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Rassegna stampa Alcol e guida del 15 dicembre 2006

a cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

CORRIERE ADRIATICO

A Porto Sant’Elpidio c’è un Club che ha come obiettivo proprio quello di informare sui rischi

La cura contro l’alcolismo è... la prevenzione

PORTO SANT’ELPIDIO – E’ la prevenzione la parola d’ordine del Cat, Club Alcolisti in Trattamento, per il 2007. Visto l’aumento dell’uso di alcol che si è registrato negli ultimi anni, soprattutto tra le giovani generazioni, per il nuovo anno che è ormai alle porte il Cat si pone proprio l’obiettivo di far conoscere i rischi legati all’abuso di alcol.
Oltre a questo il Club, presente a Porto Sant’Elpidio dal mese di febbraio del 2006, organizzerà incontri a tema e cercherà di far conoscere la sua attività alla cittadinanza.
Il Cat è un gruppo di auto mutuo aiuto che segue il percorso di recupero degli alcolisti, coinvolgendo anche le famiglie. Attualmente nel Club “La Polena” di Porto Sant’Elpidio, che ha sede alla Casa del Volontariato, sono 12 gli alcolisti in trattamento che settimanalmente si ritrovano per discutere e confrontarsi tra di loro.
“Il primo passo per uscire dall’alcol - ha spiegato Giacomo Zazio, servitore e insegnate del Cat - è riconoscere che esiste una dipendenza. Soltanto così è possibile chiedere aiuto ed uscire da questo grave problema. La particolarità del nostro Club è data dal fatto che coinvolgiamo le famiglie, creando un clima sereno e cordiale”.
L’attività del Cat è stata presentata ieri nel corso di una conferenza stampa alla quale, oltre a Giacomo Zazio, hanno partecipato la segretaria Arcat Luigina Zazio, il segretario Arcat Armando Possanzini, l’assessore alle politiche sociali Ugo Cervigni e il responsabile del settore servizi sociali Rita Mezzasoma.



CORRIERE ADRIATICO

Il convegno organizzato per oggi dalla casa di cura Villa Silvia

Alcol, si comincia a 11 anni
Il premio “Professor Nicola Aliotta” per le tesi di laurea

SENIGALLIA – La piaga dell’alcol continua a dilagare ed il primo sorso si fa già ad 11 anni. A lanciare il grido d’allarme su un fenomeno in costante crescita è la Casa di cura Villa Silvia che ha organizzato per oggi un convegno. Un workshop per fare il punto sulla situazione, a cinque anni dall’entrata in vigore della legge Caccavari sull’alcolismo. “Non deve mai calare l’attenzione su un problema che non sembra tale – interviene Vincenzo Aliotta, direttore della Casa di cura – e proprio perché spesso non viene riconosciuto come un problema, al pari di altre dipendenze, c’è la tendenza a conviverci e tollerarlo. Tentiamo allora di sensibilizzare l’opinione pubblica, per rendere sempre più visibile un fenomeno da contrastare ed imporre la presenza di Senigallia come polo alcologico su scala nazionale”.

Con l’istituzione dei dipartimenti per le dipendenze gli ospedali sono tenuti a prendersi cura degli alcolisti ma essendo scarsi i posti disponibili Villa Silvia, già convenzionata con la Zona territoriale 4, si propone come risoluzione a livello regionale. “E’ previsto un ricovero che non vada oltre i trenta giorni – precisa –, ma i posti letto non ci sono ecco perché la nostra sarebbe una soluzione pratica per tutta la regione”. Intanto oggi si terrà presso l’hotel Duchi della Rovere, il convegno Alcologia, quale riabilitazione? Alla ricerca di un modello condiviso organizzato dalla Casa di cura Villa Silvia con il patrocinio del Comune di Senigallia, dell’Università di Ancona, della Sia e dell’Asur Marche. Nell’occasione verrà conferito il premio di laurea “Professor Nicola Aliotta”, equivalente a 2.500 euro, che andrà agli autori delle tre tesi ritenute interessanti per i contenuti trattati. In maniera salomonica si divideranno il premio Marco di Nicola, Giulia Tarsi, Diletta Lucrezi.

“Lanciamo il grido di dolore – conclude Aliotta –, ricordando che l’abuso di alcol è responsabile del 9% delle invalidità, per il 10% delle malattie, per il 43% degli incidenti stradali e per il 41% degli omicidi che vengono commessi sempre più spesso quando si è sotto gli effetti dell’alcol”.


 

CORRIERE ADRIATICO

Le statistiche un terzo e’ donna

SENIGALLIA – Un alcolista su tre è donna. A rilevarlo sono i dati relativi ai ricoveri effettuati nella Casa di cura Villa Silvia, che negli ultimi sei anni ha riscontrato un trend in crescita del fenomeno nel suo complesso. Nel 2000 dei 389 ricoverati 101 erano donne e 288 uomini, nel 2001 su un totale di 462 il gentil sesso si fermava a quota 112 contro i 350 del sesso forte. Un leggero calo del 2002 con 444 alcolisti in cura, di cui 108 donne e 336 uomini per poi riprendere l’impennata nel 2003 con 473 casi, di cui 115 femmine e 358 maschi. Sempre in aumento la tendenza ad alzare il gomito come confermano i dati relativi al 2004 con 506 ricoveri, con 129 donne e 377 uomini ed infine nel 2005 ben 551 con 149 donne e 402 uomini. Tra i pazienti presi in cura nella struttura senigalliese, gente in arrivo da tutta Italia ma con il maggior numero di casi dall’Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Abruzzo e Campania.


 BRESCIA OGGI
Otto ragazzi del liceo scientifico «Annibale Calini» hanno collaborato con il Centro Analisi Fleming

Gli studenti scoprono il lavoro

Gli effetti di alcol, droghe e fumo al centro dei 14 incontri di laboratorio

Si sta per concludere il bimestre di stage che ha coinvolto otto studenti del Liceo Scientifico Calini presso il Centro Analisi Fleming di Brescia.

Il progetto «Alternanza Scuola-Lavoro» è giunto al quarto anno e continuerà nel 2007 con altri due cicli che coinvolgeranno un totale di 16 ragazzi.

Gli stagisti uscenti hanno avuto la possibilità di frequentare 14 incontri in laboratorio tenuti da biologi e medici, conoscendo così le attività svolte dagli operatori, verificando il percorso dal prelievo al referto finale.

«Obiettivo dello stage è far acquisire ai ragazzi uno specifico sapere - ha spiegato la dottoressa Maria Grazia Marin, responsabile sviluppo area Scientifica del Fleming - inserendoli nel mondo del lavoro e sviluppando la loro capacità di comprensione e conoscenza di figure professionali con cui confrontare le proprie aspettative».

I giovani, studenti delle classi terza, quarta e quinta del Liceo Scientifico tradizionale e dell’indirizzo biologico hanno approfondito in particolare i temi legati agli abusi di alcol, droga e fumo con i relativi effetti, illustrati dal dottor Nicola Giovanelli.

«I dati emersi dall’Osservatorio Fad dimostrano il continuo aumento dei consumatori di alcolici tra i 18 e i 24 anni. Un consumo che, peraltro, i più considerano meno pericoloso di quello degli stupefacenti, quando non è abbinato», ha spiegato Gil dottor Giovanelli a completamento della presentazione di numeri già preoccupanti sull’abuso di sostanze stupefacenti, che pone l’Italia al terzo posto fra i Paesi europei consumatori di cocaina dopo la Spagna e la Gran Bretagna. Non solo, alcuni indicatori fanno temere una ripresa dell’utilizzo dell’eroina.

«Ci auguriamo che le nozioni apprese siano educative oltre che formative e che si riesca a sensibilizzare con un effetto a cascata anche gli amici e i compagni dei ragazzi» ha commentato la dottoressa Marin alla fine della ricerca.

Gli studenti, che hanno liberamente accettato di fare lo stage, riceveranno un attestato di partecipazione a fine corso: «Ho aderito volentieri all’iniziativa - ha spiegato Filippo Grotti della classe quinta -: potrò spendere questa esperienza sul curriculum ed è molto interessante perché dà una panoramica più approfondita sulla vita del laboratorio».

Grande la passione con cui il corso è seguito, tanto che c’è anche chi ha deciso di parteciparvi per la seconda volta: «Da sempre il campo scientifico mi appassiona - ha commentato Nadia Dolenti - e visto che l’anno prossimo mi iscriverò a Medicina ho voluto iniziare subito a fare esperienza».

Lo stage per gli studenti del «Calini» si affianca ai corsi quotidiani all’interno del laboratorio del Calini, tenuti dalla dottoressa Claudia Varinacci, collaboratrice del Centro Fleming.


IL GAZZETTINO (Udine)
INCONTRO

Alcolismo in Romania

INCONTRO

Alcolismo in Romania nove club creati a Iasi

Ieri mattina si è svolto un incontro per presentare l’attività svolta in favore delle persone affette da problemi di alcolismo e ospitate nei centri di recupero in Romania. Un programma svolto da Caritas e Associazione dei club degli alcolisti in recupero in collaborazione con Scuola Europea di Alcologia e Psichiatria e Fondazione Crup con il sostegno del Comune di Udine. A presentare l’incontro è stato l’assessore Daniele Cortolezzis. Grazie al supporto, la città di Iasi ha visto nascere sei club più altri tre nei dintorni della città.


 IL GAZZETTINO (Nordest)

TOSSICODIPENDENZE 

Cambia il consumo di droghe e i servizi di recupero devono adeguarsi

Venezia

Cambia il quadro del consumo di stupefacenti (meno eroina, ma tanta più cocaina, ecstasy e cannabis), mutano i bisogni dei tossicodipendenti che optano per il recupero terapeutico e si adeguano i servizi offerti dalla Regione. Queste, in estrema sintesi, le ragioni che hanno indotto l’assessore veneto alle politiche sociali Stefano Valdegamberi a presentare il Giunta una delibera per la riorganizzazione dei servizi per le dipendenze portando da tre a sette le tipologie delle comunità private e ridefinendo i programmi di offerta terapeutica e riabilitativa per il trattamento ambulatoriale (settimanale o bisettimanale nei Sert), semiresidenziale (diurno) e residenziale delle persone con questi tipi di problemi. «Le comunità terapeutiche del Veneto - ha ricordato Valdegamberi - sono state e continuano a essere una delle componenti fondamentali delle politiche contro le dipendenze svolte in questi anni dalla Regione Veneto e rappresentano un esempio di funzionalità anche a livello nazionale. Tuttavia ne vanno aggiornati standard e profili a fronte dei cambiamenti degli ultimi dieci anni sia nelle modalità di assunzione di droghe e alcol sia delle esigenze di assistenza da parte dell’utenza».

Ma vediamo le novità. Come detto le tre tradizionali tipologie di comunità terapeutiche (di accoglienza, terapeutica e terapeutica specialistica) sono diventate sette con l’introduzione dei servizi di pronta accoglienza (che prima non esistevano), dei servizi semiresidenziali (nei quali il tossicodipendente viene preso a carico durante la giornata ma torna a casa a dormire) e, tra i servizi residenziali, di quelli che si rivolgono anche alle madri tossicodipendenti con figli minori e ai minori tossicodipendenti, mentre i tre già esistenti saranno definiti "di base", "intensivi" e "specialistici". Nelle 32 comunità terapeutiche regolarmente iscritte all’Albo regionale saranno disponibili 1.160 posti complessivi con una retta giornaliera che varia dagli 87 euro per i servizi di pronta accoglienza ai 53 per i servizi semiresidenziali. Ogni tipologia prevede un’equipe operativa in cui prestano la loro attività operatori, medici, psicologi, educatori, assistenti sociali. «Con l’adozione di questa delibera - ha concluso l’assessore - vengono riorganizzati e quindi resi in grado di dare una risposta mirata i servizi di pronta accoglienza e i servizi specialistici per soggetti con problemi di dipendenza e psichiatrici, una patologia correlata che è in netto aumento».

Nel corso del 2005 le comunità terapeutiche venete hanno accolto 2.991 soggetti di cui 1.983 residenti nel Veneto (mentre gli utenti complessivi in carico ai Sert regionali sono stati 13.058) di cui il 98 per cento inviati dai Servizi regionali per le tossicodipendenze; il 68 per cento dei soggetti in carico risulta "nuova utenza", della quale l’83 per cento è rappresentata da maschi. Il periodo di presa in carico è risultato uguale o inferiore a 6 mesi e per il 49 per cento di questi il programma terapeutico si interrompe non positivamente; circa il 13 per cento dell’utenza totale risulta aver concluso il programma terapeutico e per il 45 per cento di questi il periodo di permanenza è stato di 18 mesi e oltre. Il personale complessivo delle comunità terapeutiche private, nel 2005, è stato di 642 persone di cui un terzo rappresentato da operatori di comunità e il 24 per cento da educatori professionali. Quanto alle risorse impegnate, il budget assegnato dalla Regione in questi ultimi tre anni alle Asl per inserimenti nelle comunità è in costante crescita: nel 2004 è stato di oltre 17 milioni di euro, nel 2005 di 19 milioni di euro, nel 2006 di 21 milioni di euro tutti ascritti alle risorse del fondo sanitario regionale.


PIACENZA DAY
Patteggia 9 mesi il giovane che, ubriaco alla guida, causò la morte di Luigi Baldini

di Nero

Era passato con il rosso ad alta velocità, travolgendo la vettura del ristoratore

Guidava in stato di ebbrezza ad alta velocità ignorando il semaforo rosso il giovane che causò l’incidente mortale in cui perse la vita il noto ristoratore piacentino Luigi Bladini (di 57 anni). Nei confronti di Massimo Mambriani, 25 anni, era scattata subito una doppia denuncia per omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza. Nel procedimento che lo ha visto imputato, difeso dall’avvocato Pezza, il giovane ha patteggiato 9 mesi per l’omicidio colposo e 10 mesi di arresto, più una multa di 300 euro, per il secondo capo d’imputazione. In ogni caso, grazie all’indulto, Mambriani vedrà sospeso ogni effetto della pena.


LA PROVINCIA DI CREMONA

«Picchiato e poi rapinato»

Drammatico racconto di un 43enne, si indaga

CICOGNOLO — La richiesta di aiuto ai carabinieri, mercoledì sera, è stata drammatica: «Mi hanno picchiato, rapinato e poi gettato da un’auto in corsa. Sono a Cicognolo, venite ad aiutarmi». Erano le 20 e i militari dell’Arma sono arrivati lungo via Mantova pochi minuti dopo quella telefonata confusa e concitata. Hanno effettivamente trovato un uomo, un 43enne di Rivarolo del Re, ad attenderli in strada. Ma era completamente ubriaco e la sua versione non ha convinto. Le indagini sono in corso e ad occuparsene sono i militari dell’Arma di Vescovato.

Nei loro rapporti, per il momento, c’è il racconto del casalasco. «Mi hanno aggredito a Casalmaggiore — ha riferito cadendo più volte in contraddizione — e mi hanno rubato il portafogli. Poi mi hanno caricato in auto e mi hanno portato sino qui. Quindi mi hanno scaricato e sono scappati. Erano in due». A fronte di quella testimonianza, e valutando anche le condizioni psicologiche della presunta vittima del fantomatico agguato, gli uomini del maresciallo Adriano Garbino hanno immediatamente accompagnato il 43enne in ospedale. Lì, dopo gli accertamenti medici del caso, non sono emerse lesioni, ad eccezione di qualche lieve escoriazione. Insomma, nulla che confermasse un pestaggio, niente di compatibile con una colluttazione violenta. Ad aumentare i dubbi, un dettaglio: nel descrivere l’auto dei suoi ‘aggressori’, il cremonese avrebbe indicato una macchina identica, per marca e modello, a quella dei suoi vicini di casa. Insomma, molto non quadra. Gli inquirenti, comunque, non potendo ancora escludere del tutto che la versione fornita dal 43enne sia realistica, stanno compiendo tutti gli accertamenti necessari a sciogliere ogni perplessità. Anche i carabinieri di Casalmaggiore sono stati allertati e stanno valutando la vicenda, raccogliendo testimonianze nella cerchia di persone abitualmente frequentate dal casalese. Nelle prossime ore, la vicenda dovrebbe chiarirsi.


LA PADANIA
Dopo l’ennesimo diverbio

Nordafricano uccide a coltellate il vicino italiano

Colpito da una coltellata al cuore: così è morto l’altra sera Giuseppe Tammone, 37 anni, ucciso da un conoscente tunisino. L’omicidio è avvenuto intorno all’una, nel torinese, a Beinasco. I due si conoscevano da tempo e avevano frequenti litigi. Già un paio di settimane fa c’era stato un violento diverbio fra Naucer Ben Amor Abbassi e Giuseppe Tammone, tanto che Abbassi aveva sporto querela contro il vicino di casa perchè lo aveva insultato e picchiato durante la lite in cui entrambi erano un po’ ubriachi. Secondo una prima ricostruzione nella serata di mercoledì c’era stata una prima lite telefonica poi verso l’una e trenta Tammone, si è presentato sotto casa del tunisino, forse non da solo, chiedendogli di scendere in strada per trovare un accordo proprio sulla querela. Secondo quanto raccontato dal tunisino, lui stesso sarebbe stato disposto a ritirare la denuncia ma il colloquio tra i due è degenerato e si è trasformato in una rissa durante la quale Abbassi ha colpito l’altro con una coltellata al cuore. Poi il tunisino, un operaio sposato con un’italiana, è salito in casa, nel suo appartamento al sesto piano, da dove ha buttato il coltello, ma in preda al rimorso ha chiamato il 112 per attivare i soccorsi. Nonostante il tempestivo intervento dell’ambulanza del 118 Tammone è però deceduto prima di arrivare all’ospedale di Orbassano.


RAINEWS24
Cronaca. Litigio tra vicini di casa finisce in tragedia, accoltellato un uomo a Beinasco

L’autore dell’omicidio si e’ consegnato ai carabinieri

Torino, 14 dicembre 2006

Tragico epilogo di una lunga sequela di litigi e denuncie tra due uomini, un tunisino e un italiano che abitavano uno di fronte all’altro a Beinasco, in provincia di Torino. Giuseppe Tammone, 37 anni, è stato ucciso da una coltellata al cuore infertagli nella notte da Naucer Ben Amor Abbassi, 33 anni, che abita a poche decine di metri dalla sua casa con la moglie, una giovane italiana.

L’assassino è stato arrestato poco dopo l’accaduto dai carabinieri ed è stato interrogato dal pubblico ministero torinese Stefano Castellani. Secondo quanto accertato finora i due, entrambi operai, si frequentavano da qualche tempo ma litigavano spesso, sia in strada sia nel bar del paese.

Il delitto è avvenuto intorno all’una, quando Tammone è andato a citofonare al suo assassino. Quando questo è sceso in strada è nata una discussione che è sfociata nel sangue. Tammone, colpito al cuore, è stato soccorso subito, ma è morto durante il trasporto all’ospedale San Luigi di Orbassano.

"Due settimane fa - hanno riferito i carabinieri della Compagnia di Moncalieri che conducono le indagini - Abbassi ha querelato Tammone dopo un violento litigio con insulti e botte". I due erano ubriachi e le motivazioni del dissidio non sono ancora chiare.

Subito dopo la cattura Abbassi ha raccontato: "Ieri notte Tammone mi ha telefonato per chiedermi di ritirare quella querela. Abbiamo discusso e gli ho detto che avrei potuto farlo. Sono poi andato a dormire e lui mi ha citofonato. Sono allora sceso in strada in pantofole ed abbiamo ripreso a litigare".

Il tunisino in un primo tempo è fuggito, poi però ha chiamato il 112 confessando il delitto: "Ho ucciso un uomo a Beinasco in via Mirafiori", senza però fornire le proprie generalità. E’ poi tornato sul luogo del delitto, dove i carabinieri lo hanno arrestato. L’ arma è stata trovata poco distante a terra, macchiata di sangue e col manico frantumato.


AGI

ACCOLTELLATO MENTRE TENTA DI SEDARE UNA RISSA AL BAR

Varese, 14 dic. - Si e’ intromesso per fare da paciere, e’ stato contraccambiato con una coltellata. E’ accaduto ieri sera poco prima della mezzanotte a Sesto Calende (Varese). Secondo quanto si apprende, un uomo in evidente stato di ebbrezza sarebbe entrato al Lollo bar cominciando ad infastidire gli avventori e il titolare che, dopo aver cercato inutilmente di calmarlo invitandolo ad andarsene, si e’ sentito chiedere 50 euro per levare le tende. Il gerente gli ha consegnato una banconota ma non e’ servito a nulla. L’uomo avrebbe proseguito nel suo peregrinare tra un tavolo e l’altro fino a quando e’ stato prelevato e accompagnato fuori. A quel punto, pero’, la situazione e’ precipitata: il disturbatore ha cominciato a dare in escandescenze dando vita ad un’accesa discussione.

In quel mentre stava passando, a piedi, il 38enne di Sesto Calende, P.I., che e’ intervenuto per sedare la lite tra il titolare del bar e quell’altro che ha tirato fuori un coltello con il quale ha colpito tre volte il passante, raggiunto dai fendenti alla coscia sinistra e ad un braccio. Pochi istanti dopo, sul posto sono arrivati i carabinieri che hanno disarmato l’esagitato portandolo in carcere con le accuse di estorsione e tentato omicidio. Il 38enne, invece, lo hanno portato in ambulanza all’ospedale di Angera. Per lui prognosi di dieci giorni.


LA VOCE D’ITALIA
Morto poche ore dopo un controllo della polizia a Nantes, in Francia

Ritrovato ieri il corpo di un tunisino sparito il 22 novembre Mistero sulle ultime ore di vita dell’uomo

Toufik Al-Amri, operaio interinale di stanza a Cholet, cittadina nella regione Maine-et-Loire, è stato ritrovato nel Canale Saint-Felix a Nantes, a seguito della sua scomparsa lo scorso 22 novembre. L’analisi del cadavere indica che il tunisino è morto per affogamento, e non esistono sul suo corpo tracce di violenza o percosse.

L’uomo si era recato a Nantes insieme a due suoi colleghi per passare la serata nei locali della cittadina francese; uscito dal bar in uno stato di ebbrezza, è stato fermato da una pattuglia di polizia per un normale controllo. A quel punto si sono perse le tracce dell’uomo, fino al macabro ritrovamento del suo cadavere ieri sera.

La polizia ora è sotto inchiesta: la pattuglia dichiara di aver controllato Amri, e in seguito di averlo lasciato qualche centinaia di metri lontano dal luogo del prelevamento. Alcuni testimoni però confutano questa versione dei militari, che ora si trovano sotto inchiesta da parte dell’Ispettorato Generale della Polizia.

Secondo le dichiarazioni degli agenti, una chiamata giunta in centrale per un furto con violenza su un bus cittadino ha fatto scattare alcuni controlli: questi hanno anche coinvolto il tunisino, che è stato prelevato di fronte al bar e condotto all’interno della pattuglia. Poco più tardi, le sue generalità sono state controllate in una via laterale, e in seguito l’uomo è stato rilasciato nei pressi del canale dove è stato successivamente ritrovato.

Di fronte al giudice, gli agenti devono rispondere delle diverse inesattezze raccontate successivamente alla sparizione di Toufik Amri: innanzitutto, le procedure non sono state seguite alla lettera. Infatti, se un sospetto viene fermato in stato di ebbrezza e privo di documenti, la regola obbliga il poliziotto a condurre l’uomo in caserma per gli accertamenti e per un’eventuale stato di fermo. Inoltre alcuni testimoni indicano che la pattuglia ha rilasciato l’uomo in un luogo diverso da quello comunicato dai poliziotti. Un membro della polizia giudiziaria ha dichiarato che l’inchiesta su questa faccenda sarà molto approfondita per accertare eventuali responsabilità degli agenti.

La vicenda ripropone tutti i dubbi sul ruolo e l’operato della polizia transalpina, finita più di una volta sotto i riflettori negli ultimi mesi. A partire dalle rivolte delle banlieues, infatti, i poliziotti sono, secondo i cittadini, più duri del solito. Le tensioni che ormai quotidianamente attraversano le città francesi condizionano certamente le operazioni della polizia, che si trova sempre più spesso sotto il tiro di violenti e teppisti delle periferie. Le disposizioni del Ministro dell’Interno Sarkozy, volte ad aumentare l’autonomia e la durezza delle pattuglie, non fanno altro che amplificare il problema agli occhi dell’opinione pubblica. Il tema della sicurezza è molto sentito dalla popolazione francese, che allo stesso tempo si interroga però sui metodi utilizzati per mantenerla.

Probabilmente i poliziotti che hanno perquisito l’operaio tunisino non hanno commesso abusi di ogni genere, ma è ipotizzabile però una certa leggerezza nel rilascio dell’uomo, condotto in evidente stato di ebbrezza in piena notte nei pressi del canale dove è annegato.

Si riapre ora il dibattito: fino a che punto le forze dell’ordine si possono spingere per mantenere la sicurezza nelle città francesi, nonostante gli ormai quotidiani esempi di violenza giovanile?

Carlo Guarneri


REUTERS ITALIA

Roma, turista britannico ubriaco muore cadendo da 4° piano hotel

ROMA (Reuters) - Un turista britannico in stato di ebbrezza è morto ieri sera in seguito a una caduta dal quarto piano di un hotel della capitale, riferisce la polizia.

Non è chiaro se Cristopher Owen, 25 anni, sia caduto o si sia buttato da una finestra dell’hotel Mary 2, in centro di Roma. Il fatto è avvenuto ieri sera intorno alle 22.30.


LA REPUBBLICA
Epson, ubriaco si addormenta sui binari

A salvarlo è stato il provvidenziale volo di un elicottero e del pilota che si è accorto di quel corpo disteso sui binari. E’ accaduto a Epson, in Inghilterra, dove un ubriaco si è addormentato nel bel mezzo di un interscambio. Soltanto il caso ha voluto che la sbornia non finisse male per l’uomo che, a dispetto dell’ora di punta, è riuscito a schivare i convogli che l’hanno solo "sfiorato"


 IL GAZZETTINO (Rovigo)

Tranquillanti nella birra per rapinarlo, finisce in coma 

La vittima un operaio di Giacciano con Baruchella. I carabinieri arrestano i responsabili che ora rischiano un’accusa di tentato omicidio 

Rovigo

Avevano studiato il loro piano criminoso nei minimi dettagli. L’invito a cena, il tranquillante nella birra, il furto dei soldi dell’intera pensione dell’amico. Ma evidentemente avevano fatto male i conti. Primo, perché la "vittima", un operaio 54enne di Giacciano con Baruchella, E.P., quel giorno aveva nel portafogli soltanto 100 euro. E, secondo, perché il malcapitato, dopo aver bevuto la bibita alterata con una dose potente di "Valium" e "Laroxyl", si è sentito male ed è entrato in coma, rischiando la vita. Soltanto da poco si è ripreso.

L’episodio risale allo scorso 27 settembre, ma è di due giorni fa l’arresto dei responsabili, al termine di un’indagine, denominata "Narcomix", coordinata dal pubblico ministero Silvia Ferrari e portata avanti dai carabinieri della stazione di Badia Polesine, guidata dal maresciallo Roberto Longo, e del Nor, il nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Rovigo.

Si tratta di Lorena Cestaro, ex infermiera di 44 anni e dell’amico Lauro Romanato, 29, entrambi di Badia Polesine. Mentre lei è incensurata e si trova agli arresti domiciliari, lui è ormai una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine. Tant’è che l’ordinanza di custodia cautelare lo ha raggiunto mentre era già in carcere, accusato di un paio di rapine aggravate, avvenute nei mesi scorsi a Colombano e a Villa d’Adige ai danni di persone anziane. Oltre alla rapina, questa volta il pubblico ministero gli ha contestato anche il reato di tentato omicidio. Ipotesi sulla quale, però, al momento il giudice per le indagini preliminari Alessandra Testoni non ha convalidato il provvedimento, in attesa di accertamenti medici e scientifici più approfonditi.

Secondo la ricostruzione effettuata dagli investigatori, la Cestaro avrebbe invitato l’operaio e la sua compagna sordomuta a mangiare una pizza a "La baita" di Giacciano con Baruchella contando sul fatto che quel giorno avrebbe potuto avere in tasca i soldi della pensione. Romanato la aspettava fuori dal locale camuffato con berretto ed un neo finto. Approfittando di un momento di distrazione degli ospiti, la Cestaro avrebbe versato numerose gocce di tranquillanti nelle birre dei due. La compagna di E.P. ha preferito non bere la sua in quanto aveva un sapore strano, lasciandola all’uomo che quindi ha ingerito una doppia dose, molto potente, di medicinali. Dopo qualche minuto si è sentito male. I titolari della pizzeria si sono subito allarmati, ma la donna ha affermato che era tutto a posto e che ci avrebbe pensato lei, visto che è infermiera. L’operaio, che intanto stava sempre peggio, è stato derubato del portafogli e del cellulare e caricato su un’auto e lasciato dopo mezz’ora da Romanato davanti alla porta della loro abitazione. La sua compagna è riuscita ad avvisare in tempo i vicini che hanno allertato il 118. Il 54enne è stato trasportato all’ospedale di Trecenta e quindi trasferito nel reparto di Rianimazione del nosocomio rodigino. Pochi minuti più tardi, forse, non ce l’avrebbe fatta.


 

IL GAZZETTINO (Rovigo)

CASTELMASSA 

Vanno in discoteca e non tornano a casa Madre sotto inchiesta per sottrazione di minori

Castelmassa

Sono usciti di casa per andare in discoteca, allo "Stargate" di Castagnaro, nel veronese, e non sono più rientrati. Lasciando i genitori in apprensione per 24 ore. Fino a quando, cioè, il "giallo" non è stato risolto dai carabinieri del Nor, il nucleo operativo radiomobile, di Castelmassa: i tre amici, di 15, 16 e 17 anni, sono stati, infatti, rintracciati il giorno dopo a casa della madre di uno di loro, che vive da sola, che non si sarebbe presa nemmeno la briga di avvisare le altre famiglie dell’accaduto. Non solo, perché sia agli altri genitori preoccupati sia agli stessi investigatori che le avevano chiesto informazioni specifiche, avrebbe riferito di non sapere nulla.

Ora la donna, C.M., trentasettenne di Castelnovo Bariano, è finita sotto inchiesta, denunciata a piede libero dai militari dell’Arma per sottrazione consensuale di minori. Il fatto risale allo scorso 4 dicembre. Nella caserma di Castelmassa si presentano le famiglie dei tre, residenti a Castelmassa, a Castelguglielmo e a Mirandola. Non avendo da troppe ore notizie dei figli, sono molto agitate e segnalano la loro scomparsa. Le ricerche scattano immediatamente. I carabinieri cercano di capire cosa possa essere successo in quell’arco di tempo da quando i ragazzi sono usciti dal locale dove erano andati a ballare e la mattina dopo. Naturalmente sia i familiari degli adolescenti spariti sia i militari dell’Arma si sono rivolti quasi subito a C.M., andandola a trovare a casa, essendo la madre di uno dei tre. Ma la signora ha sempre negato che i ragazzi avessero dormito da lei. I carabinieri non le hanno creduto, anche perché sembra che la donna sia già nota alle forze dell’ordine per alcuni episodi, e sono ritornati una seconda volta nella sua abitazione. Con una scusa hanno fatto un giro in casa e hanno scovati i tre minori che si erano nascosti per non farsi rintracciare. Un comportamento inspiegabile da parte loro. Ai militari che hanno chiesto delucidazioni, la donna ha detto di averli trattenuti perché erano ubriachi al ritorno dalla discoteca e che quindi non si fidava a lasciarli andare in quello stato.

Resta il mistero del perché non abbia avvisato tutti gli altri parenti che hanno vissuto ore d’angoscia. Nei prossimi giorni C.M. sarà ascoltata nuovamente dagli inquirenti. Intanto qualche spiegazione in più la dovranno dare i tre adolescenti che ovviamente si sono beccati una bella "strigliata" da parte dei genitori.


IL RESTO DEL CARLINO

QUEI TRE extracomunitari erano ubriachi, ci hanno prima insultato, poi inse...


© asaps.it
Sabato, 16 Dicembre 2006
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