L’Italia
si scuote dopo la tempesta di sms natalizi, e si scopre uguale a prima. Molti,
superata la pericolosa tentazione della bontà, si preparano al solito anno di
sotterfugi e maneggi. Giornali e giornalisti, senza ridere, indicano i
personaggi e le tendenze del 2007. Un milione di tonti e d’ingenui s’affida a
8.000 maghi per sapere cosa accadrà. Risposta facile (e gratuita): boh.
In attesa che il futuro arrivi - ci
mette sempre poco, soprattutto dai quaranta in su - ci sono comunque faccende
sulle quali ragionare. Ne cito una, apparentemente stagionale e locale. Credo
possa interessare i lettori del "Corriere" che - come tutti i lettori
dei quotidiani - appartengono a un club selezionato e inconsapevole: Quelli che
Provano a Pensare per Mezz’Ora al Giorno (a costo d’arrabbiarsi).
Sono in Alto Adige, e l’argomento
domina le pagine locali: tragedie sulle strade, provocate dall’alcol. Una
ragazza di sedici anni, Stephanie Schöpf, è stato travolta e uccisa in val
Venosta, mentre camminava; stessa sorte per due coetanee, il 12 novembre in Val
d’Ega. L’investitore di Stephanie, l’imprenditore Dietman Peer, era
"alcol-test positivo" (ovvero, bevuto); tornava da una cena
aziendale, è sconvolto, dice di non essersi accorto di nulla.
Questi orrori non sono limitati
all’Alto Adige, come sapete. Dopo ogni fine settimana e ogni festività, i
giornali locali sono un camposanto: foto di bei ragazzi sorridenti morti in
schianti e scontri; famiglie distrutte, amici in lacrime che preparano inutili
e strazianti striscioni per i funerali. Questo accade continuamente, in tutta
Italia. Queste tragedie sono talmente abituali che non arrivano più ai media
nazionali. E’ lo sterminio a puntate di una generazione: e noi non facciamo
NIENTE.
Niente mobilitazioni, poche e brutte
leggi, scarse risorse a polizia e carabinieri. Nessuna riflessione sui costi
(morali, sociali, sanitari). Niente campagne radio-TV alla vigilia delle feste,
quando bevute e spostamenti aumentano in misura esponenziale.
Da anni scrivo (inutilmente) dell’argomento,
e sono convinto che la guida in stato di ebbrezza - altro eufemismo, comincio a
scocciarmi - non diminuirà MAI se non verrà considerata un’emergenza nazionale:
qual è. In Nordeuropa - dove bevono di più e peggio di noi - sono riusciti a
limitare i danni perché le società si sono rese conto del pericolo. Prendere il
volante dopo aver bevuto più di una birra o di un bicchiere di vino è
considerato un atto volgare, stupido e aggressivo. A quel punto, scatta il tabù
sociale. Ed è fatta.
Perché in Italia abbiamo (quasi)
smesso di gettare oggetti dai finestrini del treni, così da rendere superate la
targhette che lo vietano ("severamente": un avverbio inutile non si
nega mai a nessuno)? Risposta: perché ci vergogniamo. Perché capiamo che è un reato.
Perché istintivamente sappiamo che si tratta di un’azione pericolosa e idiota.
Ecco: quando bere e guidare verrà
considerato idiota, allora avremo speranze. Quando gli amici che ci hanno visto
bere ci prenderanno le chiavi della macchina, invece di sorridere e dirci
"Vai piano!", faremo progressi. Ha ragione Michela Franco Celani
quando, sul "Corriere dell’Alto Adige", parla di "cattivi
modelli": bere e guidare è un’abitudine, un rito assurdo, una prova di
virilità (sono sempre maschi, i responsabili degli incidenti: ci avete fatto
caso?).
Avanti, dunque. Ecco un bel progetto
per il 2007. Convinciamoci che bere e guidare è stupido. Carabinieri e polizia,
poi, potranno aiutarci a impedire il suicidio una generazione. Perché sta
accadendo.
Dal Corriere della Sera di giovedì
28 dicembre 2006
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