Editoriale
"Il Centauro" - Settembre 2000 |
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Stessa spiaggia, stesso mare. Stesse strade, stesse stragi. Questo potrebbe essere il refrain di fine estate sulla sicurezza stradale (si fa per dire). Si è ripetuta regolare la storia dello scorso anno, la conta delle vittime che in un paio di week-end di agosto pareggiavano quelle del Concorde e del sottomarino russo KursK messi insieme. Indignazioni più o meno sincere, proposte più o meno cervellotiche, fatti zero. Rispetto allo scorso anno cosa è cambiato? E’arrivata solo a primavera, dopo due o tre anni di durissimo impegno da parte di associazioni come la nostra, la legge sul casco obbligatorio per i maggiorenni, che molti non volevano e hanno fatto di tutto per rinviarla. I risultati almeno fra i ciclomotoristi si sono visti subito, per il resto nada de nada. Verifichiamo. Dallo scorso anno si discute ininterrottamente sulle modifiche al Codice della Strada. Finalmente la Commissione Trasporti ha varato la legge delega, fra aspetti molto discutibili, come la proposta - per fortuna ritirata - di un gruppo di parlamentari di portare a 140 Km il limite nelle autostrade a 3 corsie, (bravi e complimenti!) ma quasi certamente il cammino alla Camera e al Senato non si concluderà in questo scorcio di legislatura, (si accetteranno scommesse!) fra leggi finanziarie e riforme elettorali da varare. I progetti di regolamentazione degli orari delle discoteche e del consumo di alcoolici di notte, tanto strombazzati anche la primavera scorsa quando il Ministro dell’Interno ha ricevuto i (soli) gestori dei locali è stata rinviata all’autunno. Ancora una volta la lobby dell’economia, che sicuramente ha anche buone ragioni appunto economiche da far valere, ha prevalso. L’educazione stradale è rimasta intanto scolpita in quell’articolo 230 del Codice della Strada, lavatrice con risciacquo di molte coscienze belle. Le aree attrezzate per i controlli dei veicoli pesanti le vedremo, se saremo fortunati, in un lontano futuro. Vogliamo parlare poi dell’organico della Polizia Stradale? Lo scorso anno il Ministro dell’Interno e il Capo della Polizia promisero un graduale ripianamento per colmare quasi 2.000 posti vacanti nel già esiguo organico di 13.500 unità. Qualcuno li ha visti? Cosa volete poi sperare quando un Ministro dei Lavori Pubblici un giorno sì e un giorno no ha sottolineato che in Italia di forze dell’ordine in rapporto alla popolazione ce ne sono fin troppe. Non ha forse tutti i torti. Però qualcuno dovrebbe informarlo che se c’è un settore carente del 13-14% del suo organico è proprio la Polizia Stradale! Ha anche sottolineato che in un viaggio da Venezia a Torino non aveva visto nessuna pattuglia. Può essere. Però è stato accertato che lungo quel percorso autostradale di pattuglie ce n’erano 12. Solo in autostrada le pattuglie sono infatti aumentate in questi ultimi anni. A un certo punto tutti, con uno scaricabarile meritevole di miglior causa, si sono scatenati contro questa scarsa visibilità della Stradale, come se il problema fosse tutto lì. Tanto che un’associazione di consumatori ha presentato varie denunce all’A.G. per verificare se in questi anni era stato impiegato un numero sufficiente di pattuglie. Subito apertura di inchieste da parte di alcuni magistrati. Articoli sui giornali e giornali radio che riportavano la notizia con queste parole: "Aperta dalla magistratura un’inchiesta sull’operato della Polizia Stradale..." E no, così non ci stiamo! Troppo comodo scatenarsi sull’anello più debole. Ricordiamo a lor signori che in relazione allo scorso organico disponibile la Stradale vanta il miglior rapporto burocrati-operativi. Sollecitati da tanti iscritti che invocavano una difesa d’ufficio da parte dell’ASAPS, noi abbiamo preferito comprare uno spazio fra i necrologi sul Corriere della Sera per ricordare i 21 caduti della Stradale, morti sulle strade e autostrade dal 1994 ad oggi, e per rendere omaggio alle loro famiglie sottolineando in un rigo che "Loro sulle strade c’erano". Per questo siamo del parere che servono convinti meccanismi educativi e interventi seri e celeri per infrangere un fenomeno che ci sta vergognosamente collocando nella parte bassa della graduatoria europea della sicurezza stradale. Non si cerchino pretestuosi attacchi a un’istituzione che ha fatto più che il suo dovere contando tanti morti e feriti (400 l’anno) mentre svolgevano il loro lavoro sulle strade. Facciano bene e velocemente invece il loro lavoro i politici e i parlamentari. Ci viene il dubbio che si siano convertiti tutti al Corano che dice: "La lentezza è di Dio, la fretta è del diavolo". I nostri responsabili politici della sicurezza stradale andranno sicuramente tutti in paradiso. Forse.
*Presidente Asaps |