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Notizie brevi 11/12/2006

Sicurezza stradale: un Paese unito nella violenza - A Brescia due ciclisti uccisi in poche ore, ad Enna guardrail assassino decapita un giovane. Morti diverse, copioni che si ripetono


Il tragico investimento di una bici (foto archivio)

(ASAPS) 11 dicembre 2006 – Spesso, molto spesso, parliamo delle utenze deboli della strada, riferendoci a pedoni, ciclisti ed in un passato più recente anche ai motociclisti. C’è però un filo comune che unisce molte di queste morti, quasi tutte a dire la verità. È la dinamica, che si ripete, tanto che ogni operatore di polizia stradale ha sempre pronta, in testa, una dinamica per ogni evento che si trova a dover affrontare, risolvere o verbalizzare. A Brescia la cronaca ci regala due episodi sconvolgenti: nel giro di poche ore due ciclisti hanno trovato la morte. Un uomo di 70 anni ucciso in uno scontro con un ciclomotore, e poco distante un giovane indiano è stato travolto e ucciso da un’auto. Segno che sulla strada non c’è più posto per le biciclette… E loro cercano di proteggersi come possono. Gli sportivi, soprattutto, quelli che praticano lo sport più nobile della strada: il cicloturismo. Avrete notato che quando possono viaggiano in coppia, o in gruppo. Contravvenendo al codice della strada, certo, ma lo fanno per sopravvivenza. Ingombrando la propria corsia costringono a rallentare i conducenti dei veicoli a motore, che imprecano, strombazzano col clacson, sfanalano a più non posso. Offendono madri e padri dei ciclisti fino alla settima generazione, ma sono costretti a rallentare e superare in sicurezza. Che dire? Di necessità virtù.

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L’abitacolo devastato da un guardrail… col cemento non accade… (Archivio Asaps)

Un altro episodio attira però la nostra attenzione: viene da Enna, ed anche questo è la tragica ripetizione di eventi già occorsi mille volte… un giovane catanese di appena 34 anni, perde il controllo della propria Punto sulla Palermo-Catania. Piove forte e l’asfalto è scivoloso: l’auto si intraversa e poi sbatte contro il guardrail. Barriera di contenimento, si chiama in gergo tecnico: ma a volte, quando è montato male, quando le lame sono danneggiate o quando gli angoli d’impatto non sono come il progettista aveva pensato, accade che quelle barriere non contengono l’urto. O meglio, lo fanno eccome, ma agiscono come micidiali spade sguainate dal destino. Il ragazzo è morto così: la lama del guardrail è penetrata nell’abitacolo, decapitando lo sfortunato automobilista. Notizie che bucano un po’ di più, quando le vittime non sono motociclisti che faticano a togliersi di dosso la nomea di piloti improvvisati ed incoscienti. Per colpa, purtroppo, di una minoranza di esagitati. Lasciamo alle inchieste giudiziarie il compito di trovare una verità per ognuna di queste morti assurde, assolutamente evitabili, ma purtroppo destinate a ripetersi. (ASAPS)


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Lunedì, 11 Dicembre 2006
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