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Rassegna stampa Alcol e guida del 19 dicembre 2006

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

Notizie dall’Europa: - 19/12/2006 -

Tutte le bevande alcoliche vendute dal marchio Pernod Ricard nell’Unione Europea porteranno in etichetta avvertimenti indirizzati alle mamme in attesa, segnando così un’escalation per quanto riguarda la promozione del bere responsabile.

Gli avvertimenti per le gestanti, che sono già obbligatori in Francia, sottolineeranno i rischi per la salute in caso si consumi alcol, e saranno progressivamente inseriti nelle etichette di tutta la vasta collezione di vini e liquori della casa, entro il primo semestre del 2007.

Questa mossa, da parte del secondo maggior gruppo industriale del settore, mette alla frusta i concorrenti, anche se il primo produttore di birra inglese ha già dichiarato che non ne seguirà l’esempio.

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 La compagnia di assicurazione inglese Privilege Insurance ha dichiarato che i guidatori che hanno bevuto anche solo un bicchiere di vino o una pinta di birra non dovrebbero prendere in mano il volante, perché rappresentano un pericolo per la loro salute.

In uno studio pubblicato nei giorni scorsi gli esperti sostengono che una sola unità alcolica è sufficiente a rendere i guidatori più pericolosi, dato che soffriranno di tempi di reazione più lenti, calo di concentrazione, e visione distorta.

Il direttore commerciale della Compagnia, Kate Syred, ha detto che per prevenire le migliaia di vittime della strada legate al bere, in Inghilterra, non bisogna permettere ai guidatori che hanno bevuto anche un solo bicchiere di riprendere la guida.

"Chiediamo il totale sradicamento della pratica di bere e guidare, e chiediamo ai guidatori di non bere se intendono rimettersi alla guida” ha aggiunto la sig.ra Syred.

"La nostra ricerca indica che una proporzione significativa di guidatori continua a guidare regolarmente sotto l’influenza dell’alcol. Questa pratica è estremamente preoccupante, dato che anche una piccola quantità di alcol può alterare la capacità di giudizio del guidatore e ha dimostrato di aumentare il rischio di incidenti."

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 L’andamento delle vendite pre-natalizie in Gran Bretagna mostra che saranno molti milioni i consumatori che intendono festeggiare le feste con una sbronza senza precedenti.

L’aumento delle vendite è stato accompagnato dall’invito alla polizia di astenersi da più severi controlli che erano stati richiesti per l’ordine pubblico ed i disordini legati all’alcol.

Questi sviluppi fanno temere esplosioni di violenza e vandalismo nelle città che già fanno fatica a contenere gli effetti della recente liberalizzazione delle vendite di bevande alcoliche, ora permesse 24 ore su 24. Questa legge è stata definita dagli esperti “licenza di uccidere”.


 

IL GAZZETTINO (Pordenone)

GIOVANI E DIPENDENZE

Secondo l’Oms è tra le principali cause di morte fra i 12 e i 29 anni e si comincia ad "alzare il gomito" già a partire dalle medie 

Abuso di alcolici, un fenomeno in crescita 

Si abbassa l’età dei giovani bevitori, ma lo Stato e le scuole fanno ancora poco per contrastare i cattivi stili di vita 

Pordenone

Un giorno passando al Pam per comprare pane e latte e rimasi esterrefatta, vedendo nella cassa vicino a quella dove stavo facendo la fila, tre ragazzi, che avranno avuto al massimo 14 anni, che appoggiavano sul bancone una quarantina di birre, bottiglie di vodka e superalcolici vari. Lo spettacolo sconcertante non fu la quantità di alcolici che quei ragazzi stavano comprando, ma piuttosto l’indifferenza della cassiera che faceva comparire uno dopo l’altro i prezzi di tutte quelle "armi". Da recenti statistiche risulta infatti che gli italiani sono i bevitori più giovani d’Europa, mentre da un’indagine del tutore regionale dei minori emerge che è in grande aumento il consumo di alcol tra i giovani delle scuole superiori. I pordenonesi, in particolare, sembrano amare birra e aperitivi. L’Organizzazione mondiale della sanità afferma, ulteriormente, che l’alcolismo è la principale causa di morte nei ragazzi tra i 12 e i 29 anni, mentre l’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto superiore di sanità in Italia avverte che nel nostro Paese, l’età in cui i giovani iniziano a consumare alcolici è la più bassa d’Europa: 11-12 anni. "Morale della favola", o meglio della "catastrofe": attualmente a quattro maschi e due femmine sotto i 14 anni ogni centomila sono diagnosticate malattie legate all’alcol. Mentre a Bolzano si arriva addirittura a riscontrare questo tipo di malattie in un ragazzo su dieci. Sotto accusa risultano anche le scuole "insufficienti quanto a prevenzione". I ragazzi che bevono e che fumano sono sempre di più, ma per quanto riguarda il fumo, dei provvedimenti sono stati presi e i risultati si vedono. Su ogni pacchetto vi sono etichette che informano sui danni provocati dal fumo e il prezzo delle sigarette è lievitato notevolmente, tanto che i giovani cominciano a pensarci due volte se continuare a fumare o no; provvedimenti che non sono stati presi con gli alcolici. Bottiglie colorate, forme originali, gusti esotici e pubblicità accattivanti. Sono questi gli elementi che rendono i cosiddetti alcopop o ready to drink molto popolari tra i giovani: alcolici con gradazioni che variano tra i 5 e i 28 gradi, inventati per sostituire birra e vino, per accogliere le richieste del mercato. I giovani che scelgono questi alcopop lo fanno per sentirsi più disinvolti con gli altri ragazzi, ma i distributori si difendono subito dicendo che nelle loro pubblicità non viene mai associato l’alcol al successo sociale. Ormai i numeri che caratterizzano le statistiche dell’alcolismo sono sempre più alti ed è allarme, ma nessuno fa niente di concreto. L’inattività dello Stato dimostra un falso interesse, che non tocca minimamente i giovani! Se si vogliono risultati veri si deve scendere sul campo di battaglia e combattere.

Silvia Odorico

III Asp

Istituto d’arte di Cordenons (*)

 

(*) Nota: questa ragazza ha già capito molte cose, le sue considerazioni sono tutte condivisibili.

Aggiungo che, rimanendo nel campo dei problemi alcolcorrelati, quando qualcuno prova a fare qualcosa di concreto per proteggere la salute e la sicurezza dei cittadini, viene sempre sconfitto.

In parte per l’ignoranza e l’insensibilità di molti uomini di potere, in parte per tutelare gli interessi economici di qualche categoria.

A questo proposito in questi giorni nel Veneto si sta combattendo una battaglia importantissima, di cui da qualche giorno vi stiamo tenendo informati.


 

LA NAZIONE/IL GIORNO/IL RESTO DEL CARLINO

Notti senza alcol? No del ministro ...

Il consiglio regionale veneto vieta all’unanimità la vendita di alcol nei locali pubblici dall’una alle sei del mattino e l’unico a protestare, assieme ai gestori delle discoteche, è il ministro delle politiche agricole Paolo De Castro. Degli oltre 600 automobilisti che ogni anno muoiono negli incidenti sulle strade del Veneto l’85% è di età compresa tra i 18 e i 29 anni.

Questi giovani perdono la vita prevalentemente in scontri frontali o finendo fuori strada tra le due e le cinque del mattino, mentre, dopo aver alzato il gomito, fanno ritorno a casa. Le statistiche parlano chiaro: la gran parte delle vittime è tradita dai colpi di sonno o dalla lentezza dei riflessi provocati da un cocktail micidiale: stanchezza e alcol, cui si aggiunge molto spesso la droga. Così la terza commissione del Consiglio regionale, dopo aver anticipato dalle 23/4 alle 22/3 l’orario di apertura e chiusura di night e dancing, con l’articolo 6 del nuovo progetto di legge ha messo al bando la vendita di bevande alcoliche in una fascia oraria particolarmente a rischio.

Hanno votato a favore tutti i partiti dei due schieramenti, salvo Rifondazione comunista. Una decisione approvata dai familiari delle vittime, dalla polizia stradale e dai medici, ma non dal ministro dell’Agricoltura che, forse perché trovandosi a Conegliano in mezzo ai viticoltori impegnati nella difesa del Prosecco e del Valdobbiadene doc, ha parlato di una legge «incosciente» e di «eccessi salutistici», in sintonia con quanto dichiarano da tempo gli esercenti di enoteche, pub e birrerie che minacciano una chiusura in blocco dei locali. Sicuramente il bando dell’alcol dalla una alle 6 non scongiurerà le stragi del sabato sera ma farà sicuramente scendere l’indice di mortalità.

E’ vero, come sostiene Gianni Zonin, viticoltore e presidente della Banca Popolare di Vicenza, che non basta reprimere perché serve anche un impegno culturale attraverso una corretta educazione al bere. Ma un ministro non può, di fronte al mare di sangue che ogni anno bagna l’asfalto, bocciare in quattro e quattr’otto il coraggioso e impopolare tentativo di limitare il numero degli incidenti e delle vittime con l’embargo notturno delle bevande alcoliche.

«Non è un bicchiere di buon vino, anche se bevuto dopo una certa ora, a causare tutti i problemi della sicurezza», ha minimizzato dalla Marca trevigiana De Castro. Fosse solo un bicchiere di buon vino, caro ministro. Consulti uno dei pochi etilometri in circolazione e capirà quanto sia allarmante una situazione che anche questo giornale con una lunga e recente inchiesta sulle stragi stradali ha denunciato.

(arretrato de La Nazione/Giorno/Carlino del 18 dicembre 2006)

Autore: Luigi Bacialli


 

L’ARENA di Verona

La protesta di Confcommercio e Fipe decise a stoppare quella che potrebbe diventare una legge: «Vogliamo incontrare Galan»

«Vietate l’ultimo goccio di alcol»

La commissione regionale vuole impedire la vendita dall’una alle 6 di notte

 di Alessandra Vaccari

Niente alcol dopo l’una di notte. La Regione passa alle maniere forti per impedire che la gente si ubriachi e che poi provochi incidenti stradali mettendosi alla guida. La terza commissione, quella che si occupa delle attività produttive, ha approvato all’unanimità un emendamento presentato dall’assessore Fabio Gava, proposto in commissione dal consigliere Diego Cancian di progetto Nordest, che vieta la vendita degli alcolici dall’una di notte alle sei di mattina. L’ultima parola spetta però al consiglio regionale che nei prossimi mesi discuterà il progetto di legge. E si prevede battaglia, considerato che le associazioni di categoria faranno appello ai loro referenti politici per stoppare l’iniziativa.

La proposta ha già suscitato reazioni e proteste. Venerdì pomeriggio sul tavolo del presidente Giancarlo Galan è arrivata la lettera concordata dalle sette Confcommercio del Veneto.

«Sono cinque anni che andiamo avanti nella discussione della legge sui pubblici esercizi. Tra mandati che scadevano naturalmente e commissioni. Aspettiamo da cinque anni una riforma e adesso spunta dal cilindro questa proposta bacchettona che non serve a niente», è il commento di Giorgio Sartori, segretario generale di Confcommercio Verona, «chiunque potrà procurarsi alcol in altri posti per poi finire a berlo per strada o fuori dai bar. Ritengo inoltre», ha aggiunto Sartori, «che se si crede in una legge, questa debba comprendere tutti gli esercizi. Nella proposta non sono nominati per esempio gli agriturismo e nemmeno i ristoranti negli hotel. Non capiamo da dove sia spuntata questa limitazione, non è stata concertata, non è stata discussa con le categorie, e non ha nè capo nè coda. Nessuno ha intenzione di accettarla. Come lo spieghiamo al pubblico areniano, per esempio che dopo gli spettacoli mangeranno il risotto all’amarone con l’acqua?».

Al progetto è contraria la Fipe che sottolinea anche le carenze, in quanto il divieto è imposto indipendentemente dall’età dell’avventore e dalla quantità di alcol contenuta nelle bevande al bando. Niente birra 4/8 gradi, niente vino 8/13 gradi, o superalcolici dai 38 gradi in su, o amari e digestivi 20/30 gradi.

«Tali limitazioni alla vendita e alla somministrazione di alcolici e superalcolici», commenta Erminio Alajmo, presidente regionale Fipe, «hanno immediatamente sollevato un coro unanime di proteste (*) e la necessità di far capire al legislatore che un divieto simile produrrà come unico effetto quello di penalizzare enormemente la categoria dei pubblici esercizi della nostra regione. È chiaro che chi vuole bere lo potrà fare dopo l’una in altri posti che non siano ristoranti o bar. È questa la soluzione ipotizzata dalla nostra Regione per porre rimedio a complessi problemi di ordine prettamente culturale e sociale che interessano fortemente i giovani come quello alla guida in stato di ubriachezza? Se fosse così», continua Alajmo, «vorrebbe dire che i gravi problemi sociali dipendono da chi vende alcol e non da chi invece ne fa un uso sconsiderato e dannoso per la propria salute e per quella degli altri. Sappiamo tutti che non è proibendo che si evita il rischio».

Alajmo teme ripercussioni e danni sulla competitività della regione anche in ambito turistico, o l’aggravarsi del pendolarismo notturno verso regioni vicine. E se venisse meno in turismo enogastronomico nella nostra terra il danno economico sarebbe davvero pesante.

«Confidiamo in un incontro e confronto con le massime autorità regionali per un’attenta riflessione, ma soprattutto per trovare strade più efficaci per insegnare ai giovani a non abusare di alcol», conclude il presidente.

 

(*) Nota: bene commentava ieri in rassegna Roberto Argenta “sono passati due giorni dall’uscita della proposta che cerca di limitare i danni alcol correlati intervenendo sull’orario di vendita degli alcolici. Proposta quindi con finalità sanitarie. Sono stati intervistati: baristi, albergatori, gestori di discoteche, proprietari di pub, organizzatori di eventi, direttori di produzione, produttori di vino, il ministro delle Politiche agricole, presidenti della Confesercenti, direttori della Confcommercio, il presidente del Comitato “Bar per il centro”...”

Fino a quando su una legge che riguarda la salute e la sicurezza intervengono solo produttori e rivenditori di alcol per forza ci sarà “un coro unanime di proteste”…!

Io penso che sia ora che rompiamo questa unanimità, penso che sia ora che facciamo sentire la nostra voce a sostegno di questa iniziativa, che risponde finalmente ai criteri definiti efficaci dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (http://www.aicat.net/aree_strategiche_e_strumenti_di_intervento_a_livello_nazionale.htm punto 52).

Invito pertanto le associazioni che si occupano di problemi alcolcorrelati, le associazione di familiari e vittime della strada, della Polizia Stradale, i medici, i Centri Studi sull’Alcol, l’Istituto Superiore di Sanità, il Ministero della Salute, e tutte le persone sensibili al tema a prendere posizioni, scrivendo a giornali e politici della Regione Veneto.

Come curatori di questo servizio, pubblicheremo in rassegna tutte le lettere che ci farete avere per conoscenza (a.sbarbada1@tin.it , robargen@libero.it ).


 

Ecco alcuni indirizzi:

lettere.al.direttore@gazzettino.it

atalmi.nicola@consiglioveneto.it

raffaele.bazzoni@consiglioveneto.it

carloalberto.azzi@consiglioveneto.it

giuseppe.berlatosella@consiglioveneto.it

regina.bertipaglia@consiglioveneto.it

gianfranco.bettin@consiglioveneto.it

mara.bizzotto@consiglioveneto.it

dario.bond@consiglioveneto.it

franco.bonfante@consiglioveneto.it

diego.bottacin@consiglioveneto.it

gianpaolo.bottacin@consiglioveneto.it

diego.cancian@consiglioveneto.it

federico.caner@consiglioveneto.it

andrea.causin@consiglioveneto.it

renato.chisso@consiglioveneto.it

roberto.ciambetti@consiglioveneto.it

giancarlo.conta@consiglioveneto.it

maurizio.conte@consiglioveneto.it

marialuisa.coppola@consiglioveneto.it

piergiorgio.cortelazzo@consiglioveneto.it

carlo.covi@consiglioveneto.it

gianantonio.dare@consiglioveneto.it

onorio.deboni@consiglioveneto.it

barbara.degani@consiglioveneto.it

elena.donazzan@consiglioveneto.it

marino.finozzi@consiglioveneto.it

mariangelo.foggiato@consiglioveneto.it

giuliana.fontanella@consiglioveneto.it

gustavo.franchetto@consiglioveneto.it

flavio.frasson@consiglioveneto.it

franco.frigo@consiglioveneto.it

giancarlo.galan@consiglioveneto.it

giovanni.gallo@consiglioveneto.it

fabio.gava@consiglioveneto.it

massimo.giorgetti@consiglioveneto.it

raffaele.grazia@consiglioveneto.it

nereo.laroni@consiglioveneto.it

franco.manzato@consiglioveneto.it

renzo.marangon@consiglioveneto.it

giampietro.marchese@consiglioveneto.it

igino.michieletto@consiglioveneto.it

leonardo.padrin@consiglioveneto.it

pietrangelo.petteno@consiglioveneto.it

francesco.piccolo@consiglioveneto.it

rossato.damiano@consiglioveneto.it

clodovaldo.ruffato@consiglioveneto.it

remo.sernagiotto@consiglioveneto.it

flavio.silvestrin@consiglioveneto.it

daniele.stival@consiglioveneto.it

moreno.teso@consiglioveneto.it

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guido.trento@consiglioveneto.it

stefano.valdegamberi@consiglioveneto.it

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tiziano.zigiotto@consiglioveneto.it


 

L’ARENA di Verona

- Le reazioni. Prevalgono le critiche. I ragazzi: «Se uno vuole, si procura da bere ugualmente»

«Inutile proibire, bisogna educare»

 Un provvedimento dal sapore proibizionistico, che non risolverebbe il problema degli incidenti stradali provocati in stato di ebbrezza: è questa l’opinione più diffusa riguardo alla proposta della Regione di vietare la vendita di alcolici dall’una di notte alle sei di mattina, con qualche eccezione da parte di chi pensa che comunque, anche se la fascia oraria è ridotta, possa aiutare a limitare i danni.

Ma per la maggior parte dei veronesi il problema va affrontato a monte, a partire dall’educazione: bisogna insegnare ai ragazzi a essere più consapevoli e soprattutto avere un dialogo con loro per trasmettere il valore della vita e per comprendere, eventualmente, le ragioni del disagio che li porta ad abusare dell’alcol: a dirlo è Alessandra, 39 anni, di Castelnuovo, che aggiunge: «Volendo si beve ugualmente, a prescindere dai provvedimenti».

Il limite maggiore della proposta sembra legato alla fascia oraria: sarebbe comunque possibile bere in eccesso fino a mezzanotte e poi andare in giro in auto ubriachi, come pensa Riccardo Bortolazzi, trentenne, che incontriamo in uno dei bar di piazza Erbe. E anche facendo scattare prima il divieto, chiunque potrebbe procurarsi alcolici in altri modi: per il trentaquattrenne Nico Ferrari questo sarebbe solo un palliativo, e potrebbe portare a quello che già accade in Spagna, «dove la gente gira con il sacchetto pieno di bottiglie. Chi vuole fare una cosa, la fa. Ci vorrebbero controlli o pene più severe: io non sono mai stato fermato per un controllo con l’etilometro. Ma questi incidenti ci saranno sempre». «Più sorveglianza sulle strade? Neanche questa è una soluzione», intervengono Andrea e Tania, «perchè di strade secondarie per evitare le pattuglie se ne trovano sempre. E poi chiunque può bere a casa propria e poi uscire ubriaco in auto. Il voler limitare è sempre controproducente, spinge le persone a fare proprio la cosa vietata». E allora? «Bisogna partire da noi stessi, autolimitarci».

È quello che pensa anche Nicola, 30 anni, che aggiunge: «Più che sul proibizionismo si dovrebbe puntare sull’educazione. La colpa è della famiglia, che non ha più alcun controllo sui figli: genitori troppo impegnati e permissivi danno un sacco di soldi ai ragazzi, che fanno quel che vogliono. Noi non eravamo così: e ora ci organizziamo in modo che guidi chi non ha bevuto». È anche questione di educare al rispetto della vita, come aggiunge Marisa.

Per Alberto Pavan, 35 anni, non si può negare uno sfogo ai ragazzi: il punto è incentivarli a non usare l’auto, favorendo i trasporti pubblici e facendo costare meno i taxi. Molti pensano invece che, per limitare i danni, ci vorrebbero «pene più severe, soprattutto pecuniarie».

Ma c’è anche il fronte del «sì»: a essere d’accordo con la proposta regionale è Katiuscia Scamperle, che lavora all’osteria Monte Baldo di via Rosa. Per lei questo divieto potrebbe evitare non solo gli incidenti stradali, ma anche molte risse. Anche per Mattia e Davide, 28 anni, il provvedimento, se adottato, aiuterebbe. Giovanni, 26 anni, è d’accordo perché, dice, «la gente si farebbe meno male e io avrei ancora la patente: è la seconda volta che me la ritirano per guida in stato di ebbrezza...» (l.z.)


 

LA PROVINCIA DI SONDRIO

Siglato il protocollo di intesa tra il prefetto e i gestori dei locali notturni per combattere le stragi sulle strade Discoteche, si esce dopo ma più sicuri Chiusura posticipata e dalle 4 in avanti niente alcol, musica più bassa ed etilometro gratis

Un passo avanti nella lotta agli incidenti del fine settimana («Per piacere basta chiamarle stragi del sabato sera come se la causa degli incidenti fosse il fatto che i giovani vanno in discoteca» si sfoga Giancarlo Stampa, rappresentante dei titolari dei locali da ballo della provincia), quantomeno perché il protocollo d’intesa siglato ieri potrebbe servire a far riflettere i ragazzi sui pericoli del cosiddetto sballo. In forza del documento firmato alla presenza dei vertici delle forze dell’ordine dal prefetto Sante Frantellizzi, dal presidente dell’Unione commercio Marino Del Curto e dal presidente del Gruppo locali da ballo Giancarlo Stampa, il rappresentante del governo chiede ai sindaci una deroga rispetto alla normativa regionale che prevede la chiusura delle discoteche alle 3. Chiusura posticipata di un paio d’ore a condizione però che dalle 4 i gestori si impegnino a smettere la somministrazione di alcolici, ad abbassare la musica e a spegnere le luci psichedeliche e stroboscopiche. Contemporaneamente i titolari dei locali si impegneranno a proiettare i filmato vincitori del concorso "Per non berti la vita". Tutto questo allo scopo di creare una sorta di "camera di decompressione" che permetta a chi magari ha alzato un po’ troppo il gomito di rimettersi in sesto e di non salire in auto prima di essere in condizioni di guidare. Anche perché lo stesso protocollo d’intesa prevede anche che siano distribuiti gratuitamente degli etilometri monouso in modo tale da permettere a tutti di valutare le proprie condizioni psico-fisiche prima di mettersi al volante. Nell’ottica di una sempre maggiore collaborazione tra gestori di locali e forze dell’ordine, i primi si impegneranno anche a non servire da bere agli ubriachi e ai minori di 16 anni (entrambi i comportamenti sono previsti come reati dal codice penale) (*) e a invitare gli avventori a non creare disordini o schiamazzi all’uscita dalla discoteca. «Questo documento soddisfa due ordini di esigenze - commenta Giancarlo Stampa -. Da un lato quella della sicurezza sulle strade, dall’altro quella di permettere ai locali di lavorare. Sicuramente è un’iniziativa positiva, anche se credo serva pure un forte richiamo alla coscienza personale, visto che si tratta di giovani che comunque hanno raggiunto l’età adulta». Riccardo Carugo

 

(*) Nota: tempi duri per i commercianti. Hanno chiesto loro di rispettare il Codice Penale. Se andiamo avanti di questo passo andrà a finire che dovranno addirittura pagare le tasse!


 

ANSA.IT

HA PATENTE DA 10 ORE, GUIDA UBRIACO E GLI VIENE RITIRATA

FIRENZE - Aveva finalmente conseguito la patente, ma dopo dieci ore i carabinieri, che erano intervenuti per un incidente, gliel’ hanno ritirata, denunciandolo per guida in stato di ebbrezza. E’ accaduto a Campi Bisenzio (Firenze), nella notte tra sabato e domenica.

Lo sfortunato e imprudente neopatentato è un ventiduenne della provincia di Prato. Il giovane, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, era alla guida di una Fiat 600 che, a causa dell’asfalto bagnato, ha invaso la carreggiata opposta, scontrandosi con un’altra auto.

I militari, arrivati sul luogo dell’incidente, hanno sottoposto il neopatentato al test alcolimetrico, che ha evidenziato un tasso tre volte superiore al consentito. Così sono scattati il ritiro della patente e la denuncia.


 

L’ARENA di Verona

Li hanno convocati i carabinieri di Peschiera

Oggi l’autopsia di Aziz Sentiti ancora moglie e figlio

Sarà eseguita stamattina l’autopsia sul corpo di Aziz Najih, il marocchino quarantenne morto sabato pomeriggio durante un trasporto d’urgenza in ospedale. Il pubblico ministero Giulia Labia ha conferito l’incarico al dottor Domenico de Leo.

Ieri pomeriggio intanto la vedova e il figlio minorenne della coppia sono stati ascoltati per la seconda volta nella caserma dei carabinieri di Peschiera.

I familiari sono stati gli ultimi a vedere Aziz vivo. Secondo la loro versione l’uomo sarebbe arrivato a casa ubriaco come sempre più spesso accadeva. Si sarebbe coricato dicendo di stare male e poi sarebbe svenuto. All’arrivo del 118 il medico aveva notato due fori nell’addome dell’immigrato. L’autopsia dovrà chiarire se a uccidere Aziz sia stato un malore, aggravato anche dalle sue condizioni, oppure il ferimento, accidentale o volontario di qualcuno. (a.v.)


 

IL SECOLO XIX

Trovato ucciso in un casolare sospetti sul fratello scomparso 

Ventimiglia. Delitto, ieri pomeriggio, sulle alture di Ventimiglia. Si tratta di una storia di disagio finita nel sangue i cui contorni sono già abbastanza chiari. In un casolare di pochi metri quadrati è stato trovato senza vita, ucciso a coltellate, un 47enne, Eraldo Bosio. L’uomo condivideva la modesta abitazione rurale di Porra, in Val Roia, con due fratelli: uno di essi, il più giovane, Sergio, di 37 anni, è scomparso ed è ora ricercato dalla polizia. Potrebbe essere lui l’autore del delitto, ma è ancora presto per tirare delle conclusioni: certamente sa molte cose. Il corpo senza vita di Eraldo Bosio è stato scoperto ieri pomeriggio, poco prima delle 17, dal fratello Giancarlo di 44 anni. Eraldo era stato accoltellato più volte al petto. La lotta è cominciata in garage ed è finita una cinquantina di metri più lontano, in una sorta di capanna dove talvolta i tre fratelli preparavano il pranzo. Vetri rotti dappertutto, un forte odore di vino, molti oggetti fuori posto. Agli agenti della Mobile imperiese che si occupano delle indagini, Giancarlo Bosio ha parlato di frequenti litigi per futili motivi tra i due fratelli, l’ultimo dei quali proprio ieri mattina. I tre conducevano una vita modesta: un piccolo campo da coltivare, qualche animale. Tutti i problemi nascevano dai disagi della vita quotidiana. Gli agenti hanno ritrovato un coltello con il quale i tre fratelli tagliavano il pane: la lama è piegata ma non ci sono tracce di sangue. E’ davvero l’arma del delitto? Non è chiaro. «Sospettati? Per il momento - spiega prudente il capo della Mobile di Imperia Raffaele Mascia - ufficialmente non ce ne sono». Ma sul posto, fino a tarda serata, gli investigatori e il pubblico ministero Michele Stagno hanno ascoltato Giancarlo, per arrivare al più presto al fratello irreperibile. Non si sa se l’uomo abbia fornito indicazioni precise e se sia in grado di mettere la polizia sulla pista giusta. Il fratello, peraltro, ben difficilmente si allontanava dalla casa in cui viveva, un piccolo rustico che sorge a pochi passi da un deposito di carburanti.

F. L.


 

Mercoledì, 20 Dicembre 2006

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