Eppure c’eravamo
anche noi dell’A.S.A.P.S., insieme all’Associazione Familiari e Vittime
della strada, quel 30 gennaio scorso, sotto la pioggia a manifestare davanti
alla Camera dei Deputati a favore dell’approvazione della legge delega
per la riforma del Codice della Strada. Un codice che nato solo 8 anni
fa sembra già vecchio. Però lette tutte le 9 fitte pagine
della legge delega (consultabili sul nostro sito: www.asaps.it)
abbiamo subito intuito che qualcosa non quadrava. Ci siamo perciò
mossi subito affinché al Senato venissero apportate alcune modifiche,
integrazioni e precisazioni. Ma invano. I tempi ristretti per lo scioglimento
delle Camere non permettevano riesami e c¹è stato detto: “o bere
o annegare”. Per cui, con la tipica fretta di fine legislatura, il
provvedimento è stato approvato dal Senato nella stessa stesura della
Camera ed è legge. Entro nove mesi il Governo dovrà emettere i
provvedimenti di sua competenza per rendere operative le modifiche che
riguarderanno un centinaio di articoli. Certo fra le modifiche, sparate
sulla stampa come se entrassero subito in vigore, ce ne sono sicuramente
di attese e condivisibili, come la patente a punti (con i rischi che però
esamineremo), il certificato per i ciclomotoristi minorenni, le disposizioni
sulle gare automobilistiche finalmente punite come reato, la scuola guida
nelle autostrade e nelle ore notturne, l’ABS e il doppio air-bag obbligatori
per tutti i veicoli immatricolati dal luglio 2002, la riduzione dei limiti
di velocità di 20 km/h in caso di maltempo, l’obbligo di accensione
delle luci anche di giorno per motoveicoli e ciclomotori, la dotazione
di giubbetti o bandoliere catarifrangenti da indossare in caso in cui
il conducente sia costretto ad uscire dal veicolo in situazioni di emergenza
o pericolo, provvedimenti contro le manomissioni dei ciclomotori. Fra
le altre misure ne sono state approvate alcune di cui non si sentiva uno
spasmodico bisogno, come la personalizzazione delle targhe o la possibilità
di trasportare un secondo passeggero per i ciclomotoristi maggiorenni.
Ma vediamo quali sono, secondo noi, i dubbi che creano perplessità
e quali le occasioni perse. Partiamo subito dalla patente a punti. La
legge in proposito è poco chiara, puntualizza che ogni patentato
sarà inizialmente dotato di 20 punti. Ogni infrazione - dice la
delega al punto pp) 2 - per la quale “ai sensi dell’attuale formulazione
del citato art. 129 comma 1, del nuovo codice della strada, è prevista
la sospensione della patente già alla prima violazione (quelle
più gravi) comporta la sanzione della sottrazione di dieci punti". Si
tratta delle ipotesi di superamento del limite di oltre 40 km/h, di inversione
di marcia in autostrada, di guida in stato di ebbrezza ecc. Per le ipotesi
per le quali oggi è prevista la sospensione della patente alla
seconda violazione (come la mancata precedenza) verranno tolti 5 punti.
La violazione di una delle restanti norme del titolo V° comporterà
la sottrazione da 1 a 4 punti. Tenuto conto che la delega darà
la possibilità di recuperare 6 punti nei tre anni, con l’apposita
frequenza di non meglio definiti corsi di "aggiornamento" presso una scuola
guida, è facile immaginare che là dove oggi era sufficiente
una violazione grave per il ritiro immediato del documento di guida, domani
saranno necessarie probabilmente almeno 2 violazioni o addirittura 3 se
nel frattempo ci si sarà "aggiornati". Per le violazioni che oggi
facevano scattare il ritiro alla seconda infrazione, domani se ne dovranno
commettere almeno 4 o forse 5. Non male! Temiamo che appena il patentato
(però per i neo patentati nei primi 5 anni i punti tolti saranno
doppi), avrà capito il funzionamento potrà solo rallegrarsene.
Se questa modifica voleva avere effetti dissuasivi doveva mantenere, in
una sorta di doppio binario sanzionatorio, il ritiro immediato della patente
almeno per le sanzioni più gravi che abbiamo citato, questo in un Paese
che conta ancora 7.000 morti l’anno in incidenti stradali. Fatichiamo
anche a comprendere con quali sistemi si effettueranno i controlli sull’osservanza
dei limiti massimi di velocità delle autostrade e strade principali
extraurbane, diminuiti di 20 km/h in caso di precipitazioni atmosferiche,
vista la pratica impossibilità di far osservare i limiti ordinari
o quelli abbassati a 50 km/h in caso di nebbia. C’è da domandarsi
poi anche perché per l’organizzazione dei corsi per conseguire
il certificato di idoneità dei ciclomotoristi sia destinato il
7,5% dei proventi delle sanzioni pecuniarie spettanti ai soli organi dello
Stato, e non anche quelli spettanti alle amministrazioni comunali, dall¹intensa
attività delle polizie municipali, visto che serviranno a formare
un conducente tipico da area urbana. Sarà forse la solita furbata
degli amministratori dei comuni? Ci ha stupito anche il silenzio delle
rappresentanze di categoria degli autotrasportatori sulla previsione della
sanzione del fermo amministrativo per i veicoli di massa complessiva superiore
a 3,5 t. per la violazione delle norme del titolo V° (quindi anche
la banale dimenticanza dei documenti di guida) subordinando la revoca
del fermo amministrativo al pagamento della sanzione pecuniaria, ovvero
alla prestazione di una garanzia.
A prescindere dai dubbi di legittimità costituzionale per la disparità
di trattamento fra cittadini italiani patentati, forse nel trasporto non
ci si è resi ben conto delle conseguenze che ne deriveranno. Volendo
poi passare, per ragioni di spazio, alle occasioni perse con questa legge
delega, non possiamo non evidenziare subito il rifiuto del Parlamento
dell’ipotesi (sostenuta anche dal nostro Dipartimento della P.S.) del
sistema dei controlli elettronici a distanza della velocità per
le autostrade e superstrade. In pratica un sistema di telecamere che nelle
24 ore riprendono il traffico in più punti, rilevano la velocità
dei veicoli e la loro targa, per poter garantire agli emuli di Schumacher
non l’impunità come oggi, ma la quasi certezza della sanzione.
Si è invocata la violazione della privacy (una vera foglia di fico) per
respingere questa proposta. E pensare che in ogni banca e supermercato
siamo ripresi da decine di telecamere che in questo caso, però, non suscitano
soverchie reazioni. Tutto questo accade in un Paese nel quale la violazione
dei limiti di velocità è sistematica e nel quale, secondo una nostra precisa
inchiesta promossa sulla base dei dati di Quattroruote, (vedi comunicato
a seguire) su 2.236 veicoli omologati e venduti, ben 309 superano i 230
km/h, e ben 123 addirittura i 250 km/h. Attenzione le Ferrari sono solo
7. La maggior parte sono berline di lusso, specie straniere, specie tedesche.
Una seria modifica al codice avrebbe dovuto prevedere poi una sanzione
più elevata delle previste 63.000 per chi usa il cellulare alla guida,
specie viaggiando a 150-180 km/h in un¹autostrada. Nel finale di legislatura
il Parlamento ha poi approvato la legge quadro in materia di alcol che
non ha avuto la dovuta pubblicità. La nuova legge prevede che il Governo
(entro 3 mesi) abbassi il limite alcolemico dagli attuali 0,8 g/l a 0,5
g/l come nella maggior parte dei paesi europei. Viene poi previsto il
divieto di vendita degli alcolici al banco negli autogrill delle aree
di servizio dalle 22 alle 6 e il divieto di pubblicità degli alcolici
in Tv negli orari destinati alla visione dei ragazzi. Ottimi provvedimenti,
finalmente. Anche in questo caso non si è avuto però il coraggio di adottare
il provvedimento forse più efficace, cioè il divieto di vendita degli
alcolici dopo un certo orario, esempio le 1 o le 2 di notte, in tutti
i locali. Non è chiaro neppure il motivo che ha indotto il legislatore
ad eliminare dall’art. 186, comma 4, la parole: “in caso di incidente
o”, rimanendo così la possibilità di controlli alcolemici solo “quando
si ha motivo di ritenere che...”. Insomma dall’esame complessivo delle
modifiche approvate sorge netta la sensazione che le varie lobby degli
interessi economici da tutelare abbiano fatto la loro parte. Ci dobbiamo
fermare qui, anche se le cose da dire sarebbero ancora tante, ma lo spazio
stringe. Se dovessimo dire in una parola se nel complesso la legge delega
ci soddisfa, la risposta sarebbe semplice. No.