(ASAPS)
MILANO – Gli italiani la ricorderanno come l’estate più
calda. Un mese di agosto terribile, torrido fino all’insopportabile,
costellato – tra le altre cose – da una serie di episodi
terribili sulla strada. In quelle giornate torride, però,
a Milano si consumò un episodio che sconvolse l’Italia:
il 18 agosto 2003, un bandito in fuga, Adbelh El Aoufir, 28 anni,
decise di imboccare la tangenziale contromano. Lo fece a velocità
elevatissima, con la Fiat Croma rubata che aveva le Gazzelle alle
calcagna: l’impatto con un’auto che procedeva nella giusta
direzione fu inevitabile e di una devastazione unica. A bordo c’era
il piccolo Niccolò Repossi, 6 anni, ed i suoi zii. Il bambino
morì dopo alcune ore, al Niguarda, e la famiglia acconsentì
– lo ricorderete – al trapianto degli organi. Gli zii
furono ricoverati in gravi condizioni, ma riuscirono fortunatamente
a farcela. El Aoufir venne salvato da sicura morte dagli stessi
carabinieri, dopo che l’auto rubata andò a fuoco. Ieri,
il marocchino, è stato condannato a 18 anni di reclusione,
aumentando così di 2 anni la pena già inflittagli
in primo grado per omicidio volontario. Il giudice ha accolto anche
in questo caso, la tesi dell’accusa, che aveva contestato al
nordafricano l’accusa di omicidio volontario, richiamandosi
al principio del dolo eventuale: imboccando la superstrada contromano,
l’imputato, aveva previsto ed accettato il rischio di poter
uccidere qualcuno, pur di fuggire alla cattura. L’accusa, di
anni, ne aveva chiesti però 30, contestando al giovane nordafricano
anche l’accuse di tentato omicidio degli zii. (ASAPS).
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