Dal 25 maggio 2007, in Francia tutti i bull bar d’acciaio
saranno messi al bando: si salveranno, come la logica impone, solo i
dispositivi di protezione frontale in grado di aumentare la sicurezza - in
pratica quelli in plastica - di pedoni, ciclisti, motociclisti e di tutti i
veicoli in generale.
E’ necessario distinguere tra bull bar – e ci riferiamo a
barre paraincastro o paravacca in acciaio o comunque in materiale rigido – e
tra dispositivi di protezione frontale corrispondenti alle caratteristiche di
sicurezza previste dall’UE e, diciamolo, dal semplice buonsenso.
Secondo una stima del Parlamento Europeo, una diversa
tipologia di impatto imposta con sistemi di protezioni adeguati, eviterebbe
2mila morti in tutto il continente. Le varie risoluzioni ed i molti emendamenti
che nel tempo hanno modificato la direttiva 70/156/CEE, sono stati tutti tesi – in un’iniziativa del maggio 2005 – a
prevedere per il mercato esclusivamente sistemi di protezione frontale in grado
di diminuire lesioni e tipologia delle stesse nei confronti di pedoni e
ciclisti, appunto. L’Europa insomma chiede che si protegga di più chi viene
investito.
Sulla base di ricerche effettuate negli Stati Uniti, in caso
di scontri laterali tra un semplice SUV e un’auto normale le possibilità di esiti
mortali aumentano di 5 volte rispetto ad eventi infortunistici tra veicoli
normali.
I traumatologi italiani hanno invece accertato che l’impatto
tra il corpo di un bambino ed un veicolo SUV dotato di bull bar, a 20 km/h, produce le stesse
conseguenze dell’investimento da parte di un’auto nomale alla velocità doppia (40 km/h) o di un SUV senza
bullbar a 30 orari.
Secondo una logica che solo la sociologia della moda può
spiegare, i bull bar sono diventati un semplice ornamento per il veicolo, senza
alcuna utilità effettiva per le strade ordinarie.
In molti casi si tratta infatti di tubi d’acciaio piegati
ad arte, con cromature attraenti e con forme che aumentano la cattiveria del
veicolo. È insomma un oggetto maschio,
sulla cui utilità noi non abbiamo dubbi: non serve proprio a niente.
È dunque venuto il momento, secondo l’Asaps, di allineare
l’Italia (anche per i bull bar già montati), all’azione comunitaria Francia in
testa, per eliminare i rischi stradali più ovvi: una moda o una passione
estetica non possono costare la vita alle categorie più deboli e danni gravi ai
veicoli “normali”.
Forlì, 24 settembre 2006
Giordano Biserni Presidente Asaps
|