(ASAPS) BERNA (SVIZZERA) -
“Più controlli, meno infrazioni”: l’equazione si dimostra vincente, se c’era
bisogno di una tale conferma, e da sola riassume la situazione attuale della
confederazione elvetica alla luce dei dati analizzati dall’Ufficio Federale di
Statistica svizzero (UST). La cura all’insicurezza stradale è in atto da tempo, ma
ora i risultati cominciano a vedersi sul serio, come dimostra il certosino
lavoro di analisi presentato in questi ultimi giorni. Il risultato è chiaro: a
fronte di una crescente quantità di controlli per prevenire la guida in stato
di ebbrezza ed il superamento dei limiti di velocità – quindi stiamo parlando
di attività tecnica – diminuiscono le infrazioni. Ma non è tutto: gli svizzeri,
si sa, sono sempre molto attenti anche al feedback ed il consenso
popolare è considerato una priorità. Ebbene, i cittadini elvetici sono
assolutamente soddisfatti della rinforzata presenza delle forze di polizia
sulle strade, e quella che in Italia sarebbe considerata – ne siamo certi – “una limitazione della libertà personale”
o, nella migliore delle ipotesi, “una
fastidiosa ingerenza”, è vista Oltralpe come una necessità. Secondo l’UST, addirittura, i confederati ritengono che i
controlli alcolemici siano ancora troppo pochi. È questo un chiaro segno di condivisione della necessità
di non fermarsi davanti a nulla, quando si tratta di sicurezza stradale, e che
l’abbassamento della soglia a 0,5 g/l è stato del tutto accettato. Il gradimento della popolazione svizzera è stato accertato
grazie ad un’indagine telefonica incrociata con i rapporti di polizia,
effettuata in collaborazione con l’Ufficio svizzero per la prevenzione degli
infortuni (UPI), istituzione che raccoglie sempre maggiori consensi in attività
di questo tipo e che in tutta Europa costituisce un esempio di applicazione nel
campo della salute pubblica. Vediamo qualche dato: dal 2003 al 2005, il numero di
conducenti che hanno soffiato nell’etilometro è più che raddoppiato: si è
passati dalla soglia del 2% della popolazione con patente di guida in tasca,
all’attuale 5%. La maggior parte dei controlli sono stati effettuati nella
Svizzera romanda, dove è stata registrata una punta del 7%, mentre nei cantoni
tedeschi si è stabili al 4%. Leggermente indietro il Ticino, dove solo il 3%
dei conducenti è stato sottoposto a screaning alcolimetrico. L’andamento è in linea con la crescita dei controlli sulla
velocità, realizzati non solo con le postazioni radar di tipo fisso – molto
frequenti in tutta la Confederazione - ma anche in prossimità dei semafori, con sistemi automatizzati in grado
di filmare il passaggio col rosso e la contestuale velocità. Per quanto riguarda gli autovelox classici, i controlli
sono più che triplicati nel periodo tra il 2002 ed il 2005, mentre è
raddoppiata anche la quantità di violazioni contestate nelle aree di
intersezione regolate. Si tratta di risultati molto importanti, che però
consentono, nel contesto europeo, di eseguire un confronto con i paesi che più
si stanno distinguendo nella materia. La Finlandia, per esempio, nel corso del
2004 ha sottoposto a controllo alcolemico il 35% dei conducenti, mentre la
Francia ha sfiorato il 15%. Lo stato scandinavo ha una popolazione che supera di poco
i 5 milioni di abitanti (seppur con una superficie di 337mila km²),
caratterizzata da una rete viaria assolutamente inferiore rispetto a quella
della Francia (60 milioni di abitanti su
una superficie di 547mila km²): questo particolare, dunque, mette ancora più a
luce l’eccezionale risultato ottenuto da Parigi, che nel 2005 è riuscita a far
soffiare nell’etilometro 8milioni di conducenti. L’Italia, che purtroppo non
brilla in questa classifica, raggiunge a malapena i 200mila test, pur con
58milioni di abitanti distribuiti su 301mila km² di superficie, ed una rete
viaria non troppo difforme (cantieri a parte) da quella francese. In ogni caso, il 44% degli svizzeri ritiene “poco
probabile incappare in un test del tasso di alcolemia”. Passando alla questione delle violazioni circa l’uso di
alcol, la proverbiale sincerità svizzera ha permesso all’UST ed all’UPI di
accertare che il 24% degli intervistati ha ammesso di essersi messo al volante
in stato di ebbrezza nel corso del 2005: il dato, nel 2003, era del 36%. Relativamente al superamento del limite di velocità,
invece, l’88% dei conducenti avrebbe violato il limite almeno una volta nel
corso del 2005, mostrando però un ribasso minimo rispetto agli anni precedenti. La presenza della polizia e la maggior frequenza dei
controlli ha portato ad una diminuzione più marcata delle violazioni nei centri
abitati, passando dal 53% dei conducenti nel 2001 al 45% nel 2006. I riscontri nel medio termine confermano la tendenza
decrescente: nel 2000 il 78% dei conducenti violava sistematicamente il limite
di velocità in area urbana, mentre la trasgressione in autostrada è stata
ammessa dal 79% degli intervistati. Nel corso del 2005, invece, il tasso
d’infrazione è sceso rispettivamente al 71 ed al 76%. La veridicità delle informazioni acquisite dai ricercatori
trova conferma nelle statistiche relative al numero di contravvenzioni
verbalizzate e dal numero di incidenti stradali rilevati. Secondo la polizia svizzera, infatti, tra il 2004 ed il
2005 la quantità di patenti guida ritirate è sceso del 4% per la guida in stato
di ebbrezza e dell’11% per gli eccessi di velocità: in Italia, tanto per fare
un paragone, le violazioni aumentano, mentre i progressi in termini di
sinistrosità ci sembrano entrati in una fase di pericolosa stagnazione. Oltralpe, per tirare una somma tra violazioni e incidenti
mortali, il numero di vittime in sinistri alcol-correlati è drasticamente
diminuito, facendo toccare nel 2005 il –17%, mentre relativamente agli impatti
letali per i quali la velocità eccessiva si era dimostrata un fattore
determinante sono scesi addirittura del 22%. Le vite salvate, dunque, sono davvero tante ed il consenso
non poteva mancare. Non solo dalle associazioni e dalle istituzioni, ma anche
dai privati cittadini. Un’indagine supplementare effettuata telefonicamente con
le stesse modalità, UST ed UPI ha accertato che l’86% degli svizzeri approva
l’adeguamento del limite alcolemico allo standard europeo, contro un campione
del 65% rilevato nel 2001. (Asaps)
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