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Articoli 30/11/2006

Cellulare alla guida: sanzionato anche chi consulta l’agenda

  

Foto Coraggio

Non toccate mai il cellulare mentre siete alla guida di un veicolo: il solo fatto di maneggiarlo potrebbe costarvi la bellezza di 68 euro e cinque punti sulla patente. A rimettere ordine sull’interpretazione, spesso troppo indulgente, dell’art. 173 del codice della strada è intervenuto il Giudice di Pace di Cesena con sentenza del 17 luglio 2006, n. 1162. Davanti al suo scranno era comparso un automobilista multato, sicuro di cavarsela dicendo che, quando i vigili lo avevano fermato, lui a telefonare non ci pensava nemmeno: la sua macchina è dotata di un comodissimo viva voce ed il telefonino l’aveva estratto solamente per consultarne l’agenda. Perché allora contestargli l’uso dell’apparecchio? Certo, il suo argomento non era niente male: il codice della strada non sanziona chi tiene in mano un’agendina, quindi per analogia il verbale proprio non sembrava aver colto nel segno. Di diverso avviso, invece, si è manifestato il giudice di Cesena il quale, eloquentemente, ha osservato che non si comprenderebbe perché il legislatore, stando all’assunto dell’opponente, avrebbe inteso vietare le sole conversazioni telefoniche e non altri tipi di utilizzo del telefono cellulare, quando l’invio od il ricevimento di messaggi, o la consultazione della rubrica, proprio perché presuppongono l’impiego di almeno una mano per reggere il telefonino e comportano il distogliere lo sguardo dalla strada, appaiono assai più pericolosi per la sicurezza stradale. Queste ulteriori e diverse modalità di utilizzo, infatti, oltre a distrarre né più e né meno che la semplice conversazione telefonica, incidono sulle concrete capacità di conduzione del veicolo (il volante viene retto con una sola mano), e sul controllo dello stato del traffico (lo sguardo del conducente è rivolto al cellulare e non alla strada). Il tema della decisione tocca un fenomeno di crescente diffusione: sempre di più, nonostante i rigori della legge, chi giuda trova utile conversare via etere, sfruttando i tempi di spostamento o guidando in piacevole compagnia di una voce amica. Ma l’uso del cellulare in auto, anche con il viva voce, aumenta di ben quattro volte il rischio di incidente grave. A lanciare l’allarme è uno studio, dell’Insurance Institute for Highway Safety e pubblicato dal British Medical Journal, che ha comparato l’uso del telefonino nei dieci minuti prima dell’incidente con l’uso effettuato dallo stesso guidatore la settimana precedente. L’analisi è stata condotta, in Australia, su un campione di conducenti ricoverati in ospedale a seguito di sinistri avvenuti dall’aprile 2002 al luglio 2004. La scelta dell’Australia è dipesa dalla maggior facilità di acquisire i dati necessari: là, infatti, le compagnie telefoniche sono più inclini a fornire i dati relativi alle chiamate degli utenti, ovviamente previo consenso degli stessi interessati. L’incremento quadruplo negli incidenti con feriti è costante, senza differenze legate al sesso o all’età; la stessa percentuale di aumento è stata riscontrata tanto nel gruppo degli uomini quanto in quello delle donne; lo stesso dicasi per i gruppi sotto i trent’anni e quelli con maggiore anzianità.

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Ma il dato più sorprendente, e forse più significativo ai fini della applicazione dei giusti rimedi legislativi, è che la percentuale è di pari incremento anche tra coloro che utilizzavano il telefonino con sistemi vivavoce o auricolare e tra coloro che invece tenevano il cellulare in mano durante la guida. Questo, è intuitivo, significa che ai fini della sicurezza stradale non influisce tanto la ridotta presa sul volante, da parte di chi impugna il telefonino, ma allo stesso modo la sola distrazione che la conversazione induce. Stando ai risultati dunque, il nostro art. 173 del codice è anche troppo magnanimo, poiché consente comunque l’utilizzo del telefono a patto che si tenga ben saldo il volante. Sul piano applicativo, fino alla sentenza di Cesena, è stata una rincorsa tra agenti e giudici di pace. I primi a contestare una difficile ipotesi sul piano della prova e della contestazione immediata, i secondi ad assolvere plenariamente, consapevoli che ogni cavillo può risolversi in una occasione di fare generosa giurisprudenza. Così sono stati messi in dubbio gli accertamenti non contestualmente contestati: il vigile nota il guidatore passare talmente distratto da non tentare nemmeno di abbassare la mano per nascondere il cellulare; l’utente sostiene di non aver telefonato e porta in giudizio tanto di tabulato che gli dà ragione (tutto questo in un mondo in cui ogni famiglia dispone di quattro cellulari ed ognuno può avere in tasca tante schede per quante banconote da cinque euro è disposto a spendere); l’uso del telefono non era fatto in modo conforme alla natura del mezzo (in fondo è un apparecchio telefonico e se si usa per fare una foto o mandare un messaggio niente sanzione). Insomma, chi più ne ha più ne metta. Anche dall’altra parte qualche eccesso: multa anche a chi pedala in bici (che del resto è un veicolo) o chi procede coi pattini a rotelle. Con senso molto più pratico, l’autorità giudiziaria inglese, dall’uso del cellulare in macchina ha tratto beneficio. Il primo uomo, nella storia della giurisprudenza mondiale a ricevere la sentenza tramite radiotelefono è stato un tassista inglese di origine araba. Avrebbe dovuto comparire dinanzi al giudice Caroline Ludlow del Tribunale di Ipswich per ricevere la pronuncia di una sentenza, ma un incidente mortale lo aveva bloccato sulla strada per il Tribunale. L’uomo - che per non dimostrarsi inadempiente ha telefonato al giudice per spiegargli le ragioni del ritardo - non era alla guida, ma viaggiava accanto ad un amico che gentilmente lo stava accompagnando al Palazzo di Giustizia. Dopo essersi accertato che non stesse utilizzando il cellulare mentre era alla guida dell’auto, il giudice Ludlow ha chiesto al tassista se volesse ottenere un rinvio dell’udienza o fosse disposto ad ascoltare la sentenza tramite il telefono cellulare. L’uomo ha scelto la seconda ipotesi. Il giudice Ludlow ha allora pronunciato la sentenza di condanna per infedeli dichiarazioni nell’ambito di una procedura di fallimento cui il tassista era stato in precedenza sottoposto, richiedendo al medesimo conferma di aver capito esattamente il provvedimento di condanna e se avesse qualcosa da dire in proposito. Gli avvocati non hanno potuto opporre alcunché alla decisione del giudice Ludlow, poiché niente impedisce alla Corte, secondo il diritto inglese di pronunciare la sentenza per mezzo del cellulare.  

* Funzionario della Polizia di Stato
e Docente di Politiche della Sicurezza
presso l’Università di Bologna  

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di Ugo Terracciano
da "il Centauro" n. 107
Giovedì, 30 Novembre 2006
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