Venerdì 22 Novembre 2024
area riservata
ASAPS.it su
Notizie brevi 19/10/2006

Sgarri in Svizzera col codice della strada?
Scatta la rogatoria internazionale e ti tocca pagare…

Il caso di un italiano troppo veloce in autostrada: “avevo la zia malata…”

(ASAPS) VERONA – Il caso è finito sulle pagine del quotidiano scaligero “L’Arena”, che riporta la testimonianza un veronese convocato in procura per essere sentito da un giudice per una vera e propria rogatoria internazionale. A smuovere la giustizia confederata, non la fuga di un latitante o un intrigo internazionale, ma una semplice – si fa per dire – contravvenzione al severo codice della strada rossocrociato: 125 all’ora in autostrada, dove c’era un limite di 90. Quanto basta, in Svizzera, per finire sotto processo con un capo d’accusa pesante: “attentato alla sicurezza stradale”. Il limite di 90 è probabilmente dovuto alla presenza di un cantiere, ed in effetti il “reo” ammette di ricordare macchine operatrici in carreggiata: ferme però, senza che nessun operaio fosse al lavoro. In fondo, diciamolo, 125 all’ora in Italia sono una velocità capace di far uccidere – perché travolto dagli altri – chi la raggiunge… In Svizzera, invece, il limite è sacro e non è consentita alcuna tolleranza. Lo sappiamo, così come sappiamo che alla precisione dei cronografi corrisponde anche quella dei tachigrafi… Quando poi i limiti sono quelli attorno ad un cantiere, il loro rispetto è sacro, per una questione di “educazione” – chiamamola così – nei confronti di operai ed utenti che potrebbero trovarsi a dover attraversare o sostare in carreggiata. In effetti, il numero di vittime (morti o feriti) investite in autostrada è molto basso. L’italiano finito nelle maglie della giustizia elvetica, però, ha anche una scusa: una zia malata che andava ad assistere, con tanto di certificati medici che lo attestano. In Italia, un classico, che porta spesso all’archiviazione dei verbali di contestazione. In Svizzera, invece, un po’ meno. La notizia finita sul giornale, ma per noi del settore non è certo una novità. Da anni le rogatorie si susseguono, e quando i giudici le fanno applicare, tocca pagare. Zia o non zia. (ASAPS) 


© asaps.it
Giovedì, 19 Ottobre 2006
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK