Ue: una vita sana salva il Pil
Più prevenzione abbatte spesa
pubblica
Dal "Riformista" Se la spesa sanitaria aumenta, le tasse aumentano. Ma è
questa l’unica via? In Finlandia lo stato incentiva con dei bonus chi si reca
sul luogo di lavoro in bicicletta. Non solo sulla base di una sincera vocazione
ambientalista, ma anche perché studi scientifici hanno messo in evidenza che
pedalare mantiene in salute, il che si traduce in un conseguente sgravio sulle
spese sanitarie nazionali. La spesa sanitaria italiana è la voce contabile che più
delle altre grava sulla penosa situazione delle casse dello stato. Si invocano
manovre economiche, finanziarie da lacrime e sangue. Certo, non pretendiamo che
la nazione col più alto numero di automobili per chilometro quadrato si metta a
pedalare ma, ad esempio, quanto costa allo stato il consumo di alcolici?
A leggere il Rapporto Alcol della Commissione Europea (un rapporto di
400 pagine che analizza l’impatto sociale, sanitario ed economico dell’alcol in
Europa), ci si fa una idea di quali siano i fattori che possono aumentare a
dismisura l’onere della spesa di stato in materia di sanità. Peter Anderson, co-autore del Rapporto, ha dichiarato che
«quello che rende l’intervento veramente urgente è che noi sappiamo cos’è che
può funzionare nel ridurre questo pedaggio: quello di cui c’è bisogno è la
volontà di fare finalmente qualcosa». Derek Rutherford, segretario di Eurocare
(una rete di enti e organizzazioni che si occupa del problema dal 1990), ha
dichiarato che il consumo di alcol pone un fardello davvero pesante sui
cittadini europei: se si trattasse di qualunque altra sostanza, ci sarebbero
già pressioni parlamentari e ministeriali per entrare in azione; e pensare che
sono i bambini quelli che pagano il prezzo più alto. Si parla di fumo passivo
ma non si fa nulla sull’alcol passivo: certo che un’azione in questo campo
richiede coraggio politico, perché non si tratta solo di contrastare un
piacere, per quanto sentito, ma di sfidare poderosi interessi economici. Il
prezzo delle bevande alcoliche è il fattore chiave da aggredire, ma si potrebbe
cominciare con il controllo della pubblicità e la proibizione delle
sponsorizzazioni, che sono le strategie di marketing più insidiose
dell’industria delle bevande alcoliche. In Italia l’allarme sociale sulla questione alcolismo è al minimo mentre le ripercussioni economiche sul sistema sanitario aumentano di anno in anno, ma questo non basta a imporre un freno normativo alle strategie di marketing, sempre più aggressive e indirizzate a un target sempre più giovane. Come fa notare Ennio Palmesino, presidente dell’Aicat (Associazione Italiana dei Club degli Alcolisti in Trattamento), «da noi si continua a esaltare la cultura del vino e delle altre bevande alcoliche come se fosse un comportamento adulto, responsabile e persino alla moda. Le sole campagne di educazione non bastano a ridurre il danno causato dal bere: dobbiamo fare interventi molto più incisivi, se vogliamo veramente ridurre il pedaggio pesantissimo che oggi paghiamo a questa sostanza». IL GAZZETTINO (NORDEST) STUDIO OMS Troppi giovani morti alla
guida Per uno su quattro la causa è l’alcol L’Oms ha condotto uno studio secondo il quale un quarto
dei decessi di giovani maschi tra i 15 e i 29 anni è dovuto al consumo di
alcolici, per un totale di 55mila morti all’anno. In Europa, circa un
giovane su quattro, di età compresa tra 15 e 29 anni, muore a causa dell’alcol,
(*) che rappresenta il primo fattore di rischio di invalidità, mortalità
prematura e malattia cronica tra i giovani.In Italia ogni anno un numero di
persone compreso fra 17.000 e 42.000 muore per cause alcol-correlate. In
particolare sono legate all’alcol il 30-50% delle morti per incidente stradale.
Nell’ambito della fascia di età tra i 15 e i 24 anni, l’incidente stradale ha
rappresentato la causa del 46,2% del totale dei decessi rilevati nel 2002, con
un dato in aumento rispetto al 44,1% rilevato nel 2000 - sottolinea il Ministero
della Salute - Gli incidenti del venerdì e sabato notte, che soprattutto tra i
giovani possono essere correlati con l’abuso di alcol e altre sostanze
psicotrope, hanno rappresentato nel 2004 più del 44% del totale degli incidenti
notturni, causando un numero di morti e feriti pari, rispettivamente, al 49% e
al 47% del totale degli incidenti notturni. Dei circa 170.000 incidenti registrati sulle strade
italiane circa 50.000 sono attribuibili agli effetti di una elevata
concentrazione di alcol (alcolemia) nell’organismo. Un uomo in buona salute di 70 chili di peso che ha
consumato 2 bicchieri di vino ai pasti (250 millilitri) o 2 boccali di birra
(600 millilitri circa) o 2 bicchierini di amaro o superalcolico (80 millilitri
circa) o una combinazione, ad esempio, di un bicchiere di vino seguito da un
bicchierino di amaro, raggiunge pressoché istantaneamente una concentrazione di
alcol nel sangue pari a 0,5 grammi/litro. La bevanda più consumata,
principalmente durante i pasti (59,2%) risulta la birra: hanno dichiarato di
berla il 93,7% dei maschi e l’86,8% delle femmine. Gli incidenti si verificano più frequentemente tra le 20 e
le 24. Non è raro il riscontro di incidenti stradali causati dall’associazione
di moderate quantità di alcol e farmaci, specialmente psicofarmaci. (*) Nota: anche questa volta il dato statistico dell’OMS secondo il quale un decesso su quattro di giovani è attribuibile all’alcol è stato equivocato. L’alcol è responsabile nel 25% dei decessi dei giovani, non del decesso del 25% dei giovani. IL GAZZETTINO (VICENZA) THIENE/ SI CHIAMA SCUOLA APERTA, I DATI VERRANNO
ILLUSTRATI DOMANI Disagi giovanili, un progetto Thiene Saranno presentati domani nell’Auditorium di Thiene, dalle
15 alle 17.30., i risultati del Progetto "Scuola Aperta", legato alla
prevenzione di comportamenti a rischio degli adolescenti, come il consumo di
sigarette e di alcol. "Scuola aperta" è un progetto del piano Lotta
alla droga dell’Ulss 4, finanziato dall’omonimo Fondo della Regione del Veneto,
è rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo grado ed è stato
realizzato nell’arco di tre anni, conclusisi nel giugno scorso. Le azioni di
progetto sono state possibili grazie alla collaborazione tra il Servizio per le
Tossicodipendenze dell’Ulss 4 ed il cosidetto "privato sociale",
intendendo con ciò le realtà associative e comunitarie che s’interessano e si
occupano di prevenzione all’abuso di sostanze e di recupero terapeutico nel
territorio Alto vicentino. Hanno collaborato gli Istituti comprensivi Don
Milani, T. Laverda, A. Fusinato, V. Alfieri, Don Pittarini, Don A. Battistella. «Le finalità sono state raggiunte con diverse strategie
operative, lavorando con gli insegnanti e con genitori e ragazzi - spiega Luca
Zini, coordinatore del progetto dell’Ulss 4 - A favore degli insegnanti -
continua Zini - si è creato uno "spazio di ascolto" settimanale, per
confrontarsi con un operatore per la gestione di problematiche riscontrate nel
rapporto quotidiano con gli studenti e si è organizzato un percorso formativo,
per ampliare le loro conoscenze e le loro competenze educative specifiche: Ai
genitori è stata offerta la possibilità di partecipare ad un corso formativo
per migliorare le abilità necessarie, affrontare con successo i molteplici
aspetti della vita familiare e dei rapporti tra genitori e figli». Il progetto
è stato oggetto di supervisione e valutazione da parte del Dipartimento di
psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova. Valerio Bassotto MARKETPRESS.INFO LA VOLKSWAGEN LA GUIDA SICURA SI
IMPARA DA GIOVANI Verona - In collaborazione con il Ministero dei Trasporti, la Volkswagen promuoverà in tutta Italia specifici “Master di guida sicura” gratuiti per neopatentati delle scuole superiori. Una iniziativa finalizzata a creare le premesse per uno stile di guida sicuro e consapevole. Parlando di sicurezza, la Volkswagen è da sempre attiva su diversi fronti per garantire la massima protezione degli automobilisti. La responsabilità di un Costruttore di automobili va infatti oltre l’impegno di costruire vetture sempre più protettive, facendo ricorso a tecnologie costruttive e soluzioni tecniche innovative e raffinate. L’attività nell’ambito sociale è altrettanto importante e la Volkswagen si dimostra particolarmente dinamica in questo senso, proponendo diverse iniziative. Con il programma Play Safe, per esempio, sono stati sensibilizzati i tanti giovani che d’estate frequentano le discoteche della riviera romagnola sulla pericolosità della guida in stato di ebbrezza, offrendo a chi non se la sentiva di guidare dopo la serata in discoteca, di essere riaccompagnato a casa. Il progetto “Master di guida sicura” definito in collaborazione con il Ministero dei Trasporti, che si concretizzerà nel corso del 2007, è un altro esempio dell’attenzione che la Volkswagen dedica all’elemento umano inteso come anello fondamentale nella catena della sicurezza stradale. Saranno ancora una volta protagonisti i giovani, in questo caso neopatentati di 18 e 19 anni che frequentano le scuole superiori, che per una volta apprenderanno anche lontano dai banchi di scuola nozioni utili per la loro vita. Questi guidatori in erba, parteciperanno infatti in tutta Italia a dei “Master di guida sicura” gratuiti tenuti da istruttori e piloti professionisti della Scuola Guida Sicura Volkswagen. Dopo una breve lezione teorica a inizio giornata, in cui verranno anche evidenziati i pericoli della guida in stato di ebbrezza, gli allievi di questo specifico corso di guida sicura, si siederanno al volante delle Volkswagen più ambite dai giovani – come Golf Polo e New Beetle – per capire come apprendere uno stile di guida più sicuro e consapevole. Innanzitutto, con simulazioni appositamente studiate, verrà loro fatto comprendere come e perché si perde il controllo della vettura. Quindi, identificato il pericolo, impareranno, sperimentandole, le tecniche per controllare perfettamente l’auto e per gestire al meglio le situazioni di emergenza. Questa iniziativa, recentemente realizzata a Torino e provincia con ottimi risultati (950 neopatentati in sei giorni hanno partecipato al “Master di guida sicura”), è finalizzata a una corretta formazione degli automobilisti, e sarà riproposta in altre province d’Italia. CORRIERE ADRIATICO Palazzo dei Capitani Seminario sugli
incidenti stradali
ASCOLI - Grazie al fattivo interessamento del comandante Silvestri, i vigili urbani di Ascoli e della provincia picena hanno potuto seguire ieri mattina un importante seminario di studio sulle modalità di rilievo degli incidenti stradali ed sulle problematiche collegate agli articoli 186 e 187 del codice. Il corso, svoltosi per l’intera giornata a Palazzo dei Capitani, è stato tenuto dal comandante della polizia municipale di Novi Ligure, Ezio Bassani che ha focalizzato i suoi interventi sulle modalità di effettuazione dei rilievi degli incidenti stradali e sulle problematiche che si innescano quando si è al cospetto di persone che sono alla guida di un mezzo in evidente stato di ebbrezza per aver assunto una dose eccessiva di alcool oppure trovati in stato psicotrope conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti. Inoltre ha anche trattato l’articolo 169 del codice che prevede il mancato soccorso da parte dell’automobilista che provoca un incidente con feriti e si dà alla fuga. Bassani ha illustrato il procedimento da seguire per avviare le indagini basandosi sui frammenti che sono rimasti sul punto dell’impatto o dell’investimento e sfruttando, qualora sia possibile, la collaborazione dei confidenti. VARESENEWS Laveno Mombello Il presidente della
Confesercenti lavenese D’Enrico risponde all’ipotesi di vietare l’alcol di
notte nei bar. Il sindaco Ielmini :«Ipotesi momentaneamente scartata» «Troppi divieti fanno scappare i turisti» (*) «Vietare l’alcol dopo una certa ora lede gli interessi dei
commercianti e non è la soluzione al problema vandalismo». Mauro D’Enrico,
presidente della Confesercenti lavenese risponde all’idea ventilata dal sindaco
di Laveno Ercole Ielmini, in seguito agli atti vandalici verificatisi nei
giorni scorsi in centro, sulla possibilità di non vendere più alcolici di notte
nei bar. Secondo D’Enrico questa idea non risolverebbe il problema culturale
del rispetto della proprietà pubblica o privata:«L’idea del sindaco ci trova in
totale disaccordo - spiega l’esponente di Confesercenti - mentre invece
possiamo essere d’accordo con le telecamere anche se il problema di fondo è
l’aumento della presenza delle forze dell’ordine negli orari notturni».
D’Enrico aggiunge anche un attacco alla visione che a Villa Frua hanno del
turismo:«Qui di turisti non ce ne sono più da tempo - attacca D’Enrico - e
forse perchè ci sono troppi divieti che non si riesce ad attirarli» E verso questa direzione sembra ora essere indirizzata la
giunta che l’altro ieri si è riunita per prendere provvedimenti in merito. «La
maggiore presenza di Carabinieri e Polizia nelle ore notturne è la strada che
vogliamo percorrere - spiega il sindaco Ielmini - e per il momento non ci
orienteremo verso il divieto di somministrazione di bevande alcoliche».
Smentita anche l’ipotesi di vigilantes notturni:«Questo tipo di idee sono
lontane dalla nostra cultura - continua Ielmini - mentre invece crediamo che le
telecamere possano esserci di grande aiuto. Anche perchè le forze dell’ordine
non possono essere ovunque e sempre». (*) Nota: a volte invece, per i pochi divieti ci scappa il morto! L’ADIGE Il sindaco propone il
5 per mille per tutti i fabbricati
Civezzano, Ici invariata e detrazione a 170 euro CIVEZZANO - Aliquota Ici (imposta comunale sugli immobili)
al 5 per mille su tutti i fabbricati e detrazione di 170 euro in favore
dell’abitazione principale. È quanto andrà a proporre questa sera in consiglio
comunale la giunta del sindaco Michele Dallapiccola, in riferimento all’anno
2007. Quindi, aliquota e detrazione Ici previste invariate rispetto agli anni
precedenti,e così fino dal 1998. Il consiglio avrà anche modo di valutare delle
modifiche proposte al regolamento Ici, con particolare riferimento ai terreni
edificabili di recente acquisizione nell’ultimo Prg (Piano regolatore
generale). In questo caso, l’imposta Ici verrebbe richiesta dalla data di prima
adozione del Prg da parte del consiglio comunale, che a Civezzano è del maggio
2004; quindi ben due anni prima della definitiva approvazione da parte degli
uffici provinciali che ne hanno dato via definitivo nell’estate scorsa. Altra
modifica per quanto riguarda i «ravvedimenti». In pratica, per quanti avessero
scordato di versare l’Ici, la possibilità di sanzione ridotta ad un sesto di quella
ordinaria, non per un solo anno, bensì per due. Fra gli altri punti all’ordine
del giorno appaiono le modifiche ai regolamenti di acquedotto e fognatura. Di
interesse anche la variazione al bilancio sui vigili del fuoco che dovrebbe
permettere al corpo dei volontari l’incasso dei 15 mila euro che il Comune ha
stanziato per l’evidente necessità di acquistare nuovi automezzi. Si concluderà
con il tentativo di condividere un documento sulla «Carta europea sull’alcool».
U. Ca. IL GAZZETTINO (NORDEST) Il conducente era al limite del coma etilico
FELTRE - (A.V.) Sono ancora gravissime le condizioni di Tiziana Lorenzi e del figlio di nove anni, travolti da un camion guidato da un russo alle porte di Feltre, lunedì pomeriggio mentre viaggiavano a bordo di una Peugeot 107. Nell’incidente ha perso la vita la madre della Lorenzi, Flora Manfroi di 81 anni, di Vallada Agordina. Intanto si delinea in modo sempre più preciso il quadro dell’incidente. Stando alle analisi, il tasso di alcol nel sangue del camionista russo era ai limiti del coma etilico: una prima rilevazione, fatta dai sanitari subito dopo il suo ricovero al pronto soccorso di Feltre, aveva segnato un tasso alcolemico di oltre 3,60 (il limite per legge è di 0,50); la seconda rilevazione, utile ai fini di legge, si è attestata sui 2,60. Dati che hanno portato il Pm di turno, Gianni Griguolo, ad aprire un fascicolo a carico del russo per il reato di omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza. L’uomo ora è ospite della caserma dei carabinieri della Compagnia di Feltre, anche se non si trova in stato di arresto. IL GAZZETTINO (NORDEST) Polemica
per il mancato arresto del camionista russo che ha causato il tragico incidente
di Feltre. Il magistrato: «Bisogna aspettare il processo» Libero dopo lo
schianto mortale: «Legge da cambiare»
Belluno«Più che l’inasprimento, occorrerebbe la certezza
della pena». Di fronte all’emozione popolare che, dopo un incidente tanto
assurdo e raccapricciante come quello accaduto lunedì pomeriggio a Feltre, si
aspetterebbe almeno l’arresto immediato del camionista, la risposta della
Procura di Belluno riporta la situazione nei ranghi della legge. «Per motivare un arresto devono sussistere innanzitutto le
esigenze cautelari - dichiara il sostituto procuratore Gianni Griguolo - e in
questo caso non ci sono, dal momento che non esiste il pericolo di inquinamento
delle prove, né della reiterazione del reato e tanto meno del pericolo di fuga,
considerato che il camionista è ricoverato in ospedale». Non si pensi che i
magistrati bellunesi considerino penalmente irrilevante quanto accaduto alle
porte di Feltre, dove un camion impazzito condotto da un camionista russo
ubriaco ha travolto un’auto uccidendo un’anziana donna e lasciando in fin di
vita la figlia di questa e il nipotino di nove anni. Ma la questione, dal punto
di vista della Procura non può che limitarsi all’applicazione di quanto
prescrive la legge. E per quanto l’opinione pubblica possa essere rimasta
impressionata da ciò che è accaduto l’altro giorno, quando peraltro si è
rischiata una vera strage dal momento che il mezzo pesante, dopo aver tagliato
la strada, ha sfondato la vetrina di un negozio, il camionista non potrà che
essere sottoposto a processo, quando sarà il momento, a piede libero. L’indagine
avviata a suo carico negli uffici giudiziari bellunesi contempla i reati di
omicidio colposo, che prevede l’arresto facoltativo e pene da uno a cinque
anni, ma aumentate fino al triplo (anche se non oltre i dodici anni) se ci sono
più morti o feriti, e la guida in stato di ebbrezza, punibile con l’arresto
fino a un mese, un’ammenda e la sospensione della patente. Se il responsabile di un omicidio colposo è autista di
professione, come in questo caso, il codice della strada prevede la revoca del
permesso di guida. Ma in realtà dal 22 agosto 2005, l’introduzione
dell’articolo 130bis, dispone il ritiro della patente per chiunque provochi la
morte di qualcuno guidando sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o
dell’alcol. Questo però è quanto potrà essere deciso dal giudice a
conclusione di un regolare processo. In fase di indagine non c’è altra
possibilità, considerato anche che dal 1989, con l’introduzione del nuovo
codice di procedura penale, è scomparso l’ordine di cattura dalle possibilità
di azione proprie della Procura che oggi può invece solo richiedere al giudice
un’ordinanza di custodia cautelare. E così mentre da Treviso il procuratore
Antonio Fojadelli invita a inasprire le pene, da Belluno si risponde: «Cambiate
le leggi», auspicandone però anche l’applicazione. «Non possiamo violare la
legge arrestando una persona in casi non previsti solo per andare incontro alle
aspettative della popolazione», aggiunge il sostituto bellunese Gianni
Griguolo. «L’omicidio colposo prevede una pena di 5 anni al massimo
- aveva affermato a suo tempo Fojadelli che, oltre che magistrato è anche
presidente dell’Osservatorio regionale sulla sicurezza stradale - dunque un
guidatore non si può arrestare». La Procura di Treviso ha però un precedente
che risale appena all’agosto del 2005, quando fu disposto l’arresto (poi
revocato dal tribunale del Riesame) di un giovane responsabile della morte di
una bimba di dieci anni. Ma era recidivo. La partita però alla fine si gioca tutta
in fase processuale, non nell’immediatezza del fatto. «È comunque un utile
suggerimento quello di inasprire le pene per coloro che uccidono in stato di
ubriachezza - si inserisce nel dibattito Maurizio Paniz, avvocato e deputato
bellunese - in questo modo si evitano dubbi interpretativi sulle possibilità di
emettere provvedimenti di custodia cautelare pur restando nel vigore
dell’attuale normativa». Simona Pacini IL GAZZETTINO (TREVISO) CASSOLA Fermato in auto dai
carabinieri si attacca alla bottiglia di whisky per sfuggire all’etilometro Non si finisce mai di imparare. Lunedì mattina, verso le 4.30, i carabinieri di Bassano, fermi in via Grande a Cassola, hanno visto avvicinarsi con una traiettoria a zig-zag un’Alfa 156 guidata da A.Z., 25enne di Castelfranco. Fermato, l’incerto guidatore è sceso con in mano una bottiglia di whisky che ha tentato subito di portare alla bocca. I militi lo hanno fermato immediatamente. Il motivo? Se avesse bevuto, poteva sostenere di essersi ubriacato una volta sceso e giurare, di contro, di essere stato sobrio mentre era alla guida. Un trucchetto che i carabinieri non hanno "bevuto" e, messogli in bocca l’etilometro, il valore è schizzato a 2,36 mgl. Ritiro di patente, denuncia alla Procura e sequestro dell’auto con sveglia mattiniera ad un parente venuto a Cassola per portarsi a casa il congiunto LA PROVINCIA DI CREMONA Udienza rinviata
‘Ubriaco al volante? Ho bevuto in ospedale’
Rinviata al 30 gennaio prossimo l’udienza del processo che vede imputato Luciano C., accusato di guida in stato di ebbrezza in relazione all’incidente stradale nel quale, alcuni anni fa, sono rimaste ferite le sue due figliolette a bordo dell’auto da lui condotta. La vicenda appare del tutto singolare dal momento che l’imputato, difeso dall’avvocato Marco Morandi, è stato sottoposto al controllo del test alcolemico alcune ore dopo l’incidente. L’uomo ha sempre detto che prima che ciò accadesse ha consumato un superalcolico al bar dell’ospedale Maggiore, in attesa di sapere l’esito delle visite alle quali erano sottoposte le figlie. Quanto al sinistro, l’imputato ha già ottenuto un parziale risarcimento ed è in attesa della tranche definitiva, al termine del procedimento in corso. Con l’opposizione immediata alla sospensione della patente l’indagato aveva a suo tempo subito ottenuto la restituzione del permesso di guida. Giudice Massimo Vacchiano, accusa rappresentata da Silvia Manfredi. IL MESSAGGERO di VANNA UGOLINI Avevano provato a farle ... Avevano provato a farle sfiorare la morte per convincerla.
Simona, 17 anni, romena, adesso può raccontare la sua storia: «Io non volevo
vendermi. Così sono arrivati a minacciarmi di morte, sporgendomi dal ponte sul
Tevere. Ho creduto di morire. Ma, ancora, io non volevo, mi ribellavo perché
ero venuta qui solo per aiutare la mia famiglia. Però, alla fine, l’ho dovuto
fare. Perché il più cattivo dei miei protettori mi ha minacciato ancora:
“Sappiamo dove abita la tua famiglia, andiamo là e li ammazziamo”». Simona
sapeva bene quanto potesse essere vera quella minaccia: «Sono partita perché
non potevo più vedere mia madre che si ammazzava di lavoro e non riusciva a
guadagnare abbastanza da darci da mangiare. E non potevo vedere mio padre che
il lavoro l’aveva perso ed era sempre ubriaco. Sono partita perché una mia
vicina di casa mi ha detto che poteva farmi trovare un posto in un ristorante,
a fare la cameriera. Mi ha convinta, sono andata via con i suoi amici». Ma
Ileana, la vicina di casa, faceva parte della banda, reclutava le ragazze del
paese che finivano dritte nelle mani del racket, sfruttatori pronti a portarle
in Italia per farle prostituire. Prima fermata, Roma. Non certo un ristorante,
ma il marciapiede di viale Marconi. Nemmeno una casa, un letto dove riposare,
ma una tenda, baracche e stracci a ponte Marconi, vicino alle rive del Tevere.
E un orizzonte di rifiuti, fetore e sporcizia. «Non riuscivo a dormire per la
paura. Soprattutto uno dei due che ci teneva a bada era feroce. E’ stato lui a
violentarmi, a minacciarmi di morte. Ma la cosa che mi faceva stare più male
era il pensiero di mia madre, di mandare qualche soldo a lei perché calmasse
mio padre». Così Simona affronta i due uomini: le diano qualcosa in cambio del
suo corpo in vendita. «Sono riuscita solo a spedire a casa due vaglia, uno da
50 euro, l’altro da 65. Poi basta». Poi la banda si sposta, Simona viene
portata a Perugia. Anche qui il copione delle violenze rimane lo stesso: la
notte sulla strada, il giorno in una baracca arredata con gli scarti dei
cassonetti. Ma è l’angoscia che monta. Simona non ce la fa più. E quando
incontra un poliziotto della questura di Perugia su un’auto in borghese - una
delle tante pattuglie della sezione della squadra mobile, diretta da Luigi
Nappi, specializzata nella lotta al traffico di esseri umani - che le spiega
che può liberarsi di quella vita, trova la forza di fidarsi. Parla Simona,
racconta di come è stata una preda ambita per il racket perché poco più che una
bambina e per questo così desiderata e ben pagata dai clienti. Parla ed entra
in protezione, mentre la polizia comincia le indagini, a caccia dei suoi
aguzzini. Che, per qualche tempo, non si trovano. Dove sono scappati
gli sfruttatori? La polizia capisce che non è stata la paura ma la ferocia a
mettere in viaggio l’uomo più violento, quello di cui Simona ha il terrore, un
romeno di 25 anni. Perché quell’uomo ricompare, qualche settimana dopo, a
Perugia e non è solo: ha con sé la mamma di Simona, Alexandra. Ha 38 anni,
Alexandra, ma è già una donna piegata dalla fatica. Senza pudore, senza rispetto,
lui l’ha presa da casa e l’ha portata a Perugia. Un lungo viaggio in macchina
dalla Romania, sulle rotte dei clandestini: «Sono il fidanzato di Simona, la
polizia l’ha presa perché è minorenne. Devi venire con me così la rilasciano e
ci possiamo sposare». E’ stanca Alexandra, ha avuto un infarto da poco. E
quelle parole dette da lui suonano più come un ordine che come un invito, lei
lo sente. Ma è la nostalgia per sua figlia il sentimento più forte. Sale in
macchina e, senza saperlo ancora, ripercorre lo stesso calvario di Simona. La
tendopoli sotto Ponte Marconi e poi, di nuovo, Perugia. Qui il romeno la porta
in giro nei vari uffici dove pensa sia possibile rintracciare Simona
presentando il salvacondotto della madre. Lasciano i documenti, lui insiste,
chiede di poter vedere Simona. Lei, per nostalgia. Lui, per riprendersela. Un
giro che non passa inosservato alla polizia. Una pattuglia li segue, finge un
controllo, e li porta in questura. Il romeno finisce in manette. Simona e
Alexandra si incontrano in una stanza della questura, ignare l’una dell’altra.
Ed è un abbraccio lunghissimo. Anche la madre è stata ammessa nel regime di protezione,
per lo stato di soggezione in cui era tenuta e per i rischi che avrebbe potuto
correre se fosse rimasta ancora in mano agli sfruttatori. E Simona, adesso, può
raccontare questo lungo viaggio, finalmente concluso, di due donne, in mezzo
all’Europa e dentro l’orrore. vanna.ugolini@ilmessaggero.it LA STAMPA
Drogata e stuprata dal branco
DOPO
LA DISCO DUE BRASILIANI ARRESTATI E UNO RICERCATO. NON È IL PRIMO CASO Di Massimo Numa
TORINO. Costretta ad assumere droghe o farmaci ipnotici e
violentata da due uomini, arrestati dalla polizia. Vittima una ragazza
peruviana di 25 anni, che ha subito una violenza sessuale da parte di tre
brasiliani. IL MATTINO (CIRCONDARIO NORD) (…) FRATTAMAGGIORE I funerali dell’operaio In migliaia si sono
stretti intorno alla famiglia dell’operaio, Giovanni D’Angelo, 23 anni, morto
carbonizzato, con i suoi tre amici, venerdì notte, sull’ A1, carreggiata sud,
all’altezza di Terano, uccisi da un autista ubriaco. Commovente l’omelia
officiata da don Angelo Crispino, parroco della chiesa dell’Assunta, dove ieri
pomeriggio si sono svolti i funerali. (…) IL MESSAGGERO (ABRUZZO) SANT’EGIDIO Spacca il citofono
della caserma
SANT’EGIDIO - I Carabinieri di Sant’Egidio hanno arrestato
due persone in due distinte operazioni, la seconda in particolare molto
concitata. Nel primo episodio è finito in carcere un operaio marocchino di 35
anni di Sant’Omero, Mohammed Rami, con regolare permesso di soggiorno, sorpreso
in possesso di 150 grammi di hashish e 500 euro in contanti, per i militari
provento dell’attività di spaccio nella zona. Nei pressi della caserma, invece,
gli stessi uomini dell’Arma hanno bloccato, dopo una colluttazione, Filippo
Manuele, 36 anni, che inveiva contro i Carabinieri perché a suo dire non era
possibile, in piena notte, sporgere una querela. L’uomo, in evidente stato di
ebbrezza, dopo aver inveito contro l’Arma, all’improvviso, ha preso a calci il
cancello della caserma e spaccato il citofono, prima di essere arrestato per
danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. Rob.Al. LA PROVINCIA DI CREMONA Schiamazzi.
Chiesta alle forze dell’ordine maggiore attenzione. Il sindaco: i controlli
vengono fatti con assiduità Porta Ombriano: che
caos
Lettera del
difensore civico «Pub, la gente ora è stufa»
di Luca Bettini Una lettera del difensore civico Giovanni
Bravi indirizzata al sindaco Claudio Ceravolo, all’assessore Miranda Maini e al
comandante di polizia locale Gianpietro Rossi: la gente che abita nella zona di
porta Ombriano non ne può più degli schiamazzi notturni provocati dal locali
aperti nella zona. Pub e bar che specie nel fine settimana si riempiono di
ragazzi. Si apre quindi un nuovo fronte, quello appunto di porta Ombriano, dopo
che per anni i problemi si erano verificati (e si verificano tuttora) nella
zona fra piazza Garibaldi, via Diaz, via IV Novembre e piazzale delle
Rimembranze. Il problema se si vuole è sempre lo stesso: da una parte i gestori che hanno il diritto, fino a quando non violano la legge, di tenere aperto fino alle 2 di notte e di diffondere, entro i limiti, la musica all’interno del locale. Sono imprenditori che hanno speso dei soldi e che ovviamente devono ‘fare cassa’. Dall’altra la gente che ha il sacrosanto diritto al riposo, a non avere il cancello del garage bloccato da auto in sosta vietata. Che ha il diritto di non trovare la mattina, sotto casa, bottiglie di birra rotte o peggio le deiezioni di chi ha esagerato con l’alcol. In mezzo ci dovrebbe stare un minimo di educazione dei frequentatori dei bar. Il centro storico di Crema è angusto e ogni rumore è amplificato. Il difensore civico chiede l’intervento delle forze di polizia, non solo con dei posti di blocco fuori città ma anche con interventi mirati all’interno delle mura. «Ho in mano — dice il sindaco Claudio Ceravolo — una relazione dettagliatissima della polizia locale. Cito solo un esempio: in via Gramsci dal 9 luglio all’11 di ottobre sono stati eseguiti otto controlli. Così è avvenuto anche nelle zone vicine. Questo per dire che noi non stiamo con le mani in mano. Esiste un’ordinanza che obbliga i locali che diffondono musica a fare dei lavori di insonorizzazione qualora servissero. Io non so se la gente che abita in nell’area di porta Ombriano stia raccogliendo una petizione. So invece che per adesso abbiamo ricevuto una segnalazione di una signora che abita in via delle Grazie, della sorella che risiede in via Piccinardi e di alcune persone di via Gramsci. Credo che occorra collaborazione, sia da una parte che dall’altra». IL GIORNALE DI VICENZA.IT L’arresto.
L’episodio venti giorni fa a Creazzo. Da ieri è ai domiciliari
Violenze alla compagna
minacciata con l’accetta
I Cc lo avevano
disarmato. Contestati anche i maltrattamenti
Un vicentino di 37 anni avrebbe reso impossibile la vita
alla donna da cui ha avuto un figlio Lui nega le contestazioni «Ho già fatto la
pace con lei Vado in escandescenze se bevo ma ora ho intenzione di curarmi» di Diego Neri Era il 17 ottobre scorso quando Luigi Broggiato si
presentò sotto casa. Con un’accetta in mano, pretendeva di entrare
nell’appartamento dove vivono la sua compagna e il figlioletto piccolo. Furono
momenti di fortissima tensione: lei disperata chiese aiuto ai carabinieri, che
intervennero davanti a molti testimoni riuscendo a calmarlo e a farsi consegnare
la scure. Non era la prima volta che superava il segno. Ieri gli stessi
carabinieri lo hanno arrestato su ordine di custodia cautelare firmato dal gip
Eloisa Pesenti e richiesto del pm Monica Mazza. Oltre alle minacce, gli vengono
contestati i maltrattamenti in famiglia e le lesioni lievi. Broggiato, residente in città e lavoratore dipendente, dal
tardo pomeriggio di ieri è ai domiciliari. I militari della compagnia di Valdagno, guidati dal
capitano Andrea Massari, avevano raccolto a suo carico elementi tali da
sostenere che fosse pericoloso per la compagna lasciarlo a piede libero. In
passato Broggiato sarebbe stato già segnalato per episodi di violenza contro la
donna, A. Z., di alcuni anni più giovane di lui. Quella sera il vicentino superò, secondo le accuse, ogni
regola. «Aiuto, vuole entrare in casa e mi minaccia con un’accetta», aveva
detto spaventata ai carabinieri, chiamando dall’appartamento di via Bassano a
Creazzo. Broggiato voleva entrare in casa ma lei, intimorita, non gli aveva
aperto e lui era tornato poco dopo armato di un’accetta per farle capire che
non stava scherzando. I militari del radiomobile erano intervenuti con due
pattuglie, ed erano riusciti ad avvicinare il vicentino, che era molto agitato,
e a convincerlo a tranquillizzarsi. In quell’occasione era stato denunciato per
minacce. Per questo la misura cautelare eseguita ieri lo ha
sconvolto. Assistito dall’avv. Davide Verlato, è in attesa di essere
interrogato per spiegare le sue ragioni al giudice. Broggiato avrebbe avuto negli ultimi anni un rapporto
turbolento con la sua compagna, scandito da litigi e riappacificazioni. Di
recente, dopo l’episodio dell’accetta (in merito al quale peraltro l’indagato
fornisce una versione diversa), si sarebbe riavvicinato alla donna. Il vicentino
ha spiegato in più occasioni agli stretti conoscenti di non avercela con la
compagna e di non volerle fare del male, ma di agire sotto l’impulso dell’alcol
che è un vizio dal quale finora non è riuscito a liberarsi. «Quando bevo, mi
capita di non riuscire a controllarmi», si giustifica Broggiato, che di recente
ha annunciato l’intenzione di sottoporsi ad una cura per liberarsi dal giogo
degli alcolici. Dopo il 17 ottobre, avrebbe già fissato un appuntamento con uno
specialista per risolvere il problema e per questo ritiene che gli arresti
domiciliari siano un provvedimento troppo pesante proprio nel momento in cui
aveva deciso di cambiare registro. Dall’altra parte, gli inquirenti sostengono che sia pericoloso, vista l’escalation di violenza alla quale ha costretto la compagna, lasciarlo girare rapidamente e il giudice ha ritenuto necessario restringerlo ai domiciliari, di modo che non possa in alcun modo entrare in contatto con la donna. IL GIORNALE DI VICENZA.IT L’incidente lunedì sera in via Quintarello: giovane
ciclista ferito. Indagini della polizia locale Scappa dopo l’urto,
preso e denunciato
Inseguito da un passante. Ubriaco, nei guai per omissione
di soccorso (d. n.) È fuggito dopo l’incidente senza dare un aiuto al
fer
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