Non spariamo mai a zero, nel senso che non ci piace
né sputare nel piatto dove mangiamo (o dove abbiamo mangiato), né fare i
disfattisti per professione. Ce ne sono già tanti, troppi, che straparlano per
tutti. Ci piace riflettere, analizzare, capire, e proporre. L’iniziativa del Quotidiano Nazionale, però, che ha
lanciato una campagna per la sicurezza stradale davvero imponente, dura, ci ha
colpiti molto. Il giornale ha colto nel segno, ed ha dato un quadro purtroppo
realistico della condizione della sicurezza e della povertà di mezzi di oggi. I
segnali che ci arrivano anche dai nostri referenti presso altre forze di
polizia lasciano pochi dubbi sulla generalità della condizione. Non siamo i soli ad essere alla frutta. Anzi, al caffè. In passato pensavamo spesso che il peggio, come carenza di
mezzi, ormai era passato. Ci sbagliavamo. Ora però l’impresa
non è provare a scavare rifugi per chi vuole mettersi al riparo dalla violenza
stradale. È come se nei cieli della Polstrada, e degli altri
colleghi in divisa, suonasse la sirena antiaerea e tutti fossero troppo lontani
per trovare scampo. L’impresa è “lavorare”. Le auto in avaria invecchiano nei parcheggi in attesa di
qualche spicciolo per pagare il meccanico. Gli etilometri non sono mai
sufficienti, così come i telelaser, gli autovelox. Gli stick per la droga, poi,
nessuno li ha visti, salvo poche eccezioni, dovute alla sperimentazione e
quelli delle Iene utilizzati in Tv. Niente straordinari, computer (vecchi) regalati da qualche
banca che cambia le dotazioni o ammirevolmente comprati da qualche poliziotto
che non ce la fa ad assistere impotente ad una delle più devastanti austerity
degli ultimi anni. Ricordate? Parlammo del Provida, quando uscì, e delle
bellissime BMW. Parlammo della Lamborghini, e di tanti altri segnali che ci
avevano fatto sperare in un’attenzione diversa. Mai avremmo pensato che oggi una vecchia 155 in buone condizioni
sarebbe già un successo. Attenzione però, al grido che rivolgiamo. Non lasciatelo
inascoltato. Una polizia povera, oggi, serve a poco. Ci si può provare,
a tener duro, ma il “nemico” è destinato
ad avere la meglio. E’ vero un buon esercito combatte con i mezzi che ha,
spesso però perde. In questo caso perderebbe anche l’intera comunità. Le prime linee, senza rifornimenti, col morale a terra,
saranno molto meno efficaci e pronte sul terreno. E non sarà solo la violenza stradale
a dominare. Rischia di prendere sempre più vigore la criminalità, quella
disorganizzata (che molti chiamano impropriamente “micro”) e quella regolata
dai sodalizi mafiosi, nostrani e d’importazione. Perderemo credibilità, mostreremo il fianco debole al
terrorismo, che se finora non ha colpito è stato solo per l’assoluta efficienza
dei nostri apparati investigativi. Sì, perché anche se nessuno lo ricorda mai, le nostre
polizie sono tra le più rispettate al mondo. Parola di chi scrive. Par d’essere tornati indietro di 50 anni, quando si usava
quel che restava dei residuati di una
guerra mondiale. La cura dimagrante per la Stradale e per le forze di
polizia in genere dura da troppo tempo, siamo ormai prossimi al limite
dell’anoressia, al rischio esistenza.
Giordano Biserni
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