ANSA UBRIACO INVESTE E UCCIDE 2 RAGAZZINE, ARRESTATO BOLZANO - Era ubriaco ed è stato arrestato il giovane
automobilista che nel tardo pomeriggio ha investito e ucciso due ragazzine di
15 e 10 anni (*) a Monte San Pietro.
Inutili erano stati i soccorsi subito chiamati sul posto. L’investitore non
si è fermato dopo l’incidente trascinando per parecchi metri anche il corpo di
una delle due giovani vittime. L’incidente si è verificato nei prezzi del
campo da golf di Monte San Pietro, in una zona non bene illuminata. Le due
ragazzine, due amiche, sono state centrate in pieno. Le loro condizioni erano
apparse subito estremamente gravi. I carabinieri hanno rintracciato rapidamente
l’investitore, un giovane del posto che è risultato positivo al test
alcolico. (*) Nota: come sapete lo scorso 2 novembre il TG1 della sera ha preso spunto
da una ricerca americana su topi e resveratrolo per lanciare la notizia “Chi beve vino campa cento anni”. Il Direttore della testata, Gianni Riotta (tg1_direzione@rai.it ), è stato sollecitato
a chiedere scusa per quel vergognoso servizio, e per quel titolo ancora
peggiore, da numerosi autorevolissimi uomini di scienza, da privati cittadini e
da alcune Associazioni, tra le quali diverse associazioni di familiari e
vittime della strada (http://www.europeanconsumers.it/articolo1.asp?idarticolo=3361&idsezione=26 ). L’occasione per portare quelle scuse adesso è arrivata. Non sarebbe etico né morale, nelle prossime edizioni del
TG1, trasmettere un servizio sulla morte di due ragazzine uccise da un
automobilista ubriaco che prescindesse da queste scuse. Alessandro Sbarbada - a.sbarbada1@tin.it TGCOM Pirata strada uccide 2
ragazzine Due ragazzine sono state investite e uccise mentre
camminavano lungo la strada davanti a un campo da golf a Monte San Pietro, in
Alto Adige. L’automobilista era ubriaco e non si è fermato, trascinando il
corpo di una delle vittime sul cofano della macchina per parecchi metri. L’uomo,
residente in un vicino paese, è stato arrestato dai carabinieri. Il pirata
ha detto di non essersi accorto di nulla. L’incidente si è verificato quando ormai era buio. Lungo la strada del paese, famoso proprio per il campo da golf, il traffico era scarso come la visibilità. Le due ragazzine, due amichette di 15 e 10 anni, i cui nomi non sono stati resi noti, stavano tornando a casa camminando lungo il ciglio della strada. L’auto investitrice le ha centrate in pieno e non si è fermata. L’allarme è scattato subito. Sul posto sono accorse le ambulanze del pronto soccorso. Le condizioni delle due amiche sono apparse ai medici estremamente gravi. Tutti i tentativi di rianimarle sono stati inutili. Le ragazzine sono morte poco dopo. BRESCIAOGGI Prosegue l’impegno dei «club» bresciani protagonisti di
alcune iniziative L’A.C.A.T. di Brescia, che ha sede in Via San Faustino, 38
(telefono 030-3756270), ha attualmente attivi 16 club, dodici in città e
quattro in provincia. Le persone coinvolte in questa attività sono circa 160
complessivamente, impegnate nella condivisione di un problema che ha effetti
dirompenti a tutte le età. L’A.C.A.T. di Brescia sarà impegnata da sabato 25
novembre a venerdì 1 dicembre in Piazza Paolo VI: «Saremo in una delle casette
del Comune e riceveremo tutti i bresciani che vogliono avere informazioni sulla
nostra attività - spiega il presidente Fausto Cappa -. Distribuiremo materiale
informativo e gadget per spiegare la portata dei problemi causati dall’alcol e
per parlare delle possibilità di affrontarli. In dicembre, infine, saremo
impegnati in alcuni contatti con le scuole superiori perché la pericolosità
dell’alcol deve essere conosciuta dai giovani, spesso vittime degli incidenti
del "sabato sera" nei quali il consumo di sostanze alcoliche ha un
peso determinante». Ricordiamo che l’Organizzazione mondiale della Sanità,
nel suo rapporto «Global Burden of Disease», ha rimarcato come l’alcol sia
il terzo più importante fattore di rischio, dopo il fumo e l’ipertensione,
per tutte le morti per malattia o morti premature in Europa. L’alcol comporta
più rischi del colesterolo alto e del sovrappeso, tre volte più rischioso del
diabete, e cinque volte più dell’asma. Lo Studio comparativo europeo sull’alcol, finanziato dalla Commissione Europea, ha rimarcato che, col variare in alto o in basso del consumo di alcol di un paese, il danno varia in alto o in basso parallelamente. Questo si applica a tutti i paesi europei, ed è confermato dal rilevamento che i paesi a più alto consumo individuale di alcol sono quelli che registrano i maggiori danni. Infatti, con l’eccezione dell’Irlanda, che ha avuto un aumento recente, senza precedenti, nel consumo di alcol, i primi quattro paesi europei in termini di consumi nella seconda metà degli anni ‘90 sono Portogallo, Francia, Germania ed Austria. Gli stessi paesi, con l’aggiunta dell’Italia, sono quelli che hanno registrato il più alto numero di morti per cirrosi epatica, che è un indicatore molto sensibile del danno alcolcorrelato. IL GIORNALE DI VICENZA Terribile incidente alle 2.50 in contrà S. Francesco:
l’auto addosso al “Banana cafè” Nazir Paiva, titolare del “Banana cafè”, è ancora scossa.
È stata lei a dare l’allarme subito dopo il terribile incidente avvenuto la notte
scorsa in centro città. Un’auto, con a bordo due giovani, si è schiantata con
estrema violenza contro il muro esterno del locale di contrà Forti S.
Francesco. Al volante, in base ai primi accertamenti, c’era un vicentino che
guidava in stato di ebbrezza e senza patente, mai conseguita. Sia lui che
la giovane al suo fianco sono ricoverati in prognosi riservata al S. Bortolo.
Lei, accolta in rianimazione, è molto grave. Lo schianto è avvenuto intorno alle 2.45. La Peugeot 206
intestata a Isabella Beschin era condotta da Marcello Facci, 21 anni, residente
in città, che stava percorrendo la via diretta da ponte Pusterla verso il S.
Bortolo. Al suo fianco l’amica Valeria Ceccon, 20 anni, pure residente in
città, che aveva appena finito il turno da cameriera in un altro locale del
centro città. Da quanto è emerso, la vettura è sbandata improvvisamente
verso sinistra, in prossimità della curva davanti al patronato di S. Marco. Il
giovane non è riuscito più a tenerla in strada e la Peugeot è andata prima a
sbattere contro un cordolo, che ha fatto quasi da trampolino, quindi
direttamente contro lo spigolo del “Banana”. Un botto terrificante. «Sono uscita subito a vedere - racconta la barista -, lui
era disteso, lei piegata sul cofano. Ero in panico, ho chiamato la polizia. La
prima impressione che ho avuto è che fossero morti entrambi, per fortuna non è
così». In contrà S. Francesco sono arrivate in pochi minuti due
ambulanze del Suem con i vigili del fuoco. Questi ultimi hanno estratto
Valeria, rimasta incastrata fra le lamiere di quello che rimaneva
dell’abitacolo; hanno lavorato con estrema celerità e prudenza, perché in
strada si era riservata la benzina del serbatoio e c’era il rischio concreto
che partisse un incendio. La ragazza è stata intubata e portata d’urgenza in
rianimazione, con ferite molto gravi. Anche il conducente aveva perso i sensi;
in mattinata si è un po’ ripreso ma le sue condizioni restano serie. Nel frattempo, in strada si sono radunate parecchie
persone, spaventate per l’accaduto, e la polizia stradale ha compiuto i
rilievi. Il giovane, del quale non si trovavano i documenti, è stato
identificato solamente nella mattinata di ieri quando è stato sottoposto
all’alcoltest (*) attraverso le analisi del sangue. L’esito avrebbe
evidenziato che aveva bevuto troppo. Ieri i poliziotti hanno cercato di ricostruire la dinamica
dell’incidente, nel quale peraltro non risultano coinvolti altri mezzi. Non è
escluso che a provocare la sbandata, oltre all’alcol e all’inesperienza, siano
stati un colpo di sonno e l’alta velocità, vista la violenza dello scontro
contro il muro. (*) Nota: pare di capite che l’alcoltest sia stato eseguito diverse ore dopo l’incidente, quindi la percentuale di alcol nel sangue si era già ridotta in modo importante. IL GAZZETTINO Vicenza L’incidente in contra’ San Francesco. A guidare la Peugeot
206 un ventunenne senza patente perché mai conseguita Lei in rianimazione, lui in prognosi riservata per i
numerosi traumi riportati. È finita così la notte brava di due amici che, dopo
aver alzato un po’ troppo il gomito, con l’auto si sono schiantati contro il
Banana Caffè all’altezza del civico 76 di Contra’ San Francesco in centro a
Vicenza. L’incidente è avvenuto poco prima delle tre di ieri
mattina proprio di fronte al Cinema San Marco. La Peugeot 206, condotta dal
venticinquenne M.F., si è improvvisamente trasformata in un bolide impazzito
che, fuori controllo, ha concluso la sua folle corsa sulla facciata in
ristrutturazione del locale, tanto da provocare un vero e proprio boato che ha
svegliato mezzo quartiere. Il giovane, alle successive verifiche ha rivelato un
tasso alcolico piuttosto elevato ed è risultato senza patente perché mai
conseguita: la macchina l’aveva chiesta in prestito a un amico. Ad avere la peggio, è stata la passeggera V.C. ventenne
residente in città: una volta estratta dalle lamiere è trasportata all’ospedale
si è reso necessario il ricovero d’urgenza nel reparto di terapia intensiva, ma
a detta dei medici non sarebbe in pericolo di vita. Sul posto sono intervenuti anche i vigili del fuoco del comando di via Farini che hanno lavorato oltre un’ora anche perché si temeva ci fosse il rischio che il veicolo potesse incendiarsi. I rilievi sono stati effettuati da una pattuglia della Polstrada. IL GIORNALE DI VICENZA L’incidente è avvenuto nella notte a Mussolente. di Lucio Zonta Hanno vissuto momenti di terrore i quattro giovani a bordo
dell’Alfa 147 che nella notte tra venerdì e ieri, all’una e mezzo, dopo aver
strisciato contro un furgone, ha effettuato una carambola paurosa, tranciando
anche un palo dell’illuminazione pubblica. Alla fine, l’auto si è fermata,
praticamente distrutta, dopo circa 200 metri dall’inizio del pauroso incidente.
Il sinistro è accaduto a Mussolente, in via Vittoria, non molto lontano dalla
nuova rotonda, costruita di fronte all’altezza della sede del Comune. I quattro
coetanei, tutti di 21 anni, sono finiti all’ospedale: uno solo è stato dimesso
dopo alcune ore. Tutti gli altri sono stati ricoverati con prognosi diverse. Sembra
che il conducente dell’auto procedesse ad andatura piuttosto sostenuta.
Inoltre, all’esame alcolimetrico effettuato in ospedale è risultato positivo.
Si tratta di M. M., residente a Rosà. Nei suoi confronti sono scattati la
denuncia per guida in stato di ebbrezza e il ritiro della patente. Il conducente dell’Alfa 147, che procedeva lungo la
statale con direzione Mussolente, in una curva non lontana da villa Piovene, ha,
secondo le prime ricostruzioni, invaso, seppur di poco, la corsia opposta proprio
mentre sopraggiungeva una furgone Fiat Ducato, a bordo del quale si trovavano
cinque persone, componenti di due famiglie ghanesi. Tra queste una bambina.
L’Alfa ha strisciato contro la fiancata sinistra del furgone ed ha quindi
iniziato una carambola tremenda, sbandando dapprima sulla propria destra e
ruotando di 180 gradi. Probabilmente il conducente è riuscito ad evitare
l’uscita di strada: fatto è che l’auto è andata a finire sulla corsia di
sinistra, saltando sul marciapiede e montando addirittura sul terrapieno che
costeggia la statale. In questo frangente ha centrato e tranciato una palo
della luce, rimasto poi spiaccicato sempre all’Alfa, che ha terminato la corsa
senza controllo, rientrando, ormai distrutta, sulla corsia di destra. Nella
carambola i due occupanti del sedile posteriore P.R., di San Zenone, e B.N.,
Tezze, sono stati sbalzati sull’asfalto. Il conducente, M.M., e il quarto
giovane S.D., di Tezze, sono rimasti invece imprigionati tra le lamiere
contorte dell’Alfa. Per estrali si è reso necessario l’intervento dei vigili
del fuoco. I quattro feriti sono stati trasportati al San Bassiano
con le ambulanze e sottoposti a cure ed accertamenti. Di questi, qualche ora
dopo, solo S.D. è stato dimesso. Per gli altri si rende necessario un ricovero
più prolungato. Le diagnosi sono varie, con fratture e traumi cranici. È andata invece bene ai cinque ghanesi, residenti nel
comprensorio, usciti indenni dal sinistro. Per i rilievi è intervenuta la pattuglia di turno della polizia locale dell’Unione dei Comuni, che ha lavorato non poco per ricostruire la dinamica di un sinistro che poteva avare conseguenze assai ben più drammatiche. Nella carambola di 200 metri l’Alfa, infatti, miracolosamente non ha incrociato nessun’altra auto. L’ARENA di Verona Drammatico episodio nella notte a Villafranca. Il ferito è
un camionista. È ricoverato in condizioni disperate nel reparto
rianimazione di Borgo Trento, Roberto La Rocca, un camionista di 42 anni,
residente a Villafranca in località Cappello. Nella notte tra venerdì e sabato,
al culmine di una lite è precipitato da un terrazzo, riportando traumi
gravissimi. L’uomo, che vive da anni a Villafranca con la sua famiglia, è
originario di Bagheria, nel palermitano, e svolge l’attività di
autotrasportatore per conto terzi con due automezzi unitamente al figlio
ventenne Giovanni. Il fatto, secondo la ricostruzione dei carabinieri di
Villafranca, è accaduto all’interno del bar Flamenco in via Fantoni gestito da
una giovane coppia di cinesi nello stabile dove hanno pure sede la macelleria
Alberti e la pasticceria Riveda. Ma andiamo con ordine. Alle 21.30 La Rocca saluta la
moglie dicendo che si sarebbe assentato un’ora per andare a prendere un caffè
in centro a Villafranca. Parte da casa in auto e si dirige al bar. Qui, tra i
clienti dell’esercizio, incontra G.F. originario della Calabria, suo conoscente
che abita a Povegliano, il quale sta parlando animatamente con un giovane. Stando a quanto emerso La Rocca si alza e invita
quest’ultimo a lasciare in pace G.F. Pare che l’invito sia accolto, ma la
tregua dura poco e le «ostilità» riprendono. Segue un nuovo invito e anche
questa volta torna la calma tra i due. Poi G.F. ordina una bottiglia e
inizia a bere vino, mentre La Rocca dal retro del locale riservato ai
fumatori esce sul balcone che si affaccia sopra lo scivolo che conduce ai
garage dello stabile. Passano pochi minuti, G.F. segue La Rocca e per motivi
ancora non del tutto chiariti, tra i due scoppia una discussione che si fa via
via più accesa fino a sfociare in una lite, al culmine della quale La Rocca dal
balcone cade nel vuoto da una altezza di cinque metri: l’uomo batte la testa
sul cemento e rimane esanime con una profonda ferita al capo. All’allarme dato dai titolari del bar accorrono i
carabinieri al comando del luogotenente Marco Fruncillo, che iniziano le
indagini per accertare le responsabilità mentre La Rocca viene portato in
ambulanza, prima al pronto soccorso del Policlinico di Borgo Roma e quindi al
reparto di neurochirurgia in Borgo Trento. Le sue condizioni appaiono subito
gravissime e ieri hanno subito un ulteriore peggioramento; i medici hanno
mantenuto riservata la prognosi. Roberto La Rocca vive da parecchi anni a Villafranca e
abita in una casa di sua proprietà al civico 10 della località Cappello,
borgata proprio al confine col territorio di Sommacampagna. La moglie Concetta
Straputicari è casalinga, ma anche operaia stagionale allo stabilimento
Paluani, il figlio Giovanni è impegnato nell’attività avviata dal padre, la
figlia tredicenne studia e proprio oggi doveva essere ammessa al sacramento
della Cresima. La famiglia è sconvolta e quasi incredula per quanto
accaduto. «È assurdo che succedano cose del genere. Gli hanno fatto del male»,
piange la moglie Concetta, «c’era il bar pieno di gente, come può essere
accaduto un fatto del genere? ». «Domani (oggi per chi legge, ndr) doveva essere un giorno
di festa», sussurra la cognata Angela Straputicari, «e invece ci troviamo
colpiti da un dolore improvviso e atroce. È inspiegabile che possa avvenire un
fatto dalle conseguenze così drammatiche». Sconvolto anche il figlio Giovanni che vive in famiglia
con i genitori e un mese fa ha avuto il suo primo bambino. Racconta quanto gli
hanno riferito delle persone presenti venerdì sera al bar Flamenco di via
Fantoni: «Adesso», sbotta, «nessuno sa niente e nessuno ha visto cosa è
successo, come mio padre possa essere caduto nel vuoto. Chiedo solo che sia
fatta giustizia». Carlo Rigoni IL GAZZETTINO Rovigo IL CASO Causa un incidente a Canaro e scappa a Occhiobello Sebbene se ne fosse andato dopo l’incidente, lasciando ai
passanti una donna ferita e fosse stato ritrovato a piedi ubriaco, non gli è
stato imputato nessun reato. È accaduto a P.P., un 40enne originario di Bologna
ma residente a Canaro, che l’altra sera, verso le 20.50 era fermo con la sua
auto sulla statale Eridania verso Ferrara, proprio nel suo comune. Un’auto che
viaggiava nella stessa direzione, guidata da una donna dell’82, K.R., non
accorgendosi della vettura ferma a causa della nebbia, per schivarla è finita
nel fossato. A questo punto alcuni passanti, accortisi dell’incidente, si sono
precipitati per dare i primi soccorsi ed hanno chiamato ambulanza e vigli del
fuoco, oltre alla polstrada per gli accertamenti. L’uomo, verificato che la
donna non era grave visto che si era alzata da sola, ha preferito non attendere
il Suem e se ne è andato per i fatti suoi. Fino ad Occhiobello, non così
lontano. Solo che poi ha deciso di abbandonare l’auto e di tornarsene a casa a
piedi. Uno dei passanti però ha memorizzato la sua targa e l’ha comunicata agli
agenti della polstrada che si sono messi subito sulle sue tracce. Suonato al
campanello di casa sua, P.P. risultava assente. Sono state allertate pure le
pattuglie di Ferrara, città che l’uomo frequentava d’abitudine. I poliziotti
sono riusciti persino a telefonare a qualche suo parente, ma di lui nessuna
traccia. Solo dopo alcune ore P.P. è stato intercettato a Canaro, in centro, a piedi e in stato di ebbrezza. Gli agenti della Polstrada però a questo punto non hanno potuto imputargli alcun reato: l’uomo era a piedi e, seppur ubriaco, non arrecava danno a terzi e per di più si era prima assicurato che la donna finita nel fossato stesse bene. Nessuna omissione di soccorso dunque. L’ARENA di Verona La tradizione di San Martino Un gelido paesaggio: un giovin soldato a cavallo dal
mantello scarlatto, davanti nel gelo gli sta un mendicante dalle vesti lacere
quasi ignudo, il cavaliere taglia con la spada il proprio mantello e ne dà metà
all’indigente. Era San Martino di Tours. «Quel povero ero io», dirà in sogno
Dio al cavaliere. Subito il clima migliorò, era l’«estate di San Martino»,
quando la temperatura cresce per qualche giorno e riappare il sole. Scadono i
patti agrari, si pagano le fittanze, i mezzadri i quel giorno lasciano le
cascine per la fine del contratto e dell’annata agraria, si restituiscono i
terreni presi in affitto, o lo si paga al proprietario dei fondi. Chiese dedicate al santo si trovano ad Avesa, Peschiera e
a San Martino Buon Albergo, poi a Lazise, Legnago, Vago di Lavagno. Ci sono
anche la pieve di Negrar e le chiese di Salizzole, Povegliano e Volargne.
Piccole fiere col nome del santo si tengono a Lazise, Tregnago e a San Martino
Buon Albergo. Ma che vita ebbe questo santo tanto importante e dal culto
esteso a tutta Europa? Piero Bargellini in «Un santo al giorno» ne parla
commosso. C’è pure un San Martino di Porres, argentino, patrono dell’America
Latina e protettore dei topi, ma quello di Tours è nostrano. Nato nel 315 dopo
Cristo a Sabaria in Pannonia, diverrà il più popolare dell’Occidente, studiò e
venne educato a Pavia, a 15 anni era un soldato di cavalleria destinato alla
Gallia, l’incontro «celebre» lo ebbe ad Amiens nel 350, seguì l’apparizione con
la celebre frase: «Ti ringrazio per il mantello, qualunque cosa farete ai
poveri, l’avrete fatta a me». A Poitiers venne eletto vescovo a voce di popolo, eresse
un convento e diffuse la fede nelle campagne contro il paganesimo, poi fu a
Tours nel 371 tornando anche in patria a combattere l’arianesimo. Il suo
biografo, Sulpicio Severo, narra che quando morì nel 397 a Candes, nella
regione della Touraine, 2000 monaci ne accompagnarono la salma da Treviri a
Tours nell’abbazia di Marmontier che aveva fondato con il suo ordine monastico.
Era popolarissimo nelle campagne, l’11 novembre era tempo
di «fare San Martino». Che diventa Buonalbergo dove le strade romane Postumia e
la Porcilliana di Belfiore s’incontrano. Appunto è il protettore degli
albergatori e della fanteria, della città di Belluno, di mendicanti, militari,
poveri, mariti traditi, fabbricanti di botti, sommelier, osti e degli
ubriachi. Ecco il dunque. E’ il santo del vino novello, invocato contro
il pericolo di prendere sbronze. Prosit. Bartolo Fracaroli IL MESSAGGERO Latina SPERLONGA Grave incidente stradale ieri mattina intorno alle sette
sulla strada statale Flacca, nel territorio di Sperlonga. Un furgone Mercedes
Mb-416 ha tamponato violentemente un ciclomotore Peugeot Toxor scooter sul
quale viaggiava un immigrato indiano. L’uomo è stato scaraventato sull’asfalto
e il furgone lo ha poi nuovamente colpito trascinandolo per alcuni metri.
L’indiano è stato trasportato d’urgenza, con l’eliambulanza, all’ospedale Santa
Maria Goretti di Latina dove è ricoverato in condizioni gravissime. Alla guida
del furgone c’era Domenico Nuzzo, 38 anni, della provincia di Caserta. Subito
dopo l’incidente si è fermato prestando i primi soccorsi all’indiano e
chiamando subito il 118. Per i rilievi dell’incidente sono intervenuti gli
uomini della polizia stradale di Terracina coordinati dall’ispettore superiore
Giuliano Trillò. L’indiano, che ha sui 30 anni, procedeva in direzione di
Terracina ed era sprovvisto dei documenti. I carabinieri di Scauri hanno arrestato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Latina, il pensionato minturnese Domenico D’Acunto, 73 anni, accusato di tentato omicidio nei confronti della moglie. L’episodio avvenne il 10 ottobre scorso a Scauri, nell’abitazione di via Cistrelli. L’uomo, in preda ad evidente ubriachezza, aggredì, dopo l’ennesima lite, la consorte, colpendola con un’ascia all’addome e alla regione cervicale. Per fortuna si trattò di ferite lievi, che costarono però all’uomo, già con precedenti a carico, l’accusa di tentato omicidio. CORRIERE ADRIATICO SIMULA UN’AGGRESSIONE ancona - “Aiuto, sono stata aggredita”. Non ha retto a lungo la denuncia di una donna che è stata soccorsa dalla Croce Rossa nella notte tra venerdì e sabato. Sul posto anche le forze dell’ordine: in breve s’è potuto accertare che lo stato d’agitazione era dovuto a un momento confusionale che l’aveva portata a denunciare un’aggressione mai avvenuta. Poiché lo stato di alterazione non migliorava, è stato deciso - d’accordo con i medici del pronto soccorso - di sottoporre la donna a un trattamento sanitario obbligatorio, in maniera tale che non potesse far del male a sè e agli altri. La notte di venerdì è stata molto impegnata per la Croce Rossa: intorno alle 3 e 20, il personale è dovuto intervenire in via Bocconi, proprio all’intersezione con l’asse nord-sud. Qui un giovane, in evidente stato di abuso etilico, è finito con l’auto contro lo spartitraffico. Più danni al fegato per l’alcol ingurgitato che altro: ma resta il problema delle persone, ancora troppe, che continuano a mettersi alla guida in condizioni di salute precarie a causa dell’abuso di bevande alcoliche. IL GAZZETTINO Treviso SUL TERRAGLIO Finto poliziotto bloccato dagli agenti veri Preganziol «Vi prego aiutatemi c’è un pazzo che mi segue». Sconvolto e impaurito S.T., 29 anni di Treviso ieri notte si è visto, suo malgrado protagonista di una terribile avventura. Intorno all’una e 40 il giovane stava rientrando in città al volante della sua auto, procedeva sul Terraglio. Ad un certo punto una Audi A6 ha cominciato a seguirlo, facendosi notare in ogni modo lampeggiando in continuazione con i fari abbaglianti. Ad un certo punto S.T. vede che la macchina che lo segue accende un lampeggiante blu, posizionato sul cruscotto. «A quel punto - racconta il 29enne - ho pensato che si trattasse della Polizia. Per questo e solo per questo mi sono fermato accostando, e mi sono avvicinato all’automobile». All’interno dell’Audi A.D.P., 23 anni di Zero Branco. «Ho capito che c’era qualche cosa di strano. dall’auto fuoriusciva un forte odore di sostanze alcoliche, il giovane aveva evidentemente bevuto. quando ho visto poi che sul sedile vicino al guidatore c’era un arma, sono corso in macchina e sono fuggito». Fortunatamente S.T. si è imbattuto poco più avanti in una vera pattuglia della polizia. Gli agenti nel giro di qualche minuto con le indicazioni di S.T. hanno bloccato ed identificato A.D.P., che è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza e per detenzione abusiva di armi da fuoco. IL GAZZETTINO Il gruppo rock dei ... Washington Il gruppo rock dei Guns’N’Roses ha cancellato una tappa
del tour americano per il divieto di portare alcolici sul palco durante
l’esibizione. Il
concerto era previsto lunedì prossimo a Portland, nel Maine, dove la band del
vocalist Axl Rose è arrivata per presentare l’ultimo lavoro, dal titolo
"Chinese Democracy". Uno spettacolo che prevede anche i fuochi
d’artificio che devono essere controllati preventivamente dagli ispettori dei
vigili del fuoco. Un portavoce dei pompieri ha spiegato che i Guns’N’Roses
volevano consumare birra, vino e Jagermeister durante il concerto, ma il
consumo di alcolici gli è stato proibito e così dopo due ore hanno deciso di
annullare la data. Nel suo sito internet la band lamenta la cancellazione della tappa, ma ne attribuisce la colpa all’ispezione che «ha reso impossibile» il consueto concerto di alto livello che «i fan meritano». IL MESSAGGERO Ancona Dopo i drink, danno fastidio i decibel Piazza del Papa. Vigilantes: a bada gli ubriachi. Proteste
per la musica di LETIZIA LARICI Movida sotto lo sguardo vigile di due guardie giurate in
piazza del Papa. Il servizio, voluto da Nu54, Plaza e Gnaooo...Gatti, i tre
locali che si affacciano sul salotto dell’Ancona bene, per scongiurare episodi
di violenza e atti vandalici sembrerebbe aver dato i suoi frutti. Almeno nella
serata sperimentale di venerdì, la prima scandita dalla ronda dei vigilantes.
Le migliaia di persone che hanno gremito la piazza dalle 23 in poi non si sono
esibite in gesti spiacevoli, come quello che aveva visto protagonista alcuni
sabati fa il titolare del ristorante La Moretta Corrado Bilò, vittima di un
lancio di bicchieri di vetro dalla folla che lo avevano sfiorato. Per evitare
repliche, il Nu54 ha anche rivoluzionato il servizio al banco, somministrando
drink in policarbonato. Soddisfatto Bilò, che venerdì sera ha in parte
controllato personalmente la situazione per poi lasciare di guardia
all’ingresso del suo locale i suoi uomini di fiducia. Sorveglianti che il
ristoratore è stato costretto ad assoldare per allontanare facinorosi pronti a
distruggere qualcosa o giovani ubriachi intenti a fare i propri bisogni sulla
soglia della Moretta. «Siamo partiti con il piede giusto - osserva Bilò - la
serata, nonostante la gran folla, si è svolta tranquillamente. I vigilantes
ingaggiati dai colleghi hanno fatto un buon lavoro, posizionandosi nei punti
strategici della piazza per avere una visuale il più possibile completa. Certo,
è ancora presto per dare giudizi, prima voglio vedere cosa succederà nei
prossimi giorni. In ogni caso sono contento che gli altri esercenti della
piazza mi abbiano dato retta e che i ragazzi del Nu54 abbiano subito eliminato
i bicchieri di vetro». In realtà la serata non è andata proprio liscia. Intorno
all’una, Plaza e Nu54 hanno ricevuto la visita della polizia chiamata dai
residenti infastiditi dalla musica troppo alta. «Più che il volume - osserva
Roberto Cecchetti, tra i titolari del Nu54 - credo che sia il brusio ad
interrompere i sonni degli inquilini. Che dire, se non che cercheremo di fare
del nostro meglio per andare incontro alle esigenze di tutti». La “rivoluzione”
dei bicchieri non ha creato particolari problemi alla clientela. La differenza
tra il vetro e le perfette copie di bicchieri “Avana Club” in policarbonato
praticamente non si notava. In realtà di vetro, in piazza, ne circolava. La
misura, per ora adottata solo dal Nu54, va ancora messa bene a punto. «Non abbiamo ancora ricevuto - prosegue Cecchetti - tutti i bicchieri ordinati. Entro un paio di settimane contiamo di far sparire definitivamente il vetro dal servizio al banco». E a febbraio si adeguerà anche il Plaza. I due vigilantes, scelti con cura tra coloro che sono soliti prestare servizio nelle feste doriche e per questo in grado di riconoscere al volo il cliente più agitato, hanno presidiato la piazza dalle 23 alle 3 di notte, mischiandosi alla gente senza dare troppo nell’occhio, collegati tramite il cellulare con i gestori dei tre locali. IL GAZZETTINO Vicenza CAMPOSAMPIERO L’appello del Comitato famigliari vittime
della strada: in dieci mesi si sono verificati 192 sinistri, due dei quali
mortali In tre anni incidenti aumentati del 25 per cento Statale del Santo, via Commerciale, via Desman e via
Caltana le più pericolose. Proposta la chiusura anticipata dei locali Camposampiero Chiusura serale anticipata dei locali. Questa la
controffensiva lanciata dal sindaco di Camposampiero, Marcello Volpato, per
contrastare l’emergenza incidenti stradali. «L’unico modo per ridurre le
stragi del venerdì e del sabato notte e, più spesso, ormai, anche del sabato e
della domenica mattina è quello di cambiare rotta. In particolare sulla
somministrazione di bevande alcoliche fino alla chiusura anticipata dei locali.
Se vogliamo davvero contribuire a salvare delle vite, soprattutto giovani,
l’unica strada rimane questa». Il forte appello di Volpato è stato lanciato nel corso del
convegno dell’altra sera ai Santuari Antoniani dal titolo "Fermiamo la
strage sulle strade", promosso dal Comitato dei famigliari vittime
della strada "Per non dimenticare" di Camposampiero. Nel corso
dell’incontro sono stati fornite le statistiche, aggiornate al 31 ottobre
scorso, sull’incidentalità nel Camposampierese. Ad illustrarle il comandante
della Polizia municipale dell’Unione dei Comuni del Camposampierese, maggiore
Gianni Tosatto. Negli otto Comuni gli incidenti sono purtroppo in aumento. Fino
ad ottobre erano stati 192, di cui 142 con lesioni e 2 mortali (nel 2005 erano
stati 185, nel 2004 146). A Camposampiero gli incidenti, finora verificatisi,
sono stati 43, 27 con lesioni, la strada più pericolosa è la Statale del Santo;
a Loreggia 18 di cui 2 mortali, la strada più a rischio rimane la Statale 307;
a Santa Giustina in Colle 14, di cui 2 con lesioni, la strada più pericolosa è
via Commerciale; a Borgoricco si sono verificati 30 incidenti, 25 con lesioni,
i punti "neri" sono via Desman e via Roma; a San Giorgio delle
Pertiche 20 incidenti, di cui 13 con lesioni, la strada più pericolosa è la
Statale del Santo; Villa del Conte, 4 incidenti, 3 con lesioni, via Commerciale;
Villanova di Camposampiero, 11 incidenti, 11 con lesioni, la strada più
pericolosa è via Caltana; infine, Campodarsego che conta, purtroppo, ben 52
incidente, di cui 41 con lesioni, 16 si sono verificati in via Antoniana, 10 in
via Caltana, 7 in via Bassa e sempre 7 in via Olmo. Dopo i saluti del presidente del Comitato Giovanni Boin e
del padre guardiano dei Santuari, Oliviero Svanera, sono intervenuti gli
avvocati Perluigi Riondato ed Antonio Dario, l’architetto Luca Pasquali, lo
piscologo Roberto Nalon, il vicepresidente della Provincia Mario Verza, il
senatore Antonio De Poli, Vanna De Tomi responsabile dell’Associazione
famigliari Vittime della Strada, Francesco Cazzaro, presidente dell’Unione dei
Comuni del Camposampierese, ha coordinato Luca Marin. Nicoletta Masetto L’ADIGE «Io, rinata dopo anni di violenze» Una storia che dà speranza a tutte le donne picchiate «Vorrei dire alle donne che si sveglino, che caccino la paura. Sono venuta al giornale proprio per questo. Si può?». Signora, può essere utile a tutti. Allora prende coraggio e dice: «Liberatevi, possiamo tornare a vivere, nonostante tutto. Io ci sono riuscita». Le brillano gli occhi verdi nel viso smunto. L’invito è di M.E.B., donna di 43 anni (abitante in un paese della Valsugana). O meglio, è un urlo che si fa largo nelle viscere, poi esce dalle labbra per troppi anni chiuse, viene dal profondo, assai più potente di quelli sparati a tutta voce. È figlio della sofferenza, dell’umiliazione, delle traversie d’una vita veramente difficile. È anche la disapprovazione per un mondo che l’ha osservata, spesso con occhio indifferente, completamente immersa nel mare del disagio in cui lei, donna, nuotava spesso da sola, andava sotto, annaspava, poi risaliva e poi tornava sotto. Ora riesce a respirare a pieni polmoni, non le accadeva da anni e lo vuol far sapere. Le sta vicino un uomo adulto, il suo nuovo compagno. Il precedente, giorni fa era finito in carcere perché aveva picchiato una donna. Come era accaduto a lei, per tanto tempo. Lo raccontano i verbali di denunce fatte e firmate dalla donna presso le forze dell’ordine («mi hanno capito, consigliato ed aiutato, lo vorrei dire, anche i miei genitori, ma sono troppo anziani») ed in questura, a Trento. Le conoscono i giudici che se ne stanno occupando. Le conoscono anche alcuni servizi pubblici. M.E.B. racconta la sua rinascita. Lei, trentina di Trento, aveva abitato in una cittadina lombarda dove ha lavorato come cuoca in una mensa aziendale per anni. Casualmente conosce un giovane uomo con cui s’accompagna. «Ci siamo piaciuti, ci siamo anche amati, disgraziatamente». Convivono, per quasi quattro anni. Approdano nel paesino trentino, dove i genitori di lei possiedono una vecchia casa diroccata, non agibile. Lui lavoricchia. Comunque ci abitano, tra ragni, raggi di sole ed amore, all’inizio. Un rifugio di fortuna, senza bagno. «Vivevo come una barbona», dice ora con la franchezza della serenità ritrovata. Lavava la biancheria nella fontana del paese, sul ciglio della strada. Dalla città lombarda s’era portata in Trentino una forte forma di anoressia, iniziata cinque anni fa, ora non ancora del tutto risolta. La donna ha due figli, non vivono con lei. Si porta in Trentino il fardello della vita precedente, lavoro e non lavoro, compagni giusti e sbagliati, tentativi di suicidio. «Avevo cominciato a lasciarmi andare sei anni fa, ho vissuto momenti brutti, più volte ho voluto morire, ma il mio angioletto m’ha sempre salvato». Lei ci crede. L’angioletto era di volta in volta un adulto, un vicino, la circostanza fortunata. A morire ci ha provato veramente. Ricorda il vuoto umano che la circondava, l’indifferenza delle persone. Lei voleva a tutti i costi vivere, amare, ma non riusciva ad essere felice e precipitava nel gorgo, seppur giovane. «Ora voglio vivere, ho tolto l’alcol, ho imparato a volermi bene, quindi assaporo tutto della vita, oggi». Non bastava l’anoressia che l’aveva portata un anno fa ai 36 chilogrammi di peso, s’era data anche all’alcol «per infelicità», ricorda. Ne è uscita da qualche mese, dopo aver frequentato un centro di alcolisti anonimi. La depressione, l’anoressia, anche l’instabilità mentale. È stata seguita da un centro di salute mentale, s’è ripresa. Nella casa dei ragni le cose s’erano messe quasi subito male. Lui s’appoggiava a lei, donna fragile. Ha iniziato a picchiarla. I servizi pubblici alla coppia non concedono l’appartamento protetto. Come coppia, non riscuotono alcuna credibilità. E lei patisce il maggior danno. «Ho subito violenza fisica e psicologica da quell’uomo, lo cacciavo, ma dopo ero tanto debole da riaccoglierlo. Sporgevo denuncia, ma poi la ritiravo. Ero plagiata, ora lo riconosco». Non le ultime denunce. Riesce a cacciarlo definitivamente, dopo aver tentato varie volte in precedenza, solamente poche settimane fa. Perché non s’è ribellata prima? «Quando una persona vive come ho vissuto io le mie esperienze effettive, sono molto emotiva di carattere e tengo ai figli, può succedere di ritrovarsi in depressione e farsi del male da sola, accettare anche l’inaccettabile». Tra i molti tentativi di annullarsi, anche il cocktail di medicinali, va in coma. L’uomo cacciato s’accompagna ad un’altra donna, va in galera per violenza, ma esce pochi giorni dopo. Lei cambia abitazione, ha paura, poi trova un compagno forte d’animo e tranquillo. Si sente rinata. Frequenta il corso per il reinserimento, inizia a lavorare. «Sono rinata dopo una decina d’anni, sono contenta e fiduciosa del presente, non ancora del futuro». Ci va prudente. «Un tempo credevo tanto nelle favole, di trovare un uomo che mi volesse veramente bene, ma ora mi sento finalmente padrona di me stessa. Ce l’ho fatta. Leggo di donne picchiate. Ribellatevi. Se ce l’ho fatta io, possono riuscirci tutte». M.A. L’ADIGE Ubriaco, senza patente e con
l’auto non assicurata
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