Per essere bisogna apparire. È un concetto valido in
generale, ma che una volta tanto sembra trovare applicazione anche nel settore
dell’autotrasporto. Facciamo riferimento all’argomento dei furti di camion. Se
si leggono le cronache di giornali e siti internet sembra che in alcune zone
non si faccia altro. Se invece si guardano le statistiche ufficiali dei
fenomeni criminali, il problema non trova riscontro. E ciò anche se già più di
dodici anni fa la commissione parlamentare antimafia denunciava chiaramente e
fortemente il registrarsi del fenomeno in Lombardia, ascrivendolo in
particolare come “specialità” della Camorra. Forse a far scivolare in secondo piano il problema è stato
– dicono al ministero dell’Interno – un certo rallentamento registrato nel
corso degli anni. Nel 2001, in particolare, iniziava una china di contrazione
pari a ben il 21,7%, visto che si passava dai 2.402 furti del 2000 ai 1.880,
mentre le rapine (ai camionisti) passavano da 558 a 365, riducendosi del 34,6%.
Dati più precisi non ce ne sono, anche se il Rapporto sullo stato della
sicurezza in Italia relativo al triennio luglio 2001–giugno 2004, evidenzia che
i furti di autoveicoli (quindi sia auto sia camion) hanno fatto registraro un
calo del 16,1% rispetto ai tre anni precedenti, essendo passati da 814.316 a
682.831. Anche se però non si capisce quanti in concreto siano stati i furti di
camion. È certa invece una diminuzione delle rapine ai veicoli industriali, che
nello stesso triennio sono passate da 1751 a 906. A scopo comparativo, può
essere utile ricordare che i “colpi” a mano armata nelle banche nel medesimo
periodo sono stati 8.069. Altra occasione in cui il fenomeno poteva essere
“fotografato” e valutato c’è stata questa estate con la presentazione da parte
del ministro dell’Interno delle “Note sulla sicurezza in Italia” (il “Rapporto”
è previsto per la prossima primavera). A parte che è curioso come in Italia
tematiche come “criminalità”, “traffico”, “stato delle autostrade” assumono
importanza solo in funzione del periodo estivo, quasi che la mobilità durante
la restante parte dell’anno fosse problema secondario, anche in questa
occasione i camion non hanno fatto parlare di sé. I furti in generale nel primo
semestre 2005 erano stati 748.047, mentre nello stesso periodo di quest’anno
sono scesi a 709.895. Insomma, non se ne parla. Bisogna accontentarsi dei dati
generali che mostrano un trend un po’ ondivago, nel senso che c’è stato un
certo aumento del numero di crimini, che però recentissimamente sembra essere
rientrato.
Tutto ciò premesso si giunge alla domanda: come fa a
nascere un allarme come quello lanciato dalla Fita di Savona il 28 agosto
scorso, che ha richiamato l’attenzione delle autorità di polizia sulla gravità
del “fenomeno furti ai camion”? A “far dispetto” alle statistiche e agli
approcci ufficiali, le cronache della zona del savonese nella settimana
precedente alla denuncia della Fita, avevano dovuto registrare una serie di
otto furti o tentativi di furto di camion. Il tutto potrebbe essere solo una casuale coincidenza, e
l’iniziativa della Fita risultare solo una drammatizzazione di un problema vero
ma non gravissimo. Però di fronte al fatto che di notizie analoghe sono piene
le cronache locali di tutta Italia, sorge davvero il dubbio che forse è
soltanto una questione di quanto e come se ne parli. A scorrere le cronache
infatti si trovano elementi che dimostrano che il fenomeno è concreto. Casi
analoghi a quelli di Savona si sono verificati a Termoli, sulla A14, con due
mezzi rubati; a San Benedetto del Tronto (un camion di lavatrici, poi
recuperato), a Santa Maria Hoé (camion rubato per portare via 140 mila euro di
polietilene), a Villa Literno (rapina per 30 mila euro di detersivi, episodio
non nuovo nella zona). E storie del genere non erano mancate prima di agosto;
in Piemonte e nel porto di Ancona (una situazione denunciata dai locali
autotrasportatori, più o meno come fatto dai colleghi savonesi); idem qualche
tempo prima nella zona tra Venezia e Friuli (400 mila euro di elettrodomestici),
a Bari (200 mila euro), in Lombardia (660 mila euro di medicinali)… E tra i
tanti episodi singoli spiccano alcune operazioni di polizia che hanno
testimoniato l’esistenza di organizzazioni articolate e ramificate, come nel
Veronese, nelle regioni Lazio, Campania e Abruzzo (per diversi miliardi di
euro). Purtroppo non mancano poi le notizie che suonano un po’
come una presa in giro. È il caso dei controlli effettuati dalle forze
dell’ordine nella zona di Orvieto in seguito a un furto di cavi di rame (una
merce che “va molto” tra i ladri). A essere controllati sono stati 97 camion
che sono risultati perfettamente in regola! Quando si dice il “fiuto” da
segugio… A Savona, dove il problema è stato posto all’attenzione
delle autorità competenti, il 13 settembre il Prefetto ha ricevuto i
rappresentanti degli autotrasportatori, alla presenza dei vertici dell’Arma dei
Carabinieri e del Questore. Il problema è stato esposto dai rappresentanti dei
camionisti che hanno chiesto un impegno di prevenzione, nella certezza che i
furti di camion sono una forma criminosa quasi mai episodica, ma basata su
corresponsabilità che possono interessare tutta la filiera del trasporto. Ha
tenuto a sottolinearlo Angelo Lattanzi, responsabile regionale della Cna-Fita,
che ha partecipato all’incontro in Prefettura. «Ci siamo rivolti al Prefetto
perché si comprenda che i furti dei “TIR” e delle merci autotrasportate, non
sono quasi mai perpetrati a caso. L’esperienza quotidiana insegna che tali
crimini sono “mirati” e compiuti da malavitose bande organizzate che agiscono
con soggetti senza scrupoli specie in Liguria, regione che si caratterizza per
detenere in Genova, La Spezia e Savona tre tra i maggiori porti Italiani con
conseguente forte concentramento di camion e smistamento delle merci.
Nell’incontro con le autorità abbiamo sollecitato una incisiva azione di
prevenzione, e bisogna dire che le risposte sono state tutte molto
collaborative. Noi abbiamo esposto il nostro allarme, e si è convenuto che se
in una zona – come quella di Savona – si registra una recrudescenza come quella
che si è avuta nelle scorse settimane, occorre applicare iniziative di
prevenzione. Una tesi su cui c’è stato un sì convinto da parte del Prefetto e
dalle autorità di Polizia».
|