L’ADIGE Dall’assemblea dei Club un pesante mònito alla cultura
dell’happy hour Dire basta
alla società alcoolica
di CORONA PERER Sono quasi un migliaio in Vallagarina le persone coinvolte,
tra malati e loro familiari. Perchè quando l’alcol entra in una famiglia non
distrugge solo chi ne abusa, ma l’intero nucleo. La loro terapia è perciò
lavorare insieme. Gli alcolisti in trattamento dell’Acat lo hanno ricordato
domenica scorsa, nel loro 19° Interclub con i gruppi presenti nel territorio
che si sono ritrovati per parlare a Villa Lagarina di uno sforzo quotidiano per
cambiare uno stile di vita dannoso che incrocia molte contraddizioni. Infatti non
si tratta solo di risolvere una «tentazione» ma anche di affrontare una
«società alcolica» che promuove il bere. «E non lo punisce abbastanza come dice
la cronaca di questi giorni» dice Franco Baldo presidente Acat riferendosi al
caso del camionista altoatesino recidivo eppure in possesso della patente
nonostante gli fosse stata ritirata almeno 7 volte. «Il fenomeno delle vittime
della strada è essenzialmente un problema di alcol ma se la Francia compra e fa
quasi 5 milioni di alcoltest, l’Italia è a quota 600 mila». (*) Del resto anche
i test possono poco se la pubblicità televisiva propone il bere come forma di
relazione sociale. «L’unico a guadagnarci è lo Stato che introita le tasse
sugli alcolici, non il cittadino» dice Baldo che critica l’attenzione esagerata
sulle leggi antidroga (1000 morti all’ anno) quando l’alcol ne produce almeno
30 o 40.000 per patologie dirette o derivate. «Sono dati reali, non
barzellette. L’alcol costa poco, è alla portata di tutte le tasche. Bisogna
agire sui giovani. Il futuro di una gioventù sana si costruisce nelle feste
analcoliche non sugli happy hour. Stiamo lavorando molto sull’informazione
locale». L’appello di Baldo va anche a chi non ha ancora preso coscienza che
cambiare è possibile: «Non siamo medici sanitari, ma persone che con l’alcol
hanno avuto a che fare. Oggi andiamo avanti a testa alta per testimoniare e
cancellare pregiudizi: uscirne è possibile». Lo hanno detto anche
all’assemblea. Dopo le testimonianze delle famiglie e prima della festa
analcolica con torte casalinghe, sono state consegnate le rose. Cosa
significano? «Gli anni di sobrietà perchè per noi è come restituire alla
comunità una famiglia nuova, ricostruita: rifiorita» dice Franco Baldo che
ricorda come gli interclub siano momenti per ripensare la qualità della vita.
«E’ piena solo se è fatta di emozioni, relazioni, empatia e ascolto. Parliamo
del nostro passato solo per puntare lo sguardo sul futuro». (*) Nota: io conosco dati ancora più clamorosi: nove milioni di controlli la Francia, duecentomila l’Italia. IL GAZZETTINO (Vicenza) IL FATTO Gli agenti delle volanti arrestano un cinquantenne serbo,
operaio, con gravi problemi di etilismo: l’accusa è di maltrattamenti
familiari. E in questura tenta il suicidio Sfoga la rabbia sul nipote di sei mesi: arrestato (m.a.) Una storia
dai contorni ancora tutti da definire, sullo sfondo di un disagio familiare
acutizzato da seri problemi di etilismo cronico. Quel che è certo è l’arresto
di un uomo per maltrattamenti alla moglie, alla figlia e al nipotino di sei
mesi. A far scattare l’intervento della polizia, alle 19.15 di domenica sera,
l’ennesimo episodio di violenza tra le mura domestiche. Dalla ricostruzione dei
fatti, pare che stavolta Toplica Ivkovic, serbo di 50 anni, operaio, con
regolare permesso di soggiorno, abbia decisamente esagerato. Rientrato a casa
piuttosto alticcio, dopo un pomeriggio trascorso a pescare, ha scagliato la sua
rabbia, alimentata soprattutto dall’alcol, verso il bimbo che la giovane mamma,
andata a far visita a delle amiche, aveva lasciato in custodia ai genitori,
nell’abitazione che condivide in centro a Vicenza. Dalle deposizioni rese agli
agenti delle volanti, Ivkovic avrebbe preso in braccio il piccolino che
stava riposando nel passeggino, scuotendolo più volte in aria e dirigendosi in
cucina, dove avrebbe addirittura minacciato di fargli del male avvicinandolo a
una pentola di acqua bollente sul gas. Ad accusarlo moglie e figlia. La prima che rinchiusa dal marito nell’appartamento e poi liberata dai poliziotti. La seconda raggiunta dal padre a casa delle conoscenti e ricoperta di insulti e improperi. Ma ad aggravare la situazione del serbo ci sono anche pesanti precedenti specifici, uno dei quali risalente al 2002 sfociato in un provvedimento di allontanamento dal domicilio, poi revocato. Portato in questura in attesa del trasferimento nel carcere San Pio X, il cinquantenne ha tentato quello che è stato classificato come "atto autolesionistico": dopo aver divelto la scatola di protezione della presa elettrica della stanza dove era rinchiuso, stava tentando di provocare un corto circuito con i cavi della corrente. Solo il pronto intervento dell’operatore di guardia ha evitato il peggio, rimediando nella colluttazione lesioni giudicate guaribili in sette giorni. Mentre Ivkovic, ora, dovrà rispondere anche del reato di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. IL GIORNALE DI VICENZA Le volanti hanno arrestato un operaio dopo un movimentato
episodio Ha scatenato un pandemonio prima a casa e poi
nell’abitazione delle amiche di sua figlia. Con l’aggravante di aver preso in
braccio, scuotendolo e portandolo vicino al fornello dove c’era una pentola di
acqua bollente, anche il nipotino di sei mesi. In carcere, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, le
volanti hanno accompagnato l’operaio serbo Toplica Ivkovic, 50 anni, residente
regolarmente in città. L’episodio al termine del quale è maturato l’arresto è
avvenuto in centro domenica sera. In base a quanto hanno ricostruito gli agenti del commissario Cecchetto, Ivkovic - che fin dal 2002 ha un rapporto tormentato con la moglie a causa anche del suo vizio per l’alcol, tanto che il giudice, così come ha riferito la donna, aveva disposto in passato il suo allontanamento dal tetto coniugale - aveva passato il pomeriggio a pescare e a brindare. Al telefono si era inviperito con la moglie che voleva dare la sua auto alla figlia di 21 anni che andava da amiche, e al ritorno a casa, non trovando la macchina, ha scatenato il diavolo a quattro. Ha malmenato la compagna, ha scosso il nipotino e quindi si è recato dalle amiche della figlia per dirgliene quattro. Gli agenti lo hanno bloccato in via Tommaseo e lo hanno portato in questura, dove ha prima danneggiato la camera di sicurezza - è stato fermato mentre armeggiava con i fili elettrici, forse per farsi del male - e quindi ha ferito l’agente che voleva impedirglielo e che ha riportato una prognosi di 7 giorni. Le manette sono scattate perciò per maltrattamenti in famiglia, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. IL GAZZETTINO Ai confini dell’illecito di Marco Zamarchi* La marijuana è entrata a pieno nella nostra cultura. Non si
può dire che il Nordest affondi anche qui le sue radici, ma la presenza così
diffusa di questa droga pone anche nuovi e importanti interrogativi sulla
realtà del nostro territorio. Non stupisce nemmeno gli addetti ai lavori che resista la
consapevolezza dell’illegalità del prodotto, fatto che sembra rafforzarne, in
qualche modo, la pericolosità. Trovo anche del tutto coerente che sette persone
su dieci siano disponibili ad accettare l’uso della marijuana come una
"terapia" (l’idea di abuso decade, com’è giusto che sia, dietro
prescrizione medica).Però è proprio dal concetto di lecito e illecito che penso
si debba partire. L’illecito troppo spesso viene avvicinato, implicitamente,
alla dimensione del pericolo e del nocivo. E anche parlare e scrivere di droghe
è sempre pericoloso, nel nostro paese: si tratta di un argomento che facilmente
si presta alle ideologie (che notoriamente, in questo campo, uccidono, più che
le droghe stesse). Tuttavia l’idea che una sostanza sia
"illegale" sembra rafforzarne la pericolosità. Se illecita una
sostanza è reperibile solo nel mercato nero e illegale, è introdotta nel paese
o coltivata in modo abusivo e avvicinarla significa entrare in qualche modo in
contatto con una qualche forma di criminalità. La marijuana è tutto ciò, e i
dati dell’indagine possono ben servire come tracciante per una lettura della
nostra società. Dati che non bastano per se stessi, che non hanno solo
significato di allarme o pericolo. Perché l’uso di "sostanze", in Italia, va ben
oltre il consumo di marijuana. E mi domando anche cosa sarebbe accaduto se le
stesse domande fossero state poste sull’uso degli alcolici. Avremmo avuto
percentuali di consumo non distanti dal 100 per cento. Eppure l’alcol - che in
molti siamo soliti assumere in modiche quantità - non è oggetto di accanite
discussioni parlamentari e televisive. È lecito, legale, reperibile quasi
ovunque e l’esistenza di una legge che ne vieta la vendita ai minori di 16 anni
è perfino poco conosciuta. Ma si tratta di una sostanza pericolosa: le statistiche
dell’Istituto Superiore di Sanità dicono che in Italia i consumatori di alcol
sono 36 milioni (il vino vince sul resto). Ma sappiamo anche che l’alcol, usato
fuori dai pasti è aumentato tra i giovanissimi (14-17 anni) e tra i giovani
(17-24 anni). Non basta: delle molte patologie legate all’alcol una parte
importante dei ricoveri ospedalieri riguardano minori fino a 14 anni. Eppure
sembra che nessuno si interroghi sul ruolo della famiglia, che fa bere vino a
tavola ai figli piccoli. Vero che dal 1981 sono in diminuzione consumi e
decessi ma i morti per alcol sono 30-40mila all’anno, concentrati soprattutto
dai 15 ai 34 anni. Questo vuol dire che anche ciò che è "legale" può
essere "nocivo".Anche qui occorre ricordare che rifugiarsi nel
proibizionismo più accanito è una tentazione assolutamente comprensibile,
quanto inutile. Il problema vero è infatti rappresentato dalla valenza che si
affida al termine "legale", che rischia di assomigliare, in questo
campo, a libero, lecito, innocuo. Il proibizionismo (anche nelle droghe)
rischia allora di dimostrare la sua inutilità? Sì. Ma la mia esperienza
quotidiana mi dice come l’informazione corretta, ed il rispetto delle norme,
siano invece necessari e determinanti. Aggiungo anche come il mondo delle
sostanze psicotrope, di tutte le sostanze, abbia bisogno di un
"surplus" di legalità. I dati sulla marijuana nel Nordest infine (che
non sono slegati a quelli dell’alcol), dovrebbero farci riflettere sul nostro
modo di vivere, di intendere l’educazione, la sperimentazione adolescenziale.
Ma anche sui modelli che ai più giovani vengono presentati. Sulla perdita del
ruolo "adulto" di guida. Da anni mi interrogo sul motivo profondo che
porta all’uso di sostanze stupefacenti tra i più giovani che conosciamo e
frequentiamo quotidianamente. La risposta è che non sia possibile negare la
"sperimentazione", specialmente nella fase dell’adolescenza. La
sperimentazione (che a volte purtroppo passa per lo spinello) è intimamente
legata alla crescita, alla prova, al superamento dei confini di un’età. Tutto
questo una volta avveniva nelle "sfide", a cavallo, con le bici, con
lo sport, con i motori anche.Poiché queste "vecchie sperimentazioni"
non esistono quasi più è necessario offrire, ai più giovani, la possibilità di
misurarsi con il proprio limite in situazioni di tutela, risolvendo in positivo
- e all’indirizzo della cultura dell’impegno - le proprie tensioni. Il tema
"droga" adesso è anche avvicinato al termine "disagio".
Esisterebbero insomma delle situazioni di sofferenza che trovano risposta nelle
sostanze stupefacenti. Visto questi dati sulla marijuana bisognerebbe allora
pensare che in Nordest davvero soffre tantissimo. Credo infatti che esista un disagio profondo che
scaturisce dalla difficoltà di orientarsi in una realtà dove stimoli,
informazioni, opportunità e possibilità sono tanto reperibili quanto poco
decodificabili. Per questo il "Nordest adulto" dovrebbe interrogarsi
su quanto ora conosce senza dubbio di errore: è pronto ad "accompagnare,
aiutare a leggere, approfondire, distinguere, educare"? È capace "il
Nordest adulto" di garantire alle generazioni che crescono quello sviluppo
psicologico e morale che è pur stato uno dei pilastri storici di questa terra? I
dati sulla marijuana possono spaventare o lasciare a bocca aperta. Noi li
viviamo ogni giorno questi "dati": hanno nomi, età, vite. Vite di
ragazzi che crescono. Pronte a tante sfide, anche a quelle sbagliate. Sfide che
questi ragazzi fanno da soli. Sempre. Marco Zamarchi * Coordinatore "Centro don Milani" Mestre MARKETPRESS.INFO SPIEGARE IL COLLEGAMENTO FRA ALCOL E NICOTINA Bruxelles, 5 dicembre 2006 - Alcuni ricercatori svedesi hanno scoperto che il bisogno di alcol negli alcolisti è controllato dallo stesso meccanismo impiegato dalla nicotina per stimolare il cervello. Questa scoperta potrebbe portare a nuovi trattamenti contro l´abuso di alcol. Da tempo è nota l´esistenza di un collegamento fra alcol e nicotina. «L´alcolismo è dieci volte più forte fra i fumatori che fra i non fumatori, e questo nesso fra alcol e nicotina non dipende solo dal fatto che molte persone fumano durante le feste», ha dichiarato Elin Löf, ricercatrice presso l´Università di Göteborg (Svezia). Nell´ambito della sua tesi di dottorato, Elin Löf ha esaminato il cervello di ratti per trovare maggiori informazioni su questo legame. Ha scoperto che quando gli alcolisti avvertono la necessità di bere, si attivano i cosiddetti «recettori della nicotina». Inoltre, l´uso cronico di nicotina può rafforzare gli effetti compensativi dell´alcol, diminuendone al contempo gli effetti di sonnolenza. «I farmaci che influenzano le proteine che controllano gli effetti della nicotina dovrebbero essere in grado di aiutare gli ex alcolisti a rimanere sobri», ha commentato la ricercatrice. «Si dovrebbe trattare di farmaci blandi con effetti moderati su altri comportamenti controllati dai recettori della nicotina. » Secondo quanto indicato da Elin Löf, un farmaco di questo tipo, destinato alle persone che cercano di smettere di fumare, è stato lanciato di recente da una casa farmaceutica internazionale. Sia i fumatori che gli alcolisti desiderano spesso mangiare dolciumi, ed Elin Löf ha scoperto che questo bisogno è trasmesso anche attraverso i recettori della nicotina. Ciò significa che un farmaco che bersaglia i recettori della nicotina dovrebbe contribuire anche a ridurre questo desiderio ardente. È un aspetto importante, dal momento che l´aumento di peso è un fattore che induce le persone a ricominciare a fumare. Http://www.Gu.Se/ . ALICE.IT DROGA/ FERRERO: NUOVA CONSULTA, VERO STRUMENTO LAVORO Temo aumento overdose: sul mercato droghe pesanti a prezzi
bassi Roma, 5 dic. (Apcom) - I gruppi di lavoro della Consulta
sulle tossicodipendenze saranno sette-otto e si occuperanno di
"prevenzione, trattamenti, carcere e possibili alternative, allarme
rapido, ossia un sistema di indiduazione immediata del contenuto delle sostanze
che consenta di intervenire subito sui consumatori. Un gruppo si occuperà della
formazione e dell’aggiornamento dei lavoratori, un altro del rapporto con gli
utenti, i consumatori di droghe, per acquisire la loro voce. La Consulta esaminerà anche il problema delle dipendenze senza sostanza, come quella dei videogiochi, e della dipendenza da sostanze legali come l’alcool, in collegamento con la Consulta sull’alcool. Il ministro ha quindi espresso preoccupazione per "la presenza di droghe pesanti sul mercato in offerta elevata e a prezzi stracciati. Temo che ci troviamo davanti ad una stagione ad alto rischio di casi di overdose. Perciò è importante effettuare rilievi rapidi sulle sostanza in circolazione, per evitare che la gente muoia". LA PROVINCIA DI CREMONA Ubriaco guida pullman del rugby
Viadana plauso alla prontezza degli agenti Polstrada CINGIA — Ha creato un notevole sconcerto la notizia relativa al 24enne che domenica alle 8 guidava alticcio lungo la provinciale Giuseppina il pullman della squadra giovanile di rugby dell’Arix Viadana. Da rimarcare, e diversi ieri lo hanno sottolineato, la professionalità degli agenti della Polstrada di Casalmaggiore, che si sono resi subito conto che qualcosa non andava nella condotta di guida del mezzo, su cui viaggiavano 18 ragazzi con età comprese tra i 14 e i 18 anni, lo staff della squadra e alcuni accompagnatori. I poliziotti sono riusciti a far fermare il pullman evitando così un possibile incidente stradale che avrebbe potuto avere conseguenze assai gravi. Al 24enne autista verrà revocata la patente con ogni probabilità e dovrà rispondere anche di guida in stato di ebbrezza. ALICE.IT Russia: morto prete anti-alcolismo (ANSA) - MOSCA, 5 DIC - Un prete ortodosso russo, impegnato contro l’alcolismo, e i suoi 3 figli sono morti nell’incendio della loro casa. Si teme un atto doloso. La polizia ha trovato i resti del prete e dei bambini. Non quelli della moglie la cui sorte e’ ignota. Nikolaiev potrebbe essere stato ucciso per aver cercato di frenare l’abuso di alcool. E’ stato riferito che alcuni alcolizzati hanno rubato nella chiesa del prete icone e altri oggetti religiosi per venderli e con il ricavato procurarsi da bere. ALICE.IT MOTOR SHOW/POLIZIA STATO: UNO STAND PER LA SICUREZZA
STRADALE "Consigli pratici e
ricostruzione dinamica degli incidenti" Bologna, 05 dic. (Apcom) - "Una macchina incidentata,
il personale della Polizia Stradale con il classico abbigliamento
catarifrangente utilizzato in caso di intervento su un sinistro stradale: tutto
si e’ fermato, il tachimetro,gli oggetti sparsi sui sedili nella folle corsa
verso la meta". E’ lo scenario che si presenterà, allo stand numero 70
padiglione 36 della Polizia di Stato e della Fondazione delle Compagnie di
Assicurazione per la Sicurezza Stradale, la Fondazione ANIA, quando nei prossimi
giorni il Motorshow di Bologna aprirà i battenti. Accanto alla ricostruzione dell’incidente nello stand
saranno esposti gli slogan creati dai vincitori del concorso "La Sicurezza
premia sempre", promosso dalla Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale e
dalla Polizia Stradale per diffondere messaggi di educazione alla sicurezza
stradale e per la prevenzione di incidenti alla guida delle due ruote; leit
motiv dello stand sarà lo slogan "Gli asini volano" (a cui si
accompagnano le immagini una strada con una traccia di frenata), primo
classificato nell’ambito del concorso "Guido con Prudenza-Zero alcol,
tutta vita", concorso abbinato alla campagna di sicurezza stradale
realizzata dalla Polizia Stradale e SILB (Associazione Imprenditori dei Locali
da Ballo), volta a richiamare l’attenzione dei ragazzi sui rischi legati alla
guida in stato di ebbrezza. In occasione della manifestazione inoltre sono stati
realizzati inoltre alcuni spot, che verranno trasmessi nel vidiwall e esposti
in pannelli esplicativi, sulle tematiche della velocità, degli effetti sulla
guida causati dall’uso di bevande alcoliche, dalla nebbia e dal mancato
utilizzo del casco, tematiche individuate sulla base dell’alta incidentalità di
cui sono vittime i giovani, che rappresentano il target primario del Motor
Show. "Obiettivo della presenza al Motor Show - spiega la
Polizia di Stato - è quello "di raggiungere con messaggi diretti e
particolarmente efficaci i visitatori, i quali potranno così cogliere i
consigli pratici degli operatori di Polizia per evitare pericoli alla guida,
anche attraverso il supporto della ricostruzione della dinamica degli incidenti
con l’illustrazione degli stessi fascicoli redatti dalla Polizia Stradale in
caso di sinistro stradale". Ospite dello stand sarà anche una postazione del canale Studio Universal di Sky, dove i giovani visitatori potranno visionare le puntate del programma Replay, programma in cui la finzione scenica viene messa a confronto con la realta’: i ragazzi potranno impersonare gli operatori della Polizia Scientifica e sperimentarne l’attivita’ attraverso il videogioco di simulazione di sopralluogo. GUIDE.DADA.NET http://guide.dada.net/medicina_del_lavoro/interventi/2006/12/278763.shtml
Controlli alcolimetrici sui
lavoratori A cura di Cristiano Ravalli La diagnosi di abuso cronico di alcol deve essere una
diagnosi di certezza e non di sospetto: il rispetto della dignità del
lavoratore I controlli alcolimetrici sui lavoratori sono per
legge possibili soltanto nei confronti
di alcune categorie. La metodologia più utilizzata per effettuare i controlli è
quello del dosaggio della CDT. Per un approfondimento leggi un altro mio
articolo riportato sul primo link sotto indicato. La CDT è altamente specifica e riflette l’abuso alcolico
nelle ultime due settimane. Tuttavia essa può essere influenzata da una serie
di condizioni/patologie quali: gravidanza, stati carenziali di ferro, cirrosi
biliare, neoplasie epatiche. Per questo motivo non può essere usata come unico
indicatore di abuso alcolico la cui diagnosi deve essere clinica, basata quindi
su segni, sintomi ed esami di laboratorio tra cui il dosaggio della CDT è il principale
ma non l’unico. Questo dato insieme all’anamnesi, all’incremento della gammaGT,
del volume globulare erotrocitario, dell’incremento del rapporto AST/ASL ed
eventualmente dell’aumento di trigliceridi e dell’acido urico (per i bevitori
da lungo tempo), ci permettono di identificare con maggiore precisione, sebbene
indirettamente, i soggetti abitudinariamente dediti all’alcol. Utilizzare unicamente questo indicatore per stabilire se
permettere al lavoratore di svolgere i compiti lavorativi indicati nel
Provvedimento 16 marzo 2006 della Conferenza Stato-Regione (come ad esempio
autisti, lavori in altezza, ecc.) non appare pertanto corretto. Ricordiamoci
che togliere il lavoratore da un compito indicato nel provvedimento significa
fare diagnosi di abuso cronico di alcol e pertanto occorre effettuare prima una
diagnosi di certezza e a maggior ragione ciò vale per valori di CDT di poco
superiori alla norma. Utilizzare la CDT come termometro non appare pratica corretta sia perché a quel punto non sarebbe più necessaria la presenza del medico sia perché si corre il rischio di commettere errori che potrebbero scalfire o interferire con la dignità dei lavoratori. L’ADIGE del 4 dicembre 2006 Riva, fuori pericolo il giovane ceco ferito da Graziella
Morelli. Dusan Melicher è fuori pericolo e difende la sua compagna. Il ragazzo ceco ferito alla gola con una coltellata dalla convivente Graziella Ornella Morelli, sabato a Riva, racconta le drammatiche fasi della lite in cui ha rischiato di morire: «È mia la colpa. Avevo bevuto troppo. Abbiamo litigato per colpa del cane che saltava in continuazione dalla cuccia al divano, mi sono arrabbiato e gli ho dato una pedata. Graziella mi ha rimproverato e ad un certo punto sono stato io a prendere per primo in mano un coltello. Lei allora è andata in cucina per prendere un’altra lama. Per difendersi. Poi è successo quello che è successo. Ma io voglio ancora bene a Graziella. Aspettiamo un bambino: è incinta da un mese. Vorrei che non fosse finita così». Una versione che favorirebbe la linea difensiva della giovane: non tentato omicidio, ma legittima difesa. Intanto, però, Graziella Morelli, che oggi sarà interrogata, resta in carcere. L’ADIGE del 5 dicembre 2006 Il giovane ceco ammette le proprie colpe. «Ho fatto sette
anni di carcere per omicidio» di CORNELIO GALAS Dusan Melicher, il giovane ceco accoltellato dalla convivente, con ogni probabilità già oggi potrà tornare a casa. Non solo è fuori pericolo dopo il delicato intervento chirurgico al collo, ma potrà uscire dall’ospedale con le proprie gambe. Per lui la prognosi è di un paio di settimane. Il tempo di farsi levare i punti di sutura in ambulatorio e di sottoporsi ad alcuni accertamenti. Ieri ha ricevuto la visita di alcuni amici dell’Alto Garda e parlato al cellulare con i famigliari di Graziella. «Spero di poter tornare insieme a lei - dice - lo so, ho combinato un bel casino, ma ero ubriaco, mi avevano appena licenziato. Ho perso la testa. E lei ha cercato di difendersi. Sono sicuro che non voleva uccidermi: si è spaventata e ha reagito in quel modo». Dusan - è proprio lui tra l’altro a dirlo - ha avuto in passato grossi guai con la legge nel suo paese d’origine. «Mi sono fatto oltre sette anni di galera perché durante un litigio ho ucciso un uomo...». Ma adesso dice di essere deciso a voltar pagina una volta per tutte. «Aspettiamo un bambino, vorrei tanto metter su famiglia con Graziella, trovare un lavoro sicuro. Mettere la testa a posto. Ho parlato col fratello di Graziella oggi. Lo so, non sono il miglior uomo da sposare in questo momento. Ma credo che la mia vita possa andare avanti solo con lei...». Il primario del reparto chirurgia di Arco, dott. Ricci, intanto ci ha confermato che le condizioni di Dusan non destano più preoccupazioni. Sicuramente - anche se i medici di Arco tendono a non dare eccessivo clamore al fatto - l’operazione chirurgica cui il giovane ceco è stato sottoposto d’urgenza sabato sera, ha evitato un epilogo drammatico. Sono stati i chirurghi Paolo Fambri e Alberto Di Leo, con l’anestesista Benedetti a intervenire sulla giugulare esterna recisa dal coltello durante la colluttazione. L’emorragia è stata però bloccata prima, dall’operatore del «118» di Arco, Diego Leoni e quindi dai medici al pronto soccorso di Arco che hanno provveduto anche alle prime trasfusioni. Si trattava, in quel momento, di decidere in pochi secondi che cosa fare. E tutti hanno operato nel modo migliore, con grande professionalità. A loro, Dusan, deve la vita. IL GAZZETTINO (Belluno) LA CURIOSITÀ Alpino ubriaco danneggia la caserma dei carabinieri Condannato a
risarcire il Comando dei carabinieri con tremila euro per i danni causati alla
mobilia della stanza dove fu trattenuto la sera del 28 novembre 2003. Giovanni Gallo,
caporale degli alpini di stanza alla caserma Salsa di via Col di Lana, non
dimenticherà facilmente quella sera d’autunno di tre anni fa. Il militare, napoletano di Eboli, che all’epoca aveva 24
anni, aveva fatto scoppiare il pandemonio al bar Opera sotto porta Dojona in
pieno centro storico, facendo richiedere l’intervento dei carabinieri. Ci
provarono addirittura in tre a farlo uscire dal locale dove, ubriaco,
infastidiva i clienti. Il giovane si rifiutò di fornire le proprie generalità,
offese e minacciò i militari, accusandoli perfino di avergli dato uno
schiaffo.«State attenti - aveva detto - voi non sapete con chi avete a che
fare. Mio padre è in polizia e mio zio è tenente dei carabinieri». E poi iniziò
a pronunciare una serie di offese irripetibili ai danni dei militari. Quando fu
portato in caserma per l’identificazione e per dargli il tempo di calmarsi,
prese a calci e pugni tutto quello che si trovava a portata di mano,
danneggiando la mobilia. A niente valse l’intervento dei commilitoni, chiamati
in caserma dagli stessi carabinieri sia per risalire alle generalità
dell’alpino sia per riportarlo all’ordine. In viale Europa arrivarono
l’ufficiale di picchetto e altri graduati, e poco a poco il militare si calmò.
Ieri mattina l’uomo, difeso dall’avvocato Manola Lise (studio Licini), è stato
giudicato in contumacia da Domenico Riposati con una sentenza di condanna a 6
mesi e 20 giorni di reclusione più le spese processuali, ma soprattutto di
risarcimento per tremila euro ai carabinieri per i danni e per 2100 euro alle
parti civili, l’appuntato Enrico Bonan assistito dall’avvocato Paolo Patelmo e
il brigadiere Gavino Marongiu con Massimo Montino.Il pubblico ministero Simona
Ianese aveva chiesto una condanna a 4 mesi e 20 giorni. Simona Pacini CORRIERE ADRIATICO Dossier del dipartimento prevenzione della Asur 13 Ubriachi al volante, la piaga si
allarga
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