Venerdì 22 Novembre 2024
area riservata
ASAPS.it su
Posta 11/11/2006

La testimonianza di una divisa - LE “REGOLE” DELLA STRADA AL SUD

La dura e quasi disperata denuncia di un appartenente alle forze dell’ordine che opera in Sicilia
Da leggere tutta d’un fiato



Sig. Presidente,

mi scusi se la disturbo e Le chiedo qualche minuto del Suo tempo per leggere queste righe.

Nel caso qualcuno dei politici nostrani (impegnati a modificare con emendamenti ridicoli il codice della strada) non se ne fosse accorto, quanto descrivo sotto è quello che quotidianamente accade nel sud Italia, dove il codice della strada è sentito dalla gente come una inutile imposizione e una fastidiosa ingerenza dello Stato.

Purtroppo non è la prima volta che rimango coinvolto in  episodi a dir poco spiacevoli.

Alcuni mesi fa mentre sequestravo dei motorini ad un gruppuscolo di ragazzi, sono stato aggredito e umiliato pesantemente con frasi e gesti. Ho "guadagnato" la prima pagina dei giornali locali per un paio di giorni...poi più nulla.

Questa estate sono stato ferito da un giovane "talento" criminale locale il quale, appreso con stupore che lo stavo lasciando a piedi caricando la sua Vespa sul carro attrezzi, ha pensato bene di aggredirmi con uno spintone mentre il mezzo era fermo sul cavalletto e stavo leggendo il numero di telaio.

Quotidianamente mi sfuggono all’alt giovani (e purtroppo anche non giovani) centauri, privi di tutto, di patente, di patentino, di casco, di assicurazione ma, prima di tutto, privi di vergogna e di morale. Nel più assoluto silenzio delle istituzioni locali e quel che più mi addolora nella indifferenza dei miei colleghi (sia di divisa che di altre divise...)

Dopo l’ ennesima aggressione, sono stato raggiunto da manifestazioni di stima e di affetto da parte della gente comune, da quella gente che mi chiede di continuare a dare battaglia, a far rispettare lo Stato e le sue leggi, a dare sicurezza sulle strade, da quella stessa gente che si stupisce (o forse non più) chiedendosi come mai nessuno in questa città controlla le strade, come mai gli appartenenti alle forze dell’ ordine si girano dall’ altro lato quando vedono un centauro camminare su una ruota sola, come mai nessuno di loro indossa le cinture o evita di parlare al cellulare quando guida la macchina di servizio, come mai si preferisce rimanere seduti nell’ auto di servizio e attendere in coda quando davanti la strada è bloccata da decine di auto in doppia fila.

Devo dire che la stampa locale continua a dare voce al disagio ed a denunciare quanto è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia continuano gli incidenti mortali, continuano a morire giovani in sella a potenti motociclette che, quando non vengono decapitati da un guard-rail, arrotano inermi pedoni.

Questa città sembra una lunga ed interminabile pista da corsa. Le piazze sono regno di ogni tipo di moto e motorino che scorrazzano tra le panchine. Ogni incrocio o ogni curva è potenzialmente il luogo dove trovare la morte per colpa di qualche folle.

Nessun appartenente alle forze dell’ ordine si sogna di allacciare le cinture (almeno per dare l’ esempio...).

Tutti vanno senza casco: spesso anche poliziotti fuori servizio, carabinieri fuori servizio, vigili fuori servizio, postini col mezzo di servizio; ragazzini, ragazzi, adulti, vecchi, donne, bambini con le minimoto cinesi illegali dalla testa ai piedi.

Vedo alcuni colleghi che trasportano sui loro maxi scooter (naturalmente senza casco) la moglie ed i figli. I comuni mortali che tengono allacciata la cintura o evitano di parlare al cellulare si sentono dei deficienti: li vedo nei loro sguardi allibiti, lo percepisco, ed allora rinunciano a seguire le regole e si adeguano agli altri.

All’ orario di uscita dalle scuole la città è invasa da diverse centinaia di moto e ciclomotori, tutti tassativamente senza casco, chi in due, chi in tre. Moltissimi sono costretti a passare davanti all’ufficio ove presto servizio: lo fanno lentamente se io non ci sono (tanto non c’è pericolo). Se si accorgono che sono fuori di pattuglia, passano davanti a velocità folli per non correre il rischio di essere fermati.

Sembra un girone dantesco, un inferno di rumore e di illegalità, ogni giorno, da lunedi a sabato, sempre alla solita ora. Se non fosse tutto vero, se fosse un film, ci si potrebbe dare appuntamento per godersi lo spettacolo. Non c’è pericolo di sgarrare l’orario...

Vedo istruttori di scuola guida che fanno fare pratica ai principianti senza fargli indossare la cintura, addirittura ho visto un praticante parlare al cellulare mentre guidava la macchina dell’ autoscuola con accanto l’ istruttore!

Se sequestro un motorino, se mi va bene vengo ingiuriato o minacciato.

Sono stato raggiunto da genitori furibondi per aver lasciato il figliolo a piedi, che per "colpa mia" sono costretti a far andare il ragazzo a scuola col bus.

Leggendo il sito ASAPS (ma non solo) non Le nascondo che "sorrido" (anzi, dovrei dire piango...) quando leggo di colleghi che chiedono lumi su come contravvenzionare chi non ha il triangolo, chi getta una sigaretta dal finestrino, come ci si comporta quando i fari sono blu invece che bianchi...Vuol dire che c’è chi si preoccupa di sanzionare una bicicletta e chi invece è in guerra…

Ieri in un forum alcuni centauri di un paese della provincia di Padova di "lamentavano" perchè in 200km di escursione fuori-porta con le loro moto hanno incrociato 26 postazioni velox. Vorrei informarli che nella mia provincia se va bene ce ne saranno 5 o 6 e non garantisco sul loro funzionamento...

So già da me che questa città non è sola in questo triste primato dell’ illegalità. Conosco la situazione di altri comuni del sud. Sarei uno stupido a pensare di vivere in una realtà a parte e che nel resto di Italia va tutto bene.

Ho visto bambini con la testa fracassata da un urto. Ho visto persone bruciate in macchina. Ho visto un ragazzo, che stava tornando a casa, con la colonna vertebrale spezzata in due, morto orrendamente, e la madre mi chiedeva al telefono se suo figlio stava bene e io non sapevo che dire...

Non mi domando se queste cose le vedo solo io.

So già la risposta. Le vedono tutti.

Quel che non capisco è come si possa rimanere indifferenti.

Non capisco i miei colleghi.

Non capisco chi è chiamato a decidere e non lo fa. Chi è chiamato a far rispettare le regole e non lo fa. Non capisco perché non si installi un autovelox, non vengano tolti i segnali di divieto vecchi del 1956, non vengano ri-dipinte le strisce pedonali.

E che nessuno mi venga a dire che non ci sono soldi…

Ho cercato di persuadere le “autorità” che installare un autovelox sarebbe stato, almeno, un modo per rimpinguare le casse comunali…Molti comuni lo fanno senza avere un reale problema di pericolo sulle strade ma solo per far soldi. Almeno così si raggiungerebbe il duplice scopo di metter ordine sulle strade e trovare i soldi per rifare le infrastrutture.

Niente. Mi è stato risposto che un autovelox (o un photored o un telelaser) sono cose da “cattivi”, sono cose che fanno solo “al nord” (!). Mi è stato detto che “la gente non approverebbe”.

Dr. Biserni, concludo qui la mia (ennesima) lettera kilometrica (l’ho già disturbata altre volte, ricorda?).

Le chiedo di aiutarmi. Di aiutarci.

So che già lo fa (e bene), tuttavia sarebbe opportuno dare più visibilità e denunciare maggiormente il disagio e la frustrazione che assale chi, come il sottoscritto, opera sulle strade del sud Italia, quel sud del quale tanti si riempiono la bocca con parole tronfie di stupido orgoglio e promesse mai mantenute.

Lettera firmata

da un appartenente alle forze di polizia


Rudolph Giuliani sindaco di New York a chi gli chiedeva come fosse riuscito  a far abbassare in modo così evidente il numero degli omicidi nella Grande Mela, rispondeva  che la legalità si inizia a far rispettare sanzionando chi getta in terra una cicca da masticare, chi non attraversa sulle strisce, chi rompe un vetro con un sasso.
Nel nostro Paese siamo ancora molto lontani dal far rispettare la legalità. In tutto questo c’è il contributo di chi le leggi dovrebbe farle osservare a tutti i livelli e invece si adegua all’andazzo, diventando quasi complice.
Così lo Stato non farà mai un salto di qualità verso la legalità. Anzi anche verso la civiltà.

Quelli come te caro collega in divisa, sono quasi degli eroi.

© asaps.it
Sabato, 11 Novembre 2006
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK