TGCOM Pavia, contromano in autostrada Uomo bloccato dalla polizia Un uomo di 31 anni è stato sorpreso a procedere contro mano sul raccordo autostradale di Bereguardo, nelle vicinanze di Pavia. Due volanti della Squadra mobile di Pavia sono riuscite a bloccarlo prima che provocasse incidenti. L’uomo è stato denunciato con le accuse di guida pericolosa in tratto autostradale e guida in stato di ebbrezza e gli è stata ritirata la patente. GAZZETTA DEL SUD Caserta Ubriaco l’autista denunciato per omicidio colposo
plurimo Salvatore Corfù CASERTA Guidava in stato di ebbrezza, ed è stato denunciato per
omicidio colposo plurimo il camionista che ha provocato l’incidente stradale
nel quale sono morti ieri notte quattro operai napoletani, che rientravano a
casa dal Norditalia. A delineare a poche ore dall’accaduto le responsabilità
del conducente della betoniera, il tasso alcolemico rilevato dalla polizia
stradale: 0,85. L’incidente è avvenuto sulla corsia sud dell’autostrada
del Sole, tra i caselli di Caianello e Capua. A quanto si apprende circa la
dinamica dell’incidente – ricostruita dal capo pattuglia della polstrada di
Caserta Nord Rocco Fasce – il conducente del pesante automezzo, per motivi non
ancora chiariti, avrebbe provato a spostarsi dalla terza alla seconda corsia,
ma la manovra non sarebbe riuscita. Il camionista ha infatti perso il controllo
del mezzo, sbandando fino ad urtare contro il guardrail in cemento. Il
conducente del furgone – di proprietà di una ditta – sul quale viaggiavano i
quattro operai non è riuscito ad evitare l’impatto, e il mezzo è finito imprigionato
tra il guardrail e il camion. A seguito dell’urto, i due operai che occupavano il posto
di guida sarebbero morti sul colpo; gli altri due, intrappolati nell’auto, sono
deceduti successivamente, carbonizzati. Il furgone era alimentato a gas, e le
fiamme hanno in breve avvolto il mezzo, precludendo ad alcuni automobilisti di
passaggio ogni possibilità di tentare il soccorso. Per estrarre i quattro corpi dal furgone è stato invece
necessario l’intervento dei vigili del fuoco di Caserta, e per identificare le
vittime sono servite alcune ore. A morire nel tragico impatto di ieri notte
sono stati Luigi Riccio, di 28 anni, di Calvizzano, Salvatore Filogamo, di 29
anni, di Piscinola, Pasquale Onofrio di 39 anni, di Napoli e Giovanni D’Angelo,
di 23 anni di Frattamaggiore. I resti dei quattro uomini sono stati portati
nell’istituto di Medicina legale dove rimarranno a disposizione della
magistratura. Nell’incidente è rimasta coinvolta anche un’auto di grossa
cilindrata, il cui conducente però ha riportato ferite lievi. Negli ultimi tre giorni sono morti sulle strade del
Casertano per incidenti 8 persone. L’ultima vittima, ieri, tra Capua e la
frazione di sant’Angelo in Formis: una Ferrari, guidata da un imprenditore di
Capua, Antonio Grimaldi, di 54 anni, è sbandata, forse a causa della velocità
sostenuta, e si è scontrata quasi frontalmente contro un camion. Grimaldi è
morto sul colpo. Due donne che viaggiavano sulla potente vettura sono rimaste
leggermente ferite insieme con i due occupanti del pesante automezzo. I numeri 0,85 il tasso alcolemico rilevato al conducente della
betoniera. 8 le persone morte nel Casertano negli ultimi tre giorni
per incidenti stradali. 54 gli anni dell’automobilista deceduto a bordo della sua Ferrari finita contro un camion. Le due donne che viaggiavano a bordo della fuoriserie sono rimaste illese. CORRIERE ADRIATICO I poliziotti inglesi gemellati con
i vigili urbani hanno risposto alle domande dei ragazzi dell’istituto In carcere per abuso di alcol FANO - Con il loro caratteristico cappello bombato, lo
stemma con impresse le iniziali della regina e i contrassegni della Contea, i
bobbies di St. Albans, ieri, hanno incontrato gli studenti dell’Istituto
Olivetti. Disponibili a rispondere a tutte le domande dei ragazzi, grazie anche
alla presenza di una interprete madrelingua, gli agenti hanno parlato a lungo
del loro rapporto con la nuova generazione di inglesi; la quale, grazie anche
alla globalizzazione non differisce poi tanto, in fatto di gusti e
comportamenti, dalla nostra. Alla iniziativa, organizzata dal preside e dagli
insegnanti dell’istituto, hanno partecipato anche alcuni vigili urbani fanesi,
guidati al comandante della polizia municipale Giorgio Fuligno. Il corpo fanese
celebrerà la sua festa oggi con l’incontro ufficiale alle 9.15 in piazza Venti
Settembre con una messa nella chiesa di San Silvestro e, alle ore 11, una cerimonia
nella sala Verdi. Ieri intanto sono stati sviscerati i temi più spinosi, dal
comportamento da tenersi in discoteca, all’abuso di alcol, dalla guida in stato
di ebbrezza agli schiamazzi notturni. Su per giù gli stessi problemi con i
quali si sono confrontati i nostri vigili nel corso della recente estate. Si pensi alla infuocata assemblea che si è svolta
recentemente, nel circolo Anziani le Fontanelle. Come passano le serate i
ragazzi di St. Albans? Hanno chiesto gli studenti dell’Olivetti alla delegazione
di poliziotti inglesi. In genere - hanno evidenziato questi ultimi - i giovani
dai 14 ai 18 anni si riuniscono nelle discoteche o nei club giovanili, dove
giocano a carte, a biliardo o ascoltano musica. Spesso in questi luoghi la
presenza del bobby, oltre a svolgere un ruolo significatamene preventivo, serve
per dare consigli e per frenare eventuali eccessi. Non si servono comunque
alcolici a chi ha un’età inferiore ai 21 anni, e la disposizione viene fatta
osservare nella maniera più scrupolosa. Anche da noi - ha osservato un ragazzo fanese - esiste un limite d’età, ma difficilmente i baristi lo rispettano. Particolarmente dura è la punizione che in Inghilterra viene applicata a chi viene sorpreso a guidare l’auto in stato di ubriachezza. Se è la prima volta che viene colto in fallo e il tasso di alcol nel sangue non è molto alto, viene applicata una multa i 100 sterline e la sospensione della patente per un anno, se lo stato di ubriachezza è particolarmente elevato e il ragazzo è recidivo, al posto della multa c’è l’arresto e gli anni di sospensione della patente salgono a tre. Il problema è che viene lasciato un ampio margine discrezionale ai poliziotti, i quali debbono valutare se l’infrazione è stata compiuta da un soggetto corpulento, il suo stato di stanchezza, se aveva mangiato o meno e altre variabili. A Fano, almeno ci si attiene a criteri oggettivi e inoppugnabili per tutti. IL GIORNALE DI VICENZA La polizia aveva fermato un automobilista passato con il
semaforo rosso in via Quadri. Pareva ebbro: portato in caserma Prima di
sottoporsi all’alcoltest ha voluto il suo legale, con cui aveva fatto festa;
denunciato il primo, multato il secondo L’avvocato? Ubriaco come il cliente (d. n.) Viene chiamato
ad assistere il suo cliente che deve sottoporsi all’alcoltest ma è ubriaco
anche lui. E così mentre l’automobilista viene denunciato per guida in stato di
ebbrezza, l’avvocato riceve una contravvenzione per ubriachezza molesta. È accaduto qualche notte fa. Un vicentino stava
percorrendo al volante della sua macchina viale Quadri per tornare a casa dopo
una cena, quando ha passato un semaforo con il rosso. Nulla di grave, non siamo
ad Altavilla, deve aver pensato, se non che c’era a pochi passi una pattuglia
della polizia che ha assistito all’infrazione e lo ha fermato per chiedergli i
documenti e fargli la multa. L’automobilista ha dimostrato fin dalle prime parole con
gli agenti di avere esagerato con l’alcol quella sera, e per questo i
poliziotti hanno deciso di accompagnarlo in caserma per sottoporlo
all’alcoltest. Il vicentino non ha potuto rifiutarsi, anche se è parso
parecchio contrariato dalla prospettiva, ed ha chiesto loro di poter chiamare
il proprio avvocato come garanzia che l’esame fosse compiuto in maniera
corretta. Gli agenti non hanno obiettato, nonostante fossero le due del
mattino. Chiamato al cellulare il legale, un noto avvocato residente in città,
agenti e automobilista sono rimasti ad attenderlo visto che si era detto
disponibile. Anche perché non era lontano ed è arrivato in caserma a piedi in
quanto, come si è appreso più tardi, era stato a cena con alcune persone fra
cui proprio quel cliente. Quanto avvenuto dopo non è al momento molto chiaro. Di
certo c’è che il professionista negli uffici della polizia ha fatto il diavolo
a quattro, e gli agenti hanno compreso il motivo ben presto: anche lui aveva
esagerato con le bibite. Nulla di male visto che non aveva preso la macchina
(*), ma l’alcol in eccesso ha provocato un comportamento molesto, tanto da
essere sanzionato dagli agenti. Quell’assistenza al cliente ubriaco si è
rivelata un classico autogol. Nel frattempo, l’automobilista è stato sottoposto al test,
è risultato positivo e i poliziotti gli hanno ritirato la patente. Lo hanno
denunciato in procura e per lui iniziano ora i guai, con un’indagine a suo
carico. Il legale dovrà pagare la multa, visto che il suo
comportamento, presunto illegale, è stato depenalizzato da qualche anno. Sì, ma
che figura. (*) Nota: nulla di male? I fatti descritti in questo articolo dimostrano che i problemi alcolcorrelati non sono solo quelli relativi alla guida in stato di ebbrezza. Il GIORNALE DI VICENZA Alticcio al volante s’è schiantato contro una Renault
nuova finendo la corsa su una Smart in sosta (l. z.) Aveva
alzato troppo il gomito, ma s’è messo ugualmente al volante. Alla fine ha
combinato una serie di guai che gli sono costati cari. Protagonista della vicenda F. P., 21 anni, residente a
Breganze, il quale alla guida di una Ford Fiesta, arrivando in città su via Ca’
Rezzonico, ha imboccato via Parolini e, giunto all’altezza dell’aiuola, nei
presi della gelateria il Golosone, invece di tirare diritto, ha girato a
sinistra immettendosi in viale XI Febbraio contromano. Una manovra da
brividi. All’incauto e alticcio automobilista è andata bene fino
all’uscita dell’ampio curvone che caratterizza la strada. Il giovane all’altezza del residence degli Ulivi, ubicato
davanti alla scuola materna, ha perso il controllo dell’auto ed è uscito di
strada, sulla sinistra. La Fiesta ha centrato una Renault Modus, acquistata dalla
proprietaria da pochi giorni e l’ha letteralmente distrutta. È finita poi
contro la recinzione, rimbalzando infine contro una Smart rimasta danneggiata
sulla fiancata destra. Il conducente se l’è cavata senza danni. Il forte botto,
in piena notte, ha attirato l’attenzione dei residenti, tra l’altro anche
quella della propritaria della Smart. Sul posto, per i rilievi, è intervenuta la Polstrada di
Vicenza e per F. P. sono iniziati i guai. L’esame alcolimetrico ha rivelato un
tasso di 191 mg/dl. Oltre al ritiro della patente, è scattata nei suoi
confronti la denuncia per guida in stato di ebbrezza. Il giovane dovrà
naturalmente pagare anche le contravvenzioni per le infrazione al codice della
strada. Sembra tra l’altro che la Fiesta procedesse a velocità sostenuta. Non è escluso che il giovane sia uscito di strada per evitare lo scontro con dei veicoli che stavano percorrendo viale XI Febbraio nel giusto senso di marcia. IL MESSAGGERO La morte forse nella pineta. Qualcuno ha trasportato il
cadavere su un marciapiede per farlo ritrovare Un barbone polacco ucciso dal freddo
Ostia: sul corpo è stato fatto trovare un foglio con il
suo nome e cognome di GIULIO MANCINI E’ passato dal sonno alla morte, stroncato dal freddo e
dall’abuso di alcol.
I compagni di sventura per trascinarlo alla luce del sole dalla città degli
invisibili lo hanno caricato in una carriola per poi abbandonarlo su un
marciapiede, con al collo un cartello con scritte le sue generalità. La temperatura scesa sotto lo zero termico ha fatto la sua
prima vittima. Uno straniero senza fissa dimora è morto a Ostia. E con la sua
fine, paradossalmente, è tornato a esistere, sottratto a quella vita da
fantasma consumata tra cartoni e fogli di plastica all’ombra dei pini di
Castelfusano. I suoi compagni di notti all’addiaccio l’hanno trascinato dalla macchia
mediterranea sino alla strada affinchè qualcuno lo ritrovasse. E per questo
hanno lasciato sul suo corpo ormai esanime il nome e il cognome, affinchè i
suoi cari possano dargli degna sepoltura. L.S. polacco di 37 anni, è stato trovato ieri poco prima
dell’ora di pranzo da uno dei tanti appassionati di corsa che frequentano i
parchi di Ostia. Giaceva in uno spiazzo erboso, sotto un grosso pino e qualche
metro più in là dei cassonetti, all’angolo tra via dei Promontori e via del Mar
Glaciale Artico. L’uomo che ha scoperto il corpo ha chiamato il 118 nella
vana speranza che fosse ancora vivo. Ma non c’è stato nulla da fare, la morte
risalirebbe alla notte precedente. Nessun segno di violenza nè, tanto meno, di
lesioni provocate da coltelli e armi da fuoco. Il gelo, piombato su un corpo
debilitato dagli stenti e dall’abuso dell’alcol, è la causa di quella morte.
Peraltro il senza fissa dimora, secondo il medico legale, non era spirato dove
è stato ritrovato. Il patologo ha scrutato con cura le macchie ipostatiche che
si formano dal momento della cessazione del battito cardiaco e ha stabilito che
qualcuno aveva trasportato quel fagotto inanimato lì, a due passi dalla vita.
Dai negozi, dallo stadio di calcio, dalle abitazioni più lussuose. Sul piano strettamente legale quegli emarginati che hanno
trasportato il corpo sulla carriola o in braccio hanno commesso un reato.
Potrebbe trattarsi di omissione di soccorso o trasporto di cadavere. In realtà
dietro quel gesto si nasconde uno slancio umanitario. Pur correndo il rischio
di essere visti, di essere scoperti, quei ”fantasmi” hanno restituito
un’identità e una dignità al poveretto. I dati riportati con mano incerta sul
foglietto ritrovato tra le coperte e il torace sono stati confermati dai
rilievi dattiloscopici: le impronte digitali dell’uomo erano state schedate ai
sensi della legge contro l’immigrazione clandestina. Già l’11 gennaio di quest’anno era accaduta una tragedia
gemella. Nello stesso posto, dopo una notte gelida e sempre con un polacco
senza fissa dimora come vittima. Entrambi erano tra i tanti invisibili che
popolano le pinete di Procoio, delle Acque Rosse, di Castelfusano. Vivono in
baraccopoli fatiscenti costruite nel sottobosco, tra i rovi, riescono a
sopravvivere alle intemperie dell’inverno e del destino con qualche cartone di
vino e i piatti caldi serviti dai volontari della Caritas e della Comunità di
Sant’Egidio. Le cause del decesso sono naturali anche se è assolutamente innaturale vedersi stroncare la vita dal freddo, alle porte della civiltà. Quella stessa civiltà inutilmente inseguita nel miraggio di una vita più dignitosa di quella lasciata in Polonia. CORRIERE ADRIATICO Duemilavini a San Patrignano SAN PATRIGNANO - L’Associazione Italiana Sommelier (Ais) e
“Bibenda” hanno scelto San Patrignano per la presentazione ufficiale di una
delle bibbie” per gli appassionati del buon bere: ’Duemilavini - Il Libro Guida
ai Vini d’Italia e ai Ristoranti Cantine d’Attrazione”. Per la prima volta la
manifestazione ha lasciato la tradizionale sede romana ed è approdata nel
centro antidroga, fondato nel 1978 da Vincenzo Muccioli, con una cena l’altra
sera nella sala da pranzo della comunità, alla quale parteciperanno mille tra
produttori, enologi ed esperti del settore vitivinicolo. “Quattro anni fa
abbiamo deciso di apporre su tutte le nostre bottiglie un’etichetta
particolare: Il vino è piacere e salute, bevi con sobrietà - spiega Andrea
Muccioli, responsabile della comunità (*) - e Ais e Bibenda hanno subito
condiviso e diffuso con forza questo messaggio. Il vino è un alimento che fa
parte della nostra cultura e della nostra tradizione. Come i curatori della
guida, primi tra tutti Franco Ricci, direttore di “Duemilavini”, e Terenzio
Medri, presidente Ais, siamo convinti che sia necessario educare le persone, in
particolare i giovani, ad un consumo equilibrato e responsabile. La nostra
collaborazione nasce da questa convinzione, e la manifestazione di domani ci
consentirà di diffondere ulteriormente il messaggio”. Sono state 265 le aziende
vinicole e 295 le etichette premiate dalla guida, 13 i “Tastevin” consegnati ad
altrettanti chef, scelti tra i migliori della cucina italiana, e per i
partecipanti (oltre mille) è stato possibile scegliere tra nove carte dei vini
contenenti ognuna 34 tra i prodotti top recensiti dalla guida. A rappresentare
il mondo dei produttori sono stati Angelo Gaja per il nord, il marchese Piero
Antinori per il centro e il cantante Albano Carrisi per il sud. A gestire la
sala e a servire le 3.621 bottiglie in degustazione sono stati 250 sommelier
Ais provenienti da tutta Italia mentre in cucina ha dato spettacolo Gianfranco
Vissani. (*) Nota: il vino può essere per qualcuno piacere, ma non
certo salute. BRESCIA OGGI DARFO BOARIO. Presentata una operazione educativa che
andrà in onda a partire dalla primavera 2007 di Giuseppe
Cappitta La prima vetrina la offrirà presto la Rai. Poi, la
specialissima «fiction» finita di girare ieri in Valcamonica verrà distribuita
gratuitamente alle emittenti locali, e successivamente diventerà un dvd
offerto, sempre gratis, alle realtà del privato sociale. Una grande diffusione,
insomma, per lanciare un messaggio d’allarme legato al sempre crescente consumo
di alcolici tra i giovani, e per sottolineare i danni, gravissimi, correlati
all’alcolismo. Di questo nuovo nuovo prodotto per la tv si è parlato venerdì
sera a Darfo, nell’hotel «San Martino». Sulla scena la fiction «I giorni
perduti», finita di girare nella prima mattinata di ieri nell’Archeopark di
Boario. E durante la vernice, l’assessore provinciale alle Attività
socioassistenziali, Riccardo Minini, ha sottolineato la sua preoccupazione per
un vero problema sociale «che ha un peso particolare per il territorio
camuno-sebino». Proprio l’assessorato di Minini ha sostenuto la realizzazione
di questa produzione televisiva, dopo aver altrettanto con il lungometraggio
«Il cielo può attendere», che l’anno scorso era stato dedicato alla donazione
degli organi e che aveva riscosso un grande successo di critica e di pubblico. Alla presentazione de «I giorni perduti» (una produzione
Media Italia srl patrocinata dal ministero della Salute, dalla Regione Veneto,
dagli assessorati alle Politiche sanitarie e sociali, dalle 21 Ulss del Veneto
e della Provincia di Brescia) hanno partecipato, insieme a Minini, gli attori
Sergio Muniz, Federica Andreoli e Alessia Fugardi; il regista Bruno Gaburro e
il produttore Michele Calì. Con loro il presidente dell’Agenzia del territorio
Alessandro Dalla Giovanna, affiancato da Ausilio Priuli, l’«inventore» di
quell’Archeopark in cui sono state girate le ultime scene dell’opera. Altre
immagini dell’opera sono state invece realizzate avendo come sfondo Desenzano:
una cittadina simbolo anche per gli eccessi giovanili. Il cast della fiction anti alcol è però più ampio, e vede
anche la presenza di Katia Riciarelli, Maurizio Mattioli, Ezio Iachetti, Gian
Carlo Giannini, Debora Caprioglio e Agostina Belli. Il prodotto finito verrà
presentato all’inizio di febbraio alla Gran Guardia di Verona; poi, nella
prossima primavera andrà in onda, in seconda serata, attraverso una delle tre
reti Rai. E dopo questo passaggio, dicevamo, questo documento di 50
minuti verrà concesso a titolo gratuito all’emittenza locale e quindi
trasferito in dvd e distribuito a livello nazionale, attraverso le
associazioni. «Il nostro film - ha sottolineato il produttore Michele Calì - vuole lanciare alcuni importanti messaggi a coloro che fanno abuso di bevande alcoliche. E siamo convinti di poter raggiungere il nostro obiettivo». L’ADIGE LETTERE non siamo «pirati del trial» Sul quotidiano «Trentino» di venerdì 13 ottobre 2006 è
stato scritto un articolo con tanto di foto sui cosiddetti pirati del trial.
L’assalto delle moto ai pascoli delle Dolomiti» questo è il titolo che è stato
scelto per identificare quelle persone che con la propria moto da trial (non da
cross come è stato scritto, c’è una bella differenza tra una e l’altra) sono
saliti sulla montagna per farsi un giro. Il Trentino ha scritto che il divieto
dal 3 settembre non vale più e allora che diritto ha di attaccare così
brutalmente quelle persone. Se la prenda piuttosto con quella gente che lascia
le immondizie in montagna o con i piromani che distruggono i boschi ma non con
i trialisti che viaggiano a passo d’uomo sui sentieri. Li chiamano scalmanati e
fuorilegge perché non hanno la targa, ma la targa fino a prova contraria è
obbligatoria sulle strade e non sui «pascoli» delle vacche!!! E cosa importa
se uno, dopo un lauto pasto, si beve un grappino. È forse vietato bere super
alcolici? E scrivono anche che hanno caschi e stivali come se fossero in
pista ma questa attrezzatura serve per la sicurezza non per vantarsi; è vero
costano parecchio ma hanno per caso chiesto i soldi a lei!!! Mando questa
lettera all’Adige, perché il quotidiano «Trentino» non l’ha voluta pubblicare. Alessio Piffer - Mattarello CORRIERE ADRIATICO Due marocchini aggrediscono un loro connazionale, bloccati
dai carabinieri Botte e rapina, fratelli arrestati JESI - Prima lo hanno aggredito in due massacrandolo di
bastonate, poi lo hanno rapinato e sono fuggiti. Ma cento metri dopo sono
finiti tra le braccia (si fa per dire) dei carabinieri. Erano le 2 del mattino di ieri quando alcuni residenti del
quartiere Campo Boario hanno telefonato al “112” per segnalare che tre
stranieri si erano picchiati anche con un grosso bastone e due stavano fuggendo
con una vecchia Citroen Ax mentre il terzo era steso a terra probabilmente
ferito. Non lontano c’era una gazzella dell’Arma in servizio di controllo del
territorio ed è stata subito dirottata nella zona del Campo Boario. La rapidità
è stata determinante perché i carabinieri hanno incrociato la Ax e l’hanno
bloccata. A bordo erano due fratelli marocchini, K.R. di 26 anni in regola con
il permesso di soggiorno, residente a Jesi e B.R. di 23 anni, clandestino, ferito
e visibilmente ubriaco. Una seconda pattuglia si è portata dov’ era il terzo
magrebino (N.E. di 28 anni, regolare, operaio residente in città), ancora a
terra con la testa insanguinata, e subito è stato richiesto l’intervento del
118. Ai militari ha detto di essere stato attaccato, picchiato con un grosso
bastone e derubato di 50 euro e un cellulare. In effetti nella Ax i militari
hanno rinvenuto un grosso bastone (lungo un metro) sporco di sangue. Addosso ai
fratelli i militari hanno trovato sia il cellulare che i 50 euro. Ce n’era
abbastanza per arrestarli con l’accusa “rapina aggravata e lesioni personali
aggravate”. Ma anche il magrebino clandestino è stato portato al pronto
soccorso dove è stato medicato e poi dimesso per essere ristretto, insieme al
fratello maggiore, nel carcere mandamentale di Montacuto di Ancona. Alle
analisi di sangue e urina sono emersi valori di presenza d’alcol “assolutamente
eccezionali”. Insomma era ubriaco fradicio il violento marocchino. E’
andata peggio all’aggredito che ha riportato “lussazione scapolo-omerale
destra, trauma cranico e ferite lacero contuse al cuoio capelluto”. E’ stato
trattenuto in Osservazione e dimesso nel primo pomeriggio di ieri, dopo che i
riscontri radiografici e analitici avevano escluso complicazioni. I militari
gli hanno restituito il denaro e il cellulare. Ancora una volta è stata preziosa l’opera dei residenti che non hanno perso tempo telefonando subito al “112”. LA PROVINCIA DI CREMONA Vendita di alcol nei parchi Strali di Ogliari sulla giunta «Ancora una volta questa amministrazione ha mostrato
incoerenza e, soprattutto, miopia verso un fenomeno di assoluta gravità».
Rachele Ogliari, presidente del circolo cremasco di Alleanza nazionale,
interviene nel merito dell’intesa siglata giovedì scorso tra Comune e gestori
dei bar presenti nelle aree verdi cittadine (parco Bonaldi, via Desti e Campo
di Marte), per stigmatizzare la scelta di un provvedimento che «non tiene conto
delle attese e delle esigenze dei cittadini che frequentano quei luoghi per
trascorrere alcune ore serene». «Da una lato — prosegue — vi è l’assessore ai Servizi sociali, Gianni Risari, che sigla una convenzione con l’unità di alcologia dell’ospedale di Rivolta d’Adda per attivare uno sportello d’ascolto a Crema, dall’altro il sindaco Claudio Ceravolo fa riferimenti a ‘collaborazioni virtuose’ quando, invece, dovrebbe vietare la vendita di alcolici e superalcolici per tutti e non soltanto per i minori di 18 anni. Chiudere alle 19, alle 22 o alle 24 non cambia i termini della questione. Oltre tutto, a quelle ore mamme e bambini sono già a casa». Anche in materia di sicurezza Ogliari non ritiene che siano sufficienti i provvedimenti relativi a videosorveglianza e presenza di forze dell’ordine: «Mi riferisco in particolare al Campo di Marte: sono anni che diciamo che il Sert va trasferito. E’ l’unico modo per bloccare il traffico di metadone o di altre sostanze». (be. cer.) BRESCIA OGGI SIRMIONE. Movimentato arresto di un moldavo Aggredisce carabinieri Nei guai al porto vecchio Il colmo della
sfortuna per uno che scappa a piedi è sicuramente di essere arrestato da una
pattuglia di carabinieri della…motovedetta lacuale. Il singolare arresto è
accaduto a Sirmione mercoledì scorso nei paraggi del pontile del piazzale
Porto. Ma, si badi bene, l’uomo «placcato», un immigrato di nazionalità moldava
di 34 anni, abitante a Brescia e in possesso di regolare permesso di soggiorno,
non si trovava a bordo di un natante, ma alla guida di un’auto. Una vicenda insolita. A quell’ora i carabinieri della
motovedetta della Compagnia di Desenzano erano intenti ad effettuare nella
darsena portuale davanti al castello scaligero alcuni controlli di routine
sulle imbarcazioni ormeggiate, quando all’improvviso sono stati richiamati
dalle grida di alcuni passanti che hanno visto sfrecciare a folle velocità
un’auto. Questa, per poco, non aveva investito dei turisti. I militari sono scesi a terra, hanno chiamato i rinforzi
della caserma di Sirmione e hanno bloccato poco dopo la vettura, una Volkswagen
«Polo» al cui volante, come si diceva, si trova il cittadino dell’Est, che
risulta palesemente ubriaco. Da un rapido controllo, i militari scoprono anche
che la vettura è priva di assicurazione. Mentre stendono il verbale di
contravvenzione, l’uomo, in preda ai fumi dell’alcol, comincia a dare in
escandescenze ed aggredire i due carabinieri. Segue una breve colluttazione
ma alla fine il moldavo viene bloccato ed arrestato con l’accusa di violenza e
resistenza a pubblico ufficiale. L’uomo è stato trasferito in carcere. Anche
per lui,q uasi sicuramente, scatterà il processo per direttisima vista la
flagranza del reato. m.to. L’ARENA di Verona Sicurezza stradale, vertice Ue di Elena Cardinali Si possono costruire veicoli tecnologicamente sofisticati
nei sistemi di sicurezza, migliorare le strutture viarie, attuare strategie di
prevenzione contro l’abuso di alcol e sostanze stupefacenti, realizzare
percorsi dedicati per i bambini, gli anziani e i disabili, ma qualsiasi cosa si
faccia per diminuire i fattori di rischio sulle strade bisognerà sempre tener
conto del fattore umano, che è quello determinante ai fini della sicurezza (o
no) sulle strade. Se non si attua un’ampia strategia culturale sul valore
della sicurezza, cioè delle regole del codice della strada, difficilmente si
potranno ottenere risultati significativi – e l’impegno a contrastare
l’ancora troppo elevato numero di vite umane che ogni anno si registrano sulle
strade europee dove, già nel 2010, si vorrebbe veder dimezzato il numero dei
morti. Si è chiusa con molte questioni aperte la quarta
conferenza dei ministri dei trasporti dell’Unione Europea dopo due giorni di
confronti e dibattito sui diversi aspetti della sicurezza. Quest’anno si sono
privilegiati i filoni legati alle condizioni di mobilità autonoma e sicura dei
bambini e alla sicurezza sulle due ruote, visto che è proprio quest’ultima voce
quella più preoccupante sul piano della mortalità sulle strade, con una vittima
ogni sei incidenti e, in prospettiva, un morto ogni tre incidenti. Per quanto riguarda i bambini i rappresentanti della Ue si
sono confrontati su progetti che privilegiano i percorsi dedicati tra casa e
scuola, quelli che l’alunno può percorrere anche da solo, dove gli
attraversamenti pedonali sono regolati da semafori e i tratti pedonali sono
separati nettamente dalla strada, con possibilità di personale di sorveglianza
nei punti critici e a orari prestabiliti. Per le due ruote, in particolare per
le moto, il problema fondamentale è l’eccesso di velocità che, unito a una
maggior elasticità delle performance del veicolo, fa lievitare la percentuale
di rischio. «L’allargamento dell’Unione europea a 25 ha portato in
gioco Paesi con realtà molto diverse rispetto alla precedente conformazione
dell’Europa», ha detto il ministro Alessandro Bianchi ricordando come certi
problemi per alcuni Stati siano già superati mentre per altri si tratta di
questioni emergenti. Il problema dell’omologazione delle regole di
comportamento ma, soprattutto, delle sanzioni per chi contravviene al codice
della strada era stato più volte sollevate nel corso dei lavori della
Conferenza, così come la questione della non punibilità, di fatto, degli
stranieri che commettono infrazioni al codice della strada. «Bisogna mettere in
campo una nuova generazione di piani per la sicurezza», ha concluso il ministro
Bianchi, ribadendo l’impegno dei ministri Ue a lavorare a tutti i livelli per
una nuova mentalità della mobilità. Per raggiungere l’obiettivo di dimezzare il numero delle
vittime della strada entro il 2010 si punta molto anche sulle nuove tecnologie,
come ha ribadito Jacques Barrot, vice presidente della Commissione europea e,
in particolare sull’installazione su tutti i veicoli nuovi dei sistemi di
segnalazione per l’allacciamento delle cinture di sicurezza e l’introduzione
del cosiddetto SP, un programma di controllo della stabilità sui bus. Inoltre
con la firma di un protocollo comune i costruttori di veicoli in Europa si sono
impegnati a dotare i mezzi di sempre maggiori strumentazioni di sicurezza. A
questo proposito è stata anche ribadita la necessità di non far lievitare
troppo i costi dei veicoli dotati di questi apparati di sicurezza per
consentirne l’accesso a un vasto pubblico. Proprio su questo particolare aspetto della sicurezza ieri alla Gran Guardia, è stata firmata una carta d’intenti comuni per la sicurezza stradale per sancire l’impegno europeo per una strategia generale contro l’infortunistica stradale. Più tecnicamente, si è firmato l’impegno per rendere obbligatorio nelle vetture la segnalazione delle cinture di sicurezza e l’introduzione negli autobus del controllo di stabilità. IL MESSAGGERO (Frosinone) VEROLI Incidente: guidava ubriaca e drogata Dritta in curva fino a carambolare tra due alberi. La sua
auto, una Ford "Fiesta", si è fermata contro il secondo albero, lei,
la guidatrice, 22 anni di Veroli, ha sfondato il parabrezza con la testa ed è
stata ricoverata presso l’ospedale di Frosinone per trauma cranico. Dalle
analisi risulta che la donna era in stato confusionale per aver assunto cocaina
e alcol prima dell’incidente. L’auto è uscita fuori strada a mezzanotte e mezza
di ieri, in località "Giglio" di Veroli: anziché prendere la curva è
andata dritta. Il primo è stato toccato di striscio, con il secondo
l’inevitabile frontale che ne ha arrestato la corsa. La ragazza si è procurata
ferite alla testa e al volto ed è stata soccorsa dal 118 di Frosinone, che l’ha
affidata alle cure de medici del pronto soccorso. I sanitari hanno allertato i
carabinieri del maresciallo Maurizio Tucciarelli, che hanno sequestrato le
analisi della ragazza. Ma. Ce. CORRIERE ADRIATICO E’ l’incredibile sentenza della magistratura nei confronti
di un cittadino di Visso Via la patente, ma lui non l’aveva mai avuta VISSO - E’ proprio vero che a volte la dea della giustizia, con il rispetto parlando, è più bendata di quella della fortuna. Testimonianza ne è la storia di Severino Romoli, 45 anni, residente nella frazione di Croce di Visso. Nell’agosto del 2003 a bordo di un ciclomotore Ape Piaggio Romoli ebbe un brutto incidente stradale. Venne ricoverato, piuttosto malconcio, all’ospedale di Camerino. Ma per lui quello non era che l’inizio di una disavventura che si sarebbe ben presto trasformata addirittura in giudiziaria. I carabinieri del suo paese, difatti, chiamati ad intervenire sul luogo dell’incidente, finirono per accertare che il signor Severino aveva perso il controllo del suo ciclomotore a causa di un po’ troppo alcol in corpo. Per il protagonista della vicenda scattò, come prevede la legge, una bella multa e una denuncia per guida in stato di ebbrezza. La vicenda, di lì ad un anno, finì davanti al giudice. Nel 2004 il tribunale di Camerino condannò Romoli per la guida sotto l’effetto dell’alcol ma non menzionò, nella sentenza, la pena accessoria della sospensione della patente. Non fu però una dimenticanza del giudicante. Nel definire la pena al pagamento di un’ammenda di 413 euro tramite patteggiamento richiesto dal legale dell’imputato, l’avvocato Alberto Pepe di Camerino, al pubblico ministero, era stato tenuto presente che all’imputato non poteva essere sospesa la patente perché lui, il signor Romoli, la patente non l’aveva mai avuta. Avverso la decisione del giudice di primo grado ecco giungere però, pochi mesi dopo la sentenza in questione, il ricorso da parte della Corte d’Appello d’Ancona. Secondo il ricorrente a Romoli la patente doveva essere sospesa comunque. Chissà, magari i giudici anconetani avranno pensato che il signor Severino, non contento del trambusto provocato con la sua Ape, dopo il misfatto si sarebbe addirittura recato alla più vicina scuola guida per prendere la patente! Sta di fatto che la vicenda giudiziaria del Romoli è addirittura arrivata fino davanti ai giudici della suprema Corte di Cassazione. Nei giorni scorsi l’ultimo grado della giustizia nel maxiprocesso al mite Severino è stato durissimo: via la patente al signor Romoli, anche se non ce l’ha! Per il resto i giudici romani hanno confermato la pena inflitta nel primo processo. Ma Romoli ora rischia di entrare nel gran libro dei guinness: è forse l’unico automobilista cui è stata tolta la patente ancor prima che ne possedesse una. IL GAZZETTINO (Nordest) DOMENICALINO Ma i veneti bevono? Certo! E per
la ricorrenza grande ecco un’«alluvione» di vino di Lino Toffolo Peso el tacon del buso". I siciliani sono mafiosi, i
napoletani camorristi, i chioggiotti baruffanti, i genovesi avari, ecc. Tutti
luoghi comuni ai quali non crede più nessuno. Anche perchè, tra "el
misciamento" nazionale e l’arrivo degli extracomunitari, i locali non si
sa più chi siano: gli alti e biondi torinesi, da molto ormai, sono diventati
quasi tutti piccoli e mori: e non per l’effetto serra. I luoghi comuni sorprendono quando scopri che sono veri.
"I veneti bevono?". "Sì!" . Poliziotti fermano guidatore alticcio,
che chiama il suo avvocato, che arriva subito ma ancora più alticcio di lui.
"Ma no!!!". Ma sì!". Fosse stato un film, magari sarebbero
potuti arrivare anche i parenti ubriachi, scoprire che lo erano anche i
poliziotti, il cane, il giudice, il computer, eccetera: ricorrenza grande
"alluvione" di vino! ". Invece sembra sia solo vero. "Per due ombre cosa sarà mai!". E’ la solita storia "sono incinta, ma poco poco". "Strano?". "No, coerente". Come si fa per non preoccuparsi del raffreddore? Si prende la polmonite! E quando si è pieni gonfi di cibo? Ci buttiamo dentro anche un bel caffè e un doppio digestivo. Dunque, perfetto! Le regole sono sempre state fatte per i poveri, e adesso che stiamo diventando tutti ricchi non si capisce più chi le debba rispettare. La confusione è grande! Speriamo di non arrivare che se uno, ubriaco, perde la strada, non ammazzi qualcuno per farsi "accompagnare" ai domicilari! IL TEMPO – Molise Denuncia «Quel tratto di strada parco abbandonato al degrado e a
persone ubriache e violente» VIVONO all’aperto, come fossero selvaggi, sotto gli occhi
di tutti. Accade
in pieno centro, nella circoscrizione 5 di Pescara, come segnalato al prefetto,
Giuliano Lalli, dal presidente della circoscrizione, Lorenzo Sospiri. «Sono
anni - scrive Sospiri in una lettera - che in un tratto di strada-parco
parallelo di via Silvio Pellico, stazionano uomini e donne senza fissa dimora,
spesso ubriachi, e anche molesti. Nei giorni scorsi - prosegue la lettera -
hanno perfino mostrato dei coltelli, pronti ad usarli per regolare dei conti
tra loro. Il tutto in prossimità di supermercati molto frequentati». Non è
affatto decoroso, poi, che queste persone usino il parcheggio pubblico come un
bagno, d
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