ASAPS L’Associazione Sostenitori e Amici
della Polizia Stradale, che conta ormai 30 mila associati, lancia la campagna
di iscrizioni Un sostegno alla sicurezza Al via la
campagna Asaps
Sicurezza stradale, un tema sempre attuale. Sono tante le
associazioni che si occupano del problema relativo al miglioramento della
sicurezza su tutte le nostre strade e tra queste, una delle più attive, è
sicuramente l’ASAPS, Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale.
Costituita nel 1991 da appartenenti alla Polizia Stradale, attualmente conta
circa 30.000 associati fra forze di polizia e comuni cittadini legati dalla
comune sensibilità sui temi della sicurezza stradale. L’associazione è presente
in tutti gli uffici e comandi della Polizia Stradale e in diversi uffici delle
varie Polizie Municipali con un proprio referente, per un numero complessivo di
circa 500 responsabili periferici. L’ASAPS si è distinta in questi anni per la produzione,
spesso in stretta collaborazione con Sicurstrada, di materiale esplicativo
legato ai temi della sicurezza stradale come: Limiti di velocità? Ecco quelli
reali; L’alcol e la droga alla guida; Non bere più del tuo motore; La sicurezza
stradale e le regole della fisica; Gli utenti deboli della strada; Le rotonde
stradali; Consigli utili in caso di incidente; Viaggiare sicuri, per voi stessi
e per gli altri; Gli incidenti stradali in Italia 2000-2002, la Mobilità in
Italia, tutto materiale destinato, agli operatori della mobilità, alle comunità
giovanili, alle scuole e ad altre associazioni che operano nel settore. Altre
schede e stampati di contenuto professionale sono destinati in particolare agli
appartenenti alle forze di polizia e a tutti coloro che operano per la
sicurezza stradale. L’associazione realizza poi, insieme a Sicurstrada,
campagne sui temi della sicurezza stradale. Moltissime informazioni sono poi reperibili sul sito www.asaps.it, considerato il più significativo portale della sicurezza
stradale. L’associazione stampa inoltre una propria rivista ufficiale
"Il Centauro" diffusa per abbonamento in tutta Italia, con vari
articoli, rubriche di giurisprudenza e risposte a quesiti legati alla
circolazione e sicurezza stradale. Da ricordare poi i consensi ottenuti dalle prese di posizione
e le proposte dell’ASAPS sui problemi della sicurezza stradale e della
circolazione, come la patente a punti, l’alcol alla guida, le stragi del sabato
sera, il lancio dei sassi dai cavalcavia, la pirateria stradale, le gare
automobilistiche abusive ecc., L’associazione, per la sua concreta attività propositiva, è
entrata a far parte della Consulta Nazionale per la Sicurezza Stradale
istituita presso il CNEL ed è stata inserita, con decreto del Ministro delle
Infrastrutture e dei trasporti dell’8 giugno 2001, nell’elenco degli "enti
e delle associazioni di comprovata esperienza nel settore della prevenzione e
della sicurezza stradale". Inoltre dal 2004 l’Asaps fa parte dell’Advisory
Board presso la Fondazione della sicurezza stradale dell’Ania a Roma e della
Consulta per la sicurezza e la qualità del servizio presso Aspi - Autostrade
per l’Italia. Per il 2007 l’Asaps lancia la campagna di iscrizioni "Un sostegno alla sicurezza", a fronte di una quota annuale si potrà aderire all’associazione e ricevere una serie di pubblicazioni e la possibilità di ottenere una consulenza personalizzata su argomenti di grande interesse. Per aderire all’iniziativa è sufficiente collegarsi al sito e riempire il modulo online. (m. r.) Il 2007 sotto gli auspici della …strage
stradale
Sulle strade, giorno dopo giorno, una strage inaccettabile,
che suona vergogna per i politici e per la società cosiddetta civile. Ieri
l’altro si trattava dei corpicini di Pietro e Niccolò, del cadavere della loro
mamma, di quello di Chiara e di tanti altri ancora, e poi di innumerevoli
feriti. Ogni giorno persone con un nome ed affetti. Tocca ai Vigili del Fuoco
il terribile compito di estrarre dalle lamiere contorte corpi senza vita e
feriti. Il Nuovo Anno all’insegna della strage e del dolore! Ma è proprio la strage ad interpellarci e a chiedere in
maniera pressante al Presidente della Repubblica Napolitano di non lasciare
incompleto il suo discorso di inizio d’anno, inserendo tra i problemi gravi,
che egli sente di più, anche quello della strage sulle nostre strade: una
guerra con un terribile bilancio, ogni anno più di 7.000 morti, più di 20.000
invalidi gravi, più di 300.000 feriti. Un bilancio di distruzione di vite umane
superiore agli attentati terroristici delle Torri Gemelle, dell’Inghilterra e
della Spagna, ed alle perdite subite in tre anni in Iraq dall’America e
dall’Italia. La classe politica ed istituzionale si è mobilitata a farsi
notare partecipe per la perdita dei nostri soldati in Iraq, mentre per l’ingente
esercito di giovani e di meno giovani falciato sulle strade italiane non è
stata capace di promuovere alcuna partecipazione, riflessione o interventi
adeguati a fermare la strage. Ma sono ancora i corpi decapitati o fatti a pezzi sulle
nostre strade a ricordare ai politici che il valore della vita è uguale sotto
ogni cielo e a chiedere loro come mai possano promuovere richieste contro la
pena di morte a livello internazionale in seguito alla perdita di una vita al
di fuori dell’Italia e, nel contempo, fregarsene della strage che succede sotto
gli occhi di tutti sulle strade italiane. Un recupero di attenzione ai
gravissimi problemi di distruzione della vita nel proprio territorio li
renderebbe protagonisti credibili per l’azione internazionale contro la pena di
morte. È necessario scartare ambiguità
e buonismo. Ed è per uscire da questo tunnel di inciviltà che
l’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada – oltre
all’installazione sulle auto del limitatore di velocità e della scatola nera,
al tema dei controlli, dell’informazione-formazione, della creazione del
Dipartimento della Sicurezza Stradale alle dirette dipendenze della Presidenza
del Consiglio dei Ministri – propone ai politici con determinazione e con
chiarezza una misura altamente efficace contro la strage stradale, basata sulla
modifica dei punti della patente: non più punti da recuperare, ma dotare la
patente di “punti a vita” che si perdono definitivamente per comportamenti di
trasgressione delle norme ed altamente pericolosi per la vita. Perdere i punti
deve, pertanto, significare perdere tutte le patenti a vita. Ecco lo slogan da
sostenere e diffondere: “VIA I PUNTI! VIA LA PATENTE, A VITA!” L’AIFVS si aspetta che in questo nuovo anno, iniziato
all’insegna della strage stradale, i politici, ragionando con serietà e buon
senso, sappiano concretizzare questa misura, necessaria e indispensabile per
prevenire gli incidenti stradali, ottenendo così di salvaguardare la vita ed
anche di ridurre i costi sanitari, sociali e di giustizia. Non si può,
ragionando con serietà e senza ambiguità, sostenere l’attuale recupero dei
punti, utile non a prevenire gli incidenti ma a creare un ulteriore giro di
denaro per la gestione continua del loro recupero. Deve esser chiaro che ai
cittadini non interessa tessere la tela di Penelope, ma piuttosto che non ci
sia più sangue sulle strade! Se è vero, come è
vero, che tutti i cittadini possono conseguire la patente, è altrettanto vero
che coloro che alla guida sono causa di serio pericolo per la vita non debbono
più guidare. Occorre quindi rivedere quali comportamenti debbano essere
sanzionati con un’adeguata perdita di punti per salvaguardare la vita!!! Ci
auguriamo che il Ministro Bianchi nel “Piano per la sicurezza stradale” che
dovrà illustrare domani, sappia tener conto delle nostre riflessioni e
proposte! dott.ssa Giuseppa Cassaniti Mastrojeni presidente AIFVS L’ESPERTO «Il figlio è solo un po’ più allegro: così i genitori non ci
fanno caso» (La. Si.) Il dottor Germano Zanusso
è direttore del dipartimento Dipendenze dell’Usl 9. Ha deciso di avviare una
lotta aperta a tutte le droghe, chiamando a raccolta operatori di diversi enti,
per salvare le giovani generazioni da cocktail mortali. Dottor Zanusso, cosa usano per
"sballare" i ragazzi trevigiani?
«Di tutto un po’: dallo spritz in
bicchierone prima di cena a tre birre con la pizza, passando alla vodka dopo
cena e all’ecstasy entrando in discoteca, senza contare le pillole rubata
nell’armadietto di casa. Un miscuglio esplosivo che crea danni irreparabili». Quanti sono i tossicodipendenti nelle
giovani fasce d’età?
«Le cartelle cliniche aperte all’Usl 9 per i giovani 18-35
anni sono solo 50 perché la maggioranza rimane nascosta, sotto un alone di
normalità. Per questo abbiamo varato 8 progetti mirati a far emergere il
sommerso». Si parla anche di nuovo uso di Viagra
triturato e sniffato. «Ne ho sentito parlare ma non sono giunti ai nostri
operatori ancora segnalazioni specifiche. Certo è che il Viagra dovrebbe essere
venduto su ricetta medica, ma poi in internet accedi liberamente alla pillola
azzurra o ad altri farmaci similari. Sappiamo quanto i giovani usino la via
elettronica e qui dovremmo agire. Ma vi sono tanti altri usi impropri di
eccitanti sessuali, come ad esempio il vecchio "proper", un profumo
che assomiglia a quello del detersivo e è fortemente disinibitorio». Ma le famiglie non si accorgono di
nulla?
«Questo è un vero problema e pare difficile crederci ma ai
nostri servizi arrivano genitori caduti dalle nuvole, che si accorgono di
quanto il loro figlio sia invischiato quando è tardi, anche a causa delle nuove
droghe». In che senso?
«Se l’eroinomane si individuava facilmente, il ragazzo che sniffa qualche volta la cocaina per "tirarsi su" sembra apparentemente solo più allegro del solito. Un’euforia che viene scambiata per il frutto dell’età». CORRIERE DELLA SERA – FORUM "ITALIANS" http://www.corriere.it/solferino/severgnini/, In automobile, la certezza dell’impunità
Caro Beppe, il mio amico Gianpaolo aveva 22 anni quando un pomeriggio è
uscito di casa da Melzo in auto per portare al cugino a Brescia un pacchetto
urgente. Tornando dopo aver consegnato il pacchettino, su una strada
provinciale, un camionista, pare non del tutto sobrio, lo ha investito in una
curva e Gianpaolo non c’è piú. Apprezzo i tuoi scritti sulle stragi del sabato
sera; so che quegli incidenti sono quelli piú impressionanti, che vanno in TV,
ma tutti gli altri? Le responsabilitá delle stragi e non, secondo me stanno
certamente in chi non educa, ma soprattutto in chi non punisce i comportamenti
sbagliati (in fondo anche questa è una forma di educazione). Nel nostro Paese
vige la CERTEZZA DELL’IMPUNITA’ soprattutto in automobile, perció mio suocero
disabile non trova mai un parcheggio, il traffico delle cittá è congestionato
anche da chi sosta in seconda (terza e anche quarta) fila, i mezzi pubblici non
circolano perché le loro rotaie o corsie preferenziali sono spesso bloccate. Ho
fatto spesso l’Autosole tra Roma e Milano, sono 650km e non ho visto una
pattuglia, ma molti camionisti sfrecciare, superarsi, molte grosse e potenti
auto tedesche schizzare a 150-200kmh anche in condizioni di nebbia, pioggia,
traffico lento. E con questa certezza c’è chi fa molto di peggio... intanto
abbiamo perso il sorriso del mio amico Gianpaolo. Un saluto, Cristina Montalto, cristinamontalto@yahoo.com IL TRENTINO (10.1.06) Bevono
come spugne e non escludono la violenza: “Lo scontro fisico non è da rifiutare”
Gli ultras del Gresta: birra e Arancia
Meccanica
La faccia dal celebre film sta su uno
striscione, il 23 marzo è un omaggio all’amico morto in moto ROVERETO. Primo pomeriggio. Un timido sole invernale si fa largo tra le fredde nuvole di Ronzo Chienis. Appuntamento al Bar Martinelli, proprio in paese. La delegazione «ufficiale» degli Ultras del Val di Gresta è già lì che aspetta: ebbene sì, la squadra della minuscola realtà calcistica valligiana (presidente Fausto Cappelletti) ha il suo bravo gruppo di supporter. Organizzati, spesso sopra le righe (del resto i dirigenti lo sanno, li vedono, li portano in auto, sono la loro riserva di adrenalina). Chiacchierano con una birra davanti, i quattro fan che parlano a nome dei più accesi sostenitori della compagine pallonara finita anche nella nostra top ten 2006. Per avviare l’intervista, al tavolo arriva anche un amaro montenegro. D’altronde, chi non beve in compagnia... Il livello è quello della Promozione - piani alti, per una terra così piccola - ed è la prima volta che ci si arriva dopo la vittoria l’anno scorso in prima categoria (la stagione tutta sulle vette della classifica, poi il sofferto, vittorioso spareggio con l’Isera). Ebbene, a seguire le sorti dei ragazzi che la domenica scendono sul rettangolo di gioco, c’è un piccolo - curioso - stuolo di giovani supporter, molto molto sui generis. Da quanti elementi è composta la vostra agguerrita tifoseria? Una decina di persone, in trasferta. Quando giochiamo in casa siamo molti di più. Abbiamo tra i 17 e 19 anni. Come mai una piccola squadra come il Val di Gresta di Ronzo ha una tifoseria così? Innanzitutto c’è la passione per il calcio. Poi la forte amicizia tra noi e quella che ci lega ai nostri giocatori. E’ anche una concezione di vita. Noi rifiutiamo il calcio moderno, pieno di corruzione, soldi e mafia. Rifiutiamo anche la pay tv. Cioè.. pagare per guardare qualcosa. Ma non esiste! Ci mettessero passione e cuore, almeno. Preferiamo venire qui, ogni domenica, con il freddo e la pioggia, il caldo ed il sole a supportare la nostra autentica e genuina squadra! Cosa vi aspettate quest’anno? E’ un anno duro. Dobbiamo restare uniti. Vogliamo dire tifosi, squadra e società. Puntiamo a salvarci e possiamo farcela. Il rapporto con i giocatori? Buono, anzi ottimo. Con alcuni di loro usciamo anche a bere una birra. E con l’allenatore uscente (Improvvisamente dimissionario per una scelta personale)? Anche. Molto buono. Alla prima vittoria Calliari ci ha anche offerto un fusto di birra! Spiace che se ne sia andato, perché è una persona in gamba. Speriamo giunga qualcuno di altrettanto competente. Ci sono anche ragazze tra voi? Quelle dei giocatori. Siamo legati anche con loro. Poi le nostre amiche ci raggiungono poco prima della fine della partita. Avete mai ricevuto lamentele o multe per i vostri comportamenti... esuberanti? Eh eh eh... Insulti all’arbitro. Quando mandano un incapace ad arbitrare... noi ci facciamo sentire. Ebbene sì, ci hanno dato una multa. Volevamo fare colla tra noi ultras, ma alla fine ce l’ha pagata la società. Non avete mai incontrato altre tifoserie? Qualcosa di simile a Calavino. Ma qualcosa... E di simile... Siete un elemento caratteristico. Ve ne rendete conto? Insomma, perché la domenica non andate a fare un giro con la donna, giocate con la playstation o andate a vedervi una partita di serie A? Ripeto. Ci schifa il sistema calcistico moderno. Intendiamoci. Qualcuno degli ultras ha simpatia per squadre di serie A. Ma da qui ad andare a vederle... Noi serviamo qui. Siamo il dodicesimo uomo in campo. Ma anche per vedere partite di questa categoria bisogna pur pagare il biglietto, giusto? Sì. Sarebbero 5 euro a testa. La società voleva fare una tesserina per noi ultras, per evitare di farci pagare. Ma noi ci siamo rifiutati di accettarla. Insomma è una cifra simbolica, che dopotutto va alla squadra. E’ come se non si fossero mai mossi dal nostro portafoglio. Cosa ne pensate della cronica violenza delle tifoserie? Innanzitutto il rispetto va ai giocatori. La violenza può esserci, può starci, ma con rispetto e senza danneggiare la squadra. Se qualcuno ci istiga, noi rispondiamo. Chiaro, lanciare motorini dalle gradinate o razzi da una curva all’altra, è un’esagerazione. Si danneggiano squadra, tifosi e società. Ma lo scontro fisico non è da rifiutare. Ma voi siete politicamente orientati? Da che parte state No. La politica deve restare fuori dal calcio. L’anno scorso erano apparse alcune bandiere faziose da parte di alcuni singoli, ma le abbiamo fatte sparire subito. Che musica ascoltate? Oi! Ci piacciono molto i Figli di Alex (gruppo trentino). Anche da questa musica traiamo spunto per i nostri coretti: “Noi siam del gruppo alcolico/ sezione di scoppiati/ veniam da Ronzo Chienis(e siam tutti alcolizzati”. Oppure: “Cosa aspettate a batterci le mani?/ Siamo venuti da Ronzo fino a qui/ State attenti siam tutti delinquenti/ Se vogliamo l’avversario brucerà!” Però. E che rapporto avete con l’alcool? Ehm... Ah ah ah. Beh...Un buon rapporto! (ridono). Sì. Uno scambio di fiducia, rispetto, solidarietà, amicizia reciproca. Beh, l’alcol toglie la timidezza. Ma non è per quello che lo beviamo. Ad esempio la birra è buona. Piace. Non stufa. La va zò che la se copa. Infine l’alcol fa parte della tradizione trentina, quindi... Siamo Trentini? Si! E siamo fieri di esserlo! Dunque... beviamo! E alle partite? Facciamo fuori anche un paio di cartoni di birra. E per il ritorno? Come fate quando giocate fuori casa? Ci riportano a casa i giocatori o i dirigenti, con le loro macchine. Comunque un mezzo lo si trova. Per il Val di Gresta questo e altro. E le manifestazioni no alcol che il comune di Rovereto organizza per i giovani della vostra età? Ehm... Non ne abbiamo mai sentito parlare. Comunque... che cesso. Dai. Penso che in una festa senza alcol si possa divertire solo un certo numero di persone, che ascolta la stessa musica e la pensa alla stessa maniera. Senza una birretta è difficile socializzare. Un regalo di inizio anno che fareste alla squadra? Comprare un paio di partite (ridono). Preferiremmo non entrare in merito, per quanto riguarda la rosa. Non vorremmo comprare nessuno, semmai togliere qualcuno. Ma cambiamo argomento, vah. Il vostro reparto preferito? Sicuramente l’attacco. E’ quello che dà più gioie, che ti fa urlare forte per un goal. I nostri pupilli sono il bomber Ciaghi e il portierone Tovazzi. Rispetto e stima anche per il nostro capitano, che è una roccia, e tutto il resto della squadra. Ma con i primi due siamo molto più legati, anche per la poca differenza d’età tra di noi. Parlatemi un po degli inizi della vostra avventura organizzata e di cosa fate prima del fischio d’avvio di ogni partita. Il nostro gruppetto nasce circa tre anni fa. Siamo una crew. Ma l’organizzazione vera e propria arriva alla fine dell’anno scorso. Ci troviamo un’ora prima della partita, per organizzare gli striscioni. Inoltre la perdita di una cara persona ci ha fatto stare più uniti. Insieme il dolore si supera meglio. Il nome della crew è in memoria di questo ragazzo. 23 Marzo. Aveva sedici anni. Incidente con la moto. Abbiamo anche fatto uno striscione, a mano. Dice: Ultras Val di Gresta, 23 Marzo Crew. Ed è disegnata la faccia di Arancia Meccanica. Ne abbiamo fatto un altro: Brigate Ultras Val di Gresta, e un pallone con le corna. Inoltre stiamo pensando di farci delle magliette. Avete qualcosa da aggiungere? Sì. Salutiamo Thomas e speriamo di trovare qualche altro tifoso. Che tifi per il Val di Gresta? No no... avversario. «Botte e birra? Adulti colpevoli» Il pensiero di una mamma: “I ragazzi
esprimono disagio”
A Ronzo i ragazzi delle Brigate
discutono tra loro e vedranno a breve il sindaco. La signora Benoni:
“Ascoltiamoli davvero” «Finalmente qualcuno si è accorto che a Ronzo-Chienis
esistono i giovani! Peccato che la scoperta sia avvenuta da parte di un
giornalista, e si sia voluto creare un “caso” per riempire una pagina del
quotidiano, pensando di incrementarne la vendita (certamente in Gresta)
strumentalizzando i ragazzi della “quieta e sorridente Valle”. Un articolo, a
mio avviso, spietato verso le persone e sottolineo persone, che felici di
essere per una volta al centro dell’attenzione hanno pensato di incontrare un
giornalista e raccontarsi. La trascrizione di domande e risposte così taglienti
e provocatorie, ha dato alla notizia un contorno il più possibile drammatico e
tragico, da rasentare paradossalmente la banalità (Ronzo sembra il Bronx)». «Si enfatizza l’uso
ed abuso di alcol, l’aggressività, la violenza... e dove incontra i ragazzi il
giornalista? In un bar! La consumazione dei giovani è dettagliata, quella del
giornalista no! (correggiamo: si riferiva di un amaro sorbito dal giovane
intervistatore «per entrare nel clima», n.d.r.). Si è chiesto il giornalista
quale posto poteva essere più idoneo per incontrare il gruppo? (altra
correzione: il luogo l’hanno scelto i ragazzi, il giornalista s’è adeguato e ha
preso nota del posto, n.d.r.). Si è informato sulle modalità d’incontro dei
nostri figli nella Comunità? Si è preoccupato di sapere come è avvenuta la
fondazione dell’associazione 23 marzo e quali altre attività promuove oltre ad
essere scarrozzati per il Trentino a supportare una squadra di calcio? Eh no!
Troppo laborioso, e poi la notizia va data subito, “calda”, ai ragazzini basta
vedere le proprie foto sul giornale, mica sono in grado di ragionare, non hanno
una sensibilità, non si sentono traditi, sottovalutati, resi incapaci di
crescere... e giù inchiostro senza preoccuparsi molto di chi ci affogherà
dentro! (terza doverosa correzione: dell’origine del gruppo, legato al nome
d’un ragazzo morto in moto, s’è scritto; invece, questo sì, non abbiamo
censurato le dichiarazioni “sconvenienti” usate dai ragazzi n.d.r.). Come genitore sono
consapevole delle problematiche giovanili correlate all’alcol, un male sociale
in aumento che ogni anno abbassa sempre di più l’età dei ragazzini e delle
ragazzine (in gran numero superiore ai maschi secondo le statistiche nazionali)
che ne fanno uso ed abuso. Nelle famiglie ci si confronta, si parla di ciò ed a
maggior ragione nelle realtà di valle, isolate con poco scambio sociale che non
permettono ai ragazzi il confronto con esperienze alternative, costruttive,
diversificate. Spesso pensiamo di vivere in “un isola felice”, ma ci sbagliamo,
anzi l’abuso di alcol nei piccoli paesi avviene soprattutto in casa e non al
bar, ma ciò non dà il diritto a nessuno di puntare il dito verso alcuni ragazzi
immolandoli come capri espiatori del momento per salvaguardare alla fine noi
adulti ed il nostro operato. Per capire loro, dobbiamo partire da noi stessi
(adulti), creare la capacità in loro di scelte consapevoli, allenarli al
coraggio alla determinazione verso sani stili di vita, siamo noi i modelli ai
quali essi si ispirano e se questo è il pensiero che i ragazzi si sono
costruiti, proviamo a riflettere mettendoci davanti alle nostre responsabilità
e guardare cosa siamo in grado di far trasparire, quale messaggio passa
attraverso i nostri comportamenti, pensieri,atteggiamenti, azioni». «I nostri figli, i
giovani, ancora una volta nell’occhio del ciclone. Ma per quanto tempo ancora
saranno considerati dalla società incapaci, apatici, violenti, provocatori?
Quante volte noi adulti benpensanti, responsabili, sicuri di noi stessi ci
siamo fermati ad ascoltarli, ad osservarli, a capirli al di là delle nostre
ipocrisie, dei nostri moralismi dei nostri facili giudizi? E’ attraverso la
frequentazione che ci si conosce, si impara, si sbaglia, si cresce e questo
vale per tutto, dall’affinamento del gusto per una pietanza a tavola,
all’innamoramento, alla conoscenza ed al rispetto reciproco. I ragazzi spesso
danno fastidio, non ci si preoccupa di loro, un certo modo di vestire, una
certa musica, la testa rasata mettono in crisi le nostre certezze, ci
destabilizzano... meglio lasciarli ai margini della società, non cogliere il
disagio che manifestano, il messaggio di aiuto che lanciano, meglio
considerarli brutti, sporchi e cattivi passando oltre. Ed il giorno dopo
“la bufera”? Ci si affanna alla ricerca di credenziali per il ritorno
d’immagine, per la società sportiva, gli allenatori, i presidenti, il
sindaco... ma come madre mi chiedo “queste persone fino ad oggi che tipo di
interazione hanno avuto con i giovani, dal momento che solo dopo la
pubblicazione dell’articolo escono allo scoperto?” Ed il giorno dopo
ancora? Si spengono i riflettori, si volta pagina e si ritorna alla
“normalità”, facendo ripiombare tutto nel silenzio e nell’indifferenza. Scrive
un noto sociologo italiano: “Non farti atterrire dall’urto delle tue emozioni,
contamina con l’eco di quel rombo magnifico chi, accanto a te abbassa lo
sguardo. Impara che hai diritto a pensare che nella vita si possa e si debba
sbagliare, e che nessuno ti deve poter giudicare per gli errori che
commetterai, semmai per le omissioni che ammetterai a te stesso.” Ai ragazzi,
ai giovani, ai miei figli mando tutta la mia solidarietà e il mio sostegno,
perché crescano diventando adulti migliori di quelli che li circondano, siano
essi genitori, educatori, sportivi, politici o... giornalisti». Francesca Benoni ROVERETO Signora Francesca Benoni, grazie. Ci ha inviato la lettera che pubblichiamo ed è la voce di una mamma d’uno dei ragazzi della Brigata Ultras Val di Gresta, reduci dall’intervista in cui parlano del loro amore per la birra e della loro indulgenza (a parole, s’intende) verso la violenza sugli spalti. Grazie, perchè la signora - pur critica, addirittura quasi insofferente verso il lavoro giornalistico svolto andando a sentire i tifosi di Ronzo - si confronta con estrema correttezza. E conferma la nostra convinzione: il problema c’è eccome, riguardo al quadro di valori dei nostri adolescenti e neocittadini. E certo c’è la necessità, l’utilità - dopo la sorpresa di fronte a certe affermazioni dei ragazzi - di non sottacere nè minimizzare, ma di discutere, confrontarsi, pacatamente capire. Ci aiuta a farlo anche la signora Benoni, chiamando in causa le responsabilità degli adulti. Ieri intanto il sindaco di Ronzo Cappelletti ci ha confermato che sabato incontrerà i ragazzi della Brigata Ultras, di certo il loro sorprendente «outing» servirà a mettere meglio a fuoco il modo in cui devono corrispondere a un’amministrazione pubblica disposta fino a oggi a dar loro spazi e credito. Mesi per riuscire a riavere le tremila
patenti ritirate boom delle guide in stato di ebbrezza
Esposto in Procura per i ritardi della commissione medica.
L’Asl: falsità Da quando i limiti dell’etilometro si sono abbassati a 0,5
il numero di patenti ritirate per guida in stato di ebbrezza è letteralmente
esploso in provincia di Savona. Nel 2006 i casi sono stati poco meno di 3 mila:
circa 2800. E tutto lascia prevedere che saranno ancora di più nel 2007. E
questo, al di la dei problemi sociali e soprattutto stradali, aggraverà un
problema già pesante in queste ore: i lunghi tempi d’attesa per la visita
medica che serve per riottenere la patente sospesa. La commissione medica provinciale che deve analizzare gli
automobilisti prima di restituire la patente, infatti, nonostante lo sforzo straordinario
è in piena emergenza sommersa da migliaia di pratiche. Le liste d’attesa per
una visita si allungano giorno dopo giorno. Prenotando oggi un appuntamento si
finisce - «quando va bene» - a metà marzo, tra più di due mesi. Che quindi
significa (non in tutti i casi ma in molti) andare oltre il periodo di
sospensione della patente, quindi restando a piedi ancora per più tempo di
quanto previsto. E’ quello che è accaduto per esempio a Gianfranco Barbieri,
insegnante e segretario politico dei Moderati, che da mesi attende la visita
medica della commissione per rientrare in possesso della patente ritiratagli
per un’intricata vicenda un anno fa. Ora ha deciso di rompere gli indugi e
presentare un esposto in Procura. «Da mesi sono senza patente e senza notizie
precise su quando dovrò fare questi esami - racconta - è una situazione assurda
che mi ha già fatto perdere tempo e denaro, senza contare tutti i viaggi e le
telefonate a vuoto. Trovo scandaloso che ci sia una sola commissione medica in
tutta la provincia e che si raduni solo una volta alla settimana facendo
attendere mesi la gente prima di sbloccare pratiche banali. Ne ho già parlato
con un consigliere regionale per chiedere una verifica da Genova ma soprattutto
col mio avvocato per questo esposto alla Procura con cui chiederò di fare
chiarezza. C’è bisogno che qualcuno indaghi». L’Asl, però, ribatte e si difende. «Altro che lungaggini, la
commissione sta facendo i salti mortali per gestire l’altissimo numero di
pratiche - replica Maria Paola Briata, dirigente dell’Asl e responsabile della
commissione medica per le patenti - C’è da considerare che oltre ai casi di
guida in stato di ebbrezza ci arrivano quelli di tossicodipendenti, le patenti
ritirate per incidenti oltre a quelle per le persone con handicap fisici e
problemi di salute che devono sottoporsi a visite per ottenere il rinnovo.
Mediamente affrontiamo una cinquantina di casi ogni seduta che significa
passare intere giornate senza neppure respirare per la mole di lavoro.
Nonostante tutto ciò anche oggi riusciamo a contenere le liste d’attesa nei due
mesi o poco di più: chi si prenota oggi fa la visita il 14 marzo. Non è molto,
anche se qualcuno evidentemente vuole sostenere il contrario. C’è da dire però
che i casi dei tossicodipendenti oltre alla visita nella nostra commissione
devono affrontarne altre al Sert e questo contribuisce a dilatare i tempi
d’attesa degli esami». «Tutto lascia intendere che il numero
dei casi da esaminare in commissione crescerà ancora: le guide in stato di
ebbrezza sono molte purtroppo, e sempre di più da quando il limite della
tolleranza dell’etilometro è stato abbassato» conclude Briata. Dario Freccero L’ADIGE Fumo e alcol, troppi tumori in Trentino
di ROBERTA BOCCARDI In Trentino resiste il triste primato del maggior numero di
casi di tumori del cavo orale, faringe e laringe (capo/collo), legati
all’abitudine al fumo combinata con l’abuso di alcol (*), mentre l’altra faccia
della medaglia, quella positiva, è la bassa incidenza (la più bassa d’Italia)
del tumore al collo dell’utero. Come in tutti i paesi industrializzati anche in
Trentino i tumori sono in aumento, è in calo invece la mortalità. Nella nostra
provincia vengono diagnosticati ogni anno circa 3000 nuovi casi di tumore
(compresi 650/700 tumori della pelle non melanomi), 1600 per le donne e 1500
per gli uomini. I decessi sono circa 650/670 l’anno per le donne, 700/750 per
gli uomini. Le probabilità di ammalarsi di tumore nel corso della vita sono più
elevate per i maschi, una su tre, un po’ meno per le femmine, una su quattro.
Sono gli ultimi dati sulle patologie neoplastiche in Trentino raccolti ed
elaborati dall’Osservatorio epidemiologico provinciale, diretto da Silvano
Piffer, responsabile del Registro tumori della provincia di Trento, e
presentati ieri dall’assessore alla salute Remo Andreolli. E proprio dal
primato che la nostra provincia detiene per alcune patologie tumorali, quali ad
esempio quelle che interessano la bocca e la gola, è partito Andreolli per
sottolineare, ancora una volta, come siano soprattutto le cattive abitudini di
vita (fumo, abuso di alcolici, non equilibrata alimentazione, assenza di
attività fisica) ad aumentare la possibilità di contrarre un tumore.
«Permangono nella nostra provincia alcune consolidate "tradizioni",
difficili da modificare, che spiegano perché in Trentino alcuni tumori siano
più diffusi che altrove - ha continuato -.Occorre insistere sulla promozione
della cultura della salute, soprattutto fra i giovani, facendo capire
chiaramente che il fumo, ad esempio, non può essere considerato un diritto.
Niente sigarette, dunque, a scuola, nemmeno in cortile». Le sedi più frequenti
d’insorgenza di un tumore (esclusi i tumori cutanei non melanoma) e che
rappresentano più della metà dei casi complessivi sono per i maschi il polmone,
la prostata, la vescica, il colon e lo stomaco; per le femmine, invece, sono la
mammella, il colon, lo stomaco, il corpo dell’utero e l’ovaio. Ci sono, però,
anche notizie positive. I tumori al collo dell’utero, ad esempio, sono in netto
calo nella nostra provincia (poco meno del 70 per cento delle donne tra 24 e 65
anni di età si sottopone al pap test). E l’attività di screening per la
diagnosi precoce del cancro al seno fa registrare la più elevata adesione
d’Italia, quasi il 90%. Ancora non vi è una calo significativo dei decessi, ma
gli interventi al seno con metodiche di tipo conservativo sono passati dal
54.,9% del 2000 al 60%. Questo vuol dire che aumentano i casi diagnosticati in
fase iniziale, anche se rimane un 13% di tumori superiore ai 2 centimetri (fase
avanzata). Ed è su questi che bisogna intervenire, e non sarebbe sbagliato
estendere lo screening anche alle donne di età compresa fra 45 e 49 anni. Il
cancro al seno rappresenta il 5,2 di tutte le cause di morte ed è anche la
principale causa di decesso per tumore (19%), un vero big killer contro il
quale vanno dispiegate tutte le risorse che è possibile mettere in campo. Nel
corso del 2007 proseguirà l’attività di registrazione della casistica (si sta
lavorando ai dati del biennio 2003-2004), mentre nei prossimi mesi saranno
disponibili dati disaggregati per comprensorio, e dati sulla sopravvivenza.
Andreolli ha ricordato gli obiettivi e le nuove iniziative in campo oncologico
che assessorato e azienda sanitaria intendono perseguire quest’anno:
organizzare una campagna informativi che inviti anche le donne in età 45-49
anni, con familiarità per cancro mammario, a sottoporsi spontaneamente
all’esame mammografico di carattere preventivo gratuito; aderire allo studio
sperimentale coordinato dall’Istituto superiore di sanità riguardante la
vaccinazione contro il papilloma virus; studiare la possibilità di creare una
unità di trattamento (breast unit) provinciale che integri tutte le competenze
nel trattamento della patologia mammaria (preventive, diagnostiche,
oncologiche, chirurgiche, anatomo-patologiche, plastico-ricostruttive,
psicologiche e riabilitative); progettare lo screening provinciale del
carcinoma del colon-retto e avviarlo in un numero di distretti che consenta di
raggiungere almeno il 50% del target provinciale, nella prospettive di
realizzare entro giugno 2008 la copertura dell’intero territorio; estendere il
programma assistenziale di cure palliative su tutto il territorio provinciale. (*) Nota: non scrivono mai “l’abitudine al vino (o alla birra o agli altri alcolici) combinata con l’abuso di sigarette”. Eppure ambedue sono fattori di rischio importanti, particolarmente pericolosi quando associati. L’ADIGE In provincia resiste il triste primato per
le patologie che riguardano bocca e gola: «Stili di vita da cambiare» Fumo e alcol: è allarme tumori
Tremila casi all’anno in Trentino, ma
mortalità in calo Si rafforza la prevenzione, le donne si ammalano di meno Il Trentino conferma il suo triste primato: ha il maggior
numero di casi di tumore del cavo orale in Italia. Colpa di stili di vita
troppo rischiosi. Colpa, soprattutto, di alcol e sigarette. L’altra faccia
della medaglia, invece, la più bassa incidenza a livello nazionale del tumore
al collo dell’utero. A fare il punto della situazione è stato ieri l’assessore
alla Salute Remo Andreolli, che ha presentato i dati raccolti ed elaborati
dall’Osservatorio epidemiologico provinciale, diretto da Silvano Piffer. In
Trentino vengono diagnosticati ogni anno circa tremila nuovi casi di tumore,
mentre i decessi oscillano tra i 650 (donne) e i 750 (uomini). Questi ultimi,
secondo le statistiche, hanno più probabilità di ammalarsi delle donne. Si
rafforza l’attività di prevenzione, ma le abitudini di vita, ha rilanciato
Andreolli, sono decisive: giusto imporre divieti severi per le sigarette. (*) (*) Nota: Il Trentino conferma il suo triste primato: ha il maggior numero di casi di tumore del cavo orale in Italia. Colpa di stili di vita troppo rischiosi. Colpa, soprattutto, di alcol e sigarette. Giusto imporre divieti severi per le sigarette. (Non vi sembra che manchi qualcosa?). CANADA Maglie sempre più strette per chi guida in stato di ebbrezza
Nuova proposta di legge in materia Linea dura oltreoceano per chi si mette alla guida dopo aver
bevuto troppo. In Canada, esattamente nella provincia della Nova Scotia, è
stato presentato un progetto di legge molto restrittivo che, nel caso venisse
approvato, interesserà soprattutto chi ha la patente da meno di cinque anni.
Questi giovani patentati, infatti, non potranno avere nel sangue neanche una
traccia di alcol prima di mettersi al volante. Pena la revoca della patente.
Per gli altri automobilisti, invece, il limite rimarrebbe invariato allo 0,08%.
Già oggi in Nova Scotia sono in vigore norme molto severe in materia. I
neopatentati, coloro che hanno la patente da meno di due anni e mezzo, non
possono guidare se hanno un sola goccia di alcol in corpo. La legge in
discussione prevede anche delle restrizioni per coloro che hanno un livello
superiore a 0,05%: la norma propone la sospensione della patente per sette
giorni. Chi venisse sorpreso alla guida in stato d’ebbrezza, oltre alla perdita temporanea della patente e al pagamento di una pesante ammenda, sarebbe costretto a frequentare nuovi corsi di guida. CORRIERE DELLA SERA Ucraina: vende la figlia per alcune
bottiglie di vodka
KIEV - Ha venduto la figlia di 4 anni per alcune bottiglie di vodka. E’ successo nell’Ucraina sudoccidentale. Protagonista una donna alcolizzata del villaggio di Bronnizza. Ha ceduto la bambina a una coinquilina che aveva perso da poco la figlia. Qualcuno ha assistito all’insolito scambio, chiamando la polizia. La donna e’ pero’ riuscita a scappare, la bambina e’ stata affidata a un orfanotrofio. VIRGILIO NOTIZIE Luisao arrestato per guida in stato
d’ebbrezza
Il difensore del Benfica e giocatore inseguito dalla Juventus in questo mercato, Luisao, è stato arrestato in Brasile per guida in stato d’ebbrezza. Il giocatore rischia la prigione. IL RESTO DEL CARLINO Assolto perchè il fatto non sussiste: fine dell’odissea per un centese accusato di guida in stato di ebbrezza ’ALCOL: CONSUMI E PERCEZIONI nel territorio di Sesto Fiorentino’. Quest... LA GAZZETTA DI PARMA Senza cinture e ubriaco fugge: denunciato IL CORRIERE DELLA SERA Usa, tassisti somali rifiutano i clienti «Niente alcol a bordo: è contro l’Islam» |
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