(ASAPS)
– Sì alle critiche, purché costruttive. Così si può sintetizzare la sentenza
emessa dalla Corte di Cassazione che stabilisce come sia “giusto fare reclamo,
perché le critiche degli utenti servono a migliorare i servizi”. Il tutto però
senza intaccare la “sfera morale” delle persone coinvolte. L’episodio da cui
nasce la decisione della Suprema Corte è la querela di un portalettere di
Corleone che si era sentito diffamato dalle accuse che un cittadino gli aveva
mosso, in una lettera indirizzata al Direttore dell’ufficio postale del comune
siciliano. L’utente infatti, lamentava il mancato ricevimento della posta a
causa di un atteggiamento ostile del postino nei suoi confronti, ovvero la
posta veniva di proposito rispedita al mittente. Secondo il privato il
portalettere “agiva in mala fede e con premeditazione non gli consegnava la
corrispondenza e la faceva ritornare al mittente con la dicitura introvabile o
sconosciuto”. In questo caso, però, i giudici hanno stabilito che l’uomo ha
travalicato i limiti del diritto di critica, in quanto la norma prevede che “il
portalettere che rilevi un indirizzo insufficiente o che risulti comune a più
persone restituisca la corrispondenza all’ufficio con le ragioni della mancata
consegna”. Allo stesso tempo, e nella medesima sede, si è ribadita la
positività della critica “per aiutare a migliorare i servizi. Ma non è
consentito a nessuno utilizzare un mezzo in sé lecito per attaccare la sfera
morale delle persone”. Nel caso specifico la Cassazione ha confermato la condanna per diffamazione,
inflitta dal giudice di Pace di Corleone nel gennaio 2004, “perché mancava la
prova della verità del fatto che costituiva il presupposto della critica”. Il
cittadino è stato condannando a risarcire il dipendente delle poste del danno
arrecato e a restituirgli le spese processuali pari a duemila euro. (ASAPS) |
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