L’ADIGE La bozza - già discussa a Rovereto
- è stata approvata. Alla fine arriverà in Provincia
«Sindaci, siate contro l’alcol» Documento del Coordinamento Alta
Valsugana
di ALBERTO PICCIONI PERGINE - «L’alcol può danneggiare la tua salute, la tua famiglia, la tua comunità»: leggeremo questa etichetta sulle bottiglie di vino, birra o superalcolici, così come succede per gli avvisi stampati sui pacchetti di sigarette? È una proposta tra le tante, a tutela della salute pubblica contenuta in un documento scientifico che chiama in causa i sindaci del Trentino come autorità sanitarie, approvato martedì sera dal Coordinamento alcol e guida della Alta Valsugana. Il coordinamento, composto dal Comprensorio C4, i Comuni di Pergine Valsugana, Levico, Baselga di Pinè, dal Centro di alcologia di Pergine, da alcuni istituti scolastici, parrocchie e scuole guide, ha fatto propria una proposta partita dal Coordinamento Alcol e guida di Rovereto e della Vallagarina. Sta girando, nei vari coordinamenti del Trentino, una bozza di documento da sottoporre alla Giunta provinciale che poi dovrebbe farsene carico di fronte al Ministero della sanità nazionale. La premessa sono i primi tre punti della Carta europea sull’alcol dell’Organizzazione mondiale della sanità. In sintesi: tutte le persone hanno diritto ad una protezione dai danni dell’alcol, in particolare bambini e adolescenti, a non subire violenze ed altri abusi legati all’uso di alcolici e ad essere protetti da spinte promozionali in favore dell’uso di alcol. Dai 30.000 ai 40.000 sono i morti in Italia ogni anno per cause legate all’alcol. In Europa ogni anno muoiono 55.000 persone al di sotto dei 29 anni. L’alcol è la prima causa di morte tra i giovani. Situazione drammatica dunque. Il documento dei coordinamenti chiede: una etichetta sulle bottiglie che avvisi dei danni degli alcolici; il divieto della somministrazione gratuita e sottoprezzo degli alcolici in locali pubblici in occasione di feste; l’aumento della tassazione sui prodotti alcolici; l’obbligo di programmi informativi per persone fermate per guida in stato di ebbrezza ed un più massiccio uso dell’etilometro (nel 2004 in Francia sono stati eseguiti 8 milioni controlli con l’etilometro, in Italia nello stesso periodo solo 150.000). Infine nel documento si chiede un maggiore coinvolgimento dei sindaci trentini in quanto competenti e responsabili della salute della comunità. In particolare i primi cittadini sono invitati a porre attenzione alla denominazione di certe feste (feste della birra o del vino), a sensibilizzare gli esercenti, a promuovere situazioni e feste «alcol free» e molto altro. LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(BASILICATA) Laura Miseo, originaria di Tricarico, è famosa in
Gran Bretagna per i suoi sistemi di prevenzione dei reati La sentinella dei pub inglesi
Una lucana la donna che ha domato
i crimini legati all’alcol
MATERA In Gran Bretagna è famosa
per aver sviluppato una «buona pratica» che consente di far fronte con successo
al devastante fenomeno degli incidenti e dei crimini scatenati dell’assunzione
di alcol. Il suo sistema sta contribuendo ad eliminare non pochi grattacapi per
le notti movimentate degli inglesi. Laura Miseo, 28 anni, lucana di origini
tricaricesi (il padre Nino è un affermato manager del settore turistico) lavora
per la Polizia della città di Bolton e sta ricevendo l’attenzione di giornali e
televisioni inglesi per gli incredibili risultati ottenuti col suo «Progetto
alcol», che ha consentito in breve tempo di ridurre di quasi il 30 per cento i
reati commessi nell’ambito di quella che nel Regno Unito si chiama «economia
serale», con riferimento cioè a tutto ciò che ruota attorno all’attività di
negozi e locali notturni. La ricetta di Laura che tanto sta impressionando le
autorità inglesi, ha come fulcro un controllo all’origine del fenomeno del
crimine collegato all’alcol. «I titolari di licenze per la vendita di bevande -
spiega Laura - aderendo ai consigli del nostro Town Centre Management di
Bolton, pagano una tassa che consente di dotare i cosiddetti "ambasciatori
notturni" della Compagnia di sicurezza (una sorta di postazioni e di
riferimenti per il controllo notturno, soprattutto davanti a discoteche, pub,
night e rivendite di liquori) di apparecchi radio collegati direttamente alle
squadre di Polizia, di vigilanza privata e ai volontari, in modo da segnalare
in tempo reale quei clienti che hanno bevuto oltre i limiti e che sono quindi
potenzialmente pericolosi per sè stessi e per gli altri. Chi alza il gomito, ma
anche chi dà segni di turbamento per aver assunto sostanze stupefacenti, viene
in questo modo segnalato dalle squadre di supervisori e bloccato immediatamente
all’uscita dei locali, prima che possa creare problemi, dagli agenti di
Polizia». Laura sottolinea che «gli interventi coinvolgono direttamente i
titolari degli esercizi pubblici che, in sinergia totale con le forze
dell’ordine e i volontari che operano di notte nelle città, contribuiscono a
frenare sul nascere incidenti e crimini vari che in Gran Bretagna sono un vero
e proprio flagello». I meriti di Laura sono anche quelli di aver creato una
normativa ad hoc, assunta dalle autorità locali, che da alcuni mesi disciplina
il settore dell’«economia serale». E una sua guida pratica, realizzata
sull’esperienza degli interventi effettuati con successo a Bolton, è oramai un
punto di riferimento per gli esercenti di diverse città inglesi, che fornisce
informazioni sulla nuova legislazione e dà la possibilità di capire come poter
essere assistiti per quanto riguarda l’assistenza sul fronte della sicurezza.
Laura Miseo ha già avuto l’onore di essere invitata in Parlamento ad illustrare
ai gruppi della Camera dei Comuni il suo sistema di prevenzione dei crimini,
mentre il sindaco di Londra, Ken Livingstone, ha prodotto un documento sulla
gestione dell’economia serale in cui si sancisce che quella di Miseo è «una
buona pratica» da diffondere e prendere come modello. Chiediamo a Laura se si
sente un po’ la sentinella delle notti inglesi. «Il mio sforzo e quello di
tutti coloro che hanno un ruolo in questo piano - dice - è di dare un chiaro
messaggio a tutti quelli del popolo della notte. Il loro atteggiamento negativo
non può essere tollerato. I risultati sinora ci danno ragione e premiano
naturalmente tutti i commercianti che aderiscono a questa forma di prevenzione
del crimine». Emilio Salierno BRESCIA OGGI La proposta
Discoteche «Chiudiamole più
presto»
Caro direttore, troppi giovani
muoiono sulle strade, le cause sono sempre le stesse, alcool, droga, alta velocità
ed anche il colpo di sonno causato sia dai liquidi ingeriti, sia dall’orario
dell’uscita dalle discoteche. Ai miei tempi si andava a ballare alle ore 21 e
si usciva alle 24. Ci divertivamo ugualmente, anzi, molto di più di questi
giovani che non sanno mai come fare per passare il loro tempo per arrivare alle
24, ora in cui le discoteche aprono. Molti miei alunni si lamentano di questi
orari. Non è tempo che si torni ad un orario normale? Avremmo sicuramente meno
vittime sulle nostre strade che sono attualmente a un numero molto elevato:
6.500 all’anno, più 500.000 invalidi. Il ministro della Salute dovrebbe
intervenire, anche perché costano parecchio questi feriti, sia alle famiglie
che alle Asl. I nostri giovani iniziano a bere dopo cena sino alle 24. Non è
troppo? Abbiamo giovani già alcolizzati in giovane età, molti anche minorenni.
All’estero questo non succede. Noi abbiamo più morti sulle strade che in
guerra. Le sembra giusto? Gentile signor ministro della Sanità, signor ministro
dei Trasporti, volete fare qualcosa per porre termine a tutti questi
«trasportati» sui «carri funebri» o dobbiamo far ingrossare il cassetto dei
baristi che non vogliono questo cambiamento di orario a favore della mancanza
dei nostri cari? Forse questi baristi, queste persone che vogliono ingrossare
il loro portafoglio, non hanno dei figli? Provino a pensare per un solo secondo
di sentire un cellulare che suona e una voce che dice: «Scusi signor... siamo
spiacenti, ma le comunichiamo che suo figlio si trova nella camera mortuaria è
morto in un incidente stradale causato da altri, per alcool o alta velocità o
colpo di sonno». Segue la solita domanda: «A che ora è stato il decesso?». La
risposta è sempre la stessa: «4 - 5- 6». Gli orari sono sempre gli stessi.
Troppo tardi! La proposta della nostra associazione è quella di modificare gli
orari, apertura alle 21 e chiusura alle 1. Come quando eravamo giovani noi! Li
vedo io i giovani al rientro dalle discoteche con la testa sul banco di scuola
che dormono. Li vedo prima di entrare nelle discoteche che mi salutano. «Salve
profe» - «Salve ragazzi, cosa fate?» - «Mah, non lo sappiamo, andiamo avanti e
indietro, poi a bere qua, poi là, in attesa, aspettiamo le 24»! E alla domanda:
«Perché non entrate prima?» - «Perché ci prendono in giro». Dove ballano il
liscio entrano tutti alle 21 ed escono all’una. Ci sono moltissimi giovani,
allora perché le discoteche no!? Gentile ministro della Sanità, signor ministro
dei Trasporti, signor Presidente della Repubblica italiana, ai nostri tempi non
ci prendeva in giro nessuno, vero? Denis Annovazi Coordinatrice per la Lombardia Associazione Familiari e Vittime della Strada Solferino (Mn) LA PROVINCIA DI SONDRIO Il primo cittadino di Berbenno
«Il problema dell’abuso c’è ed è serio, ma non bastano i controlli per
risolverlo» BERBENNO (f.b.) «Che il problema dell’abuso di alcol esista è un dato di fatto, purtroppo, ma non bastano i controlli e nemmeno le multe a risolverlo. Ciascuno deve fare la propria parte». L’appello arriva dal sindaco di Berbenno Zino Battaglia, dopo le segnalazioni inoltrate ai vigili urbani di Sondrio da parte di alcune mamme del paese, preoccupate perché in alcuni locali pubblici venivano servite bevande alcoliche a ragazzi minorenni. I controlli degli agenti - effettuati a Sondrio e negli altri Comuni che hanno aderito alla convenzione per la gestione associata della polizia municipale - non hanno portato grossi risultati, ma la questione ha suscitato non poche discussioni. D’altra parte, come spiega il sindaco, già da tempo le forze dell’ordine prestano attenzione al problema: «E’ bene che i vigili urbani abbiano fatto dei controlli specifici - sottolinea il sindaco -, anche i carabinieri della stazione di Berbenno hanno sempre tenuto d’occhio la situazione, in via preventiva. Purtroppo però il problema del consumo di alcol da parte dei giovanissimi, che esiste in tutta la provincia e in passato spesso è stato anche sottovalutato, non si può risolvere con questo sistema». La vigilanza delle autorità non basta, dice in pratica il sindaco, se non viene affiancata da un’attenzione particolare da parte di tutti i soggetti coinvolti - a diverso titolo - nella vita quotidiana dei ragazzi. «La scuola svolge la propria azione educativa - sottolinea Battaglia -, gli enti locali sono impegnati su questo fronte, il nostro Comune ad esempio sta lavorando ad un progetto specifico proprio su questo tema, e anche le famiglie devono prestare attenzione, altrimenti non si risolve nulla». LA PROVINCIA DI SONDRIO «Puntare il dito contro i baristi
è sbagliato» Alcolici nei bar anche ai clienti minorenni, la parola al
presidente dei pubblici esercizi Spesso quando un locale è gremito
di avventori non è facile (ma non impossibile) per chi somministra alcolici
capire se tra questi vi sono minorenni Ben vengano i controlli e la collaborazione con le forze dell’ordine, ma forse è il problema è più ampio. Riusciranno i giovani ad imparare a divertirsi senza oltrepassare il limite, senza per forza i ubriacarsi? E’ l’interrogativo che si pone Amanzio Dossi, decano dei barman sondriesi e presidente dei pubblici esercizi. Categoria inevitabilmente chiamata in causa in questa querelle, categoria difesa a spada tratta da Dossi: «Credo di poter dire che in questi anni io e i miei colleghi siamo sempre stati sensibili a questo problema e abbiamo dimostrato senso di responsabilità. L’esito dei controlli, come hanno affermato le stesse forze dell’ordine, è stato fin qui praticamente senza esito, segno che l’atteggiamento dei baristi è quello giusto: niente alcol ai minorenni». Non sempre però, mettendosi nei panni di chi sta dietro il bancone, deve essere facile controllare l’età del cliente: ordinazioni fiume di un gruppo di amici, caos nel locale, gente che entra e che esce a fumare con la birra in mano…«Certo è più facile controllare il cliente al bancone, ma uno sguardo intorno per capire l’età di un avventore che entra nel bar non manca mai - osserva Dossi - Magari in un locale di grandi dimensioni, o caotico come una discoteca, può essere più difficile, però ribadisco l’impegno della nostra categoria nel non somministrare alcolici agli under 18». Secondo molti gli eccessi dei nostri ragazzi sono legati alla cultura del bere, che in un territorio come quello valtellinese (o in Trentino, per esempio) ha implicazioni storiche ed economiche. E il papà o il nonno che si beve il bianchino o il caffè corretto di primo mattino non è un grande esempio per il figlio o nipote. «Non credo tanto a questo concetto di una “cultura del bere” tutta valtellinese. Non è che qui beviamo più degli altri: poco tempo fa ero a Roma a Campo dei Fiori e le garantisco che moltissimi ragazzi erano piuttosto ubriachi… anche senza grappini o vini valtellinesi. Il problema è un altro, inutile negarlo: ormai per i giovani divertirsi significa ubriacarsi, esagerare. Forse bisognerebbe far loro capire che si può passare una bella serata anche senza bere alcol». Inevitabile poi il riferimento alle conseguenze degli eccessi, soprattutto se ci si mette alla guida di auto e motorini: «Purtroppo poi, e vale sia per i maggiorenni che per i minorenni, basta poco per rovinare tutto, e le tragedie sulle nostre strade sono all’ordine del giorno. Da questo punto di vista ben vengano i controlli della polizia, o iniziative come il “discobus” da e per i locali. Se uno proprio vuole esagerare almeno a casa ci arriva… e non combina guai». Nicola Locatelli LA PROVINCIA DI SONDRIO L’intervista bianca bianchini sindaco «Serve l’intervento
delle famiglie» Bianca Bianchini Le famiglie, le mamme in particolare, chiedono più controlli e attenzione in tema di uso e abuso di alcol da parte dei minorenni e il Comune, il sindaco che è anche assessore ai servizi sociali, dal canto suo richiama le famiglie ad offrire un esempio costruttivo. «I controlli e le campagne di sensibilizzazione sono utilissimi - dice Bianca Bianchini - e continueranno, ma per affrontare questo fenomeno così preoccupante e serio è necessario partire dai nuclei familiari, per poi allargare lo sguardo alle scuole e a tutta la comunità, così da creare una rete di attenzione e cura intorno ai nostri ragazzi». Alcune mamme puntano il dito contro la struttura del policampus, bar nel quale, dicono, non dovrebbero essere somministrate bevande alcoliche. Non ho alcuna segnalazione recente di problemi particolari al policampus. C’è sempre stato un contatto molto stretto tra i servizi sociali del Comune, l’assessore alle politiche giovanili Diego Scarì e i gestori della struttura per monitorare la situazione. E devo dire che i gestori sono sempre stati molto attenti e collaborativi. Capisco che non si possa avere un controllo al 100%, ma mi sembra di poter dire che lì grossi problemi non ce ne sono. Il fenomeno però esiste e sembra anche in crescita. Cosa si può fare per arginarlo, che cosa è stato fatto? Da tempo stiamo lavorando insieme alle altre istituzioni attraverso campagne di sensibilizzazione mirate per far capire ai ragazzi che bere fa male alla salute e che facendolo posso incorrere anche in sanzioni. Però ripeto, oltre a queste campagne sempre molto forti è necessario che il primo luogo di sensibilizzazione siano le famiglie, che siano i genitori a dare l’esempio ai figli. C’è anche da dire che se è vero che il fenomeno c’è ed assume proporzioni più che preoccupanti è altrettanto vero che non riguarda tutti i giovani. Questa è una cosa importante da sottolineare perché da tutti gli studi fatte, dalle campagne, dall’esperienza emerge chiaramente che è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio. Penso ai numerosi giovani che si avvicinano ai vini, ai nostri vini, e che lo fanno apprezzando la degustazione, che significa qualità e non quantità. Questo è un buon segnale, indica una cultura diversa. Immagino che però non significhi che come Comune abbasserete la guardia... Assolutamente no. Continueremo con i controlli mirati dei nostri vigili, con i servizi che sono già stati messi in campo, consci però che se la repressione è utile non può essere l’unica via. Monica Bortolotti LA PROVINCIA DI SONDRIO Colazione con Martini e l’olivetta
Pierluigi Comerio
Sarebbe ipocrita far finta di non sapere o, peggio, di non vedere. L’allarme lanciato da un gruppo di mamme preoccupate per l’abuso di alcol tra i loro figli ha una radice profonda e richiede la massima attenzione da parte di tutti. Non è un segreto che i ragazzi - minorenni, per giunta - vivano la loro età adolescenziale talvolta con eccessi ben più che pericolosi. E le mamme - soprattutto le mamme - queste cose le percepiscono al volo. Non c’è bisogno di seguire i figli, pedinarli, sorprenderli per avere certe conferme. Le mamme lo sanno ed è per questo che si sono rivolte alle istituzioni per ottenere da loro quell’appoggio e quella collaborazione assolutamente indispensabili. E questa volta hanno messo il dito nella piaga: quella del consumo di alcolici fra i ragazzi. Intendiamoci. Non è un problema circoscritto alla nostra città o alla nostra provincia: verrebbe da dire che tutto il mondo è paese perché Sondrio, da questo punto di vista, non è diversa da New York e la Valtellina non è peggio della Westfalia. Ma ciò non significa che si debba far finta di niente quando per colazione al posto del caffellatte i ragazzi preferiscono il Martini bianco. O, addirittura, incoraggiare questa abitudine. Sicuramente è indispensabile l’intervento e la sinergia fra i vari attori: la famiglia per prima, gli esercenti di bar subito dopo, le forze dell’ordine in terza istanza, gli stessi ragazzi in ultima battuta. Occorre che tutti prendano coscienza del problema e ciascuno per la sua parte faccia quello che è necessario per impedire il dilagare di questa pessima abitudine che sta diventando una piaga vera e propria. La famiglia ha un ruolo fondamentale in questo senso. Nell’opera di educazione, di convincimento, di sensibilizzazione, di recupero dei valori morali. Ma evidentemente non può bastare da sola perché se è vero che una volta fuori di casa i ragazzi si comportano come vogliono, è altrettanto vero che non si può pedinarli per sperare di sorprenderli in atteggiamenti non consoni all’educazione insegnata. E allora entrano in scena prepotentemente i gestori di bar. Ed è a loro, in particolare, che l’appello si rivolge visto che poi, di fatto, la bottiglia passa dalle loro mani a quelle dei minori. Qualche tempo fa abbiamo scritto di un ragazzo che - potevano essere le 10 della mattina - mentre la gran parte dei clienti consumava un caffè, si è scolato in un sorso un bel bianchino. Lui l’ha bevuto, certo. Ma qualcuno dietro al banco glielo ha dato. E chi deve fare i controlli li faccia. Una divisa, a volte, è un deterrente straordinario, così come una multa salata aiuta a impedire che la solfa si ripeta. Infine loro, i ragazzi, che fanno colazione con il Martini. Si bruciano il cervello e non se ne rendono conto. Ma proprio perché non lo capiscono è urgente che qualcuno glielo spieghi. Il Martini e l’olivetta vanno bene a un certo punto della vita e in determinati momenti, non quando magari mancano pochi minuti a entrare in classe. Tutti insieme, però. E mai come in questo momento storico urge davvero correre ai ripari. Esattamente come hanno detto le mamme. BRESCIA OGGI LONATO Gli alcolisti parlano di
depressione
L’assessorato ai Servizi sociali
del Comune di Lonato, insieme con l’Associazione gardesana club alcolisti in
trattamento, organizzano per oggi, alle ore 20.30, nella sala consiliare una
serata di sensibilizzazione sul tema: «Alcol e depressione». Relatore il dottor
Giuseppe Seggioli. L’abuso di alcol è riconosciuto
da tutti gli addetti nel campo sanitario, come causa di una serie di problemi
medico-psichiatrici, sociali, economici e legali. Il Club degli alcolisti in
trattamento, denominato Cat, è costituito da un gruppo di famiglie con problemi
alcol-correlati. Le famiglie del Club si incontrano per iniziare e poi
consolidare il cambiamento del proprio stile di vita e per smettere di bere. Un
modo per condividere il disagio e cercare di uscirne. L’Acat gardesana festeggerà il
20° anniversario di costituzione con una «Giornata della vita» il 3 dicembre a
Salò. r.d. F.Cap. IL GAZZETTINO (BELLUNO) AGORDO Rapporto con l’alcol, primo
appuntamento
Domani primo dei due appuntamenti con "Un elefante non è una rosa", ovvero serate di scambio tra relatore e partecipanti con la finalità di promuovere un cambiamento culturale in favore di una scelta informata rispetto al rapporto con l’alcool. Prima riunione domani alle 20.30 presso la sala consiliare di Agordo, il secondo tra una settimana nella stessa sede. ASAPS Alcol e guida: gli effetti di un
binomio...a volte mortale
Si sa, gli eccessi fanno male.
Soprattutto se si parla di alcol sommato ad altri fattori come la guida o l’uso
di farmaci. Abusare di alcolici, infatti, non solo è dannoso per l’organismo.
Se “mal abbinati” infatti possono anche costare la vita. Ne è un esempio la
guida in stato di ebbrezza che, insieme all’alta velocità (è di pochi giorni fa
la notizia di cinque giovani vite spezzate sulle strade del novarese, molte
volte le due cose ‘viaggiano’ a braccetto), rappresenta la principale causa di
incidenti stradali. Anche la Finanziaria 2007 ha preso in esame il problema, ad
oggi si potrebbe definire una vera piaga sociale, con due misure restrittive:
il divieto di vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni e nelle
stazioni di servizio lungo le autostrade 24h su 24; per quest’ultime vige anche
il veto sulla somministrazione. Ma quali sono esattamente le conseguenze del
binomio alcol e guida? Prime cose da ricordare sono: l’ebbrezza abbassa il
livello di attenzione, il campo visivo diminuisce e i riflessi sono rallentati.
Naturalmente gli effetti possono variare da soggetto a soggetto, questo dipende
dalla velocità di metabolizzazione. Ad esempio un uomo sano, sui 75 kg riesce a
metabolizzare 7,5 grammi di alcol, circa un bicchiere di vino, in un’ora.
Questo però non significa che se continuerà a bere la velocità rimarrà la
stessa. Infatti, si tratta di un meccanismo che rallenta, al secondo bicchiere
il tempo di metabolizzazione aumenta, quindi gli effetti dell’ebbrezza si
avvertiranno per più tempo.
Le quantità e gli effetti |