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Notizie brevi 16/10/2006

Sassi dal cavalcavia/2 - Frosinone, il tribunale del riesame boccia il castello accusatorio contro i presunti killer di Natale Gioffré

“Siamo innocenti”, dicono gli accusati, subito scarcerati


Il masso di 41 kg lanciato a Cassino nel cortile della Polizia Stradale di Cassino


(ASAPS) FROSINONE – La notizia di nuovi lanci, in territorio ligure, distoglie l’attenzione della risposta negativa del Riesame che ha bocciato il castello accusatorio formulato dalla procura di Cassino e condivisa dal Gip dello stesso Tribunale, contro i due ragazzi ciociari arrestati con l’accusa di essere gli assassini di Natale Gioffré, ammazzato il 12 agosto 2005 dopo il lancio di un masso di 41 kg finito sulla sua auto in transito sull’Autosole a Pedimonte San Germano. Indagini complicate, difficilissime, tessute con una delicata trama da Stradale e Squadra Mobile, sotto la direzione della procura di Cassino, e culminate con il colpo di scena: l’emissione delle ordinanze di custodia cautelare. Una trama che non è stata condivisa dai giudici del Riesame, che hanno motivato l’annullamento delle misure restrittive definendo “insussistente il castello accusatorio” e “nulli e inutilizzabili gli atti redatti”. Un giudizio severo, che cade come un masso – non è un eufemismo – sulla soddisfazione degli investigatori, che dal nulla sembravano aver risolto un caso di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, che per settimane aveva riacceso i riflettori su uno degli incubi peggiori per gli automobilisti. La notte del 12 agosto di un anno fa il masso di 41 kg – oggi in sequestro presso l’ufficio corpi di reato della Procura – venne lasciato cadere sulla carreggiata della A1, centrando in pieno la Renault Clio con a bordo un giovane di 23 anni (Radiano D’Abruzzo, di Roma) ed un altro di 22 (Giuseppe Martone). Come un meteorite, la pietra arrivò così violentemente sul cofano dell’utilitaria da strappare letteralmente l’intero blocco motore dal suo alloggiamento e farlo volare in aria, come un sassolino scagliato con una fionda. Un nesso di causalità, tanto per usare un termine giuridico, che portò quel propulsore sulla rotta della Golf di Natale Gioffré, che si ribaltò più volte fermandosi un centinaio di metri più avanti, insieme alla vita del suo conducente, 46 anni. Il procuratore capo di Cassino, Gianfranco Izzo, non ci sta a veder demolito il lavoro dei suoi uomini e della polizia giudiziaria, definendo “incredibili” le motivazioni della sentenza del Riesame. L’alibi dei due indagati – che hanno trascorso una settimana in carcere – regge? Nessuna credibilità del testimone oculare che li incastra con le proprie dichiarazioni? O si tratta semplicemente di un “vizio di forma”? Staremo a vedere. (ASAPS)
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Lunedì, 16 Ottobre 2006
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