(ASAPS) VERONA – Il caso è finito sulle pagine del
quotidiano scaligero “L’Arena”, che riporta la testimonianza un veronese
convocato in procura per essere sentito da un giudice per una vera e propria
rogatoria internazionale. A smuovere la giustizia confederata, non la fuga di
un latitante o un intrigo internazionale, ma una semplice – si fa per dire –
contravvenzione al severo codice della strada rossocrociato: 125 all’ora in
autostrada, dove c’era un limite di 90. Quanto basta, in Svizzera, per finire
sotto processo con un capo d’accusa pesante: “attentato alla sicurezza
stradale”. Il limite di 90 è probabilmente dovuto alla presenza di un cantiere,
ed in effetti il “reo” ammette di ricordare macchine operatrici in carreggiata:
ferme però, senza che nessun operaio fosse al lavoro. In fondo, diciamolo, 125
all’ora in Italia sono una velocità capace di far uccidere – perché travolto
dagli altri – chi la raggiunge… In Svizzera, invece, il limite è sacro e non è
consentita alcuna tolleranza. Lo sappiamo, così come sappiamo che alla
precisione dei cronografi corrisponde anche quella dei tachigrafi… Quando poi i
limiti sono quelli attorno ad un cantiere, il loro rispetto è sacro, per una
questione di “educazione” – chiamamola così – nei confronti di operai ed utenti
che potrebbero trovarsi a dover attraversare o sostare in carreggiata. In effetti,
il numero di vittime (morti o feriti) investite in autostrada è molto basso.
L’italiano finito nelle maglie della giustizia elvetica, però, ha anche una
scusa: una zia malata che andava ad assistere, con tanto di certificati medici
che lo attestano. In Italia, un classico, che porta spesso all’archiviazione
dei verbali di contestazione. In Svizzera, invece, un po’ meno. La notizia
finita sul giornale, ma per noi del settore non è certo una novità. Da anni le
rogatorie si susseguono, e quando i giudici le fanno applicare, tocca pagare.
Zia o non zia. (ASAPS) |
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