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Articoli 07/10/2006

Finanziaria, primo siluro alla sicurezza stradale: per ora tagliata la parte che avrebbe vietato la vendita di alcolici ai minori

È proprio il caso di dirlo: la paura del proibizionismo fa 90…



Ma lo sapete cos’è il proibizionismo? Sapete davvero cos’è il fascino del proibito, sapete cos’è il diritto alla salute o quello altrettanto sacrosanto di poter tornare a casa senza che qualcuno ti ammazzi?

La risposta la lasciamo a voi.

O meglio: ce la risparmiamo, evitiamo di dare una risposta scontata ad una domanda retorica che avremmo preferito non porci.

Del resto, si dice che tutto il mondo è paese, ed è proprio vero: in America, anzi “Lamerica” dei primi anni del ‘900, il proibizionismo nacque, visse e morì all’età di 14 anni.

Da noi, se di proibizionismo si può parlare, la sua nascita e la sua morte si sono succedute nel breve volgere di qualche giorno. Di vita non si può tecnicamente parlare, perché di fatto la Finanziaria non è ancora entrata in vigore e nessuno, tra i preoccupati gestori che avevano lamentato difficoltà e imbarazzi a chiedere una carta d’identità ai clienti più imberbi (ai quali avrebbero somministrato sostanze definite dai puritani “veleno” o nella migliore delle ipotesi – peraltro scientifica –“psicoattive”), si è poi trovato in tale difficoltoso contesto.

America, dicevamo: in quel paese, puritano all’eccesso per tanti versi, la carta d’identità serve per ordinare un drink – è vero – “ma poi i ragazzini si ubriacano ai party nei college”, leggiamo un po’ ovunque in pagine vergate da atterriti tutori della libertà, del politicamente corretto e perfino della pedagogia più evoluta.

Se è per questo, si ubriacano anche da noi, in Italia, dove ai sedicenni è consentito acquistare sostanze psicoattive come l’alcol, “veleno” secondo molti, nettare simbolo della nostra cultura secondo altri.

Dove, non ci dimentichiamo di essere poliziotti, la maggioranza degli adolescenti ha occasione di fare uso di sostanze stupefacenti.

E in fondo, anche se i tempi americani sono un po’ diversi, la storia mostra varie similitudini: spinta politica al proibizionismo, legge che la istituisce (18° emendamento del 16 gennaio 1919), contrabbando e nascita del gangsterismo, colpo di spugna del governo federale e poi brindisi collettivo finalmente fuori dagli speak-easy – i locali clandestini – all’alba del 5 dicembre 1933, quando con l’emendamento numero 21 Washington tornò sui propri passi.

Da allora, la retromarcia dei federali del campidoglio americano rappresenta il cavallo di battaglia degli antiproibizionisti: il senso mistico di quella sconfitta integralista, viene propinato in continuazione per dare addosso a tutto ciò che è intrapreso per difendere certi elementari diritti del cittadino (quello alla salute, per esempio), soprattutto se minore.

Non vogliamo generalizzare, parlando di antiproibizionisti, perché faremmo politica, e ognuno per una volta tenga per sé le proprie idee. Spinello sì-spinello no, modica quantità-uso personale, droghe leggere-droghe pesanti: non è questa la sede che ci interessa.

Noi vorremmo una giusta misura, una soluzione equa.

Senza rinnegare nulla di quella che è la nostra cultura, anche religiosa: insomma, lo dice anche il prete che “…l’acqua unita al vino sia il segno della nostra unione…”, e la vigna rigogliosa è un’icona della cristianità non solo perché nella dieta mediterranea ci deve essere la frutta, e quindi l’uva, nel dessert.

L’articolo 90 della finanziaria ci sembrava ben fatto, ci sembrava avere in sé la formula giusta o se volete la giusta soluzione per non rinnegare niente di ciò che siamo ma per fare un passo avanti: “ragazzi, se avete meno di 18 anni non potete comprare birra, vino e Whisky, perché a riempirvi il naso di quella roba poi vi fate male”.

Avremmo forse visto, con l’articolo 90 in vigore, sedicenni vagare nelle degradate aree metropolitane con bottiglie di alcol mimetizzate in sacchetti di carta, come nelle icone cinematografiche di Hollywood o come nei sobborghi veri di una New York reale?

O semplicemente queste cose le vediamo già? Noi che sulla strada ci siamo, e che questi rioni di periferia, questi centri storici cittadini o questi piccoli paesi di provincia li conosciamo bene, sappiamo che sarebbe cambiato poco. Ragazzini di 14 anni ubriachi, ci sono già, e sappiamo che in ogni bar chiunque anche sotto la soglia dei 16 anni, può comprare quello che vuole.

Sigarette, birra, vino.

Sarebbe stato solo un modo di cominciare, di far vedere che una legge c’è e che non soggiace sempre all’interesse di una lobby del vino, di quella della birra.

Sarebbe stato semplicemente il migliore dei modi di far compiere un piccolo salto nella scala evolutiva della società, se volete una correzione della mentalità collettiva.

Certo, da solo non sarebbe servito a niente: ci saremmo aspettati, se fosse passato, una maggior educazione nelle scuole, dove qualcuno avrebbe dovuto spiegare ai ragazzi – seguendo in questo caso le leggi della pedagogia – che bere e fumare fa male, che fegato e polmoni si riducono a brandelli, anche a sorseggiare un pregiato vino ed anche a fumare solo 5 sigarette al giorno.

Un processo formativo, insomma, facendo bene attenzione a non rendere romanticamente proibito il gusto di una ciucca adolescenziale, ma solo spiegando cos’è la cirrosi epatica, l’etilismo cronico o gli effetti sulla guida di qualche bicchiere di buon vino: la morte.

Invece no: poche ore dopo la pubblicazione di un testo saggio, ecco il primo colpo d’ariete, nemmeno trasversale, ma sferrato dall’interno, che sa tanto di marcia indietro ingranata alla prima telefonata preoccupata da parte di chi, col vino e la birra, ci fa soldi senza scrupoli.

Il fatto è che certi ragazzini non sono stupidi: ingenui, semmai, poco inclini alla disciplina forse (come tutti i cuccioli).

I ragazzini, in questi giorni, si sono sentiti tirare in ballo ed avranno pur sentito parlare di questa proposta. Avranno certamente sentito di quel cuoco raffinato che ha reclamato il diritto di far conoscere alla propria figlia di un anno – che praticamente in fasce aveva infilato le dita in un pregiatissimo Sassicaia servito a tavola ciucciandosele subito dopo – il gusto di mangiare e bere con illuminata sapienza, o avranno sentito dire da altri di effetti benefici dell’alcol sull’organismo umano.

Avranno sentito che un ammaliante divieto stava per essere aggiunto ad altri, ma che alla fine non è passato, e che quindi – non trattandosi di una cosa da proibire – non fa male.

Secondo voi cosa avranno capito?

Che è il caso di fare un corso da sommelier a 16 anni, così possono abbinare bottiglia e formaggio in una serata a tema con gli amici?

Ma fateci il piacere e pensate ai danni che fate.


© asaps.it

Di Lorenzo Borselli

Sabato, 07 Ottobre 2006
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