di Matteo Grimaldi
La nuova ferrovia ad alta velocità, costruita in parallelo
all’autostrada, ha determinato la scomparsa delle aree di sosta sul lato nord
dell’A1. Che verranno ricostruite, ma non tutte e comunque non in tempi brevi.
E le ore di riposo dove si fanno? E se il camion si guasta? Armatevi di caffè e
triangolo… Chi percorresse frequentemente l’autostrada da Bologna a
Milano – come fanno per sbarcare il lunario gli alacri camionisti giorno dopo
giorno e notte dopo notte – non avrà potuto fare a meno in questi ultimi anni
di chiedersi cosa fossero quei viadotti, quei ponti, quelle massicciate che
stavano pian piano sorgendo sul lato nord dell’A1. Vi rispondiamo noi, aiutati
dall’evidente presenza di binari e di pali elettrici: si tratta della
costruenda linea ferroviaria ad alta velocità. Ah, lo sapevate già? Scusate. E
allora vi daremo un’altra notizia. Far correre la nuova ferrovia Milano-Bologna
in parallelo all’autostrada per circa 130 km su 182 complessivi non è stata una
scelta casuale, qui come in altre tratte AV (vedi la Torino-Novara): si sono
voluti evitare così tagli sul territorio agricolo e diminuire inoltre l’impatto
delle nuove infrastrutture sul territorio attraversato, passando in un
corridoio già “degradato” dall’attraversamento autostradale. Come dite? “E chi se ne frega, io penso a lavorare”? E
invece ve ne dovrebbe fregare, perché nel voler allineare a tutti costi il
treno alle auto (e ai camion) si paga una sgradevole conseguenza: l’adeguamento
delle infrastrutture già esistenti che intersecano o occupano zone interessate
dai nuovi cantieri. Che significa? Semplicemente che sono stati demoliti quasi
50 cavalcavia autostradali, abbattuti e ricostruiti in modo da permettere il
passaggio dei nuovi binari, e che sono sparite le aree di sosta che si
intersecavano con quelle di cantiere o che in qualche modo venivano a
interagire con i lavori. Nel primo caso il fastidio è stato solo provvisorio,
con simpatiche chiusure serali o notturne tra un casello e l’altro, specie al
sabato sera, che portavano a toboga tra autostrada e via Emilia, con ritardi e
tutto il resto: sgradevole, ma temporaneo. Più seria invece la situazione per
le aree “evaporate”: chi si muove verso la capitale lombarda ha dovuto e dovrà
trangugiare parecchi caffè in più per non farsi cogliere dal sonno, visto che
non esistono praticamente più zone di sosta dove fermarsi tra Modena e Milano
(escluso le aree di servizio che però, come ben sappiamo, sono sempre
intasatissime e spesso non prevedono parking camion). Ogni provincia ha avuto infatti il suo parcheggio di sosta
demolito: a Reggio Emilia quello di Crostolo, a Parma quello di Fontanellato, a
Piacenza quello di Chiaravalle, per tacere dell’area di servizio di Somaglia
Est in Lombardia, “sacrificata” alla galleria interrata dove passeranno gli
ETR. Ci si può consolare nel rientro a Bologna, dove si potrà recuperare il
sonno perduto, visto che i parcheggi lato sud sono rimasti invece tutti.
Insomma, all’andata si sta svegli per quasi 200 km, al ritorno si può dormire
in media ogni 40… Scherzi a parte, oggi che i lavori dell’alta velocità si
avviano a conclusione, ci si può chiedere se le aree di sosta desaparecides
risorgeranno dalle loro ceneri. La risposta, che si trova nella Convenzione
firmata nel 2001 tra TAV, Autostrade e Cepav Uno (il consorzio costruttore
della tratta Milano-Bologna), è che la maggior parte verrà ricostruita “a
totale cura e spesa di TAV e Cepav Uno”. La maggior parte, però… Se infatti
l’area di servizio di Somaglia Est verrà ripristinata in loco, addirittura con
un nuovo parcheggio specifico per i mezzi pesanti, al limite nord, gli altri 3
parcheggi verranno sostituiti con solo due nuove aree di sosta. La prima, in
costruzione nella zona di Fidenza, subentrerà a quella di Chiaravalle che era
posizionata 7 km più a nord (dove rimarrà solo un parcheggio autovetture di una
ventina di posti); la seconda, che rimpiazzerà l’area Crostolo, risorgerà 3 km
più su verso Milano. Niente da fare invece per Fontanellato, con buona pace di quegli
autisti che vorrebbero applicare le norme sulle ore di guida e che, non avendo
il pilota automatico, non trovano mai dove fermarsi. Già le aree di sosta sono
poche, se poi cominciamo a ridurle… E pensare che nella convenzione si prevedeva esplicitamente
che i “ricoveri autostradali dei camion” potessero essere occupati dai cantieri
ferroviari solo realizzando altri spazi provvisori equivalenti, che però non si
sono mai visti. E – ciliegina sulla torta – i tre lavori sopra citati o sono
ancora alle fasi iniziali oppure manco sono cominciati, il che fa prevedere che
nel 2008 – quando i primi treni si lanceranno tra Lombardia ed Emilia – i
nostri bei parcheggi nuovi saranno ancora nella testa del costruttore. Un
consiglio: portatevi un thermos di Lavazza dietro e pregate che il vostro mezzo
non abbia mai dei guasti… Con buona pace della normativa sull’orario di
lavoro.
I PARCHEGGI DI SOSTA CHE HANNO LASCIATO SPAZIO ALLA TAV
Area provincia Crostoso Reggio Emilia Fontanellato Parma Chiaravalle Piacenza Somaglia Est Lodi
* il parcheggio di Castelfranco Emilia è stato chiuso ma
non è interessato al passaggio dell’Alta Velocità
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