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(ASAPS) BONDENO (FERRARA) – È il pomeriggio del 20 novembre scorso: Pia Orlandoni è in bicicletta, quando viene travolta da un’auto e lasciata senza vita sul selciato. Quando arrivano i soccorsi, si comprende subito che si è trattato dell’ennesimo pirata, un nuovo omicida in fuga dalla quotidiana violenza stradale. I primi a intervenire furono gli agenti della Polizia Municipale di Bondeno, che oltre alla mai semplice esecuzione dei rilievi, circostanziarono con estrema perizia, degna della migliore Crime Scene Squad, lo scenario dell’evento. Minuziose ispezioni su tutta l’area, accurati fotogrammi in macro, sequestro dei più piccoli frammenti di vetro trovati a terra, vicino alla bicicletta della signora Pia, sfregiata da un baffo di vernice blu: il colore della morte su quattro ruote che l’aveva falciata. I 55 frammenti vitrei erano parte di un faro, rimessi insieme, come un puzzle, fino a dare il proprio responso. Si trattava del gruppo ottico di una Volkswagen Golf, terza serie del 1993, che utilizzava proprio quel tipo di vernice. A questo punto, entra in campo la Squadra Mobile di Ferrara, che comincia a scavare nei propri archivi ed a mettere in relazione alcuni avvistamenti di un pluripregiudicato proprio nella zona di Bondeno, Vito Giacummo, 43 anni originario di Potenza. I poliziotti lo avevano tenuto da tempo nel mirino, per il suo passato burrascoso di rapinatore e già coinvolto in incidenti stradali, e in quelle occasioni era stato sorvegliato proprio al volante di una Golf. Il Pubblico Ministero che ha coordinato le indagini, ha così optato per far lavorare gli investigatori sulle due diverse piste, e mentre gli agenti della Municipale avevano selezionato 420 possibili autovetture compatibili con quella coinvolta nel terribile schianto, da una lista di 5mila Golf di quel tipo vendute in Italia, la Mobile arrivava a Caserta e riusciva a sequestrare la Golf usata dal pirata. I veicoli collimavano perfettamente. A questo punto, il Sostituto Procuratore di Ferrara Filippo Di Benedetto, ha affidato il risultato del lavoro della Municipale e della Squadra Mobile ai Carabinieri del RIS. Una terna investigativa di eccezionale portata, che alla fine ha scritto su tre diversi rapporti lo stesso nome, Vito Giacemmo, rendendo il risultato finale difficilmente controvertibile. Il PM, davanti alla mole di elementi raccolti, ha così ottenuto una misura cautelare del presunto pirata, che in carcere si è avvalso della facoltà di non rispondere ai magistrati, che gli contestano l’accusa di omicidio colposo ed omissione di soccorso. L’auto non è di sua proprietà, ma gli era stata prestata da un ex compagno di cella, e secondo gli accertamenti della Polizia Municipale, non era nemmeno coperta da assicurazione. Che dire? È semplice: è la dimostrazione lampante, che la Polizia Municipale non è solo quella che, secondo alcuni, “tende le trappole” con gli autovelox. C’è una professionalità diversa, accresciuta col tempo e con la caparbietà di ufficiali e truppa. Lo stesso possiamo dire della Squadra Mobile della Polizia di Stato e dei Carabinieri. E quando tutti lavorano insieme, così, non ce n’è per nessuno. Resta, oltre alla grande soddisfazione, il dolore per una donna uccisa né più e né meno come un cane. E questo, non tanto per l’incidente stradale, ma per il modo vigliacco e criminale con cui la persona al volante di una Golf azzurra si è trasformata, secondo noi, da uccisore ad assassino. (ASAPS) | |