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Notizie brevi 16/12/2006

Clay Regazzoni, ha spento per sempre il suo motore

Muore in un incidente stradale in autostrada
Stava raggiungendo Parma per la festa del Club Italia



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Alcune immagini della straordinaria carriera di Clay Ragazzoni

(ASAPS) PARMA, 16 dicembre 2006 – Se n’è andato guidando, come aveva fatto per tutta la sua vita. Quella di ragazzo prodigio delle corse dei  tempi eroici, quella di campione di Formula Uno e poi quella di uomo coraggioso, inchiodato sulla sedia a rotelle da un pomeriggio del 1980, quando la sua monoposto si sbriciolò sul muro del circuito di Long Beach. Lunghi minuti di silenzio, come allora capitava spesso, con la scritta sullo schermo che diceva “Regazzoni on fire”. Tutti speravano di vederlo saltar fuori dall’abitacolo, come aveva fatto 3 anni prima, nel 1977, dopo uno dei più spettacolari incidenti dell’automobilismo, durante la 500 miglia di Indianapolis. Ma Clay non si arrese e continuò. Ha corso Parigi Dakar guidando camion tra le dune del deserto del Sahara, manovrando solo con le mani. Le stesse mani che facevano saltare i veicoli nelle gare di fuoristrada o che ancora spingevano con sapienza e coraggio le razze dello sterzo in pista, con le ruote arrampicate sui cordoli. Mani che spingevano ogni giorno, dal 1980, una sedia a rotelle in giro per tutto il mondo, mito vivente di chi saltava sul divano allo sventolare della bandiera a scacchi. Una volta lui, una volta Lauda, un’altra ancora Stewart, Ickx o un altro eroe di quei giorni. Stavolta, il destino non lo ha perdonato. Verso le 17 di ieri sera, mentre stava raggiungendo Parma per partecipare al raduno nazionale del Club Italia – associazione che riunisce gli appassionati di auto storiche – il suo monovolume ha tamponato violentemente un tir, e l’eco delle sue gesta sportive è entrata nella storia. Gianclaudio Giuseppe Ragazzoni, al secolo Clay, ha spento per sempre il suo motore e ci lascia un po’ più soli, come sempre accade quando un mito raggiunge gli altri. (ASAPS)

© asaps.it
Sabato, 16 Dicembre 2006
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