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Comunicati stampa 26/09/2006

Da maggio 2007, chi Oltralpe vorrà abbellire il proprio SUV, dovrà farlo con la plastica - La Francia mette al bando il “bull bar” d’acciaio
Asaps: l’Italia si adegui, anche per quelli già montati

Il punto sulla necessità di rivedere tutta la normativa, così come impone l’Europa, così come impongono le cifre della sinistrosità



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Dal 25 maggio 2007, in Francia tutti i bull bar d’acciaio saranno messi al bando: si salveranno, come la logica impone, solo i dispositivi di protezione frontale in grado di aumentare la sicurezza - in pratica quelli in plastica - di pedoni, ciclisti, motociclisti e di tutti i veicoli in generale.

E’ necessario distinguere tra bull bar – e ci riferiamo a barre paraincastro o paravacca in acciaio o comunque in materiale rigido – e tra dispositivi di protezione frontale corrispondenti alle caratteristiche di sicurezza previste dall’UE e, diciamolo, dal semplice buonsenso.

Secondo una stima del Parlamento Europeo, una diversa tipologia di impatto imposta con sistemi di protezioni adeguati, eviterebbe 2mila morti in tutto il continente. Le varie risoluzioni ed i molti emendamenti che nel tempo hanno modificato la direttiva 70/156/CEE, sono stati tutti tesi – in un’iniziativa del maggio 2005 – a prevedere per il mercato esclusivamente sistemi di protezione frontale in grado di diminuire lesioni e tipologia delle stesse nei confronti di pedoni e ciclisti, appunto. L’Europa insomma chiede che si protegga di più chi viene investito.

Sulla base di ricerche effettuate negli Stati Uniti, in caso di scontri laterali tra un semplice SUV e un’auto normale le possibilità di esiti mortali aumentano di 5 volte rispetto ad eventi infortunistici tra veicoli normali.

I traumatologi italiani hanno invece accertato che l’impatto tra il corpo di un bambino ed un veicolo SUV dotato di bull bar, a 20 km/h, produce le stesse conseguenze dell’investimento da parte di un’auto nomale alla velocità doppia (40 km/h) o di un SUV senza bullbar a 30 orari.

Secondo una logica che solo la sociologia della moda può spiegare, i bull bar sono diventati un semplice ornamento per il veicolo, senza alcuna utilità effettiva per le strade ordinarie.

In molti casi si tratta infatti di tubi d’acciaio piegati ad arte, con cromature attraenti e con forme che aumentano la cattiveria del veicolo. È insomma un oggetto maschio, sulla cui utilità noi non abbiamo dubbi: non serve proprio a niente.

È dunque venuto il momento, secondo l’Asaps, di allineare l’Italia (anche per i bull bar già montati), all’azione comunitaria Francia in testa, per eliminare i rischi stradali più ovvi: una moda o una passione estetica non possono costare la vita alle categorie più deboli e danni gravi ai veicoli “normali”.

 
Forlì, 24 settembre 2006

Giordano Biserni
Presidente Asaps


© asaps.it
Martedì, 26 Settembre 2006
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