattutto ai gestori di pub e bar, sarà quello di "bere qualcos’altro"».

Lo slogan sarà veicolato nei locali pubblici anche dalla cartellonistica che sarà realizzata dall’Ascom, ma che è ancora a livello di bozza. E la diffusione del concetto, accompagnato dalle spiegazioni degli addetti ai lavori, che cercheranno di mettere in guardia genitori e figli dai rischi di un’iniziazione precoce al consumo di alcol, riguarderà anche le famiglie e la scuola.

«Entrare nelle famiglie - precisa Lise - è la parte più difficile, ma è necessario partire dalle giovani coppie e dai genitori con figli piccoli, per spiegare che la filosofia del "bere fa ben" non sempre è corretta».

Il passo è però più che necessario perché se, come afferma sul Gazzettino il procuratore Domenico Labozzetta, la maggior parte dei reati nel Bellunesi sono compiuti più sulla scia dell’abuso di alcol che per vero e proprio spirito criminale, quando i ragazzini cominciano a bere vino e birra fin da prima dei dieci anni, i rischi che si corrono a livello sociale sono veramente allarmanti. Tanto più che, negli ultimi anni, sul fronte del bere, dall’uso "alpino" del bicchiere di vino in allegria, si è assorbito un modello "nordico" che vede frotte di giovanissimi abbuffarsi senza limiti di birre e alcolici dal venerdì alla domenica. «C’è il riferimento ad usi e costumi anglosassoni che porta ad eccessi alcolici nello spazio di poche ore - riferisce Serse Polli, responsabile del Sert feltrino - ed è un fenomeno che riguarda essenzialmente i giovani, ma che rappresenta purtroppo una moda. Per questo è difficile ribaltare la filosofia alla base. Bisogna puntare sul fatto che, quando tutti bevono, in realtà la trasgressione è proprio non bere».Negli anni cambia l’identità del bevitore. Dall’uomo di mezza età, depresso e abbrutito dalla solitudine, nella tipologia da qualche anno entrano anche le donne (prima in un rapporto di uno a cinque, ora una ogni due maschi e mezzo) e gli stranieri. «I magrebini, giovani o meno, sono i più propensi a cadere nel vizio della bottiglia - continua Polli - pur di religione islamica. Molti bevono nonostante il divieto imposto dal Corano perché è più forte il condizionamento sociale. In questo caso non ci sono donne, mentre fra gli immigrati dell’est, albanesi, croati e rumeni, fra i bevitori accaniti si affacciano anche alcune femmine. Esente da questa problematica invece il popolo delle badanti».

Le cifre del fenomeno non sono da poco. Solo al Sert di Feltre contano 500 pazienti all’anno, dei quali 350 dediti all’alcol. E i dati della Prefettura segnalano che, dall’inizio del 2006, fra i 650-700 provvedimenti di sospensione delle patenti, 500 riguardano casi di guida in stato di ebbrezza, 200 alla prima sospensione e 300 alle successive, quelle che vanno a finire davanti all’autorità giudiziaria.

Simona Pacini


ASCA

VENETO: ZAIA, DOMANI GIORNATA DELLA SICUREZZA STRADALE 

Venezia, 22 set - ’’Chiedo che domani tutti i cittadini del Veneto si fermino qualche minuto e meditino su cio’ che puo’ succedere nelle nostre strade e sulla esigenza di salvaguardare la vita, adottando comportamenti e modi di guida conseguenti’’. E’ l’invito rivolto oggi dall’assessore alle politiche della mobilita’ del Veneto Renato Chisso, nel presentare la prima Giornata Regionale della Sicurezza Stradale, promossa dalla Regione tramite l’Osservatorio sulla Sicurezza Stradale, che si svolgera’ domani, sabato 23 settembre, in tutto il Veneto. All’illustrazione dell’iniziativa, all’insegna dello slogan ’’Difendi la vita’’, sono intervenuti anche il presidente del Comitato Permanente dell’Osservatorio Antonio Fojadelli e rappresentanti di Motorizzazione Civile, Dipartimenti di Prevenzione delle ULSS, Polizia Stradale, Carabinieri, Associazione Manuela - Vittime della Strada, Sindacato Locali da Ballo, enti proprietari o gestori di infrastrutture viarie.

L’Osservatorio e’ stato attivato dalla Giunta veneta proprio per elaborare e coordinare le iniziative volte a limitare l’incidentalita’ sulle strade con i conseguenti ferimenti e decessi.

La Giornata Regionale e’ stata fatta coincidere con il programma di attivita’ che sullo stesso tema realizzera’ la Motorizzazione Civile per il Veneto, che gia’ questa sera fara’ sperimentare a quanti si recheranno nell’area operativa di Mestre gli effetti dell’assunzione di vino, tramite l’uso dell’etilometro. Proprio l’alcol e i suoi effetti sara’ il tema dominante, perche’ - ha ricordato Fojadelli - tema ancora sottovalutato ma correlato con un’alta percentuale di incidenti, mentre gli utenti devono capire che se si guida non si deve bere, e se si beve non si deve guidare. (*) Domani - ha annunciato il rappresentante del SILB Renato Giachetto - saranno distribuiti gratuitamente nei circa 350 locali da ballo e discoteche del Veneto etilometri monouso acquistati con finanziamento regionale, per verificare l’idoneita’ o meno alla guida. Le ULSS dal canto loro diffonderanno materiale informativo e manifesti e realizzeranno attivita’ di comunicazione con quanti si presentano alla visita per il rinnovo della patente.

fdm/cam/ss

(*) Nota: se il messaggio che si desidera trasmettere è “se guido non bevo”, non servono etilometri, ma proposte alternative al bere.


IL QUOTIDIANO.IT

Le prossime uscite dell’Unità di strada

SAN BENEDETTO DEL TRONTO

Venerdì 22 settembre, dalle 22, l’attività verrà svolta presso il bar Florentia a Porto d’Ascoli.

Prosegue l’attività di informazione e prevenzione dei rischi legati alle dipendenze da alcol e droga, portata avanti dai ragazzi dell’Unità di strada, il servizio dell’Ambito territoriale sociale 21 (www.ambitosociale21marche.it, ).

Venerdì 22 settembre, dalle 22, l’attività verrà svolta presso il bar Florentia a Porto d’Ascoli (nei pressi del sottopassaggio di via Mare), mentre domenica 24 l’attività verrà svolta di mattina, in occasione della maratona Ascoli-San Benedetto, alla rotonda Giorgini, dove è previsto l’arrivo dei partecipanti.


L’ARENA.IT

TERRAZZO

Esperti e genitori contro il disagio giovanile

Terrazzo. Cogliere i primi segnali di disagio che possono manifestarsi nei bambini, prevenire le principali problematiche dell’adolescenza, rapportarsi con esperti del settore per arrivare ad un percorso educativo efficace in grado di contrastare fin dall’inizio eventuali devianze dei giovanissimi quali il bullismo o i primi approcci a droga e alcol. Con questo obiettivo la biblioteca civica - in collaborazione con Comune, Sert di Legnago, scuole elementari e medie - ha ideato e programmato un ciclo di incontri specialistici rivolti ai genitori con figli fino a 14 anni d’età che si pone allo stesso tempo come riflessione e momento di confronto, ma anche aiuto concreto nell’affrontare le difficoltà relazionali con i giovanissimi. L’iniziativa - che sotto il titolo di «La comunità locale si interroga» intende sottolineare come problematiche di questo tipo non rimangano esclusiva priorità delle singole famiglie, ma al contrario, coinvolgano l’intera cittadinanza - comprende quattro diverse serate, tutte in programma alle 21 in sala civica. Ad inaugurare il ciclo di incontri sarà oggi Dario Soso, insegnante e pedagogista, con una serata dal titolo «Ci educhiamo insieme per educare» dedicata ai genitori dei bambini di materne ed elementari. Il 6 ottobre ci sarà un confronto con il pediatra Francesco Soffiati mentre le ultime due serate - il 12 e il 19 ottobre - saranno tenute da Paola Schiavi, psicologa del Sert di Legnago, che affronterà i problemi dell’adolescenza. Durante tutti gli incontri, accanto alla sala civica sarà attivato un servizio di babysitteraggio. (e.p.)


LA PROVINCIA DI SONDRIO

Per i giovani non c’è un’isola felice Droga, alcol e suicidi fenomeni in aumento in provincia «Istituzioni e famiglie devono dare risposte al disagio»

MORBEGNO" Crisi della società, disagio giovanile, prevenzione". Su questi temi si sono confrontati ieri mattina docenti, amministratori, addetti ai lavori per tentare di fare il punto della situazione intorno ad un problema tanto complesso quanto difficile da interpretare e che coinvolge, anche nella nostra provincia, un numero di giovani drammaticamente sempre più in crescita. Il dato dei 1.300 soggetti sottoposti in due anni al provvedimento di sospensione della patente di guida, perché trovati al volante dopo aver assunto bevande alcoliche, è significativo per comprendere le unità di grandezza di un fenomeno che, a livello locale, è in linea con i dati regionali e nazionali. «Altro che isola felice, come un tempo si diceva - ha sottolineato il prefetto di Sondrio Sante Frantellizzi, intervenuto nel dibattito - viviamo in un ambiente naturale che non ha eguali, dove la qualità della vita è più alta che in altre zone d’Italia, eppure in Valtellina e Valchiavenna l’indice dei suicidi è uno dei più elevati del Paese e riguarda soprattutto le fasce più deboli, i giovani e gli anziani». Importante per Frantellizzi è il ruolo educativo della famiglia, delle istituzioni: «Queste ultime dovrebbero creare luoghi di aggregazione che servano veramente ai ragazzi, cercando di comunicare con loro, mentre i giovani dovrebbero interpretare in modo corretto l’attività repressiva che le forze dell’ordine esercitano legittimamente, non soltanto per sanzionare, ma per aiutare i nostri ragazzi a non incorrere negli stessi errori». Il procuratore della Repubblica del Tribunale di Sondrio, Gianfranco Avella, riallacciandosi al tema ha invitato gli operatori sociali e le famiglie a porre la massima attenzione sugli adolescenti: «Ai nostri tempi era tutto più facile, il nostro futuro non era incerto come per i ragazzi di oggi, che stanno vivendo una difficile situazione di crisi alimentata anche dalla mancanza di amore e di comprensione da parte di noi adulti». E allora come interpretare al meglio i bisogni dei giovani, si è chiesto il primo cittadino di Sondrio Bianca Bianchini, intervenuta al convegno morbegnese soprattutto in veste di presidente della conferenza provinciale dei sindaci. «Abbiamo cercato di interloquire con i nostri ragazzi - ha spiegato - ma non è facile trovare delle soluzioni efficaci al problema del disagio giovanile. Servono sicuramente contesti sociali più a misura di ragazzi, ma anche di anziani per cercare di fare uscire queste persone dall’isolamento che spesso è la causa principale del malessere che genera sfiducia in se stessi e l’incapacità di costruirsi un futuro sereno». Sugli effetti positivi della legge Sirchia si è soffermato invece il direttore dell’Asl di Sondrio Emilio Triaca: «Sono convinto che imponendo anche in altri ambiti questo sano proibizionismo potremmo ottenere buoni risultati nella prevenzione di altri abusi, la strada da battere per contrastare l’alcolismo può essere quella di limitare gli orari di vendita degli alcolici negli esercizi pubblici o addirittura proibirla del tutto, mentre per quanto riguarda gli stupefacenti bene ha fatto il governo Berlusconi a eliminare la distinzione fra droghe pesanti e leggere, perché quando si comincia è poi difficile uscirne, quindi meglio agire sulla prevenzione». Fra il pubblico, per la verità non numeroso, anche il vicesindaco di Morbegno Alba Rapella, l’assessore ai servizi sociali di Cosio, Angelo Castellani, e il sindaco Fausta Svanella e la classe 3° A dell’indirizzo servizi sociali del Romegialli, gli unici giovani presenti in sala.
Maria Cristina Pesce


LA PROVINCIA DI SONDRIO

Il sociologo, Guglielmo Guimelli, non ha mancato di pungolare l’uditorio scuotendo le coscienze «Dobbiamo cogliere il malessere che permea tutta la società»

MORBEGNO(m.c.p.) «Occorre anticipare il problema prima che assuma dimensioni drammatiche, insomma prima che ci scappi il morto o che un giovane, senza che nessuno se ne accorga, arrivi ad autodistruggersi». Parole forti e provocatorie, come nel suo stile, quelle del sociologo Guglielmo Giumelli, docente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università statale di Milano. «La diffusione delle sostanze stupefacenti in provincia di Sondrio è larghissima - ha sottolineato ieri - negli anni 80 avvertii che la Valtellina stava per diventare un mercato appetibile per i trafficanti di droga e mi si disse che la struttura tradizionale familiare ancora teneva e ciò avrebbe garantito un freno al diffondersi del fenomeno; i fatti ci dimostrano oggi, che non è andata proprio così». In quasi trent’anni gli abusi si sono diversificati e rappresentano sempre di più il sintomo di un disagio crescente che parte dai giovani ma si allarga all’intera società. «Il disagio giovanile - sostiene il sociologo - è una caverna difficile da esplorare o mai completamente esplorabile, è importante saper cogliere i segnali del malessere che permea l’intera collettività, il nostro contesto sociale. E soltanto passando attraverso una vera e propria rivoluzione culturale, che porti all’accettazione del diverso, possiamo sperare di imboccare la via giusta». Fondamentale per Giumelli è poi saper cogliere i bisogni degli altri e saperli rendere elastici alle singole situazioni. Un quadro interessante sulla seduzione dell’alcol tra i giovani, per citare una delle “scorciatoie” in cui si infila un numero sempre più crescente di minorenni, anche nella nostra provincia, lo ha tracciato invece il professor Gianluca Castelnuovo, della Cattolica di Milano. «L’assunzione di alcol - ha detto - essendo un’abitudine socialmente accettata, può diventare un problema subdolo e difficile da individuare. A livello globale una morte su 4 nella fascia d’età che va dai 15 ai 29 anni è provocata dall’abuso di alcol». Fra i giovani si sente spesso dire «andiamo a bere qualcosa» quasi fosse l’imperativo categorico a cui è difficile sottrarsi se si vuole essere accettati dal gruppo, dagli amici. «Si arriva quindi al punto di cercare sensazioni sempre più forti - ha continuato Castelnuovo - esperienze estreme che lascino il segno e senza accorgersene ci si ritrova alcoldipendenti».


LA SICILIA

«Dal muro alle torri gemelle» è questo il tema della Festa della Musica, l’evento curato e organizzato dal centro giovanile Schemmari con l’aiuto dell’associazionismo.

Oggi e domani gli appuntamenti principali. Quelli odierni. Alle 16:30, nella sede del centro giovanile, una sessione informativa organizzata dal centro Informagiovani. Tema: nuove opportunità imprenditoriali in Sicilia. Il dottore Geraci, di Sviluppo Italia, spiegherà come poter sfruttare e coniugare, al meglio, opportunità e idee. Stasera, alle 22.30: concerto di musica jazz. In uno dei locali del corso si esibisce il celebre Trio Amato Jazz. Sabato sera, il clou della festa.

Si inizia alle 17:30 con un esibizione musicale di SiciliaAntagonista. Dopo alle 20:30, l’evento centrale della due giorni: il concerto. Sul palco di piazza mucipio, le band della zona. Sotto il palco, alcune perfomance artistiche e pittoriche tenute da artisti netini. Il tutto legato dalle musiche del periodo che corre dalla caduta del Muro alle torri gemelle. Sotto il palco anche il camper di Infomovment, una stazione mobile che si occupa della prevenzione contro droga, alcool ed altre forme di dipendenza giovanile. L’assessore Prado sottolinea che «la nuova giunta ha subito dato impulso ai progetti e alle iniziative del centro giovanile. Primo obbiettivo: la festa della musica che per ragioni elettorali non i era potuta celebrare a giugno. Abbiamo lavorato sodo per una riuscita ottimale della Festa».

Giuseppe Fianchino


LA SICILIA

polizia 

Al via i controlli a largo raggio 

Operazione controllo del territorio al via ieri sera da parte degli agenti del commissariato della Polizia di Pachino diretto dal dott. Massimo De Grande.

Gli agenti hanno avviato una più intensa azione di controllo del territorio in diversi settori, da quello degli extracomunitari, a quello della regolarità di circolazione dei mezzi, all’uso del casco e delle cinture. Si è registrata così una maggiore presenza delle forze dell’ordine sul territorio. Il tutto è finalizzato, così come ha spiegato il dirigente del commissariato, a rendere più sensibile ed attiva la presenza dello Stato in loco evitando anche quel senso di abbandono spesso lamentato da decine di cittadini.

«Grazie anche all’impiego dei nuovi mezzi che il Ministero dell’interno ha assegnato al nostro commissariato - ha affermato De Grande - già da ieri sera è stato possibile avviare una serie di attività di controllo con una presenza attiva sul territorio. Con diverse unità operative mobili saremo in grado di assicurare una vigilanza costante a garanzia del cittadino specificatamente nei settori in cui l’attività di controllo si rende maggiormente necessaria».

Uno dei settori cruciali è senza dubbio quello degli extracomunitari sul territorio. Una situazione che Pachino risente molto come segnalato anche dal parlamentare regionale Pippo Gennuso che, oltre a sollecitare maggiori controlli, ha anche posto al questore ed al prefetto il problema sociale vissuto dalla popolazione pachinese. «Non è possibile - aveva affermato Gennuso nei giorni scorsi - che i cittadini debbano avere paura di uscire la sera, o luoghi come piazza colonna debbano essere spesso teatro di episodi gravissimi quali risse o si debba registrare la presenza di extracomunitari ubriachi».

Forse grazie anche alle sollecitazioni dell’onorevole regionale, ma anche in virtù di una dotazione di mezzi migliore, il commissariato di Pachino, sensibile ai bisogni del territorio, ha deciso di essere più presente. Istituzioni e forze dell’ordine dunque saranno più vicine ai cittadini e si registrerà un senso di sicurezza diffuso proprio dalla presenza degli agenti sul territorio.

Sa.Mar.


IL GAZZETTINO (BELLUNO)

GIORNATA DELLA SICUREZZA STRADALE 

L’Usl diffonde il decalogo del buon conducente

Montebelluna

(L.Bon) Ci sarà anche il decalogo del buon conducente fra il materiale che l’Usl 8 distribuirà domani, 23 settembre, in occasione della giornata regionale per la sicurezza stradale. La giornata, istituita dall’Osservatorio regionale in materia, costituirà infatti l’occasione per educare e promuovere un corretto comportamento di chi si mette alla guida sulle strade. Il "Decalogo" farà la propria comparsa presso tutti i servizi di sanità umana dell’usl assieme ad altro materiale informativo. Che verrà indirizzato in particolare a chi si accinga al rinnovo delle patenti e a visite ad esso legate. Saranno inoltre esposti nei locali dell’Usl e delle scuole dei fogli informativi sui tassi alcolimetrici delle bevande e sugli effetti dell’alcol, considerato tra le cause primarie della guida poco sicura.

"Grazie alla collaborazione tra più enti, Regione, amministrazioni Comuni e aziende Usl - spiega l’Usl 8 - il punto di arrivo di tale attività di prevenzione sarà quello di giungere a proposte concrete capaci di incidere sui comportamenti dei conducenti attraverso proposte di modifica normativa e intervenendo direttamente sulle infrastrutture sia a livello programmatorio che di manutenzione".Intanto, arrivano i primi dati sulle iniziative attuate nei mesi scorsi dall’Usl allo scopo di educare gli automobilisti ad una guida sicura. In particolare, nel maggio 2006 l’Usl 8 ha distribuito un questionario ai referenti comunali (presenti nei centri del Montebellunese e della Castellana) del progetto "Strade sicure nel territorio dell’Azienda Usl 8" rispetto all’uso dei seggiolini di sicurezza per i bambini delle scuole materne. In precedenza ci si era soffermati, in particolare, sulle cinture. Al questionario ha risposto il 77% dei referenti.

Buona la risposta anche da parte dei Comuni: tra questi il 70% ha affermato di avere utilizzato e distribuito il materiale informativo fornito dall’Usl sulla sicurezza stradale, l’88% ha effettuato incontri sulla sicurezza stradale all’interno delle scuole e il 30% ha messo in atto interventi di educazione stradale in occasione di riunioni effettuate con la cittadinanza.


IL GIORNALE.IT

Tursi vieta la vendita notturna di bottiglie di vetro al Campasso 

- di Redazione - 

Prima, clamorosa vittoria del Comitato per la vivibilità di Sampierdarena che aveva manifestato lunedì scorso - 350 persone fra residenti, artigiani e commercianti, in corteo da piazza Montano alla prefettura - contro la situazione di degrado in cui è precipitata da anni la delegazione: ieri, su proposta dell’assessore Mario Margini, il Comune ha deciso di vietare vendita, somministrazione e consumo di bevande in contenitori di vetro o metallici, all’esterno dei locali pubblici (ad eccezione dei dehors di pertinenza dei locali stessi). Il provvedimento, che riguarda la zona del Campasso e resterà in vigore a tutto il 31 dicembre 2007, a partire dalle ore 20 di ogni giorno della settimana fino alle 5 del mattino seguente, è motivato dal fatto che - specifica una nota di Palazzo Tursi - dopo «il consumo di bevande alcoliche e non, vendute in contenitori di vetro o alluminio, gli stessi contenitori vengono utilizzati in maniera impropria su persone e cose, comportando un rischio per l’incolumità dei frequentatori della zona». Al di là del linguaggio prudente del comunicato, resta il fatto che si tratta - come sottolinea il presidente del Comitato per la vivibilità di Sampierdarena, l’imprenditore Fabio Costa - di un «primo passo per dare avvio alla riqualificazione di una zona della città che ha sofferto e sta soffrendo tuttora episodi di criminalità comune, violenza, furti, rapine, immigrazione clandestina. Abbiamo manifestato, in maniera ferma ma pacifica - aggiunge Costa - per chiedere l’intervento delle autorità pubbliche, dei responsabili dell’amministrazione innanzi tutto, ma anche delle forze dell’ordine per riportare la normalità nella delegazione». Ma non bisogna fermarsi qua, insiste il presidente del Comitato: lunedì scorso, nel corso dell’incontro in prefettura, è stato chiesto un dialogo diretto con il prefetto Giuseppe Romano. «Ci sembra opportuno, a questo punto - conclude Costa - sensibilizzare le massime autorità istituzionali. La situazione è molto grave, dobbiamo affrontarla con energia e buona volontà».


IL GAZZETTINO (BELLUNO)

Caso sindacale, ma non solo, alla ...

Caso sindacale, ma non solo, alla Multibel, la società di proprietà del Comune di Belluno che gestisce la raccolta dei rifiuti urbani, lo sgombero neve e l’igiene stradale. L’azienda nei giorni scorsi ha distribuito degli alcoltest ai propri dipendenti, invitandoli ad usarli per verificare il loro stato di sobrietà durante il proprio impegno professionale. L’iniziativa non è stata per nulla gradita nè dai lavoratori nè dai loro sindacalisti, che immediatamente, hanno chiesto spiegazioni sul "Brillo-test" (si chiama così il congegno) e diffidato l’azienda a mettere in atto tali azioni. Di qui la precisazione della municipalizzata, la quale ha spiegato che si tratta di un’iniziativa non obbligatoria ma volontaria. Intanto, dopo l’allarme lanciato dal procuratore capo Domenico Labozzetta sui reati legati agli abusi dell’alcol, emerge che sempre più musulmani, nonostante i divieti della loro religione, ne fanno ampio consumo. Mentre tra i giovani imperversa la tendenza del "bere nordico", cioè nel fine settimana.

GabrieliePacinia


IL MATTINO (CASERTA)

ARRESTO A MONDRAGONE 

Sfilano i carri, la camorra spara, giallo scoperto dopo sedici anni

Mondragone. Era la vigilia del martedì grasso di sedici anni fa. Era un freddo pomeriggio di febbraio, e a corso Umberto passavano i carri, e i bambini sfilavano in maschera, e la gente applaudiva e lanciava coriandoli. Sui marciapiedi c’era la calca, nei locali il deserto o quasi. Al tavolino del bar «Franco» sedeva Gaetano Broccoli, 45 anni, un passato da ladro di auto, la gamba ancora fasciata. Tre settimane prima due giovanotti, arrivati su una moto rossa, lo avevano ferito in via Campanile; ed era appena una settimana che aveva lasciato il letto di degenza alla clinica Salus. Poliesse, come lo chiamavano, aspettava come gli altri che i carri passassero, per poi concedersi la solita dose abbondante di liquore. Non si accorse delle persone, un paio, che gli arrivarono alle spalle e che lo uccisero: un colpo solo, alla nuca, esploso da una pistola a tamburo. Avevano finito, i due assassini, l’opera lasciata in sospeso il 3 febbraio. Quel giorno, era il 26 dello stesso mese, chiusero la partita con quello scomodo ubriacone che parlava troppo, minacciava, parlava male del capo, di don Augusto La Torre. Da ieri mattina, a conclusione di un’indagine della Dda e dei carabinieri della compagnia di Mondragone, gli assassini di Gaetano Broccoli hanno un nome. Uno è uno dei collaboratori di giustizia che ha parlato dell’omicidio; l’altro è Angelo Gagliardi, esponente di spicco del clan La Torre, al quale l’ordinanza di custodia cautelare è stata notificata in carcere, dove era detenuto per altro. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, Broccoli fu ucciso perché non era più possibile «controllarlo». Da quando, morta la madre, si era dato all’alcol, parlava senza ritegno e di cose che non avrebbe dovuto dire. Il primo avvertimento nell’inverno del 1989, gambizzato mentre era in pizzeria. Sembrava avesse capito, poi il tragico epilogo del 1990. r.cap. 


 

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (LECCE)

Da quando avevano otto e nove anni, due sorelle minorenni vivevano nell’incubo. Arrestati i genitori, un pensionato ed un suo amico 

Vendevano le figlie a due pedofili

Costrette a prestazioni sessuali in cambio di pochi euro e di qualche pacchetto di sigarette

UGENTO In cambio dei soldi della spesa e di qualche pacchetto di sigarette, non esitano a vendere per fini sessuali le loro due figlie di otto e nove anni ad un amico pensionato, che a sua volta la cede ad un altro uomo. La squallida vicenda è venuta alla luce solo dopo molti anni, e ieri mattina, i genitori delle due sorelle, che oggi hanno una quasi 16 e l’altra 17 anni, sono stati arrestati. Dietro le sbarre sono finiti anche i due pedofili, Luigi Sciurti, 62 anni, ed Antonio Calò, 58, il primo della frazione di Gemini ed il secondo di Ugento. La coppia e gli altri, sono stati prelevati ieri mattina a prima ora dalle rispettive abitazioni, dai carabinieri della stazione di Ugento, che hanno svolto la delicata indagine, e dai militari della Compagnia di riferimento, quella di Casarano. Contestualmente agli arresti ordinati dal giudice delle indagini preliminari, Ercole Aprile, su richiesta del magistrato titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore Maria Cristina Rizzo, già sostituto della Procura dei minori, gli uomini dell’Arma hanno proceduto alle perquisizione delle abitazioni dei genitori e degli altri arrestati. Nelle case di questi ultimi sono state sequestrate numerose cassette pornografiche, probabilmente le stesse che a detta delle giovanissime vittime, i due bruti facevano loro visionare prima di sfogare i propri istinti sessuali. Che a quanto hanno raccontato le sorelle, avvenivano sempre nella cantina e sul monolocale del terrazzo dell’appartamento di Luigi Sciurti. Gli investigatori non escludono che qualcuna delle cassette contenga anche immagini hard delle due bambine, e per questo, nei prossimi giorni dovranno essere tutte visionate. Alla presenza dei rispettivi legali, gli avvocati Claudio Pispero e Luigi Indino per Calò; Alessandro Frasso per Sciurti, ed Antonio Munitello per la coppia di coniugi, i quattro arrestati verranno interrogati fra domani e lunedì dallo stesso giudice che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare. Dalle indagini è emerso, che schiavi dell’alcol, i genitori delle bambine, entrambi 40enni, avrebbero mandato le figlie a servizio in casa del pensionato 62enne, che a quanto si sa, con la madre avrebbe anche avuto in precedenza una relazione sentimentale. Dopo le prime visite delle sorelline, l’uomo avrebbe cominciato a molestarle, sino a che non ha preso ad abusare di entrambe. In almeno un caso, risulta che ne abbia legata una alla spalliera del letto. Il turbamento che ogni volta accompagnava il loro rientro a casa, non avrebbe turbato i genitori, che invece erano contenti perché le figlie portavano denaro, mai più di 50mila lire, sigarette e bottiglie di birra. Quando le sorelline rifiutavano di raggiungere l’abitazione di Luigi Sciurti, la madre le picchiava ed il padre le sgridava. Il qualche occasione, anche quest’ultimo si sarebbe lasciato andare in un rapporto incestuoso con una delle figlie.


IL GIORNALE DI VICENZA.IT

 Il cinquantenne arrestato dalla polizia

«Ha violentato la figliastra» Oggi dal giudice

(i. t.) L’uomo arrestato dalla polizia perché avrebbe stuprato la figliastra tra i 4 e 6 anni sarà interrogato questa mattina dal gip Pesenti. M.S., 50 anni - le iniziale sono obbligatorie per legge a tutela della presunta vittima altrimenti identificabile -, sarà ascoltato nella cella attrezzata per le udienze di convalida del San Pio X alla presenza dell’avvocato di fiducia Paolo Mele senior.

La difesa del disoccupato di origini napoletane era diventata un caso dopo che l’avvocato d’ufficio Caterina Evangelisti Franzaroli aveva chiesto di essere sostituita nell’incarico per incompatibilità, poiché di solito l’avvocata tutela le vittime di abusi e violenze sessuali.

La vicenda dell’arresto del cinquantenne ha suscitato scalpore anche per l’età giovanissima della vittima.

«Posso comprendere lo stato d’animo della collega - spiega l’avv. Mele -, ma non va sottaciuto, e questo in un’ottica di rapporto con l’opinione pubblica, che la difesa è tecnica, libera da condizionamenti personali e pregiudizi. Le situazioni di incompatibilità devono essere oggettive e non riferite a criteri di astratta morale. L’avvocato non condivide né giustifica la colpa. Il suo naturale civile rifiuto del fatto criminoso, nulla ha a che vedere col dovere professionale che gli impone la difesa dell’indagato-imputato. Sono questi i principi doveri e le garanzie di civiltà giuridica che si devono rappresentare».

Venendo al caso in questione, Mele ha sottolineato che la vicenda nasce in un contesto davvero particolare. «Il mio assistito non ha mai conosciuto il padre - afferma -, ed ha vissuto con la nonna nel Napoletano perché la madre aveva grossi problemi».

L’uomo non lavora, ha quattro figli ed è alcolista. A sua volta anche la madre della bambina parte lesa è portatrice di problemi non lievi.

«Questa triste vicenda - prosegue Mele -, che dev’essere valutata ancora sotto il profilo giudiziario, nasce in un quadro materiale e psicologico di emarginazione. Dovrà essere analizzata con l’aiuto dei consulenti per verificare che cosa c’è di vero ed artefatto in un caso che dev’essere attentamente valutato vista la realtà di riferimento».

Secondo l’ordinanza di custodia firmata dal gip Pesenti, che ha accolto la richiesta del pm Giorgio Falcone, la bambina per un paio d’anni sarebbe rimasta in balia del patrigno che, approfittando dell’assenza della madre, ne avrebbe ripetutamente abusata in maniera orribile. Ci sono anche i referti medici. L’inchiesta e il vaglio processuale serviranno a valutare l’attendibilità delle prove.


LA STAMPAWEB

FROSINONE: NELL’AGOSTO DEL 2005 UN UOMO FU UCCISO E ALTRI CINQUE RESTARONO FERITI

Presi i killer del cavalcavia

«Mio figlio è ancora in ospedale Ha saputo e si è sentito male»

di Fulvio Milone

FROSINONE. Si pensa di solito che un gesto così, inspiegabile nella sua assurdità, possa essere compiuto solo da un pazzo, o da un ubriaco, o da un drogato. Niente di tutto questo. Quella notte afosa di mezza estate, quando andarono sul cavalcavia, Gregorio e Agostino, erano solo due ragazzi annoiati e probabilmente arrabbiati, perchè non avevano i soldi per trascorrere qualche giorno al mare.

Forse provavano invidia e frustrazione alla vista delle rare macchine che sfrecciavano verso il Sud, avanguardie dell’esercito degli automobilisti che di lì a poco avrebbe invaso l’A3 per le vacanze di ferragosto. E così lo fecero: afferrarono un masso di 41 chili e lo scaraventarono oltre la rete di protezione. Non si spaventarono neanche quando videro il disastro che avevano provocato, le due auto che carambolavano sulla corsia, i corpi catapultati sull’asfalto, le grida dei feriti. Imperturbabili, come se avessero visto un film, se ne andarono in paese a ubriacarsi di birra.

Tredici mesi dopo la notte folle, in cui un uomo venne ucciso e altri cinque furono feriti da quel masso lanciato dal cavalcavia fra i caselli di Pontecorvo e Cassino, il procuratore di Frosinone Gianfranco Izzo può finalmente dire che «il caso è chiuso». Gli investigatori non hanno dubbi: il disastro fu frutto della «lucida follia» di Gregorio Mattia e Agostino Mastrangeli, 25 anni ciascuno, qualche precedente per droga il primo, disoccupato il secondo.

Sono accusati dell’omicidio volontario «aggravato da futili motivi» di Natale Gioffrè, 46 anni, messinese trapiantato a Milano e diretto a Bagnara Calabra per le vacanze, e del tentato omicidio del figlio di Gioffrè, Francesco, 15 anni, e di altri quattro automobilisti. I due arrestati abitano a Cassino, ma sono originari di Piedimonte San Germano e Villa Santa Lucia, due paesi che si estendono a ridosso dell’A3. Negano ogni responsabilità, giurano che all’1,55 del 13 agosto 2005 non si trovavano sul cavalcavia. Ma tutto sembra smentirli.

Innanzitutto c’è la confessione di un loro amico, un diciassettenne che ha raccontato quando e come quei due ragazzi di paese si sono trasformati in assassini: è ritenuto un testimone attendibile, forse ha assistito al lancio del masso. In secondo luogo, nelle mani degli inquirenti c’è una pila di tabulati dei cellulari di Gregorio e Agostino: dalle chiamate fatte a ridosso dell’ora in cui il masso è stato lanciato si ricava con certezza che i due si trovavano a Villa Santa Lucia, nella zona del cavalcavia.

Terzo elemento: nei pressi della rete protettiva gli esperti della polizia avrebbero trovato una bottiglia di birra e delle sigarette con tracce di saliva, quella dei due arrestati. Il procuratore Izzo, che con il sostituto Carlo Morra ha coordinato le indagini, tira un sospiro di sollievo. Aveva promesso: «Prima o poi li prenderemo e, quando sarà, li incastreremo con prove talmente solide da rendere impossibile la loro difesa».

Per 400 giorni, con l’aiuto della squadra mobile di Frosinone e del Servizio Centrale Operativo, ha interrogato 300 ragazzi e ragazze che vivono a Cassino e nei paesi vicini. E finalmente, tre mesi fa, nelle indagini si è aperto un varco, mezze frasi che hanno consentito di concentrare l’attenzione su un gruppo di una decina di persone, alcune minorenni: una sorta di branco, che di solito frequentava i viali che costeggiano lo stabilimento Fiat di Cassino. Sono stati acquisiti i tabulati dei cellulari dei ragazzi, compresi quelli di Gregorio e Agostino. E gli interrogatori si sono fatti più stringenti, fino a quando un ragazzo del gruppo, un minorenne, ha raccontato tutto di quella notte.

Dopo gli arresti, la vedova di Natale Gioffré, Daniela Rizzo, ha espresso gratitudine «per il lavoro svolto dalla polizia e dei magistrati e agli agenti, che si sono e continueranno ad occuparsi delle indagini sulla morte di mio marito». Le indagini non sono ancora concluse. Gli inquirenti stanno valutando la posizione degli amici di Gregorio e Agostino: sono convinti che conoscessero i nomi dei colpevoli, ma non hanno mai parlato.


CORRIERE ROMAGNA

Ubriachi alla guida

CESENATICO - Venticinque pattuglie e 50 uomini impegnati per combattere la microcriminalità. Sono i numeri che riguardano il territorio di Cesenatico e del Rubicone di competenza dei carabinieri della compagnia cesenaticense, impegnati su un’operazione disposta dal Comando regione Emilia-Romagna.I risultati parlano di un moldavo, in giro con amici su un’Audi A6, arrestato e processato per non aver ottemperato al decreto di espulsione. Denunciato un pregiudicato per inosservanza della sorveglianza speciale. Un uomo di Gambettola è stato denunciato per il furto di una telecamera al Romagna Center, e sempre al Romagna Center sono stati bloccati e denunciati uno slovacco per aver cercato di rubare delle calzature e un uomo residente a Cesena per aver sottratto capi di abbigliamento. Denunciato un alto residente a Cesena, di origine pugliese, per ricettazione di cellulari rubati. I carabinieri avevano infatti seguito le “tracce” elettroniche lasciate dai telefonini, rintracciabili anche se viene cambiata la scheda. Infine cinque persone sono state denunciate per guida in stato d’ebbrezza. Un reato che sembra non fare distinzioni sociali: nella notte sono stati sorpresi ubriachi al volante uno studente, un imprenditore, un operaio e due pregiudicati.


LA SICILIA

Guida in stato di ebbrezza denunciato un rumeno

Era alla guida di un motociclo privo di copertura assicurativa, era in evidente stato di ebbrezza alcolica. Il mezzo è stato posto sotto sequestro e lui, L. N., 44 anni, di nazionalità romena, è stato denunciato dalla Polizia municipale all’autorità giudiziaria, a piede libero, per guida in stato di ubriachezza e per inosservanza delle norme sulle assicurazioni dei mezzi. Il motociclo inoltre era privo della targa. L’episodio si è registrato in contrada "Anguilla" nel corso di una operazione mirata al controllo del traffico e dei mezzi in circolazione. E nel corso della stessa operazione la Polizia urbana ha rinvenuto un’autovettura rubata qualche giorno prima. Si tratta di una Fiat Uno rubata venerdì scorso e ora ritrovata quasi all’incrocio fra via Busacca e via Senatore Molè. La vettura è stata già restituita al legittimo proprietario. Facile pensare ad un furto d’uso o, magari, ad una bravata. Infine, sempre nel corso dell’operazione, i vgili urbani hanno sorpreso cinque minorenni alla guida di scooter senza caschi di protezione. I mezzi sono stati posti sotto sequestro amministrativo.


IL MESSAGGERO (RIETI)

POGGIO MOIANO

Guida in stato di ebbrezza, cinque denunce e un bar chiuso 

Si è concluso con cinque denunce per guida in stato di ebbrezza e la chiusura per cinque giorni di un bar a Poggio Moiano l’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Rieti. Per contrastare il fenomeno della guida in stato di ebbrezza, i militari hanno effettuato controlli a campione in varie zone del capoluogo ed anche in alcuni centri della provincia. Avvalendosi dell’etilometro, i carabinieri hanno individuato, tra i numerosi giovani al volante controllati, cinque ragazzi in evidente stato di alterazione psico-fisica derivante dall’abuso di sostanze alcoliche che sono stati denunciati per guida in stato di ebbrezza. Il controllo dei militari ha portato infine al decreto di sospensione della licenza ad un bar di Poggio Moiano che dovrà restare chiuso per cinque giorni, e cioè fino al 25 settembre. I controlli a campione dei carabinieri continueranno nei prossimi giorni.

P. Mirteto Scalo


CORRIERE ADRIATICO

Per vendetta vuole bruciare l’auto della compagna. Aggredisce i militari poi viene arrestato

Aspirante piromane ferisce due carabinieri

ANCONA - Non gli è bastato il botto con l’auto della convivente contro il ciglio della strada per svegliarsi dal torpore dell’alcol. Con la mente ancora annebbiata voleva tornare sul luogo dell’incidente per dar fuoco alla macchina per punire la compagna per averlo lasciato a piedi. Poi ha mandato all’ospedale due carabinieri prima che riuscissero a bloccarlo e ad arrestarlo. E’ stata una mattinata molto agitata per Abdelakder Siari, marocchino di 39 anni residente ad Ancona, che verso le 11 era nel bar di una stazione di servizio sulla strada provinciale 4, fra Paterno e Agugliano, armato in una mano di una bottiglia piena di benzina e nell’altra di un coltello. I carabinieri del Radiomobile, intervenuti dopo l’allarme lanciato dalla convivente e proprietaria della Rover 416 che

Sabato, 23 Settembre 2006
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