L’On.Paolo
Costa Presidente
della Commissione
Trasporti al Parlamento Europeo
BRUXELLES (Asaps) Non sarà facile trasferire il trasporto
merci su rotaia. E men che meno sarà immediato. Anzi, se ne parlerà tra un bel
po’ di anni. Indiscrezioni trapelate a Bruxelles, nei giorni in cui si è
riunita la Commissione Trasporti al Parlamento Europeo, presieduta
dall’Onorevole Paolo Costa. “Per portare a termine un progetto che risale agli
anni ’80, quello della famosa croce, che collega Palermo a Berlino e i Paesi
dell’Est con la Spagna – spiega l’europarlamentare in una conferenza stampa
- bisognerà aspettare il 2021. Qualche
tratta entrerà prima in funzione, come la Milano-Venezia, che collegherà in due
ore le due città per il 2010, ma non il sistema completo”. E nel frattempo? “Nel
frattempo bisogna pensare a soluzioni alternative, ai trasporti via mare, a
potenziare i piccoli porti”. Ma l’Italia è pronta? Costa distoglie lo sguardo e
cambia argomento, aggiungendo soltanto che “non è chiara l’indicazione
strategica”. Sa bene che non sarà facile. Così come sa bene che quella data del
2021 spaventa chi ogni giorno percorre le autostrade italiane, in troppi punti
congestionate dal traffico. Gli incidenti stradali ne sono, e qui il
“purtroppo” è d’obbligo, una naturale conseguenza. L’europarlamentare ne è
consapevole al punto da sollevare, durante la riunione della Commissione
Trasporti, un grosso dilemma: “C’è indisponibilità da parte del Consiglio ad
affrontare i problemi della sicurezza: ogni proposta viene rallentata”. Gli
studi fatti sulla prevenzione cominciano, tra l’altro, a non essere più
sufficienti. La conferma indiretta in aula arriva da parte di Susanna Huovinen,
Ministro finlandese dei Trasporti: “ Bisognerà molto presto cominciare pensare ad un nuovo programma per la sicurezza
stradale: quello attuale scade nel 2010”. Perché conferma indiretta? Perché
quanto fatto sinora ha già il sapore di vecchio, perché ci vuole qualcosa di
più allineato ai tempi, e allora è come se si stesse in bilico tra un programma
in vigore, ma considerato non del tutto attendibile, e qualcosa che ancora deve
venire, ma non ben definito. Eppure della necessità di promuovere la sicurezza
e prevenire gli incidenti si continua a parlare. Lo ha fatto anche Kathy
Sinnott, relatrice per la Commissione per l’Ambiente, la Sanità pubblica e la
Sicurezza alimentare a Bruxelles. In una relazione, datata 23 novembre 2006,
sottolinea come sia necessario sensibilizzare “l’opinione pubblica alle
conseguenze dei comportamenti di rischio. Adottando un approccio più ampio alla
salute pubblica si può altresì ridurre sensibilmente il numero degli infortuni
e degli atti di violenza”. Ed aggiunge: “Bisogna tener conto della correlazione
esistente tra disponibilità e consumo di alcol e stupefacenti e la frequenza
con cui si registrano lesioni risultanti da atti di violenza o da incidenti, in
particolare gli incidenti stradali”. Non c’entra nulla con il traffico, ma
mettendo insieme tutti gli aspetti si intuisce come anche in seno all’Unione
Europea il problema della sicurezza stradale rischia di essere pura demagogia
aspettando regole certe. Ed è un aspetto che, in qualche modo, l’Onorevole
Costa sembra patire, come intuito osservando con quale enfasi ha sottolineato
il disinteresse del Consiglio. Poi ci sono altri aspetti che lo amareggiano:
“La partita autostrade non avvicina l’Italia all’Europa”. Bruxelles, vista
all’interno del Parlamento Europeo, dà l’idea di un’immensa macchina
burocratica, la cui difficoltà maggiore sembra essere quella delle traduzioni
ogni volta che un parlamentare prende parola: 506 combinazioni in
contemporanea, con traduttori che si devono dare il cambio ogni mezz’ora per
non avere ripercussioni sulla salute. La questione sicurezza è contenuta un po’
qui un po’ lì in quintali, forse tonnellate, di carta. Che sembrano, tuttavia,
non contenere una soluzione adeguata. L’allineamento, anche infrastrutturale,
delle norme per la sicurezza nei Paesi Ue è ancora utopia. Basta guardarsi
intorno e fare un raffronto: Bruxelles-Charleroi, strada completamente illuminata
in ogni suo tratto ma priva di barriere di protezione sui cavalcavia e di reti
a bordo strada. In Italia accade l’opposto: le reti finalmente ci sono, la
manutenzione però lascia a desiderare e l’illuminazione c’è soltanto agli
svincoli. Ci vorranno anni. Ed ancora tanti morti. (Asaps)
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