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Notizie brevi 23/12/2006

Riunita la Commissione Trasporti al Parlamento Europeo, presieduta dall’Onorevole Paolo Costa. - Non sarà facile trasferire il trasporto merci su rotaia. Per la Palermo-Berlino bisognerà aspettare il 2021

Cominciare anche a pensare ad un nuovo programma per la sicurezza stradale: quello attuale scade nel 2010

 

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L’On.Paolo Costa
Presidente della Commissione Trasporti al Parlamento Europeo


BRUXELLES (Asaps) Non sarà facile trasferire il trasporto merci su rotaia. E men che meno sarà immediato. Anzi, se ne parlerà tra un bel po’ di anni. Indiscrezioni trapelate a Bruxelles, nei giorni in cui si è riunita la Commissione Trasporti al Parlamento Europeo, presieduta dall’Onorevole Paolo Costa. “Per portare a termine un progetto che risale agli anni ’80, quello della famosa croce, che collega Palermo a Berlino e i Paesi dell’Est con la Spagna – spiega l’europarlamentare in una conferenza stampa - bisognerà aspettare il 2021. Qualche tratta entrerà prima in funzione, come la Milano-Venezia, che collegherà in due ore le due città per il 2010, ma non il sistema completo”. E nel frattempo? “Nel frattempo bisogna pensare a soluzioni alternative, ai trasporti via mare, a potenziare i piccoli porti”. Ma l’Italia è pronta? Costa distoglie lo sguardo e cambia argomento, aggiungendo soltanto che “non è chiara l’indicazione strategica”. Sa bene che non sarà facile. Così come sa bene che quella data del 2021 spaventa chi ogni giorno percorre le autostrade italiane, in troppi punti congestionate dal traffico. Gli incidenti stradali ne sono, e qui il “purtroppo” è d’obbligo, una naturale conseguenza. L’europarlamentare ne è consapevole al punto da sollevare, durante la riunione della Commissione Trasporti, un grosso dilemma: “C’è indisponibilità da parte del Consiglio ad affrontare i problemi della sicurezza: ogni proposta viene rallentata”. Gli studi fatti sulla prevenzione cominciano, tra l’altro, a non essere più sufficienti. La conferma indiretta in aula arriva da parte di Susanna Huovinen, Ministro finlandese dei Trasporti: “ Bisognerà molto presto cominciare pensare ad un nuovo programma per la sicurezza stradale: quello attuale scade nel 2010”. Perché conferma indiretta? Perché quanto fatto sinora ha già il sapore di vecchio, perché ci vuole qualcosa di più allineato ai tempi, e allora è come se si stesse in bilico tra un programma in vigore, ma considerato non del tutto attendibile, e qualcosa che ancora deve venire, ma non ben definito. Eppure della necessità di promuovere la sicurezza e prevenire gli incidenti si continua a parlare. Lo ha fatto anche Kathy Sinnott, relatrice per la Commissione per l’Ambiente, la Sanità pubblica e la Sicurezza alimentare a Bruxelles. In una relazione, datata 23 novembre 2006, sottolinea come sia necessario sensibilizzare “l’opinione pubblica alle conseguenze dei comportamenti di rischio. Adottando un approccio più ampio alla salute pubblica si può altresì ridurre sensibilmente il numero degli infortuni e degli atti di violenza”. Ed aggiunge: “Bisogna tener conto della correlazione esistente tra disponibilità e consumo di alcol e stupefacenti e la frequenza con cui si registrano lesioni risultanti da atti di violenza o da incidenti, in particolare gli incidenti stradali”. Non c’entra nulla con il traffico, ma mettendo insieme tutti gli aspetti si intuisce come anche in seno all’Unione Europea il problema della sicurezza stradale rischia di essere pura demagogia aspettando regole certe. Ed è un aspetto che, in qualche modo, l’Onorevole Costa sembra patire, come intuito osservando con quale enfasi ha sottolineato il disinteresse del Consiglio. Poi ci sono altri aspetti che lo amareggiano: “La partita autostrade non avvicina l’Italia all’Europa”. Bruxelles, vista all’interno del Parlamento Europeo, dà l’idea di un’immensa macchina burocratica, la cui difficoltà maggiore sembra essere quella delle traduzioni ogni volta che un parlamentare prende parola: 506 combinazioni in contemporanea, con traduttori che si devono dare il cambio ogni mezz’ora per non avere ripercussioni sulla salute. La questione sicurezza è contenuta un po’ qui un po’ lì in quintali, forse tonnellate, di carta. Che sembrano, tuttavia, non contenere una soluzione adeguata. L’allineamento, anche infrastrutturale, delle norme per la sicurezza nei Paesi Ue è ancora utopia. Basta guardarsi intorno e fare un raffronto: Bruxelles-Charleroi, strada completamente illuminata in ogni suo tratto ma priva di barriere di protezione sui cavalcavia e di reti a bordo strada. In Italia accade l’opposto: le reti finalmente ci sono, la manutenzione però lascia a desiderare e l’illuminazione c’è soltanto agli svincoli. Ci vorranno anni. Ed ancora tanti morti. (Asaps)


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Sabato, 23 Dicembre 2006
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