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Articoli 14/12/2006

Una serie di indagini dell’UST e dell’UPI rivelano la ricetta segreta degli elvetici in materia di sicurezza stradale: la sincerità e la condivisione

In drastico calo gli incidenti dovuti all’alcol ed alla velocità

 

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(ASAPS) BERNA (SVIZZERA) - “Più controlli, meno infrazioni”: l’equazione si dimostra vincente, se c’era bisogno di una tale conferma, e da sola riassume la situazione attuale della confederazione elvetica alla luce dei dati analizzati dall’Ufficio Federale di Statistica svizzero (UST).
La cura all’insicurezza stradale è in atto da tempo, ma ora i risultati cominciano a vedersi sul serio, come dimostra il certosino lavoro di analisi presentato in questi ultimi giorni. Il risultato è chiaro: a fronte di una crescente quantità di controlli per prevenire la guida in stato di ebbrezza ed il superamento dei limiti di velocità – quindi stiamo parlando di attività tecnica – diminuiscono le infrazioni. Ma non è tutto: gli svizzeri, si sa, sono sempre molto attenti anche al feedback ed il consenso popolare è considerato una priorità. Ebbene, i cittadini elvetici sono assolutamente soddisfatti della rinforzata presenza delle forze di polizia sulle strade, e quella che in Italia sarebbe considerata – ne siamo certi – “una limitazione della libertà personale” o, nella migliore delle ipotesi, “una fastidiosa ingerenza”, è vista Oltralpe come una necessità.
Secondo l’UST, addirittura, i confederati ritengono che i controlli alcolemici siano ancora troppo pochi.
È questo un chiaro segno di condivisione della necessità di non fermarsi davanti a nulla, quando si tratta di sicurezza stradale, e che l’abbassamento della soglia a 0,5 g/l è stato del tutto accettato.
Il gradimento della popolazione svizzera è stato accertato grazie ad un’indagine telefonica incrociata con i rapporti di polizia, effettuata in collaborazione con l’Ufficio svizzero per la prevenzione degli infortuni (UPI), istituzione che raccoglie sempre maggiori consensi in attività di questo tipo e che in tutta Europa costituisce un esempio di applicazione nel campo della salute pubblica.
Vediamo qualche dato: dal 2003 al 2005, il numero di conducenti che hanno soffiato nell’etilometro è più che raddoppiato: si è passati dalla soglia del 2% della popolazione con patente di guida in tasca, all’attuale 5%. La maggior parte dei controlli sono stati effettuati nella Svizzera romanda, dove è stata registrata una punta del 7%, mentre nei cantoni tedeschi si è stabili al 4%. Leggermente indietro il Ticino, dove solo il 3% dei conducenti è stato sottoposto a screaning alcolimetrico.
L’andamento è in linea con la crescita dei controlli sulla velocità, realizzati non solo con le postazioni radar di tipo fisso – molto frequenti in tutta la Confederazione - ma anche in prossimità dei semafori, con sistemi automatizzati in grado di filmare il passaggio col rosso e la contestuale velocità.
Per quanto riguarda gli autovelox classici, i controlli sono più che triplicati nel periodo tra il 2002 ed il 2005, mentre è raddoppiata anche la quantità di violazioni contestate nelle aree di intersezione regolate.
Si tratta di risultati molto importanti, che però consentono, nel contesto europeo, di eseguire un confronto con i paesi che più si stanno distinguendo nella materia. La Finlandia, per esempio, nel corso del 2004 ha sottoposto a controllo alcolemico il 35% dei conducenti, mentre la Francia ha sfiorato il 15%.
Lo stato scandinavo ha una popolazione che supera di poco i 5 milioni di abitanti (seppur con una superficie di 337mila km²), caratterizzata da una rete viaria assolutamente inferiore rispetto a quella della Francia (60 milioni di abitanti su una superficie di 547mila km²): questo particolare, dunque, mette ancora più a luce l’eccezionale risultato ottenuto da Parigi, che nel 2005 è riuscita a far soffiare nell’etilometro 8milioni di conducenti. L’Italia, che purtroppo non brilla in questa classifica, raggiunge a malapena i 200mila test, pur con 58milioni di abitanti distribuiti su 301mila km² di superficie, ed una rete viaria non troppo difforme (cantieri a parte) da quella francese.
In ogni caso, il 44% degli svizzeri ritiene “poco probabile incappare in un test del tasso di alcolemia”.
Passando alla questione delle violazioni circa l’uso di alcol, la proverbiale sincerità svizzera ha permesso all’UST ed all’UPI di accertare che il 24% degli intervistati ha ammesso di essersi messo al volante in stato di ebbrezza nel corso del 2005: il dato, nel 2003, era del 36%.
Relativamente al superamento del limite di velocità, invece, l’88% dei conducenti avrebbe violato il limite almeno una volta nel corso del 2005, mostrando però un ribasso minimo rispetto agli anni precedenti.
La presenza della polizia e la maggior frequenza dei controlli ha portato ad una diminuzione più marcata delle violazioni nei centri abitati, passando dal 53% dei conducenti nel 2001 al 45% nel 2006.
I riscontri nel medio termine confermano la tendenza decrescente: nel 2000 il 78% dei conducenti violava sistematicamente il limite di velocità in area urbana, mentre la trasgressione in autostrada è stata ammessa dal 79% degli intervistati. Nel corso del 2005, invece, il tasso d’infrazione è sceso rispettivamente al 71 ed al 76%.
La veridicità delle informazioni acquisite dai ricercatori trova conferma nelle statistiche relative al numero di contravvenzioni verbalizzate e dal numero di incidenti stradali rilevati.
Secondo la polizia svizzera, infatti, tra il 2004 ed il 2005 la quantità di patenti guida ritirate è sceso del 4% per la guida in stato di ebbrezza e dell’11% per gli eccessi di velocità: in Italia, tanto per fare un paragone, le violazioni aumentano, mentre i progressi in termini di sinistrosità ci sembrano entrati in una fase di pericolosa stagnazione.
Oltralpe, per tirare una somma tra violazioni e incidenti mortali, il numero di vittime in sinistri alcol-correlati è drasticamente diminuito, facendo toccare nel 2005 il –17%, mentre relativamente agli impatti letali per i quali la velocità eccessiva si era dimostrata un fattore determinante sono scesi addirittura del 22%.
Le vite salvate, dunque, sono davvero tante ed il consenso non poteva mancare. Non solo dalle associazioni e dalle istituzioni, ma anche dai privati cittadini. Un’indagine supplementare effettuata telefonicamente con le stesse modalità, UST ed UPI ha accertato che l’86% degli svizzeri approva l’adeguamento del limite alcolemico allo standard europeo, contro un campione del 65% rilevato nel 2001. (Asaps)


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Di Lorenzo Borselli

Svizzera: più controlli, meno multe
Giovedì, 14 Dicembre 2006
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