IL SECOLO XIX «No alle droghe leggere? Allora proibite anche alcol e
tabacco» i ragazzi del vittorio emanuele al ministro ferrero Il titolare della
Solidarietà sociale ieri ha accolto l’invito di don Gallo per un incontro con i
giovani sulle tossicodipendenze 08/12/2006 SIGNOR MINISTRO, io e la mia classe, la Terza C, le
chiediamo di varare una proposta di legge per la legalizzazione di tutte le
droghe oppure di proibire anche l’uso di alcol e tabacco, dal momento che
queste sostanze hanno provocato nel 2005 rispettivamente 30 mila e 65 mila
morti». Irene Pascuzzi, studentessa dell’istituto Vittorio-Emanuele, rivolge la
provocatoria richiesta al ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero che
ieri ha accolto l’invito di don Andrea Gallo per un incontro coi giovani,
nell’auditorium di Palazzo Rosso, sul problema delle tossicodipendenze.
"Informare e non punire"è il titolo dell’iniziativa, organizzata in
occasione del trentaseiesimo anniversario della Comunità di San Benedetto al
Porto e alla quale hanno partecipato i circa 500 studenti dell’istituto
tecnico-commerciale Vittorio Emanuele-Ruffini. Sul palco, oltre al ministro
Ferrero, c’erano esperti del settore e gli assessori alle Istituzioni
scolastiche di Comune e Provincia, Andrea Sassano e Eugenio Montale. Tutti, in
apertura dell’incontro, sono stati sollecitati dagli studenti a dare risposte
«chiare, non banali e che ci facciano emozionare». I ragazzi potevano
"votare" gli interventi alzando un cartellino verde, se la spiegazione
era soddisfacente, oppure uno rosso per chiedere ulteriori chiarimenti. Il
ministro non si è sottratto al gioco. E alla "provocazione" di Irene
ha replicato: «Invece di vietare o mandare in galera chi fuma uno spinello,
bisogna educare e informare sulla pericolosità di certe sostanze. Per
questo, va eliminata la pubblicità sugli alcolici. Il messaggio che chi ne
fa uso è un figo, un uomo o una donna di successo è assolutamente sbagliato».
Poi il ministro confessa: «Impossibile rendere illegali alcol e sigarette:
non ci sarebbero i numeri in Parlamento. E comunque si otterrebbe solo il
risultato di fare arricchire le mafie e gli spacciatori». Lunga la lista
dei quesiti preparati dagli studenti. Sono più le donne o gli uomini a fare uso
di droghe? «I maschi sono più inclini ad assumere sostanze, ma le donne sono
soggette ad altre forme di dipendenze che riguardano, ad esempio, il cibo e le
diete», risponde Beatrice Bassini, psicologa del Sert di Bologna. Perché si
parla di droghe leggere e droghe pesanti? «Non sempre le droghe legali sono
anche droghe leggere», ha precisato Piergiorgio Semboloni, medico e
coordinatore dei Sert genovesi. Don Gallo è stato accolto con una ovazione:
«Sogno una Repubblica di Genova, davvero libera. Una Repubblica dell’amore, dove
i ragazzi possano baciarsi all’uscita di scuola». V. G. L’ARENA di Verona «Cambiate la legge, 20 mesi sono pochi» E c’è chi prepara un sito internet per protestare contro
il giudizio ritenuto troppo mite Dopo la sentenza che in soli sette mesi ha chiuso la
vicenda giudiziaria, abbiamo raccolto lo sfogo dei genitori dei due ragazzi che
persero la vita, uccisi da un rumeno che viaggiava ubriaco e contromano Incidenti mortali e Codice penale Allargano le braccia davanti alle leggi che dettano le
pene e alle tabelle assicurative che calcolano i risarcimenti. Pur non
essendoci cifra che compensi la morte di un figlio, una condanna più dura,
assicurano, avrebbe reso più giustizia a Giulia e Andrea, 23 anni entrambi,
fidanzati, travolti e uccisi in sella ad una moto, nell’ aprile di quest’anno,
in viale Piave. A travolgerli il rumeno Gheorghe Iftime al volante di un’auto,
ubriaco, che guidava contromano. L’uomo ha patteggiato venti mesi per i due
omicidi colposi. Pena sospesa. Soltanto in apparenza, tuttavia, sono arrendevoli Ilaria
Biondani, mamma di Giulia e Severino Gecchele, papà di Andrea. «Ai lavori
forzati avrebbero dovuto mandare quell’uomo», spiega la donna, custode di
villa Zanella, a San Vittore di Colognola ai Colli. Si sforza di apparire
calma, sul portone, mentre il marito, Nerino, resta in casa a giocare con la
nipotina. In realtà, la donna è ancora sconvolta, tanto che basta qualche
parola a tradirne le emozioni. «In carcere quell’uomo starebbe troppo comodo.
Dovrebbe venire davanti a casa mia, a faticare», continua la madre di Giulia. «Le
leggi vanno cambiate. Venti mesi sono pochi per chi è al volante ubriaco.
Dice di essere pentito, ma secondo me non ha ancora capito ciò che ha fatto»,
rincara Gecchele una volta sceso dal trattore dietro la villetta al confine tra
Prova di San Bonifacio e Gazzolo d’Arcole. Giulia e Andrea si erano conosciuti proprio da quelle
parti, al tempo della scuola. «Si frequentavano da almeno due anni», racconta
il padre di Andrea. «Quel sabato pomeriggio Giulia e Andrea stavano andando a
comprare un regalo per mio marito che avrebbe compiuto gli anni il giorno dopo.
Sabato sera avremmo festeggiato», ricorda la mamma di Giulia. Non è la sola
indignata nel borgo. Ha ricevuto la solidarietà di tanti vicini. «L’avvocato ci aveva avvertiti: se il rumeno patteggia,
quella è la pena. Non possiamo neppure contare su altri gradi di giudizio
perché il patteggiamento ha chiuso il caso», commentano la donna e il papà
di Andrea. Chissà a quanti tribunali si rivolgerebbero, altrimenti. Qualche
altro, con cui ha meno confidenza, ha avvicinato la madre di Giulia anticipando
che creerà al più presto un sito Internet per protestare contro i 20 mesi
dati al conducente dell’auto. «Non so usare il computer, non so se il sito
Internet sia già attivo», aggiunge la Biondani. «Quel giorno stavo tagliando
l’erba, quando Andrea è salito sulla moto ed è partito senza fretta per
raggiungere Giulia. È stata l’ultima volta che l’ho visto. Oltre a mio
figlio, ho perso mia moglie, Giuseppina, che non riesce a darsi pace»,
confessa Gecchele, «quel sabato sera eravamo a messa. Tornati dalla chiesa
abbiamo trovato i carabinieri all’ingresso di casa». Prima di essere interrotto, il papà di Andrea trascinava
col trattore dei calcinacci fuori dal deposito dietro l’abitazione finito di
costruire una settimana fa. «Io e Andrea avevamo disegnato il progetto
dell’edificio assieme», assicura l’uomo, «Avevo pensato di regalare un
appartamento nuovo a un figlio e di ristrutturare un vecchio rustico per
l’altro». Già, perché Andrea aveva un fratello maggiore, Simone. «I carabinieri
dovrebbero controllare di più le strade. Già lo fanno, il sabato sera. Ma
l’incidente, è vero, è successo di sabato pomeriggio», si tormenta il padre
di Andrea. «Quell’uomo ha sbagliato», ripete Gecchele riferendosi al rumeno,
«ma non sa quello che fa fatto». Il rumeno, al magistrato, disse di non essersi
accorto del cartello che indicava la direzione giusta di marcia e di essersi
trovato di fronte la moto senza riuscire ad evitarla. Giulia, invece, ha lasciato tre fratelli: Simone, Matteo e
Nicola. «Non vivono qui, non cercateli», raccomanda la mamma di Giulia,
«soprattutto Simone, che soffre molto». Simone era stato il primo a soccorrere
Giulia in via Piave, perché è dipendente del negozio di fronte al luogo
dell’incidente. Intanto, nel cimitero di San Vittore a Colognola ai Colli,
in fondo alla discesa sotto la chiesa, fiori si sommano a fiori sulla tomba di
Giulia; Andrea, invece, è sepolto a San Bonifacio. Non lontano da casa, come
l’azienda metalmeccanica che l’aveva assunto. «Ci andava a piedi o in
bicicletta», indica il padre di Andrea, «Fino a quel sabato quando ha preso la
moto». Stefano Caniato L’ARENA di Verona Il magistrato che ha condotto l’indagine «Capisco la reazione, ma il danno è stato risarcito» Il pubblico ministero Giovanni Benelli ricorda poi che
l’imputato era incensurato. «E la pena non è bassa» (*) Omicidio colposo, 20 mesi la pena che un artigiano rumeno
ha patteggiato davanti al giudice Valeria Ardito, una pena concordata
dai suoi difensori con il pm Giovanni Benelli che è più alta di quelle
normalmente inflitte in casi analoghi. Il conducente di un camion per la
raccolta dei rifiuti che il 26 giugno 2003 a Ospedaletto di Pescantina tamponò
una Punto uccidendo i tre occupanti, che aveva un precedente specifico alle
spalle, patteggiò un anno e due mesi con il beneficio della sospensione. Ora il caso dell’artigiano alla guida dell’Opel che
investì e uccise due fidanzati in viale Piave: alla determinazione della pena
hanno contribuito alcuni elementi, come spiega il sostituto procuratore, ed è
stata calcolata partendo da due anni per la prima vittima, aumentati di sei
mesi per la seconda ridotta per la scelta del rito. «Al conducente, considerato
il comportamento processuale, il fatto che non aveva alcun precedente e che ha
risarcito il danno (e i parenti infatti non si sono infatti costituiti parte
civile, ndr), sono state riconosciute le attenuanti come la legge prevede»,
spiega, «un anno e otto mesi è una pena non bassa ma posso comprendere le
reazioni». E prosegue aggiungendo che per la guida in stato di ebbrezza il
massimo previsto è un mese, anche in questo caso è stata operata la
riduzione per la scelta del rito. «Del resto il processo per direttissima non si sarebbe
potuto celebrare se lui non avesse ammesso la propria responsabilità, cosa che
ha fatto durante l’interrogatorio e l’assicurazione ha risarcito in tempi
brevi.Quello che invece decisamente è superiore ad altri casi è il periodo
di sospensione della patente: in casi analoghi si arriva ad un massimo di 6-8
mesi, lui fino al luglio 2007 non potrà guidare. Ripeto, posso capire
umanamente le reazioni, ovvero che il legislatore ha previsto una pena base che
viene considerata “bassa” ma l’ha ritenuta proporzionata. Però sono valutazioni
che non spettano a noi». (f.m.) (*) Nota: qualche volta si fa una più bella figura a non parlare. L’ARENA di Verona L’Associazione familiari vittime della strada «È una sentenza scandalosa, non rispetta chi ha perso la
vita» Una sentenza
scandalosa. Non usa mezzi termini Alberto Pallotti, presidente provinciale
dell’associazione italiana «Familiari e vittime della strada» commentando gli
esiti del processo a carico del cittadino rumeno accusato di aver provocato la
morte dei due ragazzi in viale Piave, ma polemizza anche con il legale delle
famiglie delle vittime che a suo tempo decise di declinare l’offerta di
collaborazione proposta dall’associazione. «Premetto che l’associazione è
vicina alle famiglie coinvolte per l’enorme lutto subito. Avevo preso contatto
con l’avvocato dei due sfortunati ragazzi per affiancarmi a loro nella causa
legale come associazione di rilevanza nazionale ma il loro legale ha declinato
la mia offerta. Vorrei ricordare, anche a fronte di questa scandalosa e mite
sentenza, che in passato la nostra costituzione di parte civile ha aumentato di
fatto le condanne per persone coinvolte in eventi delittuosi di tale portata.
Per esempio il caso di una signora travolta e uccisa a Sant’Ambrogio l’anno
scorso, il pubblico ministero chiese tre mesi di sospensione della patente ma
su nostra richiesta furono aumentati a sei». «Da più parti la giurisprudenza ci riconosce e ci dà
soddisfazione, ma le famiglie colpite troppo spesso vogliono isolarsi dopo
un lutto di tale natura», continua Pallotti. «Sono più di dieci anni che
combattiamo contro questa strage continua sulle strade di tutta Italia,
chiedendo pene severe, risarcimenti più adeguati, o portando il nostro conforto
alle famiglie. Lo facciamo con manifestazioni, silenziose o chiassose, lettere,
e-mail, proposte di legge, che vogliono far capire che queste cose si
possono evitare, basta un impegno di tutti, ad ogni livello». Due ragazzi sono morti uccisi da un ubriaco, di pomeriggio, che viaggiava contromano in viale Piave e la condanna è di 20 mesi? «Qualcosa non funziona», conclude Pallotti, «ed è evidente, ma da più parti si ignora questa sofferenza. In questi giorni siamo presenti al Motorshow di Bologna, siamo riusciti ad ottenere uno stand, per sensibilizzare chiunque sul fatto che è dannoso andare alla ricerca della macchina o la moto più potente. La vita va rispettata, amata, e perderla sulla strada è ingiusto e inutile». L’ARENA di Verona Le statistiche Ogni mese multati oltre 170 ubriachi La guida in stato
di ebbrezza resta una delle violazioni al codice della strada più diffuse. Lo
confermano i dati registrati durante i controlli a campione disposti dalla
prefettura, in collaborazione con il dipartimento di prevenzione dell’Ulss 20
lungo le strade della provincia. Nel mese di novembre sono state sorprese 180 persone al volante in stato di ebbrezza, otto sotto l’effetto di stupefacenti; altre 26 multe sono state elevate per superamento dei limiti di velocità. Da gennaio le multe per guida in stato di ebbrezza sono ormai 1.880, pari a oltre 170 al mese; novanta quelle per abuso di stupefacenti. I controlli hanno anche evidenziato che il mancato uso delle cinture di sicurezza incide per un quindici per cento degli automobilisti in città, mentre scende al 12 nelle zone periferiche. LA PROVINCIA DI SONDRIO Un successo l’incontro al policampus tra ragazzi e
rappresentanti delle forze dell’ordine Alcol, una piaga sempre aperta La polizia ha illustrato agli studenti del Perpenti i
rischi di bevande o droghe Evidentemente gli uomini della polizia hanno trovato la chiave giusta per suscitare l’interesse degli studenti dell’Istituto socio pedagogico Lena Perpenti di Sondrio. Sta di fatto che l’incontro durante l’assemblea d’istituto per parlare dei temi legati alla legalità e ai rischi dell’uso di alcol e droga ha avuto un’attenzione che nemmeno i relatori si aspettavano. Tante le domande e gli interventi dei ragazzi, e tutti piuttosto pertinenti. All’auditorium del policampus sono arrivati il capo dell’ufficio di gabinetto della questura Domenico Ricciotti, il medico della polizia Silvia Macauda e l’ispettore capo della polizia stradale Luca Zenoni. Ognuno, in base alla propria specializzazione, ha affrontato un tema diverso, sempre però senza alcun tipo di intento moraleggiante ma con il semplice scopo di informare i ragazzi sui rischi connessi all’utilizzo delle sostanze alcoliche e delle droghe. Il capo di gabinetto ha illustrato le nuove normative, i nuovi tipi di droghe in circolazione e tutte le disposizioni di legge principali in materia. Compito della dottoressa Macauda è stato soprattutto quello di spiegare gli effetti di queste sostanze e dell’alcol. L’ispettore capo Zenoni ha invece concentrato il proprio intervento sulle tematiche relative alla sicurezza sulle strade e al tipo di controlli che vengono effettuati. Il rappresentate della polstrada ha messo in guardia i ragazzi soprattutto dal problema alcol che in provincia di Sondrio sembra essere una piaga sempre aperta. Basta riflettere sul fatto, spiegato dallo stesso Zenoni, che i ritiri di patente per guida in stato di ebbrezza non riguardano soltanto il venerdì e il sabato sera, ma che capita tutti i giorni della settimana e anche in orario diurno di sorprendere diversi automobilisti con un tasso alcolico eccessivo. Altri incontri di questo tipo sono in programma nelle prossime settimane. IL GAZZETTINO (Udine) Udinese e Snaidero contro le dipendenze «Niente sigarette, così possiamo vincere» Se fumi non vinci.
Non è un messaggio promozionale di qualche casa farmaceutica per convincere i
nicotina-dipendenti a staccare la bocca dalle bionde. E’ l’esperienza dei
giocatori dell’Udinese e del general manager della Snaidero Mario Ghiacci che,
all’Auditorium Zanon, in occasione dell’atto finale del progetto Sms (’sono
molto sano’) con 33 Comuni inpole position, si sono raccontati senza veli,
mettendo all’indice tutte le forme di dipendenza, compresi alcol e droga: se
vuoi vincere, devi seppellire per sempre le cicche, chiudere con i gradi
alcolici e non essere tentato dalla polvere bianca (analoga iniziativa poco
prima a Cividale). E non si vince soltanto nelle competizioni agonistiche, ma
soprattutto nella vita. «Certo, i miei risultati sportivi si sono migliorati di ben il 30
per cento da quando ho buttato via le sigarette», ha rivelato il giocatore
Michele D’Agostino, ex fumatore. Niente più affanni durante gli allenamenti,
niente più quella tosse fastidiosa. Si è sempre tenuto alla larga dalla
nicotina Cristian Obodo: «Non ho motivi per fumare». Come dire, ’respiro perché
non me la tiro’, uno dei noti slogan lanciati dal progetto Sms, fortemente
voluto dall’amministrazione di Martignacco. Più che essere una vittoria sul
campo di calcio o su quello di basket, l’addio alla dipendenza è una vittoria
personale. Ed è stato lo stesso manager della Snaidero, Ghiacci, intervistato
nel talk show condotto da Daniele Damele, a confessare, da pentito, la sua
seconda prova per dire basta al dannato fumo. Perché curare se si può prevenire?, ha chiesto ai circa
200 ragazzi delle scuole superiori cittadine l’assessore comunale Daniele
Cortolezzis, ricordando quell’insieme di regole non scritte che compongono la
good life. Una moda che fa tendenza: la sigaretta in bocca è questo, secondo
Paride Cargnelutti, assessore provinciale all’Istruzione che ricordava come ai
suoi tempi di alunno non fosse poi tanto ’in’ la cicca fra i denti. Imporre
divieti nella speranza che i ragazzi di oggi si allontanino dai rischi? Macché.
«Il proibizionismo non serve», ha proclamato l’assessore regionale Roberto
Antonaz, indicando gli Usa. «La salute si costruisce giorno dopo giorno,
cercando di non farsi influenzare dai messaggi ingannevoli che mostrano l’alcol
associato a belle donne e belle macchine o il fumo che segue il percorso dei
gran premi e delle finali». Irene Giurovich L’ADIGE Denunciato 35enne Ubriaco alla guida tira un pugno al carabiniere Un 35enne di Calceranica è stato denunciato dai carabinieri del Radiomobile di Trento per guida in stato d’ebbrezza e per violenza a pubblico ufficiale. L’auto su cui viaggiava l’uomo con un amico è stata intercettata ieri alle 4 del mattino in via Bolzano, all’altezza di Gardolo: aveva un’andatura incerta e per questo i militari hanno fermato il mezzo per un controllo. Il conducente, S.A. era così brillo da non riuscire a soffiare nella cannuccia dell’alcoltest. Ha poi dato in escandescenza, colpendo con un pugno l’orecchio di un carabiniere, cogliendolo di spalle. Il militare è stato medicato: la prognosi è di 8 giorni. Denunciato l’automobilista. IL SECOLO XIX Clochard
"sfrattato"aggredisce due vigili
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