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Rassegna stampa Alcol e guida dell’8 novembre 2006

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

TGFIN.IT

Ue: una vita sana salva il Pil

Più prevenzione abbatte spesa pubblica

Dal "Riformista"

Se la spesa sanitaria aumenta, le tasse aumentano. Ma è questa l’unica via? In Finlandia lo stato incentiva con dei bonus chi si reca sul luogo di lavoro in bicicletta. Non solo sulla base di una sincera vocazione ambientalista, ma anche perché studi scientifici hanno messo in evidenza che pedalare mantiene in salute, il che si traduce in un conseguente sgravio sulle spese sanitarie nazionali.

La spesa sanitaria italiana è la voce contabile che più delle altre grava sulla penosa situazione delle casse dello stato. Si invocano manovre economiche, finanziarie da lacrime e sangue. Certo, non pretendiamo che la nazione col più alto numero di automobili per chilometro quadrato si metta a pedalare ma, ad esempio, quanto costa allo stato il consumo di alcolici? A leggere il Rapporto Alcol della Commissione Europea (un rapporto di 400 pagine che analizza l’impatto sociale, sanitario ed economico dell’alcol in Europa), ci si fa una idea di quali siano i fattori che possono aumentare a dismisura l’onere della spesa di stato in materia di sanità.
Ogni anno le bevande alcoliche uccidono in Europa 115 mila persone e costano alla società 125 miliardi di euro, pari all’1,3% del Pil europeo. Dal rapporto diffuso dalla Commissione europea sul quale verrà impostata nel 2007 la prima strategia comunitaria sull’alcol, emerge chiaramente che l’Europa risulta il continente dove il consumo di bevande alcoliche è il più alto al mondo e che gli stili e i livelli di consumo dei vari paesi che la costituiscono sono molto più vicini di quanto sia comunemente creduto. L’alcol è responsabile per il 7,4% di tutte le malattie e morti premature e rappresenta uno dei maggiori problemi sanitari in Europa: il suo consumo causa circa 60 differenti tipi di patologie e situazioni a rischio, compresi incidenti e ferite, problemi mentali e comportamentali, cancro, malattie cardiache e ictus. L’alcol è una causa importante di danni a persone terze, inclusi circa 60 mila bambini nati sottopeso, fino a 9 milioni di bambini che vivono in famiglie che sono sconvolte dall’alcol, 10 mila morti innocenti di alcol passivo sulle strade, e oltre duemila omicidi ogni anno. I costi sociali di questo flagello in Europa sono equivalenti a circa 650 euro all’anno per ogni famiglia, limitandosi a considerare le malattie, gli incidenti, le ferite, i crimini e la perdita di produttività.

Peter Anderson, co-autore del Rapporto, ha dichiarato che «quello che rende l’intervento veramente urgente è che noi sappiamo cos’è che può funzionare nel ridurre questo pedaggio: quello di cui c’è bisogno è la volontà di fare finalmente qualcosa». Derek Rutherford, segretario di Eurocare (una rete di enti e organizzazioni che si occupa del problema dal 1990), ha dichiarato che il consumo di alcol pone un fardello davvero pesante sui cittadini europei: se si trattasse di qualunque altra sostanza, ci sarebbero già pressioni parlamentari e ministeriali per entrare in azione; e pensare che sono i bambini quelli che pagano il prezzo più alto. Si parla di fumo passivo ma non si fa nulla sull’alcol passivo: certo che un’azione in questo campo richiede coraggio politico, perché non si tratta solo di contrastare un piacere, per quanto sentito, ma di sfidare poderosi interessi economici. Il prezzo delle bevande alcoliche è il fattore chiave da aggredire, ma si potrebbe cominciare con il controllo della pubblicità e la proibizione delle sponsorizzazioni, che sono le strategie di marketing più insidiose dell’industria delle bevande alcoliche.

In Italia l’allarme sociale sulla questione alcolismo è al minimo mentre le ripercussioni economiche sul sistema sanitario aumentano di anno in anno, ma questo non basta a imporre un freno normativo alle strategie di marketing, sempre più aggressive e indirizzate a un target sempre più giovane. Come fa notare Ennio Palmesino, presidente dell’Aicat (Associazione Italiana dei Club degli Alcolisti in Trattamento), «da noi si continua a esaltare la cultura del vino e delle altre bevande alcoliche come se fosse un comportamento adulto, responsabile e persino alla moda. Le sole campagne di educazione non bastano a ridurre il danno causato dal bere: dobbiamo fare interventi molto più incisivi, se vogliamo veramente ridurre il pedaggio pesantissimo che oggi paghiamo a questa sostanza».


 

IL GAZZETTINO (NORDEST)

STUDIO OMS

Troppi giovani morti alla guida Per uno su quattro la causa è l’alcol

L’Oms ha condotto uno studio secondo il quale un quarto dei decessi di giovani maschi tra i 15 e i 29 anni è dovuto al consumo di alcolici, per un totale di 55mila morti all’anno. In Europa, circa un giovane su quattro, di età compresa tra 15 e 29 anni, muore a causa dell’alcol, (*) che rappresenta il primo fattore di rischio di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica tra i giovani.In Italia ogni anno un numero di persone compreso fra 17.000 e 42.000 muore per cause alcol-correlate. In particolare sono legate all’alcol il 30-50% delle morti per incidente stradale. Nell’ambito della fascia di età tra i 15 e i 24 anni, l’incidente stradale ha rappresentato la causa del 46,2% del totale dei decessi rilevati nel 2002, con un dato in aumento rispetto al 44,1% rilevato nel 2000 - sottolinea il Ministero della Salute - Gli incidenti del venerdì e sabato notte, che soprattutto tra i giovani possono essere correlati con l’abuso di alcol e altre sostanze psicotrope, hanno rappresentato nel 2004 più del 44% del totale degli incidenti notturni, causando un numero di morti e feriti pari, rispettivamente, al 49% e al 47% del totale degli incidenti notturni.

Dei circa 170.000 incidenti registrati sulle strade italiane circa 50.000 sono attribuibili agli effetti di una elevata concentrazione di alcol (alcolemia) nell’organismo.

Un uomo in buona salute di 70 chili di peso che ha consumato 2 bicchieri di vino ai pasti (250 millilitri) o 2 boccali di birra (600 millilitri circa) o 2 bicchierini di amaro o superalcolico (80 millilitri circa) o una combinazione, ad esempio, di un bicchiere di vino seguito da un bicchierino di amaro, raggiunge pressoché istantaneamente una concentrazione di alcol nel sangue pari a 0,5 grammi/litro. La bevanda più consumata, principalmente durante i pasti (59,2%) risulta la birra: hanno dichiarato di berla il 93,7% dei maschi e l’86,8% delle femmine.

Gli incidenti si verificano più frequentemente tra le 20 e le 24. Non è raro il riscontro di incidenti stradali causati dall’associazione di moderate quantità di alcol e farmaci, specialmente psicofarmaci.

 

(*) Nota: anche questa volta il dato statistico dell’OMS secondo il quale un decesso su quattro di giovani è attribuibile all’alcol è stato equivocato. L’alcol è responsabile nel 25% dei decessi dei giovani, non del decesso del 25% dei giovani.


 

IL GAZZETTINO (VICENZA)

THIENE/ SI CHIAMA SCUOLA APERTA, I DATI VERRANNO ILLUSTRATI DOMANI

Disagi giovanili, un progetto

Thiene

Saranno presentati domani nell’Auditorium di Thiene, dalle 15 alle 17.30., i risultati del Progetto "Scuola Aperta", legato alla prevenzione di comportamenti a rischio degli adolescenti, come il consumo di sigarette e di alcol. "Scuola aperta" è un progetto del piano Lotta alla droga dell’Ulss 4, finanziato dall’omonimo Fondo della Regione del Veneto, è rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo grado ed è stato realizzato nell’arco di tre anni, conclusisi nel giugno scorso. Le azioni di progetto sono state possibili grazie alla collaborazione tra il Servizio per le Tossicodipendenze dell’Ulss 4 ed il cosidetto "privato sociale", intendendo con ciò le realtà associative e comunitarie che s’interessano e si occupano di prevenzione all’abuso di sostanze e di recupero terapeutico nel territorio Alto vicentino. Hanno collaborato gli Istituti comprensivi Don Milani, T. Laverda, A. Fusinato, V. Alfieri, Don Pittarini, Don A. Battistella.

«Le finalità sono state raggiunte con diverse strategie operative, lavorando con gli insegnanti e con genitori e ragazzi - spiega Luca Zini, coordinatore del progetto dell’Ulss 4 - A favore degli insegnanti - continua Zini - si è creato uno "spazio di ascolto" settimanale, per confrontarsi con un operatore per la gestione di problematiche riscontrate nel rapporto quotidiano con gli studenti e si è organizzato un percorso formativo, per ampliare le loro conoscenze e le loro competenze educative specifiche: Ai genitori è stata offerta la possibilità di partecipare ad un corso formativo per migliorare le abilità necessarie, affrontare con successo i molteplici aspetti della vita familiare e dei rapporti tra genitori e figli». Il progetto è stato oggetto di supervisione e valutazione da parte del Dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova.

Valerio Bassotto


 

MARKETPRESS.INFO

LA VOLKSWAGEN LA GUIDA SICURA SI IMPARA DA GIOVANI 

Verona - In collaborazione con il Ministero dei Trasporti, la Volkswagen promuoverà in tutta Italia specifici “Master di guida sicura” gratuiti per neopatentati delle scuole superiori. Una iniziativa finalizzata a creare le premesse per uno stile di guida sicuro e consapevole. Parlando di sicurezza, la Volkswagen è da sempre attiva su diversi fronti per garantire la massima protezione degli automobilisti. La responsabilità di un Costruttore di automobili va infatti oltre l’impegno di costruire vetture sempre più protettive, facendo ricorso a tecnologie costruttive e soluzioni tecniche innovative e raffinate. L’attività nell’ambito sociale è altrettanto importante e la Volkswagen si dimostra particolarmente dinamica in questo senso, proponendo diverse iniziative. Con il programma Play Safe, per esempio, sono stati sensibilizzati i tanti giovani che d’estate frequentano le discoteche della riviera romagnola sulla pericolosità della guida in stato di ebbrezza, offrendo a chi non se la sentiva di guidare dopo la serata in discoteca, di essere riaccompagnato a casa. Il progetto “Master di guida sicura” definito in collaborazione con il Ministero dei Trasporti, che si concretizzerà nel corso del 2007, è un altro esempio dell’attenzione che la Volkswagen dedica all’elemento umano inteso come anello fondamentale nella catena della sicurezza stradale. Saranno ancora una volta protagonisti i giovani, in questo caso neopatentati di 18 e 19 anni che frequentano le scuole superiori, che per una volta apprenderanno anche lontano dai banchi di scuola nozioni utili per la loro vita. Questi guidatori in erba, parteciperanno infatti in tutta Italia a dei “Master di guida sicura” gratuiti tenuti da istruttori e piloti professionisti della Scuola Guida Sicura Volkswagen. Dopo una breve lezione teorica a inizio giornata, in cui verranno anche evidenziati i pericoli della guida in stato di ebbrezza, gli allievi di questo specifico corso di guida sicura, si siederanno al volante delle Volkswagen più ambite dai giovani – come Golf Polo e New Beetle – per capire come apprendere uno stile di guida più sicuro e consapevole. Innanzitutto, con simulazioni appositamente studiate, verrà loro fatto comprendere come e perché si perde il controllo della vettura. Quindi, identificato il pericolo, impareranno, sperimentandole, le tecniche per controllare perfettamente l’auto e per gestire al meglio le situazioni di emergenza. Questa iniziativa, recentemente realizzata a Torino e provincia con ottimi risultati (950 neopatentati in sei giorni hanno partecipato al “Master di guida sicura”), è finalizzata a una corretta formazione degli automobilisti, e sarà riproposta in altre province d’Italia.


 

CORRIERE ADRIATICO

Palazzo dei Capitani

Seminario sugli incidenti stradali

ASCOLI - Grazie al fattivo interessamento del comandante Silvestri, i vigili urbani di Ascoli e della provincia picena hanno potuto seguire ieri mattina un importante seminario di studio sulle modalità di rilievo degli incidenti stradali ed sulle problematiche collegate agli articoli 186 e 187 del codice. Il corso, svoltosi per l’intera giornata a Palazzo dei Capitani, è stato tenuto dal comandante della polizia municipale di Novi Ligure, Ezio Bassani che ha focalizzato i suoi interventi sulle modalità di effettuazione dei rilievi degli incidenti stradali e sulle problematiche che si innescano quando si è al cospetto di persone che sono alla guida di un mezzo in evidente stato di ebbrezza per aver assunto una dose eccessiva di alcool oppure trovati in stato psicotrope conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti. Inoltre ha anche trattato l’articolo 169 del codice che prevede il mancato soccorso da parte dell’automobilista che provoca un incidente con feriti e si dà alla fuga. Bassani ha illustrato il procedimento da seguire per avviare le indagini basandosi sui frammenti che sono rimasti sul punto dell’impatto o dell’investimento e sfruttando, qualora sia possibile, la collaborazione dei confidenti.


 

VARESENEWS

Laveno Mombello

Il presidente della Confesercenti lavenese D’Enrico risponde all’ipotesi di vietare l’alcol di notte nei bar. Il sindaco Ielmini :«Ipotesi momentaneamente scartata»

«Troppi divieti fanno scappare i turisti» (*)

«Vietare l’alcol dopo una certa ora lede gli interessi dei commercianti e non è la soluzione al problema vandalismo». Mauro D’Enrico, presidente della Confesercenti lavenese risponde all’idea ventilata dal sindaco di Laveno Ercole Ielmini, in seguito agli atti vandalici verificatisi nei giorni scorsi in centro, sulla possibilità di non vendere più alcolici di notte nei bar. Secondo D’Enrico questa idea non risolverebbe il problema culturale del rispetto della proprietà pubblica o privata:«L’idea del sindaco ci trova in totale disaccordo - spiega l’esponente di Confesercenti - mentre invece possiamo essere d’accordo con le telecamere anche se il problema di fondo è l’aumento della presenza delle forze dell’ordine negli orari notturni». D’Enrico aggiunge anche un attacco alla visione che a Villa Frua hanno del turismo:«Qui di turisti non ce ne sono più da tempo - attacca D’Enrico - e forse perchè ci sono troppi divieti che non si riesce ad attirarli»

E verso questa direzione sembra ora essere indirizzata la giunta che l’altro ieri si è riunita per prendere provvedimenti in merito. «La maggiore presenza di Carabinieri e Polizia nelle ore notturne è la strada che vogliamo percorrere - spiega il sindaco Ielmini - e per il momento non ci orienteremo verso il divieto di somministrazione di bevande alcoliche». Smentita anche l’ipotesi di vigilantes notturni:«Questo tipo di idee sono lontane dalla nostra cultura - continua Ielmini - mentre invece crediamo che le telecamere possano esserci di grande aiuto. Anche perchè le forze dell’ordine non possono essere ovunque e sempre».

 

(*) Nota: a volte invece, per i pochi divieti ci scappa il morto!


 

L’ADIGE

Il sindaco propone il 5 per mille per tutti i fabbricati

Civezzano, Ici invariata e detrazione a 170 euro

CIVEZZANO - Aliquota Ici (imposta comunale sugli immobili) al 5 per mille su tutti i fabbricati e detrazione di 170 euro in favore dell’abitazione principale. È quanto andrà a proporre questa sera in consiglio comunale la giunta del sindaco Michele Dallapiccola, in riferimento all’anno 2007. Quindi, aliquota e detrazione Ici previste invariate rispetto agli anni precedenti,e così fino dal 1998. Il consiglio avrà anche modo di valutare delle modifiche proposte al regolamento Ici, con particolare riferimento ai terreni edificabili di recente acquisizione nell’ultimo Prg (Piano regolatore generale). In questo caso, l’imposta Ici verrebbe richiesta dalla data di prima adozione del Prg da parte del consiglio comunale, che a Civezzano è del maggio 2004; quindi ben due anni prima della definitiva approvazione da parte degli uffici provinciali che ne hanno dato via definitivo nell’estate scorsa. Altra modifica per quanto riguarda i «ravvedimenti». In pratica, per quanti avessero scordato di versare l’Ici, la possibilità di sanzione ridotta ad un sesto di quella ordinaria, non per un solo anno, bensì per due. Fra gli altri punti all’ordine del giorno appaiono le modifiche ai regolamenti di acquedotto e fognatura. Di interesse anche la variazione al bilancio sui vigili del fuoco che dovrebbe permettere al corpo dei volontari l’incasso dei 15 mila euro che il Comune ha stanziato per l’evidente necessità di acquistare nuovi automezzi. Si concluderà con il tentativo di condividere un documento sulla «Carta europea sull’alcool».

U. Ca.


 

IL GAZZETTINO (NORDEST)

Il conducente era al limite del coma etilico

FELTRE - (A.V.) Sono ancora gravissime le condizioni di Tiziana Lorenzi e del figlio di nove anni, travolti da un camion guidato da un russo alle porte di Feltre, lunedì pomeriggio mentre viaggiavano a bordo di una Peugeot 107. Nell’incidente ha perso la vita la madre della Lorenzi, Flora Manfroi di 81 anni, di Vallada Agordina. Intanto si delinea in modo sempre più preciso il quadro dell’incidente. Stando alle analisi, il tasso di alcol nel sangue del camionista russo era ai limiti del coma etilico: una prima rilevazione, fatta dai sanitari subito dopo il suo ricovero al pronto soccorso di Feltre, aveva segnato un tasso alcolemico di oltre 3,60 (il limite per legge è di 0,50); la seconda rilevazione, utile ai fini di legge, si è attestata sui 2,60. Dati che hanno portato il Pm di turno, Gianni Griguolo, ad aprire un fascicolo a carico del russo per il reato di omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza. L’uomo ora è ospite della caserma dei carabinieri della Compagnia di Feltre, anche se non si trova in stato di arresto.


 

IL GAZZETTINO (NORDEST)

Polemica per il mancato arresto del camionista russo che ha causato il tragico incidente di Feltre. Il magistrato: «Bisogna aspettare il processo»

Libero dopo lo schianto mortale: «Legge da cambiare»

Belluno«Più che l’inasprimento, occorrerebbe la certezza della pena». Di fronte all’emozione popolare che, dopo un incidente tanto assurdo e raccapricciante come quello accaduto lunedì pomeriggio a Feltre, si aspetterebbe almeno l’arresto immediato del camionista, la risposta della Procura di Belluno riporta la situazione nei ranghi della legge.

«Per motivare un arresto devono sussistere innanzitutto le esigenze cautelari - dichiara il sostituto procuratore Gianni Griguolo - e in questo caso non ci sono, dal momento che non esiste il pericolo di inquinamento delle prove, né della reiterazione del reato e tanto meno del pericolo di fuga, considerato che il camionista è ricoverato in ospedale». Non si pensi che i magistrati bellunesi considerino penalmente irrilevante quanto accaduto alle porte di Feltre, dove un camion impazzito condotto da un camionista russo ubriaco ha travolto un’auto uccidendo un’anziana donna e lasciando in fin di vita la figlia di questa e il nipotino di nove anni. Ma la questione, dal punto di vista della Procura non può che limitarsi all’applicazione di quanto prescrive la legge. E per quanto l’opinione pubblica possa essere rimasta impressionata da ciò che è accaduto l’altro giorno, quando peraltro si è rischiata una vera strage dal momento che il mezzo pesante, dopo aver tagliato la strada, ha sfondato la vetrina di un negozio, il camionista non potrà che essere sottoposto a processo, quando sarà il momento, a piede libero. L’indagine avviata a suo carico negli uffici giudiziari bellunesi contempla i reati di omicidio colposo, che prevede l’arresto facoltativo e pene da uno a cinque anni, ma aumentate fino al triplo (anche se non oltre i dodici anni) se ci sono più morti o feriti, e la guida in stato di ebbrezza, punibile con l’arresto fino a un mese, un’ammenda e la sospensione della patente.

Se il responsabile di un omicidio colposo è autista di professione, come in questo caso, il codice della strada prevede la revoca del permesso di guida. Ma in realtà dal 22 agosto 2005, l’introduzione dell’articolo 130bis, dispone il ritiro della patente per chiunque provochi la morte di qualcuno guidando sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o dell’alcol.

Questo però è quanto potrà essere deciso dal giudice a conclusione di un regolare processo. In fase di indagine non c’è altra possibilità, considerato anche che dal 1989, con l’introduzione del nuovo codice di procedura penale, è scomparso l’ordine di cattura dalle possibilità di azione proprie della Procura che oggi può invece solo richiedere al giudice un’ordinanza di custodia cautelare. E così mentre da Treviso il procuratore Antonio Fojadelli invita a inasprire le pene, da Belluno si risponde: «Cambiate le leggi», auspicandone però anche l’applicazione. «Non possiamo violare la legge arrestando una persona in casi non previsti solo per andare incontro alle aspettative della popolazione», aggiunge il sostituto bellunese Gianni Griguolo.

«L’omicidio colposo prevede una pena di 5 anni al massimo - aveva affermato a suo tempo Fojadelli che, oltre che magistrato è anche presidente dell’Osservatorio regionale sulla sicurezza stradale - dunque un guidatore non si può arrestare». La Procura di Treviso ha però un precedente che risale appena all’agosto del 2005, quando fu disposto l’arresto (poi revocato dal tribunale del Riesame) di un giovane responsabile della morte di una bimba di dieci anni. Ma era recidivo. La partita però alla fine si gioca tutta in fase processuale, non nell’immediatezza del fatto. «È comunque un utile suggerimento quello di inasprire le pene per coloro che uccidono in stato di ubriachezza - si inserisce nel dibattito Maurizio Paniz, avvocato e deputato bellunese - in questo modo si evitano dubbi interpretativi sulle possibilità di emettere provvedimenti di custodia cautelare pur restando nel vigore dell’attuale normativa».

Simona Pacini


 

IL GAZZETTINO (TREVISO)

CASSOLA

Fermato in auto dai carabinieri si attacca alla bottiglia di whisky per sfuggire all’etilometro

Non si finisce mai di imparare. Lunedì mattina, verso le 4.30, i carabinieri di Bassano, fermi in via Grande a Cassola, hanno visto avvicinarsi con una traiettoria a zig-zag un’Alfa 156 guidata da A.Z., 25enne di Castelfranco. Fermato, l’incerto guidatore è sceso con in mano una bottiglia di whisky che ha tentato subito di portare alla bocca. I militi lo hanno fermato immediatamente. Il motivo? Se avesse bevuto, poteva sostenere di essersi ubriacato una volta sceso e giurare, di contro, di essere stato sobrio mentre era alla guida. Un trucchetto che i carabinieri non hanno "bevuto" e, messogli in bocca l’etilometro, il valore è schizzato a 2,36 mgl. Ritiro di patente, denuncia alla Procura e sequestro dell’auto con sveglia mattiniera ad un parente venuto a Cassola per portarsi a casa il congiunto


 

LA PROVINCIA DI CREMONA

Udienza rinviata

‘Ubriaco al volante? Ho bevuto in ospedale’

Rinviata al 30 gennaio prossimo l’udienza del processo che vede imputato Luciano C., accusato di guida in stato di ebbrezza in relazione all’incidente stradale nel quale, alcuni anni fa, sono rimaste ferite le sue due figliolette a bordo dell’auto da lui condotta. La vicenda appare del tutto singolare dal momento che l’imputato, difeso dall’avvocato Marco Morandi, è stato sottoposto al controllo del test alcolemico alcune ore dopo l’incidente. L’uomo ha sempre detto che prima che ciò accadesse ha consumato un superalcolico al bar dell’ospedale Maggiore, in attesa di sapere l’esito delle visite alle quali erano sottoposte le figlie. Quanto al sinistro, l’imputato ha già ottenuto un parziale risarcimento ed è in attesa della tranche definitiva, al termine del procedimento in corso. Con l’opposizione immediata alla sospensione della patente l’indagato aveva a suo tempo subito ottenuto la restituzione del permesso di guida. Giudice Massimo Vacchiano, accusa rappresentata da Silvia Manfredi.


 

IL MESSAGGERO

di VANNA UGOLINI

Avevano provato a farle ... 

Avevano provato a farle sfiorare la morte per convincerla. Simona, 17 anni, romena, adesso può raccontare la sua storia: «Io non volevo vendermi. Così sono arrivati a minacciarmi di morte, sporgendomi dal ponte sul Tevere. Ho creduto di morire. Ma, ancora, io non volevo, mi ribellavo perché ero venuta qui solo per aiutare la mia famiglia. Però, alla fine, l’ho dovuto fare. Perché il più cattivo dei miei protettori mi ha minacciato ancora: “Sappiamo dove abita la tua famiglia, andiamo là e li ammazziamo”». Simona sapeva bene quanto potesse essere vera quella minaccia: «Sono partita perché non potevo più vedere mia madre che si ammazzava di lavoro e non riusciva a guadagnare abbastanza da darci da mangiare. E non potevo vedere mio padre che il lavoro l’aveva perso ed era sempre ubriaco. Sono partita perché una mia vicina di casa mi ha detto che poteva farmi trovare un posto in un ristorante, a fare la cameriera. Mi ha convinta, sono andata via con i suoi amici». Ma Ileana, la vicina di casa, faceva parte della banda, reclutava le ragazze del paese che finivano dritte nelle mani del racket, sfruttatori pronti a portarle in Italia per farle prostituire. Prima fermata, Roma. Non certo un ristorante, ma il marciapiede di viale Marconi. Nemmeno una casa, un letto dove riposare, ma una tenda, baracche e stracci a ponte Marconi, vicino alle rive del Tevere. E un orizzonte di rifiuti, fetore e sporcizia. «Non riuscivo a dormire per la paura. Soprattutto uno dei due che ci teneva a bada era feroce. E’ stato lui a violentarmi, a minacciarmi di morte. Ma la cosa che mi faceva stare più male era il pensiero di mia madre, di mandare qualche soldo a lei perché calmasse mio padre». Così Simona affronta i due uomini: le diano qualcosa in cambio del suo corpo in vendita. «Sono riuscita solo a spedire a casa due vaglia, uno da 50 euro, l’altro da 65. Poi basta». Poi la banda si sposta, Simona viene portata a Perugia. Anche qui il copione delle violenze rimane lo stesso: la notte sulla strada, il giorno in una baracca arredata con gli scarti dei cassonetti. Ma è l’angoscia che monta. Simona non ce la fa più. E quando incontra un poliziotto della questura di Perugia su un’auto in borghese - una delle tante pattuglie della sezione della squadra mobile, diretta da Luigi Nappi, specializzata nella lotta al traffico di esseri umani - che le spiega che può liberarsi di quella vita, trova la forza di fidarsi. Parla Simona, racconta di come è stata una preda ambita per il racket perché poco più che una bambina e per questo così desiderata e ben pagata dai clienti. Parla ed entra in protezione, mentre la polizia comincia le indagini, a caccia dei suoi aguzzini.

Che, per qualche tempo, non si trovano. Dove sono scappati gli sfruttatori? La polizia capisce che non è stata la paura ma la ferocia a mettere in viaggio l’uomo più violento, quello di cui Simona ha il terrore, un romeno di 25 anni. Perché quell’uomo ricompare, qualche settimana dopo, a Perugia e non è solo: ha con sé la mamma di Simona, Alexandra. Ha 38 anni, Alexandra, ma è già una donna piegata dalla fatica. Senza pudore, senza rispetto, lui l’ha presa da casa e l’ha portata a Perugia. Un lungo viaggio in macchina dalla Romania, sulle rotte dei clandestini: «Sono il fidanzato di Simona, la polizia l’ha presa perché è minorenne. Devi venire con me così la rilasciano e ci possiamo sposare». E’ stanca Alexandra, ha avuto un infarto da poco. E quelle parole dette da lui suonano più come un ordine che come un invito, lei lo sente. Ma è la nostalgia per sua figlia il sentimento più forte. Sale in macchina e, senza saperlo ancora, ripercorre lo stesso calvario di Simona. La tendopoli sotto Ponte Marconi e poi, di nuovo, Perugia. Qui il romeno la porta in giro nei vari uffici dove pensa sia possibile rintracciare Simona presentando il salvacondotto della madre. Lasciano i documenti, lui insiste, chiede di poter vedere Simona. Lei, per nostalgia. Lui, per riprendersela. Un giro che non passa inosservato alla polizia. Una pattuglia li segue, finge un controllo, e li porta in questura. Il romeno finisce in manette. Simona e Alexandra si incontrano in una stanza della questura, ignare l’una dell’altra. Ed è un abbraccio lunghissimo.

Anche la madre è stata ammessa nel regime di protezione, per lo stato di soggezione in cui era tenuta e per i rischi che avrebbe potuto correre se fosse rimasta ancora in mano agli sfruttatori. E Simona, adesso, può raccontare questo lungo viaggio, finalmente concluso, di due donne, in mezzo all’Europa e dentro l’orrore.

vanna.ugolini@ilmessaggero.it


 

LA STAMPA

Drogata e stuprata dal branco

DOPO LA DISCO DUE BRASILIANI ARRESTATI E UNO RICERCATO. NON È IL PRIMO CASO

Di Massimo Numa

TORINO. Costretta ad assumere droghe o farmaci ipnotici e violentata da due uomini, arrestati dalla polizia. Vittima una ragazza peruviana di 25 anni, che ha subito una violenza sessuale da parte di tre brasiliani.
Due dei suoi presunti aggressori sono stati arrestati dalle volanti della polizia, coordinate dal vicequestore Michelangelo Gobbi. Il terzo è ricercato.
A finire in manette, con l’accusa di violenza sessuale di gruppo, sono stati Milton P.G., 40 anni, artigiano regolarmente residente a Torino, e Bruno S.C., 18 anni compiuti da soli due mesi, disoccupato, in attesa di regolarizzazione per ricongiungimento familiare. Entrambi sono incensurati. L’ episodio è accaduto nella notte tra sabato e domenica e tutto è nato da un incontro in un locale notturno, il Sabor Latino, in via Stradella. La peruviana ha raccontato di essere andata a ballare con un amica, una connazionale di 27 anni (entrambe sono regolarmente residenti in Italia). In discoteca hanno incontrato il quarantenne Milton, come già altre volte.
Con lui c’erano il diciottenne e un terzo brasiliano: «Milton - ha spiegato la vittima della violenza alla polizia - era sempre stato gentile e mi sono fidata». La fiducia ha spinto lei e l’amica ad uscire dal locale con i tre per un giro in Torino; poi, stanche e un po’ alticce per gli alcolici bevuti in discoteca, le donne hanno accettato di finire la serata nell’appartamento del quarantenne che si trova a Torino, in via Parella.
Poco dopo la peruviana si è addormentata. Si è svegliata all’improvviso mentre subiva violenza da parte di Milton: «Gli altri due brasiliani, con le parti intime nude, mi schernivano - ha raccontato - ho cercato di scappare, ma mi hanno stretto i polsi e costretta a stare ferma». Gli accertamenti in ospedale hanno confermato la denuncia.
La peruviana ha ancora detto di avere un altro vuoto di memoria e di essersi svegliata solo al mattino: dei tre non c’era più traccia e la sua amica dormiva in una stanza accanto. Chiamato il 113, è intervenuta una «volante» che ha trovato i due brasiliani in strada, nei dintorni di via Parella.
Esami tossicologici dovranno ora accertare se la ragazza sia stata drogata o sedata. Intanto la polizia cerca il terzo brasiliano. Dei due arrestati, il quarantenne non ha parlato, il diciottenne ha sostenuto di avere tentato «un approccio», ma di non avere usato violenza.
Nei giorni scorsi, erano avvenute altre violenze, anche in questi casi erano state somministrate alle vittime dosi di psicofarmaci in grado di annullare la forza di volontà. Infine, un’altra ragazza peruviana era stata violentata, ad Avigliana da un romeno che è stato poi arrestato dai carabinieri, mentre tentava di nascondersi in un bosco. Anche in quest’ultimo caso, la violenza è avvenuta dopo una festa tra immigrati, a base di alcolici


 

IL MATTINO (CIRCONDARIO NORD)

(…)

FRATTAMAGGIORE I funerali dell’operaio In migliaia si sono stretti intorno alla famiglia dell’operaio, Giovanni D’Angelo, 23 anni, morto carbonizzato, con i suoi tre amici, venerdì notte, sull’ A1, carreggiata sud, all’altezza di Terano, uccisi da un autista ubriaco. Commovente l’omelia officiata da don Angelo Crispino, parroco della chiesa dell’Assunta, dove ieri pomeriggio si sono svolti i funerali.

(…)


 

IL MESSAGGERO (ABRUZZO)

SANT’EGIDIO 

Spacca il citofono della caserma 

SANT’EGIDIO - I Carabinieri di Sant’Egidio hanno arrestato due persone in due distinte operazioni, la seconda in particolare molto concitata. Nel primo episodio è finito in carcere un operaio marocchino di 35 anni di Sant’Omero, Mohammed Rami, con regolare permesso di soggiorno, sorpreso in possesso di 150 grammi di hashish e 500 euro in contanti, per i militari provento dell’attività di spaccio nella zona. Nei pressi della caserma, invece, gli stessi uomini dell’Arma hanno bloccato, dopo una colluttazione, Filippo Manuele, 36 anni, che inveiva contro i Carabinieri perché a suo dire non era possibile, in piena notte, sporgere una querela. L’uomo, in evidente stato di ebbrezza, dopo aver inveito contro l’Arma, all’improvviso, ha preso a calci il cancello della caserma e spaccato il citofono, prima di essere arrestato per danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale.

Rob.Al.


 

LA PROVINCIA DI CREMONA

Schiamazzi. Chiesta alle forze dell’ordine maggiore attenzione. Il sindaco: i controlli vengono fatti con assiduità

Porta Ombriano: che caos

Lettera del difensore civico «Pub, la gente ora è stufa»

di Luca Bettini Una lettera del difensore civico Giovanni Bravi indirizzata al sindaco Claudio Ceravolo, all’assessore Miranda Maini e al comandante di polizia locale Gianpietro Rossi: la gente che abita nella zona di porta Ombriano non ne può più degli schiamazzi notturni provocati dal locali aperti nella zona. Pub e bar che specie nel fine settimana si riempiono di ragazzi. Si apre quindi un nuovo fronte, quello appunto di porta Ombriano, dopo che per anni i problemi si erano verificati (e si verificano tuttora) nella zona fra piazza Garibaldi, via Diaz, via IV Novembre e piazzale delle Rimembranze.

Il problema se si vuole è sempre lo stesso: da una parte i gestori che hanno il diritto, fino a quando non violano la legge, di tenere aperto fino alle 2 di notte e di diffondere, entro i limiti, la musica all’interno del locale. Sono imprenditori che hanno speso dei soldi e che ovviamente devono ‘fare cassa’. Dall’altra la gente che ha il sacrosanto diritto al riposo, a non avere il cancello del garage bloccato da auto in sosta vietata. Che ha il diritto di non trovare la mattina, sotto casa, bottiglie di birra rotte o peggio le deiezioni di chi ha esagerato con l’alcol. In mezzo ci dovrebbe stare un minimo di educazione dei frequentatori dei bar. Il centro storico di Crema è angusto e ogni rumore è amplificato. Il difensore civico chiede l’intervento delle forze di polizia, non solo con dei posti di blocco fuori città ma anche con interventi mirati all’interno delle mura. «Ho in mano — dice il sindaco Claudio Ceravolo — una relazione dettagliatissima della polizia locale. Cito solo un esempio: in via Gramsci dal 9 luglio all’11 di ottobre sono stati eseguiti otto controlli. Così è avvenuto anche nelle zone vicine. Questo per dire che noi non stiamo con le mani in mano. Esiste un’ordinanza che obbliga i locali che diffondono musica a fare dei lavori di insonorizzazione qualora servissero. Io non so se la gente che abita in nell’area di porta Ombriano stia raccogliendo una petizione. So invece che per adesso abbiamo ricevuto una segnalazione di una signora che abita in via delle Grazie, della sorella che risiede in via Piccinardi e di alcune persone di via Gramsci. Credo che occorra collaborazione, sia da una parte che dall’altra».


 

IL GIORNALE DI VICENZA.IT

L’arresto. L’episodio venti giorni fa a Creazzo. Da ieri è ai domiciliari

Violenze alla compagna minacciata con l’accetta

I Cc lo avevano disarmato. Contestati anche i maltrattamenti

Un vicentino di 37 anni avrebbe reso impossibile la vita alla donna da cui ha avuto un figlio Lui nega le contestazioni «Ho già fatto la pace con lei Vado in escandescenze se bevo ma ora ho intenzione di curarmi»

di Diego Neri

Era il 17 ottobre scorso quando Luigi Broggiato si presentò sotto casa. Con un’accetta in mano, pretendeva di entrare nell’appartamento dove vivono la sua compagna e il figlioletto piccolo. Furono momenti di fortissima tensione: lei disperata chiese aiuto ai carabinieri, che intervennero davanti a molti testimoni riuscendo a calmarlo e a farsi consegnare la scure. Non era la prima volta che superava il segno. Ieri gli stessi carabinieri lo hanno arrestato su ordine di custodia cautelare firmato dal gip Eloisa Pesenti e richiesto del pm Monica Mazza. Oltre alle minacce, gli vengono contestati i maltrattamenti in famiglia e le lesioni lievi.

Broggiato, residente in città e lavoratore dipendente, dal tardo pomeriggio di ieri è ai domiciliari.

I militari della compagnia di Valdagno, guidati dal capitano Andrea Massari, avevano raccolto a suo carico elementi tali da sostenere che fosse pericoloso per la compagna lasciarlo a piede libero. In passato Broggiato sarebbe stato già segnalato per episodi di violenza contro la donna, A. Z., di alcuni anni più giovane di lui.

Quella sera il vicentino superò, secondo le accuse, ogni regola. «Aiuto, vuole entrare in casa e mi minaccia con un’accetta», aveva detto spaventata ai carabinieri, chiamando dall’appartamento di via Bassano a Creazzo. Broggiato voleva entrare in casa ma lei, intimorita, non gli aveva aperto e lui era tornato poco dopo armato di un’accetta per farle capire che non stava scherzando. I militari del radiomobile erano intervenuti con due pattuglie, ed erano riusciti ad avvicinare il vicentino, che era molto agitato, e a convincerlo a tranquillizzarsi. In quell’occasione era stato denunciato per minacce.

Per questo la misura cautelare eseguita ieri lo ha sconvolto. Assistito dall’avv. Davide Verlato, è in attesa di essere interrogato per spiegare le sue ragioni al giudice.

Broggiato avrebbe avuto negli ultimi anni un rapporto turbolento con la sua compagna, scandito da litigi e riappacificazioni. Di recente, dopo l’episodio dell’accetta (in merito al quale peraltro l’indagato fornisce una versione diversa), si sarebbe riavvicinato alla donna. Il vicentino ha spiegato in più occasioni agli stretti conoscenti di non avercela con la compagna e di non volerle fare del male, ma di agire sotto l’impulso dell’alcol che è un vizio dal quale finora non è riuscito a liberarsi. «Quando bevo, mi capita di non riuscire a controllarmi», si giustifica Broggiato, che di recente ha annunciato l’intenzione di sottoporsi ad una cura per liberarsi dal giogo degli alcolici. Dopo il 17 ottobre, avrebbe già fissato un appuntamento con uno specialista per risolvere il problema e per questo ritiene che gli arresti domiciliari siano un provvedimento troppo pesante proprio nel momento in cui aveva deciso di cambiare registro.

Dall’altra parte, gli inquirenti sostengono che sia pericoloso, vista l’escalation di violenza alla quale ha costretto la compagna, lasciarlo girare rapidamente e il giudice ha ritenuto necessario restringerlo ai domiciliari, di modo che non possa in alcun modo entrare in contatto con la donna.


 

IL GIORNALE DI VICENZA.IT

L’incidente lunedì sera in via Quintarello: giovane ciclista ferito. Indagini della polizia locale

Scappa dopo l’urto, preso e denunciato

Inseguito da un passante. Ubriaco, nei guai per omissione di soccorso

(d. n.) È fuggito dopo l’incidente senza dare un aiuto al fer

Giovedì, 09 Novembre 2006
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