Il
teatro di un investimento di pedone. Foto dalla rete
(ASAPS) ABBIATEGRASSO (MILANO) – Il fatto di avere la patente
già sospesa per essere fuggito dopo aver investito ed ucciso
una persona non lo ha fermato: il serial killer del volante non
ha resistito alla tentazione, ed è tornato a sedere al
posto di guida di un furgone. 42 anni, artigiano alla testa di
un’impresa individuale di trasporti, è stato identificato
dalla Polizia Stradale di Vigevano (Pavia), dopo laboriosissime
indagini cominciate la notte del 23 agosto scorso, ad Abbiategrasso
(Milano), quando una pattuglia del distaccamento era intervenuta
sulla ex statale 494. qui, gli agenti avevano raccolto gli elementi
utili alle investigazioni attorno al corpo senza vita di Giovanni
Rampinelli, un pensionato di 66 anni trovato cadavere vicino alla
propria bicicletta. Una scena straziante: il corpo del Rampinelli
era esanime in un fosso. C.R., queste le iniziali dell’assassino,
non si è neppure fermato a sincerarsi di quali fossero
le sue condizioni: ha ingranato la prima e si è dato alla
fuga. Si è poi accordato con un amico per fargli presentare
denuncia di furto del veicolo, cercando di confondere le tracce,
dato poi alle fiamme in prossimità di un campo nomadi alla
periferia del capoluogo lombardo. Ma gli agenti non sono caduti
nel tranello: hanno raccolto tutto ciò che era rimasto
a terra. Con attenzione certosina degna dei migliori detective
dell’impossibile, hanno catalogato ogni minuscolo reperto,
fino a ricostruire insieme alla polizia scientifica, che ha avuto
un ruolo chiave, il faro di un furgone, un Iveco Daily. A questo
punto sono state acquisite alla Motorizzazione tutte le schede
relative ai veicoli di quel tipo circolanti in provincia, quasi
3.000. e dopo una lunga serie di cancellature su una lista ciclopica,
i caparbi poliziotti del distaccamento sono arrivati al deposito
giudiziario dove era stata ricoverata la carcassa dell’autocarro
dato alle fiamme dal pirata. Il profilo criminale dell’uccisore
non era sfuggito agli inquirenti, che hanno deciso di mettere
alle strette il suo complice, che vistosi perduto ha preferito
confessare e rivelare le gesta dell’amico, che ha agito alla
stregua dei più incalliti criminali: ha reiterato il reato,
è fuggito, ha inquinato le prove. La fedina penale dell’autotrasportatore,
infatti, ha evidenziato che nell’ottobre 2002 aveva già
ucciso un pedone, dandosi alla fuga. Identificato, anche in quell’occasione,
C.R. non ha più avuto la possibilità di guidare,
visto che il Prefetto aveva deciso la sospensione della sua patente
sin dal 25 gennaio 2003. Per lui, la semplice denuncia a piede
libero per omissione di soccorso ed omicidio colposo, sembrano
poca cosa in confronto al dolore che ha provocato. (ASAPS).