Riassumendo, quindi, l’abilità qui in questione non è una peculiare dote del reo, una bravura innata o acquisita nell’approfittare del momento o della situazione favorevole (o anche nel propiziarla), ma è l’approfittamento in sé, la condotta intesa a cogliere l’attimo, qualsiasi comportamento o atto significativamente volto al carpe diem, indipendentemente dalla capacità del soggetto di approfittare. D’altronde, sarebbe improponibile un’indagine, o anche una semplice riflessione, tesa a chiarire se ci si trova di fronte a un soggetto che, senza essere un acrobata, un saltimbanco o uno stuntman, abbia comunque, di suo, riflessi particolarmente reattivi, prontezza e quant’altro. Non occorre, in altre parole, che sia uno di quei borseggiatori che operano su autobus e metropolitane affollate e operano come veri e propri maghi a far scivolare il palmo della mano all’interno delle giacche per sfilare i portafogli. Basta che il colpo riesca, anche solo per circostanze esterne, oppure che sia stato ideato un colpo che presuppone l’attimo favorevole e l’approfittamento. Siamo già nella destrezza. La destrezza c’è anche in un furto consumato con una strategia precisa, indipendentemente dalle doti di motorista, di equilibrista o di funambolo del reo. Ipotizziamo che, per creare l’occasione, il reo, ad esempio, dica a una signora seduta su una panchina: “Guardi che suo figlio si sta mettendo nei guai, là su quell’altalena…”. La donna, allertata, si alza e momentaneamente lascia incustodita la borsa sulla panchina, il ladro l’afferra e si allontana correndo. Risultato: furto con destrezza. Qui prevale Ulisse su Achille. Dunque, destrezza qui richiama, più correttamente, il concetto di avere il destro per, ossia il momento buono per, non tanto la capacità o la bravura. Se invece si causano danni (ad esempio, la borsa viene strappata, determinandone una lacerazione), si realizza il delitto di furto con strappo, figura autonoma di reato ai sensi dell’art. 624 bis cp (introdotta dall’art. 2 della legge 128/2001: prima lo strappo era previsto come circostanza aggravante , con l’azione traumatica, si causano danni anche alla vittima, ricorre invece la rapina impropria (art. 628 cp). Ha specificato la Suprema Corte che si ha furto con strappo “se lo strappo con violenza si esercita esclusivamente sulla cosa, anche se, a causa della relazione fisica tra persona e cosa, può derivare una ripercussione indiretta e involontaria sulla persona”, mentre invece, “se la cosa è particolarmente aderente al corpo del possessore e costui, istintivamente o deliberatamente, contrasta la sottrazione, sì che la violenza necessariamente si estende alla persona, in quanto l’agente non deve superare soltanto la forza di coesione inerente al normale contatto della cosa con la parte lesa, ma deve vincere la resistenza di questa”, ricorre la rapina (Cass. 7386/1991, idem, in precedenza, Cass. 615/1989 e Cass. 298/1990). Sembra quindi di capire che, se vi è un accenno di colluttazione o di resistenza da parte del possessore, si consuma una rapina, mentre invece il semplice strappo che, per la sua fulmineità, causi, ad esempio, in modo istantaneo, un’escoriazione o una lussazione alla vittima senza che questa abbia accennato ad una reazione, realizza il furto con strappo e, contestualmente, anche il reato di lesioni volontarie (magari aggravate dal nesso teleologico riferibile al furto). Come pure si avranno furto con destrezza e lesioni se, ad esempio, si preleva al volo una borsa dal cesto di una bici, la bici si sbilancia e il ciclista cade e si fa male. Una vera e propria escalation criminale, dunque, che molte volte si decide nella concitazione e nelle circostanze del momento, e che, nello stesso momento dell’azione, possono essere del tutto imprevedibili. Il ladro, quindi, dovrà sperare anche nella fortuna, per cavarsela con la sola ipotesi, meno grave, di furto con destrezza. Sfortuna che, però, a volte può essere anche madornale e paradossale. Come successe circa sei anni fa a un tizio che decise di afferrare al volo una valigia che si trovava nell’atrio di un aeroporto e darsela gambe, così tanto per fare qualcosa. Il proprietario della borsa era in quel momento impegnato in un’intervista ed era un componente della squadra di atletica degli Stati Uniti, appena sbarcata. Si trattava di Maurice Greene, allora primatista mondiale dei centro metri con il tempo di 9”79. Greene deve aver detto all’intervistatore qualcosa del tipo: “Scusate un attimo…”, in pochi metri rincorse e acciuffò il ladro afferrandolo per la collottola. Giuridicamente, si trattò di tentato furto con destrezza da parte del ladro più sf…ortunato del mondo.
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