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Articoli 21/07/2005

Tanti i contrassegni per i disabili. Molti falsi. Numerose la truffe e gli abusi

 

Tanti i contrassegni per i disabili.
Molti falsi.
Numerose la truffe e gli abusi
di Roberto Rocchi

Fra i fenomeni di maggiore malcostume che sopravvivono nel nostro Paese, certamente l’uso illegittimo dei contrassegni per portatori di handicap è fra i più diffusi all’utenza stradale.
La frenesia e lo stress della quotidianità, portano molti conducenti a considerare questo comportamento alla stregua di un’infrazione lieve, forse perché non è considerato un male così grosso impegnare momentaneamente lo spazio per la sosta normalmente riservato alle persone disabili.
Per pochi istanti, si pensa, non si fa male a nessuno e si riescono a sbrigare in poco tempo quelle incombenze che, diversamente, comporterebbero uno spreco eccessivo di tempo per cercare un parcheggio regolare e magari anche una piccola spesa per il parchimetro.
Eppure, se andiamo ad analizzare questo fenomeno a fondo, ci accorgiamo come in realtà la situazione sia delle più gravi e come sia pressoché impossibile porvi un serio rimedio.
Lo dimostra il fatto che in una città come Milano, è stata di recente effettuata una verifica su tutti i permessi rilasciati: al termine delle operazioni, ben 5.000 contrassegni sono risultati appartenenti a persone che non ne avevano più il diritto. Tenendo conto del numero di richieste dell’ultimo anno e di quelle concesse dai sindaci dei comuni limitrofi, nel capoluogo lombardo circolerebbero qualcosa come 12 mila autorizzazioni rilasciate ad altrettante persone disabili.
Un vero esercito, insomma.
La situazione è talmente pesante che solo pochi mesi fa, sono state identificate e denunciate una quarantina di persona che dietro compenso fabbricavano falsi permessi per invalidi. Il problema si aggrava maggiormente cominciando a scendere lungo la Penisola. A Roma, tanto per fare un esempio, il numero di permessi in circolazione è di quasi 30 mila, la maggior parte rilasciati da una società pubblica che gestisce l’accesso alle zone a traffico limitato. Più che di falsificazione in questo caso si parla di utilizzo illegittimo dei permessi, se si considera che diverse centinaia di automobilisti sono stati sorpresi mentre facevano uso del contrassegno appartenente a un parente, senza che questi si trovasse a bordo della macchina.
A Napoli, invece, sono 9.000 i permessi permanenti rilasciati ad altrettanti a cui ne vanno aggiunti altri 4.000 rilasciati a tempo determinato a persone che in “teoria” hanno subito interventi chirurgici o sono state vittime di incidenti stradali. La formula dubitativa è d’obbligo visto che la Polizia Municipale del posto, a seguito di un’accurata indagine, ha scoperto numerose truffe ed abusi che hanno portato a redigere non poche denunce penali presso l’autorità giudiziaria.
Per questo motivo, l’assessorato che si occupa della materia sta pensando di realizzare un tipo di permesso filigranato e antisofisticazione, così da impedire ai conducenti napoletani di usufruire gratuitamente di parcheggi dove solitamente occorre pagare una piccola somma per la sosta.
Eppure, molti disabili fanno uso di questi permessi soltanto in caso di estrema necessità, pur di permettere a tutti di usare al meglio i pochi spazi riservati esistenti.
D’altronde, sulla questione è intervenuto persino il Garante della privacy, che ha chiesto alle pubbliche amministrazioni di omettere sul contrassegno l’indicazione dell’intestatario, per evitare di rivelare a tutti la condizione di portatore di handicap di quella persona.
Un provvedimento tanto logico quanto giusto, che potrebbe però ulteriormente incancrenire una situazione di per sè già troppo confusa e difficile da risolvere.

Chi ha diritto al contrassegno
Le regole per ottenerlo

Quando si parla di barriere architettoniche, spesso il riferimento va alla difficoltà delle persone disabili per quanto riguarda la loro vita quotidiana a contatto con uffici, scuole, posti di lavoro, pubblici esercizi ed altri luoghi simili. Quasi mai si pensa a ciò che un disabile deve sopportare per poter circolare con un veicolo e soprattutto pochi conoscono gli obblighi a cui sono soggetti gli enti proprietari della strada chiamati ad intervenire efficacemente in questo contesto.
Secondo l’articolo 188 del codice della strada, infatti, per la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio delle persone invalide, gli enti che gestiscono le strade (amministrazioni comunali, provinciali, Anas e società autostradali), debbono obbligatoriamente allestire e mantenere efficienti le strutture di supporto e la segnaletica necessaria per agevolare la mobilità di questa categoria di utenti della strada.
I soggetti legittimati a servirsene sono autorizzati dal sindaco di ciascun comune di residenza, che dovrà loro rilasciare un apposito permesso (di colore arancione) che potrà contenere limiti e formalità di utilizzo particolari.
Basti pensare, tanto per fare un esempio, che il terzo comma dello stesso articolo 188 consente a questi conducenti di non rispettare gli eventuali limiti di tempo fissati per la sosta dalla segnaletica presente sul posto.
Tuttavia, è l’articolo 381 del regolamento di esecuzione del codice della strada, a evidenziare nel dettaglio quali sono le strutture e la segnaletica che debbono essere apposte per garantire la mobilità degli invalidi.
Cominciamo allora col dire che il contrassegno arancione rilasciato alla persona invalida dev’essere preceduto da una certificazione medica che ne attesta la necessità. L’autorizzazione è strettamente personale, non è vincolata ad uno specifico veicolo ed ha valore su tutto il territorio nazionale.
Occorre però ribadire come sia punito l’utilizzo illegittimo, cosa che purtroppo avviene di frequente soprattutto quando parenti o amici di persone invalide, utilizzano impropriamente questi contrassegni per accelerare le operazioni di sosta nei centri storici o in prossimità di uffici pubblici.
In questa maniera, oltre a compiere una violazione stradale severamente punita, si preclude la possibilità ad una persona realmente disabile di usufruire di uno spazio riservato e questo comportamento diventa inaccettabile anche da un punto di vista morale.
L’autorizzazione rilasciata dal sindaco ha poi una durata di cinque anni ed il rinnovo avviene con la presentazione di un ennesimo certificato medico che confermi il persistere delle condizioni sanitarie che hanno dato luogo al rilascio. Tuttavia, esistono anche titoli autorizzativi a tempo determinato, che riguardano persone che hanno subito infortuni o patologie momentanee destinate ad esaurirsi nel tempo. Nei casi più gravi, inoltre, il sindaco può assegnare a titolo gratuito, con propria ordinanza, uno spazio di sosta esclusivo per quel conducente e la segnaletica stradale dovrà espressamente prevederlo, indicando nel contempo il numero dell’autorizzazione valido per la sosta, che dovrà sempre essere esposto sul cruscotto dell’auto, per consentire la verifica da parte degli agenti di Polizia Municipale e delle altre forze di polizia.
Questa agevolazione, non da tutti conosciuta, può essere concessa soltanto nelle zone ad alta densità di traffico, dietro specifica richiesta dell’utilizzatore e questi deve possibilmente possedere la patente di guida ed un veicolo a lui intestato.
Nel tempo vi sono poi state altre leggi, al di fuori del codice stradale, che si sono occupate del problema ed in particolare la legge n. 118 del 30/3/1971 (Nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili), il Dm n. 236 del 14/6/1989 (Prescrizioni tecniche a garantire l’accessibilità e la visibilità degli edifici ai fini del superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche) e il Dpr n. 503 del 24/7/1996 (Eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici e spazi pubblici), che hanno comunque esteso le possibilità di cui abbiamo appena parlato.
In particolare, accanto ad ogni edificio pubblico deve essere realizzato un numero congruo di posti riservati ai disabili, in relazione all’effettivo utilizzo del servizio; gli spazi di delimitazione tra un posto e l’altro devono prevedere anche un’area in cui il disabile possa muoversi liberamente; tra la sede stradale ed il marciapiede dev’essere sempre presente una piccola rampa di accesso che faciliti il passaggio.
Un ulteriore ed importante agevolazione è poi stata concessa anche dalla legge n. 388 del 23/12/2000, cioè dalla cosiddetta legge finanziaria, che ha previsto l’esenzione dell’imposta di bollo per il rilascio del contrassegno ed altre agevolazioni di carattere economico per i portatori di handicap intenzionati ad acquistare un veicolo (non a caso in questi ultimi anni si è assistito al proliferare in tutta Italia di centri per la mobilità, di cui uno è funzionante da pochi anni anche a Reggio Emilia).
Infine, il codice stradale impone che la segnaletica verticale riservata alla sosta dei disabili sia visibile da ogni punto di accesso della strada e venga sempre integrata dalla segnaletica orizzontale di colore giallo.
Se poi qualcuno, malauguratamente, dovesse pensare di impegnare in maniera impropria questi spazi, sappia che accanto alla sanzione amministrativa che può arrivare fino a 286 euro di contravvenzione, avrà una decurtazione di due punti dalla propria patente di guida.
 


di Roberto Rocchi

Da "Il Centauro n. 96"
Giovedì, 21 Luglio 2005
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