(ASAPS) TOKYO (Giappone) – Era dal 1947
che la sinistrosità stradale, in Giappone, continuava ad aumentare. Il 2006
però ha fatto registrare nel paese una prima inversione di tendenza, facendo
registrare 6.352 vittime: a questo punto è doverosa una considerazione.
L’Italia, che conta la metà degli abitanti giapponesi (128 milioni), ha più o meno
lo stesso numero di vittime. Quindi, e qui chiudiamo la parentesi, nel nostro
paese la mortalità stradale ha un’incidenza doppia. Ma qual è la ricetta che ha
consentito all’Impero di ottenere risultati così brillanti? Nel corso del 2005,
il governo ha emanato una vera e propria riforma del codice della strada,
imponendo alla polizia stradale – che in Giappone è una specialità della
polizia nazionale – controlli rigorosissimi sulla vera e propria piaga
nazionale: l’abuso di alcolici. I più moderni sistemi di rilevazione del tasso
alcolemico, qui sono di casa e nessuno – tra gli automobilisti rapiti dal Saké
– ha speranza di farla franca. In più, gli agenti hanno avuto la consegna della
tolleranza zero anche in termini di rispetto della cintura di sicurezza. Così,
nel corso del 2006, ogni mese ha evidenziato un miglioramento rispetto allo
stesso periodo del 2005, fino all’ottimo -7,6% riferito all’anno precedente.
Oggi, in Giappone, muoiono 18 persone ogni giorno. (ASAPS)
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