Pirata
della strada, non vittima dei banditi.
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GIULIO SFERRAGATTA Incredibile, quanto sconcertante, risvolto ha avuto la storia legata alla tragedia che si è consumata domenica pomeriggio nel territorio del comune di Teverola, all’altezza del raccordo tra la strada provinciale 335 e la statale 7 bis, dove un drammatico incidente è costata la vita al conducente di una Lancia Dedra, Carmine Oliva, 58 anni, residente a Napoli, e nel quale è rimasta gravemente ferita la moglie, attualmente ricoverata all’ospedale di Aversa. Le condizioni della donna sono ancora gravi, anche se non sarebbe in pericolo di vita. Il suo stato clinico lascerebbe ben sperare per una rapida guarigione dalle innumerevoli ferite riportate nel corso dell’incidente. Dagli accertamenti degli agenti della Polstrada di Caserta, diretta dal dottor Michele Pascarella, finalizzati alla ricostruzione dell’esatta dinamica dell’incidente, si era appurato che una delle due autovetture, una Golf, risultava il frutto di una precedente rapina a mano armata avvenuta a San Tammaro e denunciata dal proprietario. Lo stesso aveva dichiarato ai carabinieri di essere stato avvicinato da due individui che avrebbero minacciato di ucciderlo se non avesse consegnato l’automobile. Una testimonianza quella del giovane che però non è sembrata agli inquirenti del tutto convincente. Molti i punti controversi e diverse le contraddizioni notate al momento della deposizione resa ai carabinieri della locale stazione da Giuseppe Viggiano, 26 anni, residente a San Tammaro. Indagini congiunte tra la sezione della polizia stradale di Caserta e la compagnia dei carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, hanno messo, l’altra notte, la parola fine alla vicenda che aveva presentato non pochi lati oscuri. Il conducente della Golf, che, domenica pomeriggio, ha tamponato violentemente l’autovettura, a bordo della quale viaggiavano Carmine Oliva e la consorte, e che si supponeva fosse uno dei rapinatori di San Tammaro fuggito poi a piedi con un complice, altri non era che lo stesso Giuseppe Viggiano. Il giovane, per allontanare i sospetti, aveva denunciato la falsa rapina della propria auto ai carabinieri. L’intento era quello di eludere il suo coinvolgimento diretto con l’incidente mortale, forse intimorito dalle conseguenze penali che ne sarebbero scaturite. Viggiano ha trovato nella simulazione di una rapina, e imputando la causa del sinistro ad immaginari rapinatori, l’unica via possibile per uscire pulito dalla situazione. Nei suoi confronti è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare nel carcere di Santa Maria Capua Vetere in attesa di giudizio per i reati di omicidio colposo, omissione di soccorso, fuga e simulazione di reato. Ieri la convalida dell’arresto. Denunciata a piede libero anche un’altra persona, F. R., amico di Giuseppe Viggiano, accusato di favoreggiamento personale. Indagini sono ancora in corso per risalire alle generalità di altri due individui, anche se gli inquirenti dichiarano di essere fiduciosi per la loro identificazione. |
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